giovedì 22 marzo 2018

Giornata Mondiale dell'Acqua 2018 Le privatizzazioni prosciugano fonti e diritti

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua




In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua ci teniamo a evidenziare gli elementi critici e i nodi da sciogliere per giungere finalmente ad una reale tutela dell'acqua e ad una sua gestione pubblica e partecipativa.

Nel Giugno 2011 abbiamo votato e vinto il referendum contro le privatizzazioni e il profitto sull’acqua.
Da allora sono cambiati 5 governi e tutti hanno ignorato e contraddetto la volontà popolare favorendo la privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici locali, reinserendo in tariffa il profitto garantito ai gestori e promuovendo fusioni e aggregazioni con le 4 mega-multiutility A2A, Iren, Hera e Acea.
Inoltre, la crisi idrica, aggravata dal surriscaldamento globale e dai relativi cambiamenti climatici, ha fatto emergere le responsabilità di una gestione privata che risparmia sugli investimenti infrastrutturali per massimizzare i profitti. Il mercato ignora le conseguenze su ambiente, salute e qualità dell'acqua. Per questo chiediamo una strategia di prevenzione e precauzione.

Denunciamo ancora una volta le scelte tariffarie esose e antipopolari dell'ARERA, la violazione referendaria del nuovo metodo tariffario il quale, tra l'altro, permette che gli utili siano sottratti agli investimenti per distribuirli invece come dividendi agli azionisti pubblici e privati. ARERA ha poi avallato l’esproprio di milioni di euro, attuato con l’addebito sulla bolletta dell'acqua di un illegittimo “conguaglio ante 2012”. Per queste ragioni ne chiediamo lo scioglimento, tornando alla competenza del Ministero dell’Ambiente.

A livello internazionale siamo impegnati nelle campagne contro i trattati sul commercio come il TTIP e il CETA e, non riconoscendo la legittimità del Consiglio Mondiale dell’Acqua egemonizzato dalle multinazionali, partecipiamo al Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua che si sta svolgendo a Brasilia dal 17-22 marzo 2018.

Proponiamo nuovi processi decisionali, una democrazia partecipativa, per reagire a appropriazioni private di un bene comune vitale e a gestioni pubbliche estranee agli interessi sociali.

Ribadiamo che oggi più di ieri è necessaria una radicale inversione di tendenza ed è sempre più importante riaffermare il valore paradigmatico dell'acqua come bene comune, ribadendo che: l'acqua è un diritto umano universale e fondamentale ed è la risorsa fondamentale per l'equilibrio degli ecosistemi; l'acqua è un obiettivo strategico mondiale di scontro con il sistema capitalistico-finanziario; la gestione partecipativa delle comunità locali è un modello sociale alternativo; è necessario giungere ad un sistema di finanziamento basato sulla fiscalità generale e su un meccanismo tariffario equo, non volto al profitto e che garantisca gli investimenti.

Per affermare questi principi abbiamo promosso un rinnovato percorso di mobilitazione: la carovana “Per il diritto all'acqua, per il diritto al futuro che ha attraversato vari territori con decine di iniziative a partire dal 1 febbraio per concludersi il 25 marzo (guarda l'elenco completo).

Sabato 24 Marzo dalle 17.00 alle 20.00 a Roma a Piazza dei Sanniti presso il Cinema Palazzo si svolgerà un'iniziativa pubblica a carattere nazionale in vicinanza della Giornata Mondiale dell'Acqua a cui parteciperanno attivisti del movimento per l'acqua di tutta Italia per confrontarci sul diritto all'acqua, su come continuare a difendere l'esito referendario a 7 anni dallo svolgimento, su come le politiche d'austerità e di rientro del debito, oltre al tentativo di imporre alcuni trattati internazionali (TTIP e CETA), contribuiscano all'espropriazione sociale di diritti, beni comuni e democrazia. Lo faremo con ospiti del mondo della scienza e del diritto, e continueremo la serata con musica e interventi artistici.
 

