sabato 21 luglio 2018

GENOVA: G8 2001

Umberto Franchi


Ero a Genova quel 21 luglio 2001 e nonostante la CGIL sconsigliasse la partecipazione , io ci andai in rappresentanza della FIOM Toscana .

Non ero solo..assieme a me c'erano altre 200.000 persone.. si manifestava per l'acqua pubblica, per la conversione ecologica dell'economia, per i diritti di tutti, per abbattere le frontiere, per la giustizia sociale e l’uguaglianza, per la pace, contro ogni forma di fascismo, contro la speculazione finanziaria e per la cancellazione del debito pubblico, contro il liberismo dominante.


Ma al governo c'era la destra del pregiudicato Berlusconi, del leghista Salvini , di Alleanza Nazionale di Fini, i quali decisero un piano di repressioni , uccisioni e torture e quei giorni di manifestazioni di popolo furono represse nel sangue con :


a) Il giorno prima un carabiniere di nome Mario Placanica sparò alla testa di Carlo Giuliani uccidendolo perché Carlo aveva in mano un estintore... il ragazzo rimasto sull'asfalto fu schiacciato da una camionetta e il cranio fracassato da una pietra... in un primo momento tentarono di farlo passare come una uccisione causata dai manifestanti, ma ci fu un filmato che riprendeva il carabiniere mentre sparava.


b) Alla scuola Diaz di Genova , furono massacrati con Manganelli, pugni Ferrati , presi a calci e torturati, centinaia di giovani che dormivano, donne e uomini , italiani e di altri Paesi , fino a renderli moribondi ed invalidi... i gendarmi portarono delle bottiglie molotov , per incolpare i manifestanti e giustificare la repressione.

c) Chi fu trasportato ancora cosciente nella caserma di Bolzaneto subì un nuovo trattamento di torture di ogni tipo;


A 17 ANNI DI DISTANZA
 i responsabili sono tutti liberi e premiati.. , restano tutte le problematiche che furono al centro di quella stagione di lotte mondiali , con i governi che si sono succeduti , anche di centrosinistra, che hanno sposato ed operato a favore del capitalismo e liberismi, con la destra al potere ed una società  civile molto più degradata .


Eppure tutte le idee ,le rivendicazioni e le lotte che ispirarono quel movimento, sono ancora valide e potrebbero tornare presto a vivere ! e comunque con il senno di poi rifarei Le stesse scelte di allora : ESSERCI !

Il condominio della Valle del Sacco

Marina Navarra*





Intervenire sulla vicenda della Valle del Sacco è molto complicato e a volte   frustrante. Sono decenni che noi “Popolo Inquinato”, oltre che a subire un decadimento  della qualità della vita  a causa della devastazione ambientale a cui è sottoposto il nostro territorio, siamo costretti a sorbirci analisi, valutazioni,  rapporti, proposte, da politici e istituzioni,  senza che nulla cambi.  O, se si rileva un cambiamento, è peggiorativo .  

Così   ampia  è la letteratura inerente la Valle del Sacco che spesso  annovera  soluzioni da libro dei sogni, fanta-grottesche , come quella dell’aeroporto Frosinone-Ferentino. Si disse che la costruzione di un scalo civile in piena Valle del Sacco, avrebbe contribuito a ridurre l’inquinamento atmosferico perché gli alberi piantati ai margini dell’area aeroportuale avrebbero, non solo assorbito l’inquinamento   prodotto dal combustibile  dagli aerei, ma anche tutte le emissioni nocive che le fabbriche li intorno rilasciavano nell’aria.  Come se bastasse piantare un po’ di verde attorno alla Viscolube, tanto per non fare nomi,  per eliminare le mefitiche emissioni derivate dal trattamento degli oli  industriali. Una soluzione fanta-grottesca,  se non fosse costata ai contribuenti ciociari qualcosa come quattro milioni e mezzo di euro per finanziare la  società deputata alla costruzione di un opera irrealizzabile. 

