sabato 24 novembre 2018

Manifesto per una Società fondata sull'eliminazione del maschio


Valerie Solanas

Si sono concluse poche ore fa le manifestazioni contro la violenza maschile sulle donne. Imponente è stata quella indetta a Roma dal movimento “Non una di meno”, mentre scrivo  sta iniziando la giornata internazionale contro il femminicidio.  Vorrei  contribuire con alcune riflessioni. Per non essere banale in proposito,  però,  propongo  un estratto del manifesto Scum scritto nel 1967 da Valerie  Solanas. Nello  scritto si ipotizza l’organizzazione di una “Società per l’eliminazione del maschio” Fondatrice ed unica affilata fu proprio Valerie Solanas. Valerie è una rivoluzionaria estrema tanto da non identificarsi con alcun movimento di liberazione delle donne .  Il manifesto Scum potrebbe costituire    stimolo proprio per il movimento femminista, il quale dovrebbe guidare, secondo la Solanas,  una rivolta contro ogni centro di oppressione, dalla guerra, al capitalismo, fino al maschio vero e proprio. Si tratta in una pratica di distruggere tutti gli elementi che sostanziano  la società patriarcale. E’ terrorismo femminista? Forse, però se una sciagura terribile e crudele come la violenza  sulle donne, di per se non produce gli anticorpi necessari al fine di scongiurare la barbarie, ma servono manifestazioni e giornate dedicate per sensibilizzare le persone ad un problema che non dovrebbe sussistere in una società civile, allora qualcosa non torna. Si va in piazza si vedono politici  uomini e donne  piagnucolare nelle varie trasmissione, ma poi si chiudono inesorabilmente i centri antiviolenza.  Si tira un sospiro di sollievo quando a stuprare è uno straniero così la faccenda assume risvolti razzisti, dimenticando che si tratta sempre di un uomo che ha violentato una donna. Le donne sul posto di lavoro, quando ce l’hanno,  possiedono  molti meno diritti degli uomini , costrette a firmare le dimissioni in bianco nel caso dovessero rimanere incinte. La legge 194 è praticamente inapplicabile perché i ginecologi obiettori di coscienza sono quasi la totalità del personale medico dedicato. Tutto ciò non cambierà domani, né dopodomani, neanche il 27 novembre dell’anno prossimo e allora, scusate la provocazione un po’ di terrorismo femminista non farebbe male.
Buona lettura
Luciano Granieri.



SCUM
In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile.  Il maschio è un incidente biologico: il gene y (maschio) è un gene x (femmina) incompleto, vale a dire una serie incompleta di cromosomi. In altri termini, il maschio è una femmina mancata, un aborto ambulante, abortito a livello genetico.

Il maschio è totalmente egocentrico, intrappolato in se stesso, incapace di trasporto, di identificazione con gli altri, di amore, di amicizia, di affetto, di tenerezza. È un’individualità isolata, incapace di comunicare. Le sue reazioni sono viscerali, mai cerebrali; usa l’intelligenza come un mero strumento al servizio delle sue pulsioni e dei suoi bisogni; è incapace di passioni della mente, di scambio intellettuale; riesce ad avere rapporto solo con le proprie sensazioni fisiche.

 Il maschio è inadatto persino a fare lo stallone. Anche ammesso che abbia raggiunto l’efficienzatecnica, il che accade di rado, è, in primo luogo,del tutto incapace di godersi una bella scopatasensuale; è roso da sensi di colpa, da insicurezza, da vergogna e paura, sentimenti radicati nellanatura maschile e che anche con il più razionale allenamento possono essere solo attenuati. Insecondo luogo, il godimento fisico che ne trae tende allo zero. In terzo luogo, ossessionato dalpensiero di come se la cava, cerca di realizzare una prestazione da primato, di fare un buonlavoro, senza curarsi di essere in sintonia con la sua compagna.

