lunedì 17 dicembre 2018

La salute non è una merce. Dibattito pubblico a cura del gruppo salute di Potere al Popolo del Lazio

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone







Si è svolta ieri presso Intifada in Via Casal Bruciato 15, un dibattito, organizzato dal gruppo salute di Potere al Popolo Lazio, dal titolo “La salute non è una merce. A 40 anni dalla 833, dalla 194,e dalla 180 cosa è rimasto? Bilancio tutto negativo. Le proposte di Potere al Popolo a difesa della Sanità Pubblica". Sono intervenuti: Elisabetta Canitano, Rita Chiavoni, Daniele Malagnino, Paolo Marotta, Francesca Perri e il sottoscritto.

In base all’analisi dello stato della sanità pubblica regionale visto dalle esperienze professionali e di volontariato dei relatori, unanime è stata la conclusione che ormai la gestione della sanità corre velocemente verso la completa privatizzazione, in particolare verso le strutture religiose. Con un progressivo deterioramento della qualità del servizio a fronte di un aumento dei profitti verso gli operatori privati. Di seguito la relazione su cui ho basato il mio intervento.

La legge 833  del 1978 istitutiva del Sistema Sanitario Nazionale è stato l’atto legislativo più efficace  per rendere effettivo il diritto  alla salute sancito dall’articolo 32 della costituzione.
Un principio secondo me  fondamentale della norma risiede nell’assunto per cui “La tutela della salute psichica e fisica deve avvenire nel rispetto della dignità della libertà della persona umana.  Il  richiamo all’articolo 3 della costituzione è evidente, laddove una persona in salute, può effettivamente partecipare all’organizzazione  politica sociale ed economica del Paese.  Dunque un servizio sanitario efficiente è fondamentale per  contribuire a curare le malattie   ostacoli di fatto  al pieno sviluppo della persona umana.
Una riorganizzazione, efficace nell’assicurare la tutela della salute in tutta Italia senza differenza fra territorio e territorio, ma che ben presto, a fronte di un lenta ed inesorabile disarticolazione della progressività fiscale, aggravata da elusione ed evasione tributaria presentò  nel tempo   bilanci in rosso.
Fra  le fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 andava diffondendosi il mantra dell’efficienza dell’ organizzazione di tipo aziendale, attenta in particolar modo all’economia d’esercizio e al mercato .

Nel 1992, la legge 502 di modifica del SSN  intese  perseguire questo obiettivo attraverso l’aziendalizzazione del sistema.  
Vorrei  porre a confronto due definizioni inerenti  i due dispositivi  . Nella normativa 833 si legge:
Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio.
Se andiamo a ricercare la definizione di azienda  secondo il codice civile italiano art. 2555 si legge che essa è :” Organismo composto di persone e beni, diretto al raggiungimento di un fine economico, d'interesse sia pubblico sia privato…”

Semplificando, la 833 si pone l’obiettivo di tutelare la salute fisica e psichica delle persone , la legge 502, introducendo l’aziendalizzazione intende perseguire un fine economico, con buona pace della Costituzione.
Alla  fine è vero che una gestione aziendale attraverso le Asl, non assicura   la tutela della salute,  ma è altrettanto vero che persegua  un fine  economico? Prendendo ad esempio la Asl di Frosinone sembrerebbe proprio di no.

La criticità del servizio  , più o meno comune alle altre realtà della Regione, sono note  (affollamento del pronto soccorso, con una percentuale di abbandono del 15% ben oltre la media nazionale.  Carenza di posti letto, sono  rimasti solo gli ospedali di Frosinone –Alatri , Cassino, Sora. Medicina di prossimità inesistente,  le case della salute sono scatole vuote perché manca il personale che le mandi avanti.  I tempi d’attesa sia per le visite specialistiche che per gli esami strumentali sono biblici con le agende di prenotazione già chiuse dall’estate anche per i malati oncologici ).

Ma non è su questo che vorrei soffermarmi.

 Preferirei concentrarmi proprio sugli aspetti di gestione manageriale.  
Ad esempio la mobilità passiva extra regionale, cioè i pazienti che per disorganizzazione  della Asl si rivolgono fuori regione, provoca una perdita di 38 milioni l’anno. Migliorare la somministrazione delle cure per  permettere ai malati residenti di rimanere nella propria provincia, costerebbe molto meno oltre a non arrecare   disagio a chi dovrà sobbarcarsi chilometri per andare a curarsi. Non è pensabile che una delle cause più numerose di mobilità passiva sia il parto senza complicazioni un cosa assolutamente naturale e semplice.  

Per la gestione dei posti  letto il cui numero è inferiore di 435 unità rispetto ai livelli essenziali definiti per legge (3 per 1000 abitanti) si è creata la figura del  bed manager. Un tizio  ben retribuito, con tanto di software e applicazione  dedicate  denominati Arianna ADT incaricato di   migliorare il rapporto dimissioni ricoveri. Nel 2017, la media giornaliera dei ricoveri era pari alle dimissioni.  Con l’assunzione del bed manager, nel 2018  la media giornaliera dei ricoveri  è superiore rispetto alle dimissioni. Il numero di dimissioni è calato di tre pazienti al giorno.  Mantenendo questo trend a fine  anno si conterà un numero   di giornate di degenza  di molto superiore    all’anno precedente con conseguente aggravio dei costi e disagio per i pazienti in attesa di ricovero. E c’hanno messo Arianna  per ottenere questo risultato!!  Il bed manager non ha pensato che   dotare  i reparti di una Discharge Room  - un’area dove i pazienti in dismissione possano attendere di ricevere documentazione  e terapie  domiciliari necessarie, avendo liberato il letto per un altro malato - sia una cosa più semplice che  interrogare  Arianna?

