mercoledì 12 dicembre 2018

Lungo il fiume Sacco e sulla schiuma. Sceneggiatura di Potere al Popolo Frosinone

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone





Come sta il fiume Sacco oggi? Da questo osservatorio ceccanese  sembra goda di ottima salute, l’acqua scorre lenta e chiara senza più traccia di schiuma, che per altro produceva un effetto scenografico non male.  Sembrava candida neve su un fiume brumoso. L’acqua è pulita perché finalmente sono stati individuati i due buontemponi che con un tubicino da flebo hanno sversato nel fiume scarti di detersivi, saponi e chissà cos’altro  in quantità tale da    inquinare tutta l’asta fluviale. 

In più a seguito dell’intemerata interrogazione del Senatore Ruspandini (Fdi)  le autorità competenti, ISPRA, ARPA  e istituto superiore di sanità,  hanno pianificato    un’ispezione  sul territorio e la procura della Repubblica di Frosinone ha aperto un fascicolo per disastro ambientale.  Inoltre   il ministro per l’ambiente Costa a nome del governo del cambiamento, getta nel piatto del SIN 40,8 milioni di euro  . Si apprende poi dalla consigliera  regionale Sara Battisti  che i depuratori hanno ripreso magicamente a funzionare, grazie al salvifico  intervento di Zingaretti. Cosa vogliamo di più? E in particolare perché stiamo ancora qui a protestare?  

Perché tutta sta ammuina di senatori, ministri, consiglieri regionali e sindaci, si ripete uguale a se stessa da 13 anni a questa parte, da quando cioè la  Valle del Sacco è stata classificata  come  sito d’interesse nazionale (SIN) per l’inquinamento, senza che nulla si sia risolto.  Siamo sicuri che la stessa ammuina andrà in scena non appena torneranno visibili  i veleni nel  fiume? 

Cominciamo a smascherare un po’di  teatranti in causa. Il senatore  Ruspandini  nel 2011 , quando usciva il primo rapporto S.E.N.T.I.E.R.I  (  Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio inquinamento) che  riscontrava  nel complesso SIN del Bacino idrografico del Fiume Sacco   un eccesso di moralità per tutte le cause, era assessore alle politiche giovanili sport spettacolo e turismo della Provincia di Frosinone. Ad un assessore che si occupa di turismo  sta bene che nel proprio territorio vi sia un fiume attorno al quale la gente muore più che in ogni altra parte d’Italia? Non mi sembra si sia speso più  di tanto allora  verso questa tragedia. Oggi invece in Senato recita la parte del difensore ecologista del popolo inquinato. 

Vorremo anche ricordare al ministro gialloverde Costa che i tanto sbandierati  40,8 milioni di euro erano già stati stanziati durante la programmazione degli interventi all’interno del SIN. Dunque nulla di nuovo dai signori del  cambiamento. Il problema sarà quando questi soldi verranno erogati e per farci che. 

Quanto alla consigliera regionale  Battisti  confermiamo che il problema della depurazione è lungi dall’essere risolto. Non abbiamo alcuna nuova sulla messa in funzione del depuratore di Anagni. Un impianto la cui costruzione, iniziata nel 2005 con corposi finanziamenti  a carico della collettività per milioni e milioni di euro, ancora non funziona. Nè peraltro potrebbe  funzionare perché continuo oggetto di rimpallo fra Asi, e Regione  sulla responsabilità della sua  gestione. Querelle risolta recentemente grazie al solito affidamento a privati , l’AEA srl, la quale si è accorta che in tutto questo tempo l’impianto era diventato inservibile perché preda di furti di parti fondamentali per il suo funzionamento. 

Se perseveriamo nel  tirare avanti con interrogazioni parlamentari, richiesta di nuove analisi, (basta leggere il rapporto ISPRA 2018 per capire che il Sacco è avvelenato) continueremo a fare la claque di questi teatranti. Basta claque! E’  ora di affrontare il problema alla radice. 

Perché il depuratore di Anagni non è mai entrato in funzione? Perché avrebbe dovuto depurare acque già preliminarmente trattate dalle aziende che le scaricano. Ma si sa un depuratore aziendale costa, toglie denaro al profitto,  all’accumulazione, quindi chi se ne frega della salute dei cittadini, inquiniamo tutti insieme appassionatamente. Altro che attentato criminale di terroristi ambientali! Non è che gli sversatori  compulsivi  sono noti ma nessuno ha il coraggio di disturbarli per la paura di non vedersi finanziata la campagna elettorale?  

La legge dello Stato punisce chi  non si adopera affinchè la propria attività non arrechi danno all’ambiente, al contrario della legge del capitale finanziario che considera le spese a tutela della salute delle persone  distrazione indebita all’accumulazione . Siccome è quest’ultima la legge  che detta le sue regole e soggioga le consorterie elettorali, i cui attori vengono  a fare ipocrita e fallace  passerella ogni volta che il disastro ambientale si manifesta in modo eclatante, il problema della Valle del Sacco non verrà mai risolto.

 I colpevoli sono i signori del capitalismo straccione di casa nostra. Quel capitalismo che pretende finanziamenti pubblici per espandere la propria attività con la scusa di creare posti di lavoro, poi una volta avvelenato il territorio, succhiato sangue ai lavoratori attraverso sfruttamento e lavoro precario, toglie il disturbo per andare a raccattare altri finanziamenti pubblici e ricominciare a sfruttare ambiente e lavoratori da un’altra parte. Senza che lo Stato o gli enti locali possano reclamare alcunché di risarcimento.

 Il profitto a pochi manager e speculatori privati, l’avvelenamento di acqua, terra,  aria,  la devastazione ambientale e sociale alla collettività.  

Questa è la regola . La relazione ISPRA del 2012 consegnata al Parlamento (governo Berlusconi allora dominus di Ruspandini) valutava il danno ambientale sulla Valle del Sacco, per il solo SIN "Bacino del fiume Sacco", in 660 milioni di Euro. Se aggiungiamo i costi sanitari, che comunque sono a carico della collettività, si supera abbondantemente il Miliardo di Euro. Nessuno fra gli enti locali –Comuni   e Regione (guidata dalla Polverini altra sodale di allora del senatore ceccanese)   - che avrebbero dovuto richiedere l'attivazione del procedimento per il risarcimento ambientale previsto dal Dlgs 152/06, ha mai chiesto al Ministero dell’ Ambiente di agire. Con quei soldi si sarebbero risanate cinque Valli del Sacco. Ma guai intaccare le prerogative del capitale privato! 

Noi allora pretendiamo  di riavere indietro tutto il risarcimento del danno inferto al bacino del fiume, e a tutta la valle, dalla speculazione economico e finanziaria.  Con quei soldi si potrà finanziare un piano serio, sotto il controllo dei cittadini in collaborazione con sindaci responsabili  che preveda la totale chiusura dei siti inquinanti, la bonifica del territorio  ed un progetto di tutela e  riqualificazione della Valle  con soldi pubblici.   

Un piano che preveda il  rilancio del turismo,  dell’agroalimentare sostenibile, lo sviluppo di aziende partecipate dai cittadini attive nella green economy, e nell’utilizzo di materie prime derivate dal recupero e riciclaggio dei rifiuti. Questo è l’unico modo per ridare dignità ad un territorio devastato e depredato.  Ed è la partecipazione e il controllo  dei cittadini l’elemento principe affinchè la speculazione e lo sfruttamento non continuino ad avvelenare la nostra valle.




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