Ne abbiamo sentite tante , veramente tante.  Voglio quindi  anch’io   proporre una lettura un po’ fantasiosa . Immaginiamo un condominio, un grande palazzo in cui alcune famiglie, per risparmiare sulla donna ( o l’uomo) delle pulizie, non puliscono il proprio appartamento. Affidano il compito alla ditta per le pulizie generali  pagata da tutti i condòmini   che interviene solo un giorno a settimana   e si occupa di tutto il palazzo . Per risparmiare sulla monnezza, le succitate famiglie lasciano pure  i rifiuti dentro casa per poi affidarli  sempre alla stessa ditta. Immaginate come si potrà stare in un appartamento del genere!  Pavimenti sporchi, letti sfatti, polvere da tutte le parti, avanzi di cucina, monnezza dappertutto. Già perché l’intervento settimanale della ditta condominiale non riesce a rimuovere la sporcizia e l’immondizia che viene prodotta ogni giorno.  Senza contare  il rischio sanitario che, gli incauti  e sprovveduti  inquilini dell’appartamento, corrono, vivendo sempre a contatto con la sporcizia. 

Ebbene la Valle del Sacco è esattamente come l’appartamento di quel condominio.  La velocità di inquinamento dell’acqua, dell’aria, il devastante assalto al territorio operato da  inceneritori e discariche, non riescono ad essere neutralizzate dagli ipotetici interventi previsti dalla qualificazione SIN della zona. Interventi pagati da tutti noi condòmini del palazzo  in cui vivono gli untori.  

Fortunatamente non esiste un condominio come quello descritto, nessuno è capace di ridurre il proprio alloggio in una discarica, proprio perché è casa sua. Ecco.  Allora perché non consideriamo tutti noi “popolo inquinato” e” popolo inquinante” la Valle del Sacco come casa nostra?  Detta ideologicamente perché non consideriamo la Valle del Sacco uno spazio socialmente condiviso, dove è possibile vivere belle esperienze come fare una passeggiata lungo il fiume, oppure fare  addirittura il bagno nel  Sacco? Come l’inquilino del famigerato condominio s’incazza e protesta contro quelli che, non pulendo il loro appartamento,  appestano tutto il palazzo, perché anche noi come popolo inquinato non c’incazziamo contro chi ci avvelena acqua terra, aria, cioè la roba nostra?  

Ho parlato prima di esperienza. L’esperienza è un valore.   Fare un tuffo rigenerante d’estate  in acque pulite e fresche ci fa stare bene. Così come fare una passeggiata lungo il fiume sotto gli alberi, respirando aria buona,  è rilassante, ci fa stare bene. E  stare bene non è un valore?  Certamente  non è un valore d’uso, o di scambio monetizzabile  , ma non tutti i valori sono monetizzabili!...... O si?  Questo è l’altro guaio. Scaricare nel fiume inquinanti senza trattarli genera, grazie al risparmio sui costi di depurazione e smaltimento, un enorme valore monetizzato, ma distrugge irreparabilmente il valore dell’esperienza. Sempre per tornare all’ideologia, il capitalismo questo fa:  elimina completamente i valori d’esperienza per trasformarli tutti, compreso il respirare od il bere, in valori d’uso. 


Le vicende della Valle del Sacco dimostrano anche che  alienare il valore d’esperienza , o meglio, di sopravvivenza,  accolla alla collettività  ingenti costi monetizzabili.  Già nel rapporto ISPRA del 2012 (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale)  si evidenziava come il danno ambientale per il solo SIN del Fiume Sacco era pari a 660 milioni di euro. Se aggiungiamo i costi sanitari, tutto ciò gravava sulla collettività per più di un miliardo di euro. A fronte di queste cifre fa sorridere la notizia che il 31 marzo scorso ci ha annunciato in pompa magna  il consigliere regionale Mauro Buschini.   Il prode Alatrese informava  come,  grazie alla sua battaglia, Il  Mise, aveva  sbloccato 36 milioni????? di euro per gli interventi di bonifica. 

