giovedì 20 dicembre 2018

Auguri di buon natale con una nota critica costituzinale in materia di pubblica istruzione alle proposte di regionalizzazione veneta in materia di istruzione scolastica differenziata.........

Mario Zorzetto





Dobbiamo essere capaci di coinvolgere in forme di propaganda culturale costituzionale (propaganda diretta incluso volantinaggio senza etichette di sinistra e di destra, non necessarie) tutte le forze democratiche di partito e di associazioni sindacali e altre (CGIL, Anpi, L&G, cittadinanza attiva, movimenti di studenti democratici etc) con il fine di criticare e demolire il senso comune che si è creato intorno a istruzione e scuola e università negli ultimi 30 anni di dibattito frutto di un cieco orientamento neoliberista globalizzato.
La preoccupazione cade ovviamente sul pensiero neoliberista in materia di istruzione e non sul fenomeno “naturale” della globalizzazione. Si deve rimettere al centro l’idea che l’istruzione è un bene primario per formare cittadini liberi e uguali e colti, oltre che specializzati, per liberarli dai più grandi mali che li affliggono, l’ignoranza e lo sfruttamento, per renderli capaci di forte autonomia critica riguardo diritti e doveri nei rapporti tra Stato e cittadini(cittadini dai gilets jaunes? : Il y a des gens qui souffrent, la société est trop inégalitaire.). Si tratta cioè di uno di quei beni di cui ciascuno ha bisogno per partecipare su una base di parità, se pur competitiva, alla vita pubblica e ai processi di formazione in cui sia democraticamente riconosciuto il merito; è il merito acquisito, senza protezioni, e riconosciuto legalmente dalla comunità locale, nazionale e se del caso internazionale, uno degli elementi essenziali del cittadino a garanzia della comunità per ricoprire ruoli civili e politici di crescente importanza. Quindi l’istruzione secondaria non può essere prevalentemente specializzazione di settore e deve,  anche nella sua fase più professionale, avere un elevato contenuto culturale generale necessario per formare cittadini di una società aperta, democratica e internazionale, in una parola una scuola costituzionale.
E’ chiaro che il merito di cui si parla necessita il riconoscimento con processi di valutazione i più uniformi, imparziali e ampi possibili e che lo stesso spazio nazionale o sovranista di riconoscimento di un titolo potrebbe apparire limitato e ristretto in una comunità globalizzata sempre più ampia.  Si ha quindi l’impressione che le proposte culturali neoliberiste nell’istruzione degli ultimi anni ci pongano di fronte ad un insieme di idee e considerazioni inattuali rispetto un mondo aperto a forme di comunicazione social o di lavoro internazionali. Per farvi capire cosa intendo con inattuali  basti pensare all’importanza della lingua inglese nel mettere in comunicazione uno studente italiano con un collega belga, lettone, polacco o norvegese, e come tale confronto di parole e di idee sarebbe invece impedito se ognuno di loro si esprimesse nel suo dialetto. Appaiono quindi le proposte di regionalizzazione differenziata avanzate dalla Regione Veneto in materia di istruzione, in particolare con riferimento all’impegno orario di insegnamento della lingua veneta, o meglio dei suoi dialetti, per lo meno inattuali e risibili e legate ad interessi ed  esigenze particolari, a mala interpretazione turistico teatrale. E’ come andare a parlare in una piazza di Strasburgo in veneziano, un bel dialetto che i governanti veneti vorrebbero usare con un po’ di arroganza per convincere i loro partner europei ad essere compresi (Salvini vorrebbe dire a Junker “imbriagon” ed essere compreso senza bisogno di alcun interprete? Forse sarebbe meglio avere un idioma europeo comune). Se l’istruzione procede passando dal generale al particolare seguendo il percorso “prima gli italiani, e prima ancora i veneti e quelli del mio campanile “…….  la risibilità della cultura politica veneta in materia di proposte per l’istruzione è assicurata, e forse è meglio così, ma non credo sia questo il problema quanto quello dell’influenza dell’economia neoliberista nella istruzione.
