Ero a Genova quel 21
luglio 2001 e nonostante la CGIL sconsigliasse la partecipazione , io ci andai
in rappresentanza della FIOM Toscana .
Non ero solo..assieme a me c'erano altre 200.000 persone.. si
manifestava per l'acqua pubblica, per la conversione ecologica dell'economia,
per i diritti di tutti, per abbattere le frontiere, per la giustizia sociale e
l’uguaglianza, per la pace, contro ogni forma di fascismo, contro la
speculazione finanziaria e per la cancellazione del debito pubblico, contro il
liberismo dominante.
Ma al governo c'era la destra del pregiudicato Berlusconi,
del leghista Salvini , di Alleanza Nazionale di Fini, i quali decisero un piano
di repressioni , uccisioni e torture e quei giorni di manifestazioni di popolo
furono represse nel sangue con :
a) Il giorno prima un carabiniere di nome Mario Placanica
sparò alla testa di Carlo Giuliani uccidendolo perché Carlo aveva in mano un
estintore... il ragazzo rimasto sull'asfalto fu schiacciato da una camionetta e
il cranio fracassato da una pietra... in un primo momento tentarono di farlo
passare come una uccisione causata dai manifestanti, ma ci fu un filmato che
riprendeva il carabiniere mentre sparava.
b) Alla scuola Diaz di
Genova , furono massacrati con Manganelli, pugni Ferrati , presi a calci e
torturati, centinaia di giovani che dormivano, donne e uomini , italiani e di
altri Paesi , fino a renderli moribondi ed invalidi... i gendarmi portarono
delle bottiglie molotov , per incolpare i manifestanti e giustificare la
repressione.
c) Chi fu trasportato ancora cosciente nella caserma di
Bolzaneto subì un nuovo trattamento di torture di ogni tipo;
A 17 ANNI DI DISTANZA
i responsabili sono tutti liberi e premiati..
, restano tutte le problematiche che furono al centro di quella stagione di
lotte mondiali , con i governi che si sono succeduti , anche di centrosinistra,
che hanno sposato ed operato a favore del capitalismo e liberismi, con la
destra al potere ed una società civile
molto più degradata .
Eppure tutte le idee ,le rivendicazioni e le lotte che
ispirarono quel movimento, sono ancora valide e potrebbero tornare presto a
vivere ! e comunque con il senno di poi rifarei Le stesse scelte di allora :
ESSERCI !
Intervenire sulla vicenda della
Valle del Sacco è molto complicato e a volte frustrante. Sono decenni che noi “Popolo
Inquinato”, oltre che a subire un decadimentodella qualità della vita a causa della devastazione ambientale a cui è
sottoposto il nostro territorio, siamo costretti a sorbirci analisi,
valutazioni, rapporti, proposte, da
politici e istituzioni, senza che nulla
cambi. O, se si rileva un cambiamento, è
peggiorativo .
Cosìampiaè la letteratura inerente la Valle del Sacco che spesso annovera soluzioni da libro dei sogni, fanta-grottesche
, come quella dell’aeroporto Frosinone-Ferentino. Si disse che la costruzione
di un scalo civile in piena Valle del Sacco, avrebbe contribuito a ridurre
l’inquinamento atmosferico perché gli alberi piantati ai margini dell’area
aeroportuale avrebbero, non solo assorbito l’inquinamento prodotto dal combustibile dagli aerei, ma anche tutte le emissioni
nocive che le fabbriche li intorno rilasciavano nell’aria.Come se bastasse piantare un po’ di verde
attorno alla Viscolube, tanto per non fare nomi,per eliminare le mefitiche emissioni derivate
dal trattamento degli oliindustriali.
Una soluzione fanta-grottesca, se non
fosse costata ai contribuenti ciociari qualcosa come quattro milioni e mezzo di
euro per finanziare lasocietà deputata
alla costruzione di un opera irrealizzabile.
Ne abbiamo sentite tante , veramente
tante.Voglio quindi anch’io proporre
una lettura un po’ fantasiosa . Immaginiamo un condominio, un grande palazzo in
cui alcune famiglie, per risparmiare sulla donna ( o l’uomo) delle pulizie, non
puliscono il proprio appartamento. Affidano il compito alla ditta per le
pulizie generalipagata da tutti i
condòminiche interviene solo un giorno a settimanae si occupa di tutto il palazzo . Per
risparmiare sulla monnezza, le succitate famiglie lasciano pure i rifiuti dentro
casa per poi affidarli sempre alla stessa
ditta. Immaginate come si potrà stare in un appartamento del genere! Pavimenti sporchi, letti sfatti, polvere da
tutte le parti, avanzi di cucina, monnezza dappertutto. Già perché l’intervento
settimanale della ditta condominiale non riesce a rimuovere la sporcizia e
l’immondizia che viene prodotta ogni giorno.Senza contareil rischio
sanitario che, gli incautie
sprovvedutiinquilini dell’appartamento,
corrono, vivendo sempre a contatto con la sporcizia.