Acqua pubblica, anche a Frosinone la lotta continua

22 marzo Giornata mondiale dell’Acqua

  
Ieri, 21 marzo, nella vigilia della Giornata mondiale dell’Acqua proclamata dall’ONU e nell’ambito della campagna organizzata dal Forum nazionale dei Movimenti per l’acquaintitolata “Carovana dell’acqua”, il Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone ha organizzato, presso la sede dell’associazione Oltre l’Occidente, un’assemblea centrata sul rilancio, anche nella nostra provincia, della ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Un obiettivo che il Comitato ha promosso e persegue da un decennio, trovando però notevole resistenza da parte di gran parte delle amministrazioni regionali, provinciali e locali che si sono succedute. Un obiettivo che è divenuto sempre più urgente da raggiungere ora, se si vuole contrastare concretamente il potere che il gestore privato accresce ogni giorno di più a scapito degli enti locali e, soprattutto, dei cittadini, che vedono incrementare le tariffe e le fatture senza ottenere in cambio un servizio di adeguata qualità e pari valore.
Un obiettivo che altrove, ad esempio nel limitrofo ATO della provincia di Roma, comincia ad essere più facile da raggiungere, grazie all’avvio di uno specifico tavolo tecnico per la ripubblicizzazione, partecipato dai Comuni e da autorevoli rappresentanti dei comitati e cittadini. Un tavolo preceduto da un approfondito studio economico sui costi del servizio e il bilancio del gestore.
Anche per l’ATO della provincia di Frosinone è necessario avviare lo stesso percorso e per questo abbiamo invitato all’assemblea le forze politiche e i rappresentanti del nostro territorio eletti nel rinnovato Parlamento e nel Consiglio Regionale. Ringraziamo allora l’On. Enrica Segneri che ha confermato l’impegno del Movimento Cinque Stelle sia a livello nazionale che regionale nella direzione di una revisione della normativa a favore della ripubblicizzazione e per la corretta e concreta attuazione delle norme che già la consentono, come la legge regionale n. 5 del 2014, voluta dai comitati per l’acqua pubblica.
Nella stessa direzione intendono muoversi anche altre forze politiche, come testimoniato da Marco Maddalena, segretario provinciale di Sinistra Italiana, consigliere comunale di Ferentino e sostenitore del progetto politico della lista Liberi e Uguali, la quale sostiene e farà parte della nuova Giunta regionale guidata da Zingaretti e quindi avrà modo, ci auguriamo, di poter incidere sulle scelte nel merito dell’attuazione della legge regionale n. 5/2014 a cominciare dalla definizione di un ambito di gestione dell’acqua centrato sulla Valle del Sacco.
Anche alcuni consiglieri comunali di Frosinone hanno partecipato all’assemblea e fornito un prezioso contributo alla discussione e alla formulazione di proposte per nuove azioni politiche da perseguire. Marco Mastronardi (M5S) ha ricordato la mozione proposta nell’autunno scorso in Consiglio comunale, approvata all’unanimità dei presenti, a sostegno della lr n. 5/2014 e per sollecitare la passata Giunta Zingaretti verso una rapida e corretta attuazione. Anche Daniele Riggi (Partito Socialista) ha ricordato le diverse iniziative politiche promosse negli ultimi anni, fuori e dentro l’aula consiliare, a sostegno della ripubblicizzazione del servizio idrico. Ha inoltre sollecitato tutti ad unire le numerose vertenze sociali e ambientali presenti nel territorio. Infine, Massimo Calicchia (Partito Socialista) ha ribadito la necessità di cambiare le regole con cui si gestisce oggi il servizio idrico.
Molti dei numerosi cittadini che hanno affollato la sala hanno contribuito con le loro esperienze e le loro idee, a conferma dell’importanza delle occasioni di confronto che il Comitato promuove continuamente.
Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone

martedì 20 marzo 2018

La borghesia non rinuncia ai suoi piani reazionari

Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia



Il 4 marzo 2018 è una data che non sarà possibile dimenticare. La sinistra borghese e riformista, responsabile di tante sconfitte della classe operaia, dello sdoganamento del razzismo e del fascismo, perde le elezioni aprendo le porte al populismo e al leghismo, che raccolgono il malcontento popolare. 
Si apre così una seria crisi politica della classe dominante che per superare lo stallo cercherà di mettere in piedi un governo che prosegua con le politiche dettate da UE, FMI, BCE e NATO.
E’ evidente che siamo di fronte a una profonda trasformazione reazionaria della società italiana e a una corrispondente modificazione del rapporto fra i partiti che la rappresentano sul piano istituzionale, politico ed elettorale.
Questa trasformazione in corso nel nostro paese si inquadra in un complesso di mutamenti in atto nella situazione internazionale.
Le tensioni fra le grandi potenze imperialiste del globo si stanno intensificando di giorno in giorno, preparando le condizioni di future guerre imperialiste per il predominio mondiale. In alcune aree del mondo lo scontro militare, sia pure attraverso forze alleate, è già in atto, per esempio in Siria.
In Italia, i tre più grandi blocchi elettorali (Centro-destra a guida Salvini-Berlusconi, Movimento 5 Stelle e Pd con alcuni suoi alleati) hanno tutti dichiarato, nei loro programmi, che dovranno essere mantenute le missioni militari italiane all'estero (gabellate per “missioni umanitarie” o di “mantenimento della pace”).
La storia dei grandi conflitti imperialisti  combattuti nel XX secolo ci insegna che l'uso delle armi fu preceduto  da accanite  guerre commerciali fra le potenze rivali.
In questi ultimi giorni il Presidente USA  Donad Trump ha deciso di “difendere” la produzione nord-americana dell'acciaio e dell'alluminio dalla concorrenza di altri paesi produttori imponendo un dazio del 25% sulle importazioni USA di acciaio e un dazio del 10% su quelle di alluminio.
Le conseguenze di questa guerra commerciale si sono fatte subito sentire con crolli borsistici:  Wall Street ha bruciato 170 miliardi in un giorno. Si prefigura un aumento generalizzato dei prezzi che danneggerà i consumatori americani, soprattutto i lavoratori a più basso reddito. E sono già previsti contro-dazi e altre ritorsioni protezionistiche da parte dei paesi capitalistici più colpiti dalla decisione di Trump, soprattutto UE e Cina.
In questo scenario, quali sono le politiche dei principali partiti italiani? 
Il ruolo del PD di Renzi e Minniti lo conosciamo bene. Anche se indebolito e a rischio frattura, è pronto a mettersi a disposizione delle soluzioni più favorevoli all’oligarchia.
Il centro-destra di Berlusconi e di Salvini ha nei suoi programmi, oltre al rafforzamento dei Carabinieri e della Polizia di Stato, l'istituzione dei poliziotti di quartiere e la riforma della legittima difesa per la maggior tutela della proprietà privata e dei patrimoni borghesi.
Il Movimento 5 Stelle ha detto chiaro e tondo che dalla NATO e dalla UE  non si esce e ha indicato come futuro Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il quale, oltre a voler estendere l'uso del Daspo, ha intenzione di promuovere una semplificazione di quei processi civili che, con la loro lentezza, “hanno fatto perdere competitività all'Italia” sul piano internazionale. Sono obiettivi che hanno tutti un chiaro segno di classe, a tutela degli interessi della borghesia industriale e commerciale italiana.
Sull'immigrazione tutta la destra è per il ripristino dei controlli ai confini e per i respingimenti in mare. Anche il Movimento 5 Stelle vuole blindare le frontiere, e  - sul piano interno – intende promuovere 10 mila nuove assunzioni nelle cosiddette “forze dell'ordine” dello Stato borghese.
E’ chiaro che nell’epoca dell’imperialismo la borghesia non rinuncerà mai  alla reazione politica e  alla politica di guerra,.
La situazione interna e internazionale farà sì che il dominio e l’oppressione dei gruppi decisivi della grande borghesia saranno più duri.
Lo impone la sfrenata concorrenza internazionale, la debolezza e il declino dell’imperialismo italiano, l’approfondirsi delle sue contraddizioni.
Davanti a questa prospettiva emerge con ancora più forza la necessità del fronte unico di lotta della classe operaia e di un’ampia coalizione popolare per battere le manovre del capitale finanziario e dei suoi portavoce politici.
Il proletariato non può rimanere indifferente nella situazione attuale, né può mettersi alla coda della piccola borghesia. Al contrario, deve mirare a svolgere un ruolo dirigente della masse popolari spinte alla miseria e alla divisione.
La classe operaia è la classe più interessata alla sconfitta dei  disegni reazionari dell’oligarchia finanziaria, al suo isolamento e al suo rovesciamento.  Occorra attrezzarsi politicamente e ideologicamente, organizzarsi seriamente per affrontare la reazione politica, i tentativi dei circoli dominanti della borghesia d’imporre l’ennesimo governo antidemocratico e antipopolare, che prosegua con i tagli alla spesa sociale e ai diritti, la deregulation dei contratti di lavoro, le missioni all’estero, etc.
Allo stesso tempo va denunciato e combattuto sul terreno della lotta il populismo delle forze piccolo borghesi,  pronte a rimangiarsi le promesse elettorali.