Al di là dell’esiguità dei fondi, il riferimento alla bonifica da la misura di come in Regione non abbiano  capito nulla. Non si può dare inizio alla bonifica se prima non si eliminano completamente le fonti inquinanti. E’ come il condominio di prima, se l’inquilino non la smette di insozzare il suo appartamento ogni giorno, l’intervento settimanale della ditta di pulizie sarà  insufficiente quanto inutile. Del resto  se alla fine di aprile il presidente Zingaretti, riconfermato alla guida della Regione Lazio, nei  10 punti fondamentali dell’azione di governo per i prossimi anni non ha inserito il risanamento della Valle del Sacco, si può capire quale sia la considerazione regionale per il nostro territorio . 

Qualcuno potrà obiettare che sono in mala fede, nel senso che se il risanamento della Valle del Sacco non è una priorità del governo regionale significherà che i trenta denari  spuntati da Buschini avranno risolto il problema. Però se consideriamo con attenzione i dati  dal  2005 a oggi,  da quando cioè è iniziato lo psicodramma  del SIN che diventava SIR e poi ridiventava SIN,  il  Sacco è ancora qualificato,  a seconda dei tratti,  come “pessimo” o “scarso” . Parliamo dei livelli qualitativi stabiliti dall’Unione Europea . Unione che pretende una qualificazione tra il “buono” e l’”ottimo per tutti i corsi d’acqua  presenti  nei Paesi UE. A causa di questa inadempienza,  noi, POPOLO INQUINATO, pagheremo una multa  salata .  

A gennaio di quest’anno l ‘ISPRA    ha rilevato,   per l’ennesima volta, livelli inaccettabili di HCH (esaclorocicloesano), oltre alla presenza anomala  di altri inquinanti,  nelle acque del fiume,  e ha denunciato la presenza di ben 20 fonti di contaminazioni attive sin dalla prima segnalazione dell’emergenza (2005).  Strano, visto che noi “popolo inquinato”  abbiamo pagato un depuratore per il trattamento delle acque reflue e di scarto industriale più di 20 milioni. Strano fino ad un certo punto. Visto che l’impianto ad oggi, dopo stucchevoli rimpalli di responsabilità,  fra consorzio Asi e  Regione, è ancora inattivo. 

Perché è inattivo? Io un’idea ce l’avrei….può essere che sbagli. Secondo me se attivassero il depuratore domani, tempo due giorni e questo sarebbe fuori uso. Infatti le acque afferenti all’impianto dovrebbero subire una pre-depurazione da parte delle aziende interessate per non creare disfunzioni al sistema di filtraggio. Siccome, per il valore di monetizzazione a cui abbiamo fatto riferimento prima,  i depuratori aziendali sono di fatto inattivi o assenti ,  è meglio che certa melma non arrivi al mega impianto costato 20 milioni pena la sua distruzione. 

A questa situazione si aggiunge la drammatica criticità  sanitaria . Per chi ha la vocazione comunitaria, ma la memoria corta,  voglio ricordare che l’Italia insieme ad altri 53 Paesi,  nel 2010 ha firmato l’accordo Health 2020, un protocollo, messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità  in base al quale: “lo Stato  s’impegna a procedere al rafforzamento dei sistemi sanitari, alla salvaguardia della salute pubblica, a migliorare la capacità e preparazione per la gestione delle emergenze, nonchè ad attivare un adeguato sistema di sorveglianza dello stato di salute della popolazione,  laddove situazioni di crisi, o di grave deterioramento dell’ambiente abbiano provocato danni e la diminuzione dei livelli di benessere e salute”. La chiusura di ospedali nella Valle del Sacco (Anagni- Ferentino- Ceprano-Ceccano) il depauperamento delle prestazioni sanitarie attraverso l’accorpamento dell’ospedale di Frosinone con quello di Alatri, tutto fanno tranne che rispettare l’accordo dell’Oms. 

