giovedì 1 novembre 2018

Non se ne può più del "Prima i dittatori italiani"

Una provocazione di Luciano Granieri, cioè mia.





Sono Comunista , marxista leninista, sposo in pieno i principi della 4° internazionale Trotskista. Come tale  considero Stalin una delle peggiori piaghe per la realizzazione  dell’ideologia comunista. Sono per la condivisione dei mezzi di produzione e non per la loro statalizzazione.  

Dunque non potrei sopportare la visione di un ipotetico tizio    che indossasse  una maglietta con  la scritta “Gulagland”.  Mi farebbe ribrezzo, lo prenderei a botte. Immaginate se oggi un pisquano qualunque  con indosso una t-shirt del genere, facesse bella mostra di se sui social.  Apriti cielo! Dagli ai comunisti! Il pericolo rosso è ancora tra noi! Salvini armerebbe la sua nuova crociata  , pronto ad integrare il   decreto sicurezza con misure ancora più dure verso i centri sociale e le zecche rosse.  L’indignazione fluirebbe severa negli ambienti politici, in quelli dell’informazione, in gran parte dell’opinione pubblica .  E sarebbe giusto così. 

Non sorprende più di tanto, invece,  la foto di  una tizia   (vera  in carne ed ossa- molto più in carne che in ossa) con in dosso una maglietta griffata “Auscwitzland”. La povera  signora, in gita goliardica presso la tomba di Mussolini,  e la sua sguaiata maglietta, hanno invaso in modo virale i social media. In verità qualcuno si è risentito, forse anche indignato, ma la faccenda per lo più è passata ,al meglio, come una goliardata  , al peggio, come la celebrazione di un  drammatico momento storico,  che solo ai più stolti ed ignoranti, può sembrare fulgido.  

La  turgida vena razzista, oggi tanto di moda, che  impreziosisce le pagine Fb e Twitter di tanti sciagurati, aizzati dall’odio sovranista, trova nella simbologia criminale del ventennio, con annesse deportazioni e genocidi, una sorta di legittimazione scritta perfino nella  storia. Qualcuno si scandalizza è vero, invoca il rispetto delle varie leggi (Scelba,Mancino,Fiano) ma poi alla fine cade tutto nel vuoto. 

Francamente mi sarei stufato, di certe barbare esaltazioni, di inopportune giustificazioni, di colpevoli sottovalutazioni. Sono stanco di sentire che il 25 aprile e il 2 giugno sono due ricorrenze divisive.  Chi dividono? I cittadini italiani, tutti, quelli nati qui, o giunti da noi provenienti  da altre parti del mondo, basano  il loro essere italiani, in modo assolutamente unitario,  sulla Costituzione scaturita da quel 25 aprile e sulla forma che la Carta ha impresso ai rapporti sociali della nostra collettività. Chi si sente escluso da ciò che il 25 aprile e il 2 giugno evocano, semplicemente non è  cittadino italiano, anche se nato  Italia. Negare questo significa negare la storia. 

Allora forse un po’ di stalinismo non sarebbe fuori luogo. Il suffragio universale, ad esempio, è una straordinaria conquista, ma considerata l’ignoranza e l’irresponsabilità di certo elettorato, istituiamo una lista elettorale cui necessariamente bisogna inscriversi per votare. Per accedere alla lista ed ottenere la tessera bisogna sostenere un piccolo esame di storia, educazione civica e  diritto costituzionale, una cosa semplice a livello di scuola media.  

Se non si conoscono i fondamenti sociali, politici e culturali della nostra Repubblica è fortemente salutare che non si vada a votare. Un parlamento o ancora peggio un governo che nel corso del suo mandato promulghi  più di tre leggi che presentino elementi d’incostituzionalità  accertati dalla Corte Costituzionale,  va sciolto dal Presidente della Repubblica , e   ai  propri componenti deve essere interdetta l’attività politica. 

E’ vero che la Costituzione consente a tutti i cittadini il diritto di partecipare alla vita politica.  A tutti i cittadini per l’appunto. E  coloro i quali non conoscono la natura solidaristica  posta  alla base della  collettività, o non accettano che l’Italia sia  antifascista, non sono cittadini e come tale non possono esprimersi su qualcosa che non vivono e non conoscono. Basta con il “prima i dittatori italiani”

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