lunedì 19 marzo 2018

Sulle labbra del tempo: un libro per capire progetti di fanta-socio-politica possibili.

Luciano Granieri





Quale potrebbe essere l’esito  di una estremizzazione del neoliberismo? Dell’assoluto potere della finanza sulla vita delle persone ? Proviamo ad immaginarlo. Vi invitiamo  a seguirci in questo delirio e scoprirete che l’iperliberismo, estremizzato nella sua dimensione predatoria  e ipertecnologica, potrebbe sancire la propria autodistruzione. 

Immaginiamo   oggi, e la fantasia  è molto  vicina dalla realtà, che il potere delle banche   riuscisse ad ottenere la privatizzazione globale  dei servizi sociali, la totale mercificazione  della tradizione popolare,  della storia e, come lugubre esito finale,   la messa a profitto  della coscienza umana.  I computer delle borse, delle banche ,  degli hedge fund, potrebbero  permettere di speculare , non solo sui bisogni primari delle persone, ma anche sui sentimenti, sugli istinti, sulle coscienze . 

Immaginiamo però che per assicurare ulteriori dividendi miliardari agli azionisti di tali congreghe finanziario-criminali  si depotenziasse  la pianta organica deputata al controllo della sicurezza informatica, cioè si  licenziassero i tecnici incaricati  di  salvaguardare l’hardware  dagli hacker.  Mettiamo il caso che, a causa di questo indebolimento,  il sistema venisse preso di mira dalla pirateria informatica, tanto da cancellare, non solo i software deputati al trasferimento immediato di capitali da un mercato  all’altro , ma anche le banche dati contenenti la storia, la cultura, la coscienza sedimentata  attraverso  secolari processi sociali  . 

Una devastazione tale da cancellare il passato, annullare il presente, eliminare ogni ipotesi di futuro. Sarebbe l’implosione totale di un meccanismo  predatorio iperliberista che usa l’evoluzione tecnologica per cancellare intere classi sociali. Cosa potrebbe sostituire un sistema annientato e   divorato dalla  sua stessa voracità ? 

Innanzitutto, per ristabilire una identità di cittadinanza  , si dovrebbero coinvolgere gli anziani come depositari della memoria storica . Imprescindibile, poi, sarebbe la presa del potere da parte delle donne. Figure vessate dalla  secolare protervia patriarcale. Proprio la loro repressione storica potrebbe tradursi in salvifica  rivalsa, che avrebbe naturale evoluzione attraverso  contributi radicali nuovi, rivoluzionari, in antitesi alla fallimentare tirannia del maschio. 

Ampio spazio, in questa riorganizzazione sociale, dovrebbe spettare ai bambini, tenutari del potere insieme a donne ed anziani.  Propria  dei bambini è la potenza generatrice  di libertà,  della capacità di  reinventare la storia cancellata dall’oscurantismo iperliberista , sostituendo mistificazioni e riscritture storiche con il potere  della fantasia. 