Ma, accordo dell’Oms a parte, il fatto che rapporti epidemiologici rilasciati da organizzazioni di ricerca sanitaria, (S.E.N.T.I.E.R.I) ed ERAS, indichino che le cause di morte nella Valle del Sacco  per tutte le malattie, siano più che doppie rispetto alla media Italia, dovrebbero, dal lato sanitario spingere a potenziare le strutture pubbliche anziché finire di distruggerle. Recente è il provvedimento  di chiusura del punto di primo soccorso ad Anagni ed  il trasferimento dell’unità centrale del   118 a Latina. 

E’ vero il mio intervento è  inserito nell’ambito degli Stati Generali dell’Ambiente e Risanamento della Valle del Sacco, quindi si esige da me una proposta concreta per contribuire alla risoluzione del problema. Per quanto mi riguarda la soluzione è semplice. Basta guardare a ciò che sta facendo la Regione e seguirne l’esempio.  Al contrario però

La Regione Lazio non ha ancora un piano sulla gestione dei rifiuti e le strutture disposte sul territorio regionale sono inceneritori e discariche tali da implementare un  sistema di trattamento dell’immondizia altamente inquinante? Ebbene si realizzi un piano rifiuti incentrato  sul riciclo e riuso,  sostituendo gli impianti inquinanti, con strutture finalizzate al trattamento della plastica  e della carta. Si operi un controllo più stringente sui Comuni affinchè questi si attivino per  aumentare il tasso di raccolta differenziata.  Si obblighino  le strutture deputate allo smaltimento rifiuti (vedi la Saf) ad investire sugli impianti per il trattamento della differenziata . 

La  Regione parla di bonifica quando ancora i soggetti inquinanti non sono stati rimossi? Ebbene si proceda alla totale eliminazione dei punti inquinanti, si attivi il depuratore costringendo le aziende a pre depruare i loro  liquami prima di conferirli all’impianto.  Dopo,   solo dopo, questa operazione si attivino i processi di bonifica. 

Qualcuno potrebbe obiettare che queste soluzioni sono impraticabili perché, come detto prima, vanno contro la monetizzazione del valore d’uso.  Allora rimettiamo al primo posto il valore dell’esperienza. Come? Facciamoci sentire. Insomma !  Gli inquilini del condominio si sono incazzati contro le famiglie che tenevano sporchi i loro appartamenti e noi “POPOLO INQUINATO” non possiamo incazzarci contro il “POPOLO INQUINATORE”?

*testo dell'intervento effettuato nel corso degli Stati Generali dell’Ambiente e Risanamento della Valle del Sacco

Due documenti a cura di Luciano Granieri risalenti al 2010 da allora nulla è cambiato







giovedì 19 luglio 2018

Il padrone di Frosinone

Luciano Granieri



E’ da un po’ di tempo che non ci occupiamo delle vicende riguardanti  la ribollente assise consiliare del Capoluogo. Ma il recente contenzioso fra il consigliere di opposizione Stefano Pizzutelli, esponente della lista civica “Frosinone in Comune” e il sindaco Nicola Ottaviani, ci costringe a tornare sul luogo del delitto. 

Riassumendo i fatti:  Stefano Pizzutelli,  nell’analizzare  le procedure comunali per l’edificazione  del Parco del Matusa si è reso conto che  l’operazione di assegnazione  dei lavori si strutturava  su  affidamenti per incarichi inferiori a   40 mila euro, soglia al di sotto della quale non è necessaria una gara di appalto pubblica per selezionare le ditte  incaricate.  Il  costo totale della nuova oasi ottavianea  è di complessivi 113.000 euro. Senza contare i 38 mila euro spesi per dei tabelloni elettrici  in cui si doveva evidenziare il count down temporale per la realizzazione  del parco.  Cronografi che da più di un anno  segnano  lo zero, quindi il completamento dell’opera.   Ciò in totale contrasto  con la realtà che vede il progetto   lungi dell’essere realizzato.  