Ad aumentare  i giorni di ricovero contribuisce  l’attesa eccessiva per alcuni esami diagnostici RMN, Holter cardiaco, ecografia addome , ecocardiografia, per l’inadeguatezza degli strumenti diagnostici  e la carenza di sale operatorie.  Ne funzionano 5 su 7 a scartamento ridotto, compresa quella dedicata al blocco parto. Ciò  per la mancanza di anestesisti. Inoltre    è attivo un unico  amplificatore di brillanza  che viene trasferito da una sala all’altra a seconda delle necessità.

La gestione delle apparecchiature è  stata affidata, tramite un appalto di cui non sono noti i termini di gara,  ad  una società  privata  il cui compito è solo quello  di contattare l’azienda del macchinario fuori uso e contrattare i costi di ripristino, ovviamente comprensivi del proprio compenso d’intermediazione, per la determinazione del quale spesso parte una trattativa infinita che allunga i tempi dell’intervento. Assumere del personale dedicato costerebbe  sicuramente  meno e i   tempi di riparazioni sarebbero  più brevi.

Teniamo presente che ad aziende private sono stati appaltati altri servizi,  quelli  di pulizia generale e manutenzione dei servizi igienici, il CUP, la vigilanza, l’ assistenza domiciliare,  il CAD. Non si può tacere il fatto che gli appalti e i subappalti sono un sistema di  arricchimento facile per e le imprese e di sfruttamento per i lavoratori. Ben  il 50% delle attività della Asl si svolge in convenzione con le strutture private. Il servizio di riabilitazione, in generale ed in particolare  di riabilitazione intensiva post-acuti è in mano a  strutture come  la Città Bianca ed il San Raffaele.    La sanità privata spadroneggia  senza alcun controllo circa l’appropriatezza delle prestazione, del  periodo di degenza. 

Con ciò voglio   dimostrare che la così detta aziendalizzazione crea   danni economici persino peggiori  del vecchio  sistema della mutue. Quindi viene il sospetto che anche la disorganizzazione manageriale sia indotta  e bene accetta perché funzionale ad un   unico malcelato scopo. Quello di dimostrare che non basta una gestione aziendale del sistema sanitario pubblico per garantire la sostenibilità economica, ma serve privatizzare totalmente il sistema , ad uso e consumo delle grandi multinazionali che vedono nell’erogazione dei servizi fondamentali alla vita un business remunerativo e sicuro.

Sul nostro territorio, inoltre insiste un gravissimo problema ambientale. La Valle del Sacco, che da Colleferro  arriva fino al  sud della Ciociaria, è stata definita la Seveso del Sud. Il fiume che l’attraversa, il Sacco,  ha una storia d’inquinamento atavica e  consolidata nel tempo , dall’interramento dei rifiuti tossici vicino agli argini  dell’ex Snia di Colleferro, agli scarichi nocivi delle zona industriali di Anagni e di Ceccano. Reflui  mai trattati  da una depurazione efficiente perché troppo gravosa per il profitto delle aziende evidentemente più importante della salute delle persone .

Lo studio epidemiologico S.E.N.T.I.E.R.I Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento: sia nel rapporto 2011, che in quello del 2014, ha evidenziato come nelle aree limitrofe al fiume Sacco si riscontri  una mortalità superiore rispetto alle altre zone d’Italia, per tutte le malattie, in particolare per i tumori alle vie respiratorie e per diverse tipologie di leucemie. I rapporti evidenziano come  la grave situazione sanitaria della valle sia pari se non superiore ai livelli riscontarti presso l’Ilva di Taranto.

In base al nuovo modello di politica  sanitaria europea stipulato dai 53 paese facenti parte della Regione Europea dell’OMS, denominato Health 2020 firmato  per raggiungere l’obiettivo di assicurare a tutti i cittadini dei paesi contraenti  un livello di sanità pubblica efficiente,  anche nei territori soggetti a crisi ambientale,  il sistema  sanitario pubblico  deve potenziarsi  per curare più efficacemente  le patologie derivanti dall’inquinamento. Deve  coordinarsi con gli enti pubblici interessati  alla tutela per l’ambiente. Nella Valle del Sacco tutto ciò è totalmente disatteso. I  trattati europei si devono rispettare tassativamente solo per il rapporti deficit/pil, gli altri accordi, soprattutto se riguardano aspetti sociali, possono diventare carta straccia.

La Regione ha deliberato per la nostra Asl la redazione del registro dei tumori.  Il progetto è ancora in alto mare perché non c’è personale sufficiente nell’azienda  per occuparsene.

Quanto ho esposto finora, dimostra che anche la Asl di Frosinone è parte di una strategia unica  orientata alla totale privatizzazione della sanità. Allora il discorso si fa politico e attiene al necessario  sovvertimento dell’attuale sistema economico liberista, che sottomette  alla legge del profitto, anche quegli elementi come terra, acqua, aria e salute, indispensabili per la vita umana.

Per cui se da un lato, gli operatori sanitari, le associazioni di volontariato che agiscono in ambiente sanitario devono adoperarsi per ristabilire i principi costituzionali volti ad assicurare una tutela della salute , dall’altro l’azione politica di Potere al Popolo deve impegnarsi senza se e senza ma al sovvertimento dell’attuale sistema economico ripristinando la preminenza del benessere delle persone rispetto al profitto dei potentati economici.



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