Stiamo “babbiando”,   direbbe il commissario Montalbano. Ma questo progetto –concetto di fanta-socio politica futuribile è liberamente tratto dal  concept album  inciso dal gruppo musicale  degli Area nel 1976, intitolato  “Maledetti” (maudits) . Nel susseguirsi dei brani    la totale perdita della coscienza umana, era dovuta ad un guasto del computer che la custodiva all’interno di una banca. Ovviamente nel 1976 gli hacker non c’erano ancora. 

Però la narrazione  del potere detenuto dalla coscienza storica degli anziani, dallo spirito rivoluzionario delle donne e dalla fantasia dei bambini, potrebbe essere più che valida oggi per dissolvere la dittatura  delle banche, dei fondi internazionali d’investimento, che condizionano fortemente le dinamiche istituzionali di ogni singolo Paese.  

Una dittatura a cui, volenti o nolenti, dovranno sottomettersi anche gli attuali vincitori delle elezioni italiane. A meno che,  nel caso in cui si dovesse rivotare a breve, non si promuovano liste di donne, anziani,  gente dotata di fantasia infantile,  capace di rimuovere tutto il marciume politico  vecchio e,  falsamente nuovo,  servo del capitale finanziario, che avvelena la vita della maggior parte di noi. 

Per capire meglio chi erano gli Area, come e quando maturavano questi progetti di fanta-socio politica futuribile, invitiamo tutti i nostri lettori a partecipare, sabato 24 marzo alla presentazione del libro di Diego Protani  e Viviana Vacca : “Sulle labbra del tempo” (edizioni Lfa Pubblisher) dedicato proprio alla quadro socio-politico-creativo  degli anni ’70 e al grande ruolo che rivestirono i gruppi musicali prog.rock, in particolare gli Area, nella visione  di  una nuova organizzazione collettiva . 

Vi aspettiamo presso l’associazione culturale “Oltre l’Occidente in L.go Paleario 7 a Frosinone dalle 17,00, insieme all’autore del libro  Diego Protani, per rivivere ed analizzare un periodo rivoluzionario, creativo, ma anche spietato per la  storia del nostro Paese. “Dallo scontro nasce la creatività” si legge nelle note di copertina  di “Maledetti”. La citazione di Eraclito sta a significare che  proprio a seguito di stagioni, tempestose, crudeli, cruente, diciamo pure rivoluzionarie, può nascere la creatività per progettare un mondo nuovo.  Era questo  il processo politico che si andava definendo negli anni ’70? Ne parleremo sabato prossimo. Non mancate .

domenica 18 marzo 2018

Guerra in Siria: Ciò che i media mainstream non stanno dicendo su Ghouta Est

Rania Khalek

Rania Khalek è una giornalista americana e una commentatrice politica focalizzata sul Medio Oriente.

Traduzione di Luciano Granieri


Una veduta generale della devastazione del Paese di Al-Nashabiyah nella regione assediata di Ghouta Est poco fuori la capitale Damasco.



Mentre  le forze governative siriane stanno combattendo Jaysh al-Islam per riconquistare Ghouta est, i notiziari  dei media occidentali hanno totalmente ignorato le atrocità dei ribelli, preferendo dare la colpa di tutte le violenze al “regime”.

Attualmente  stanno ancora parlando  con clamore di una città in Siria che sta per essere riconquistata dal governo. Si tratta  di  Ghouta est, un sobborgo di Damasco.  E’  una delle ultime roccaforti rimaste ai ribelli islamici che hanno lacerato il paese negli ultimi sette anni.

Prima di Ghouta est c’era Aleppo,  prima di Aleppo,  Madaya  , ancora prima Homs  e così via. In  tutti questi posti  si sosteneva  che non ci fosse   la presenza di insorti armati e le autorità Siriane stessero  massacrando senza pietà   i civili,  mossi da un’incredibile  spietata sete di sangue. Se i ribelli erano menzionati (e ancora lo sono) normalmente  erano presentati , dalla stampa occidentale,  come rivoluzionari moderati e combattenti per la libertà.