Lo spezzettamento degli appalti  secondo una quantificazione economica    tale per cui  essi vengono assegnati in affidamento diretto, è una prassi consolidata  per il sindaco Ottaviani. Gli  ex addetti della Multiservizi conoscono bene questa pratica. Infatti, dopo essere stati licenziati dall’azzeccagarbugli frusinate, a seguito della liquidazione della società, valore 990 mila euro, hanno visto smembrata la loro azienda in piccole particelle appaltanti la cui valorizzazione dell’ incarico era appena sotto la soglia necessaria all’indizione di una gara  pubblica . 

Sul perché un sindaco preferisca l’affidamento diretto, piuttosto che una gara  pubblica, non mi pronuncio, anche se ne capisco fin troppo bene le ragioni.   Lascio al lettore la risposta. Intendiamoci, questa non è una procedura illegale, è discutibile, sicuramente non   trasparente, induce al sospetto  di qualche ipotizzabile magheggio,  inserita com’è  in quella diffusa zona grigia normativa, in  cui un abile azzeccagarbugli può grufolare per alimentare i suoi interessi e quelli dei suoi sodali senza incorrere in guai giudiziari. Figuriamoci  se uno come Nicola Ottaviani, abile penalista, aduso a difendere la peggiore feccia delinquenziale, non sia  in grado di navigare in tali acque limacciose e melmose. 

Ma non è questa, secondo me l’eclatanza che emerge dall’affaire Pizzutelli-Ottaviani.  La risposta  dell’amministrazione frusinate  all’ esposto ,che il consigliere di Frosinone in Comune ha inoltrato alla Procura della Repubblica sulle procedure di affidamento dei  lavori per il Parco del Matusa, non è stata  sostanziata nel merito con la dovuta chiarezza.  Ha  visto, in primis, l’insulto, poi  dileggio verso l’incauto oppositore , quindi una  denuncia per diffamazione ai danni dello stesso  malcapitato consigliere. 

La novità di questo atteggiamento è che tutto ciò non è una novità. La  gestione  privatistica e padronale  di Ottaviani, prevede che chiunque osi opporsi al suo diritto di proprietà sul Capoluogo, o è un buffone o  un avanzo di galera . Tale prassi  è stata ampiamente esercitata sin dal primo giorno d’insediamento del sindaco  già a partire dalla prima consiliatura. 

Ad esempio ricordiamo  gli  sberleffi rivolti ai cittadini  a cui, nel corso di un consiglio comunale,  prima  furono sequestrati cartelli di protesta,  poi presi in giro, costretti a vedere sindaco e consiglieri sbandierargli in faccia  cartello con scritto:” Terme Romane gli altri le abbelano noi le ripariamo”. La vicenda riguardava la  delibera  che, in ambito di edilizia contratta,    concedeva un terreno  dall’alto valore archeologico ad un costruttore privato  per l’edificazione  di un mostruoso complesso edilizio.   Chi partecipò a quel consiglio comunale comunque potrebbe ritornare in comune con un altro cartello “Disabbelate  la delibera 26” il documento approvato dal comune in quell’assise,  non fu mai   pubblicato sull’albo pretorio, forse non fu mai scritto.  Tanto è vero che anche grazie l’impegno di cittadini e associazioni quel mostro non è stato mai costruito.    

Questo modo di fare, che oppone    - a  contestazioni  legittime sulla trasparenza , sull’utilizzo dei fondi pubblici  per fare  PROPAGANDA -   l’insulto o la minaccia di denuncia, offre la cifra politica insignificante del sindaco,  abituato a comandare e non ad amministrare .  Forse sarebbe il caso da parte delle opposizioni,  e dei cittadini – quelli non cooptati per  una compagna elettorale trasformata  in un enorme casting di reclutamento per servili  collettori di voti familistici  - denunciare con forza,   tutti uniti,  questo modo di fare. 

Bisogna ricordare al sindaco   che il   tempo dei podestà appartiene ad un epoca passata, morta  e sepolta sotto i colpi dei partigiani.  Ma bisognerebbe ricordare a  coloro i quali hanno eletto per il secondo mandato Ottaviani, la loro essenza istituzionale di cittadini, non di sudditi.