La critica al campanilismo educativo trova una conferma nella valutazione INVALSI nazionale che riguarda una valutazione generale su tre materie  di importanza nazionale e internazionale quali italiano, matematica e inglese, anche se discutibile appare il suo uso calato dall’alto in corsi di studio che ricevono già una loro specifica valutazione: c’è il rischio di valutare due volte la preparazione…non s’ha da fare!  La prova d’esame si fa una sola volta, in modo imparziale e all’interno di essa sono da includere tutte le valutazioni “modello INVALSI” che il Ministero vorrà proporre, con ragionevole peso delle medesime nella valutazione generale della preparazione.
Nella scuola costituzionale devono avere prevalenza parole chiave come scuola unitaria, scuola attiva, scuola democratica, sapere disinteressato, indipendenza intellettuale degli allievi, la scuola deve “preparare dei giovani che abbiano un cervello completo” prima che specializzato, un cervello profondamente critico, orientato ad una comprensione universale dei problemi della società umana, eventualmente ironico e contestatore come fu il pensiero di molti illustri personaggi  (Bertrand Russel o Luther King o anche scienziati come Albert Einstein et) a cui sono state dedicate le scuole che frequentano, un cervello abituato al confronto critico tra le esigenze dell’io e quelle della collettività intesa nel senso di Stato.
Ecco invece le parole chiave della istruzione differenziata nella discussione attuale: società della conoscenza, conoscenza dei mercati, capitale umano, sviluppo economico, merito inteso come capacità di adattamento alle esigenze di mercato e al loro sviluppo di nuove up, scuola delle competenze, competenze chiave, soft skills,  valutazione secondo richieste di mercato, valutazione fatta dai mercati.
L’attualità di queste parole è semplicemente dovuta ad un eccesso di “progresso materiale” in campo economico su quello spirituale e umano in generale che vuole nascondere i crescenti conflitti sociali, l’incremento delle disuguaglianze economiche e la consapevolezza  che le regole per la ricchezza di pochi sono regole per l’impoverimento dei molti cittadini del mondo globalizzato: la ricchezza dei primi è negativamente correlata allo stato economico degli altri. E’ allora evidente  che si devono istruire i cittadini  a rinunciare a discutere della scuola e delle politiche scolastiche all’interno delle grandi categorie del pensiero politico: uguaglianza, disuguaglianza, diritti umani primari, diritti costituzionali della persona. E che si vuole progressivamente far accettare e ridurre il ragionamento alle categorie dell’economia. Per cui la scuola e la formazione sono diventate funzionali esclusivamente alla formazione di capitale umano non nel senso nobile e umanistico del termine, ma come elemento di produzione di consumi e come consumatore acritico  dello sviluppo e crescita economica dei paesi.In questa cultura la vita stessa della persona può ricevere un prezzo correlato alla sua capacità di produrre profitto a dispetto di tutte le dichiarazioni dei diritti umani vigenti.
La svolta avviene negli anni Sessanta, parte dagli Stati Uniti (Gary Becker, Human Capital 1964) con l’apparizione ubiqua dell’individuo razionale che investe oggi in formazione per avere redditi più elevati in futuro. Il successo dell’investimento si misura considerando il reddito aggiuntivo guadagnato e le scuole migliori sono quelle che fanno guadagnare di più i loro allievi e coloro che hanno investito in quelle scuole. In questa logica anche le scuole vengono messe in competizione tra loro per offrire i migliori servizi agli studenti i quali però saranno soggetti a “tassazioni di iscrizione” crescenti  e a sacrifici spostandosi nelle scuole migliori. E’ evidente che questo tipo di scuole e istruzione si addice alle scuole private e alle classi benestanti e non possono essere il riferimento e il modello dell’istruzione pubblica e della scuola costituzionale di cui agli art. 33 e 34 della Cost.   Il liberismo di GaryBecker apre dunque alla differenziazione scolastica tra ricchi e poveri, alla istruzione differenziata; alle scuole dei ricchi arriveranno finanziamenti privati etc…    secondo un processo che contraddice tutte le chiavi di interpretazione della Scuola costituzionale e gli interessi generali della istruzione collettiva

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