Quindi se l’unico quadro della situazione a Ghouta  è descritto dai media manistream,  si trarrà  l’impressione della presenza di un unico conflitto fra il governo siriano ed i civili. Ma questa guerra non è così semplice.

I leader  Jihadisti.
I “ribelli” al comando di  Ghouta est appartengono a diversi gruppi Jihadisti  il più potente dei quali è” Jaysh al-Islam” o anche  “Army of Islam” un gruppo Jihadista salafita sostenuto dall’Arabia Saudita che mira a sostituire  il governo siriano  con uno Stato Islamico  (IS un tempo ISIS) . Jaysh al-Islam è estremamente settario è crudele nella sua retorica usa  le stesse strategie e  ha gli stessi obiettivi dell’IS.  Si distingue per le esecuzioni pubbliche, e si è pubblicamente vantato di aver esibito in pubblico     alcuni civili catturati, appartenenti alla  setta minoritaria di Alawait,   per usarli  come scudi umani in mezzo alla strada.  Il fondatore del gruppo l’anziano Zahran Alloush, apertamente inneggia alla pulizia etnica delle minoranze religiose di Damasco.

Il secondo gruppo più grande è Faylak al Rahman, alleato con Hayet Tahrir al-Sham o HTS, l’ultimo nome del gruppo  affiliato ad  Al-Qaeda attivo in Siria. HTS, è presente, anche se non in forze, a  Ghouta est.    Così come Ahar al-Sham and Nour al-Din al-Zenki, questi  sono stati riforniti in precedenza di  armi americane con cui i guerriglieri si sono filmati mentre decapitavano dei ragazzi .

Più recentemente i civili in fuga da Ghouta est hanno dichiarato di aver subito sparatorie da parte   dei miliziani per evitare che scappassero dalle aeree di sicurezza controllate dal governo, una altro fatto che  le notizie diffuse dai media occidentali hanno  omesso di riportare. Le notizie che i ribelli stanno trattenendo il cibo e gli aiuti umanitari destinati ai civili  sono ugualmente ignorate dai media  mainstream.

L'Informazione di guerra.
La guerra civile Siriana, forse, è la più propagandata della storia. Decine  di milioni di dollari sono stati spesi dai governi occidentali, e dai loro alleati nella regione, per costruire un apparato mediatico necessario a sterilizzare l’insurrezione, addossare tutte le colpe delle violenze al governo e prodigarsi  per ulteriori interventi militari occidentali contro il presidente  Bashar Assad.  E le notizie dei media occidentali hanno fatto riferimento solo a queste fonti diffuse dalla propaganda per raccontare il conflitto.

La più famosa agenzia, nata, in teoria per aiutare i civili,  è composta dai così detti    Caschi Bianchi . Un gruppo di soccorso  fondato, e pesantemente supportato,  dal governo Statunitense e da quello inglese. Nelle loro fila militano le  firme più in vista nel panorama delle pubbliche relazioni i Caschi Bianchi sostengono apertamente il cambiamento di regime , mentre lavorano accanto ai ribelli legati ad Al-Quaeda nelle aree di opposizione. Alcuni dei loro membri hanno partecipato alle atrocità degli estremisti mentre avrebbero dovuto difendere i civili.

Un'altra fonte che si alimenta dalle notizia dei media occidentali è l’Osservatorio Siriano per i diritti Umani, condotto da un solo uomo che è ampiamente influenzato dall’opposizione.

I Media occidentali, inoltre frequentemente si basano  si descrizioni personali  di “attivisti dell’informazione”  presenti  in aree della Siria  controllate dai gruppi di miliziani. Ma questi gruppi non tollerano né attivisti né giornalisti. Infatti sono famosi per la loro propensione ad imprigionare, torturare, giustiziare sommariamente, attivisti, avvocati operatori umanitari, giornalisti e minoranze.  

Questo è il motivo per cui i giornalisti non possono viaggiare attraverso le aree della Siria controllate dagli insorti: infatti rischiano di essere  rapiti , essere oggetto di riscatto, o uccisi.

