martedì 11 settembre 2018

Le donne del movimento "Rifiutiamoli"

Luciano Granieri




“Il quartiere non è il massimo, vie larghe e palazzoni qui non abita nessuno di famoso  Così comincia il brano “Clan Banileu” inciso nel 1996 dei Modena City Ramblers .

 Altri tempi. Però  il quartiere popolare  di Colleferro Scalo, in particolare L.go Don Nicola Fontana, assomiglia all’immagine resa  della canzone.  Anche se  in qualcosa differisce. E’ vero quel quartiere non è il massimo, ma le vie non sono così larghe, ed ai palazzoni si sostituiscono edifici bassi, due o tre piani al massimo, dove il colore scrostato  delle facciate,   diverso da fabbricato a fabbricato , rivela quanto gli interventi di  manutenzione si perdano nella notte dei tempi. Soprattutto  non è vero che li  non abita nessuno di famoso.  Le donne di Colleferro Scalo sono famose, eccome se lo sono! 

Hanno vinto un riconoscimento prestigioso. Il premio “ Donne, Pace e Ambiente “ intitolato alla prima donna africana insignita di un premio Nobel, la biologa Wangari Maathai.  Riconoscimento attribuito loro dall’associazione “A Sud” e consegnato l’otto marzo scorso presso La Casa Internazionale delle Donne. 

Il   merito di queste donne  è incommensurabile e ,dico io, difficilmente  emulabile. Sono loro che da quel  quartiere, situato all’ingresso dell’unica via d’accesso  ai  due  inceneritori che la Regione Lazio vuole riattivare, guidano il presidio teso a bloccare la rimessa in funzione di queste  letali  ciminiere. Arnesi  che aggraverebbero irreparabilmente la già compromessa situazione ambientale di Colleferro e tutta la Valle dl Sacco,   devastata  dalla  discarica di Colle Fagiolara , dalla ex BDP, oggi fabbrica d’armi Avio, dal Cementificio.  

Il movimento “Rifuitiamoli” costituitosi per condurre la battaglia contro i velenosi impianti  destinati a bruciare rifiuti, è guidato da queste donne. Il presidio, che sabato scorso ha tagliato il traguardo dei 300 giorni, ha vissuto momenti di tensioni, quando attivisti e cittadini hanno bloccato i camion che portavano l’immondizia agli inceneritori. 

Di fatto ad oggi gli impianti sono fermi . Infatti    i grandi bruciatori, entrati nella strategia di alienazione pubblica e privatizzazione di società e strutture  controllate dalla Regione ,   a seguito del bando di vendita emesso dai vertici regionali andato deserto,  non hanno trovato un compratore. Nessun privato ha osato interessarsi ad impianti  la cui funzionalità è stata  bloccate dalla lotta  popolare. 

Ma il quartiere di Colleferro Scalo, non è solo contrasto alla  devastazione ambientale, è anche portatore  di un modello di rapporti sociali basato su  solidarietà e condivisione.  Un modello di salvaguardia  del proprio territorio fatto di partecipazione popolare. Ciò  che tra la fine del vecchio secolo e l’inizio del nuovo, aveva  contraddistinto il movimento no global, poi soffocato nel sangue dalla forze del disordine ingaggiate dai signori dell’ultraliberismo . 

Democrazia e bilancio partecipato, molti fra noi  ricorderanno quella stagione.  Ebbene fatevi una passeggiata a Colleferro Scalo, troverete un parco giochi, dove i tronchi degli alberi sono abbelliti da coperte fatte a maglia proprio dalle donne di “Rifiutiamoli”. Andate li fra le case dove le porte  e  le finestre sono sempre aperte anche su stanze come il bagno, ambiente degno   della massima privacy, quasi  a condividere l’aspetto più intimo della propria vita. 

Parlate con la gente di Colleferro Scalo! Vi troverete a discutere non solo di ambiente, ma di politica vera, quella basata sulla partecipazione reale delle persone alle decisioni inerenti il proprio quartiere, la propria città, il proprio Paese. Parlate con loro, sono disposte ad ascoltarvi ad accogliere suggerimenti, a dare consigli. 

Sono ambiziose  le donne e gli uomini di Colleferro Scalo? Certamente, infatti stanno progettando la costituzione di un movimento che,  partendo dalle lotte per l’ambiente, possa estendersi all’organizzazione di  un sistema di gestione collettiva,  condivisa e partecipata del territorio. Questa è la politica, il resto è fuffa.


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