Malgrado sia roso da sensi di colpa, da vergogna, da paure e da insicurezze, malgrado sia capace di trarre dalla scopata, se gli va bene, solo una miserabile sensazione fisica, il maschio è tuttavia ossessionato da questo pensiero. È capace di scopare una donna che disprezza, una qualsiasi megera sdentata, ed è persino disposto a pagare per farlo. Perché? Non certo per scaricare la tensione fisica, per questo basterebbe masturbarsi. E neppure per soddisfare il suo ego: come spiegare in tal caso il fatto che scopi bambini e cadaveri?

Totalmente egocentrico, incapace di comunicazione, di trasporto, di identificazione con gli altri, pervaso da una sessualità diffusa e dilagante, il maschio è psichicamente passivo. E poiché detesta la sua passività, la proietta sulle donne; definisce il maschio come attivo e poi si metteall’opera per dimostrare di esserlo («dimostrare di essere un Uomo»). Il suo principale argomentoa riprova è la scopata (il Grand’Uomo col Gran Cazzo che si cucca un Gran Bel Pezzo). E poiché si tratta di dimostrare il falso, deve ripetere la «dimostrazione» all’infinito. Scopare è allora un tentativo disperato e coatto di dimostrare di non essere passivo, di non essere donna; ma egliè passivo e vuole essere donna.
Essendo una femmina incompleta, il maschio trascorre la vita cercando di completarsi, di diventare femmina. Ecco perché è sempre alla ricerca della femmina e cerca di fraternizzare, di fondersi e di vivere attraverso di lei. Ecco perché rivendica a sé tutte le qualità femminili – forza e indipendenza emotiva, energia, dinamismo, risolutezza, sangue freddo, obiettività, coraggio, grinta, integrità, vitalità, intensità, profondità di carattere, sensualità – e proietta sulle donne tutte le caratteristiche maschili – vanità, frivolezza, superficialità, debolezza e così via

Le donne non hanno invidia del pene, sono gli uomini ad invidiare la fica. Quando il maschio accetta la propria passività definendosi donna (sia i maschi che le femmine sono convinti che gli uomini siano donne e le donne uomini) e diventa un travestito, perde il desiderio di scopare (e ogni altro desiderio: essere checca lo appaga pienamente). Allora si fa tagliare il cazzo. «Essere donna» gli permette così di raggiungere una sensibilità sessuale continua e diffusa. Scopare è per l’uomo una difesa dal desiderio di essere femmina. Il sesso, di per sé, è una sublimazione.

 Così si spiega la Guerra. Il sistema più comune praticato dal maschio per compensare il fatto di non essere femmina consiste nel tirare fuori il suo Pistolone: metodo grossolano e inadeguato dal momento che può tirarlo fuori un numero molto limitato di volte; il maschio allora lo impiega su vasta scala e dimostra al mondo intero di essere un «Uomo». Essendo incapace di comprensione umana, di compassione, di identificazione con gli altri, ritiene che la dimostrazione della propria virilità valga il sacrificio di un gran numero di vite, compresa la sua. E poiché la sua vita non ha alcun valore, preferisce dissolversi in una vampata di gloria piuttosto che trascinarsi faticosamente
per un altro mezzo secolo.

Il conflitto, perciò, non è tra femmine e maschi, ma tra SCUM – le femmine dominatrici, determinate, sicure di sé, cattive, violente, egoiste, indipendenti, orgogliose, avventurose, sciolte, insolenti, che si considerano adatte a governare l’universo, che hanno scorrazzato a ruota libera ai margini di questa “società” e che sono pronte a procedere speditamente oltre a ciò che essa ha da offrire – e le garbate Figlie di Papà, passive, accomodanti, “colte”, gentili, dignitose, sottomesse, dipendenti, timorose, mentecatte, insicure, avide di approvazione, incapaci di sporgersi verso l’ignoto, contente di sguazzare nelle fogne, desiderose di rimanere allo stadio scimmiesco; quelle che si sentono sicure solo con il Grande Papà accanto, con un omone forzuto a cui appoggiarsi e con un faccione peloso alla Casa Bianca, che sono troppo codarde per affrontare la tremenda realtà di ciò che un uomo è, di ciò che Papà è, che hanno fatto causa comune coi porci, che si sono adattate alla bestialità, che nella loro superficialità si sentono a proprio agio e non conoscono altro tipo di “vita”. 



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