Ciò dovrebbe porre serie domande a  chiunque si proponga  di costituire una fonte d’informazione indipendente  dall’interno  delle aree siriane controllate dagli insorti, perché è impossibile per la gente divulgare informazioni  senza il permesso delle autorità  jihadiste, le quali  hanno interesse a promuovere una narrazione che provoca indignazione  e sollecita interventi dall’Occidente . Ciò è particolarmente vero a Ghouta Est, dove i ribelli stanno perdendo terreno. Il loro unico pensiero mira a sollecitare  un intervento esterno per salvare Jaysh al-Islam dalla sconfitta.

Naturalmente anche  l’informazione di fonte governativa dovrebbe  essere presa con scetticismo. Perché, dopo tutto, anche il governo mente.  Ma nel caso della Siria i media occidentali già trattano le notizie provenienti dall’area governativa siriana come se fossero falsificate, mentre ingurgitano  tutto ciò che arriva dagli insorti  e lo ripropongono come notizie inconfutabili senza verificarne minimamente la veridicità mentre.   I media  mainstream  ignorano totalmente le vittime civili.

Per anni gli insorti a Ghouta Est hanno terrorizzato e ucciso migliaia di civili  abitanti di   Damasco, il loro  dramma non  mai è stato descritto  in occidente. Invece i  notiziari mainstream  sono impegnati a piangere affinchè l’occidente intervenga contro il governo.

Gli squadroni della morte di Al-Qaeda.
Questo  ci porta verso una delle più perniciose menzogne diffuse  dai media occidentali, cioè  che lo scarso interventismo   occidentale in Sira abbia  permesso impunemente continui spargimenti di sangue .  Ma l’occidente è intervenuto in Siria  e per fare questo ha prolungato i massacri  e rafforzato i poteri di Al-Qaeda.

Nonostante fosse stata avvisata   già nel novembre 2011 che l’opposizione armata era dominata da violenti estremisti  settari , l’amministrazione Obama spese un miliardo di dollari l’anno addestrando e fornendo armi a degli insorti, il cui collegamento ad Al-Qaeda era noto, con l’obbiettivo di rovesciare il governo Siriano. Al-Qaeda ha costruito la sua  più grande base di affiliazione nella storia come diretto risultato di questa  sconsiderata  politica  degli Stati Uniti  finalizzata a  sovvertire il regime.

In altre parole  il governo americano ha appaltato la sua guerra in Sira agli squadroni della morte di Al-Qaeda  e gli Americani non ne hanno  percezione perché i media occidentali continuano a propagandare la menzogna sullo scarso interventismo.

Ciò non per glorificare il governo Siriano, che si mostra effettivamente autoritario e inadeguato, ma per capire le natura di chi lo potrebbe sostituire una volta che questo crollasse. L’alternativa  è  inaccettabile per la maggior parte dei Siriani. Ciò perché una vasta maggioranza di Siriani, almeno il 75% come risulta da una rilevazione del 2016 - ma il numero è  certamente più alto oggi, visto che il governo ha riacquisito vaste aree prima controllate dagli insorti - vive in zone sotto controllo governativo.  

Infatti milioni fuggirono dalle città - oggi  poste sotto il controllo di sicurezza del governo - dopo che gli insorti le avevano occupate  con la violenza, per  salvarsi dal comportamento criminale dei ribelli in armi. Altri scapparono perché temevano i bombardamenti del governo lanciati   in reazione  all’invasione dei gruppi estremisti.

Per capire veramente la gravità  di ciò che gli americani hanno provocato  in Siria, bisogna inserire i fatti in un contesto americano. Potrebbe essere come se potenze  nemiche  dell’America finanziassero ed armassero il KKK per invadere od occupare città statunitensi e i media descrivessero i miliziani del KKK come “ribelli moderati” e “combattenti per la libertà” mentre uccidono le minoranze e usano  i civili come scudi umani  a Washington, New York e Los Angeles. Immaginiamo come Washington potrebbe reagire ad un simile scenario . Bene attualmente non possiamo immaginarlo. Basta osservare la loro follia omicida dopo gli attacchi terroristici  del  settembre 2011. Una mattanza  basata  abbastanza ironicamente sulla minaccia di Al-Qaeda in Medio Oriente.

Doppi standards
Poi c’è il dramma di un massiccio doppio standard.

Dopo che l’IS ha occupato larghe fasce di territorio in Iraq,  Il governo iracheno ,con il supporto della aviazione americana , lanciò una serie di azioni per riconquistare città come Mosul,  Falluja  e Tikrit, operazioni che i media occidentali per lo più celebrarono come atti di liberazione.

In  Siria il governo siriano, con l’aiuto dell’aviazione russa,  stava usando la stessa tattica militare per riprendere   Aleppo e Ghouta est a  gruppi non differenti dall’IS, eppure i media hanno classificato questa operazione come atti atroci molto vicini al genocidio.

Il conflitto in Siria è già   confuso e complicato disastro. Ma gli alti lamenti   dei media mainstream occidentali potrebbero farlo crescere in modo ancora più eclatante, è importante essere consapevoli dei fatto che c’è un disegno dietro  la loro unilaterale visione della realtà.

fonte RT News

“Supremacy”, il brano di Roger Waters per i palestinesi

fonte: Nena News

L’ex componente della storica band dei Pink Floyd ha voluto esprimere, tra le  altre cose, la sua protesta contro la decisione del presidente Usa, Donald Trump, di riconoscere, lo scorso 6 dicembre, Gerusalemme come capitale di Israele



Roma, 16 marzo 2018, Nena News – Si intitola “Supremacy” il nuovo brano a sostegno dei palestinesi di Roger Waters, ex componente della storica band dei Pink Floyd, che con esso ha voluto esprimere la sua protesta contro la decisione del presidente Usa, Donald Trump, di riconoscere, lo scorso 6 dicembre, Gerusalemme come capitale di Israele.
“Supremacy” paragona la storia dei soprusi sui palestinesi a quella dei coloni americani contro gli indiani d’America. Il brano è stato realizzato con la collaborazione del trio di musicisti “Joubran” che ha messo in musica i versi del poema “Il penultimo discorso del pellerossa all’uomo bianco” del grande poeta palestinese Mahmoud Darwish.
Waters è considerato un nemico dal governo Netanyahu perché è un attivista del movimento Bds, movimento internazionale che esorta al boicottaggio di Israele, ed assieme ad altre personalità del mondo dell’arte e dello spettacolo, tra le quali il regista Ken Loach, condanna le politiche di occupazione nei territori palestinesi praticate da Tel Aviv. Tra le sue ultime iniziative ci sono le lettere aperte contro i musicisti che accettano di tenere tour in Israele nonostante la repressione della popolazione palestinese. Hanno fatto notizia quelle indirizzate ai Radiohead e a Nick Cave.

Il musicista si è avvicinato molto alla causa palestinese dopo il 2002, in seguito alla costruzione del Muro di separazione israeliano nella Cisgiordania occupata e intorno a Gerusalemme. Una barriera che ha condannato con forza in molteplici occasioni, in particolare durante le sue visite nei Territori occupati, e che ha accostato ai contenuti espressi nel capolavoro dei Pink Floyd, “The Wall”.

Basta con gli attacchi alla memoria storica

Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese di Frosinone




La sezione di Frosinone degli Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese saluta con vivo entusiasmo il fallimento, almeno nell'immediato, del tributo che l'Amministrazione Comunale di Cassino ha cercato infingardamente di dare ad un sanguinario esercito invasore con la posa di una stele commemorativa in un luogo tristemente noto ai cassinati (vedi QUI ). Siamo contro gli eserciti invasori, siamo per il rispetto dei civili in ogni guerra, cosa che purtroppo non avviene oggi, in Palestina, come nel 1943/44 non avveniva in Cassino. Ci riconosciamo integralmente nei valori della Resistenza al nazifascismo e nella Costituzione italiana, soprattutto nell'art.10, e non mancheremo di essere presenti ed operativi in caso di nuovi attacchi alla memoria storica delle tragedie subìte dal popolo italiano.