Ebbene la Valle del Sacco
è esattamente come l’appartamento di quel condominio.La velocità di inquinamento dell’acqua,
dell’aria, il devastante assalto al territorio operato dainceneritori e discariche, non riescono ad
essere neutralizzate dagli ipotetici interventi previsti dalla qualificazione
SIN della zona. Interventi pagati da tutti noi condòmini del palazzo in cui vivono gli untori.
Fortunatamente non esiste un condominio come
quello descritto, nessuno è capace di ridurre il proprio alloggio in una
discarica, proprio perché è casa sua. Ecco. Allora perché non consideriamo tutti noi
“popolo inquinato” e” popolo inquinante” la Valle del Sacco come casa nostra? Detta ideologicamente perché non consideriamo
la Valle del Sacco uno spazio socialmente condiviso, dove è possibile vivere
belle esperienze come fare una passeggiata lungo il fiume, oppure fare addirittura il bagno nelSacco? Come l’inquilino del famigerato
condominio s’incazza e protesta contro quelli che, non pulendo il loro
appartamento, appestano tutto il
palazzo, perché anche noi come popolo inquinato non c’incazziamo contro chi ci
avvelena acqua terra, aria, cioè la roba nostra?
Ho parlato prima di esperienza. L’esperienza è
un valore.Fare un tuffo rigenerante
d’estate in acque pulite e fresche ci fa
stare bene. Così come fare una passeggiata lungo il fiume sotto gli alberi,
respirando aria buona,è rilassante, ci
fa stare bene. Estare bene non è un
valore? Certamentenon è un valore d’uso, o di scambio
monetizzabile , ma non tutti i valori
sono monetizzabili!...... O si? Questo è
l’altro guaio. Scaricare nel fiume inquinanti senza trattarli genera, grazie al
risparmio sui costi di depurazione e smaltimento, un enorme valore monetizzato,
ma distrugge irreparabilmente il valore dell’esperienza. Sempre per tornare
all’ideologia, il capitalismo questo fa:elimina completamente i valori d’esperienza per trasformarli tutti,
compreso il respirare od il bere, in valori d’uso.
Le vicende della Valle del
Sacco dimostrano anche chealienare il
valore d’esperienza , o meglio, di sopravvivenza, accolla alla collettività ingenti costi
monetizzabili.Già nel rapporto ISPRA
del 2012 (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale)si evidenziava come il danno ambientale per
il solo SIN del Fiume Sacco era pari a 660 milioni di euro. Se aggiungiamo i
costi sanitari, tutto ciò gravava sulla collettività per più di un miliardo di
euro. A fronte di queste cifre fa sorridere la notizia che il 31 marzo scorso
ci ha annunciato in pompa magna il
consigliere regionale Mauro Buschini. Il prode Alatrese informava come,grazie alla sua battaglia, Il Mise, aveva sbloccato 36 milioni????? di euro per gli
interventi di bonifica.
Al di là dell’esiguità dei fondi, il riferimento alla
bonifica da la misura di come in Regione non abbiano capito nulla. Non si può dare inizio alla
bonifica se prima non si eliminano completamente le fonti inquinanti. E’ come
il condominio di prima, se l’inquilino non la smette di insozzare il suo
appartamento ogni giorno, l’intervento settimanale della ditta di pulizie sarà insufficiente quanto inutile. Del resto se alla fine di aprile il presidente
Zingaretti, riconfermato alla guida della Regione Lazio, nei10 punti fondamentali dell’azione di governo
per i prossimi anni non ha inserito il risanamento della Valle del Sacco, si
può capire quale sia la considerazione regionale per il nostro territorio .
Qualcuno potrà obiettare che sono in mala fede, nel senso che se il risanamento
della Valle del Sacco non è una priorità del governo regionale significherà che
i trenta denarispuntati da Buschini
avranno risolto il problema. Però se consideriamo con attenzione i dati dal 2005 a oggi, da quando cioè è iniziato lo psicodrammadel SIN che diventava SIR e poi ridiventava
SIN, ilSacco è ancora qualificato,a seconda dei tratti, come “pessimo”
o “scarso” . Parliamo dei livelli qualitativi stabiliti dall’Unione Europea .
Unione che pretende una qualificazione tra il “buono” e l’”ottimo per tutti i
corsi d’acquapresentinei Paesi UE. A causa di questa
inadempienza,noi, POPOLO INQUINATO,
pagheremo una multasalata .
A gennaio di quest’anno l ‘ISPRAha
rilevato,per l’ennesima volta, livelli
inaccettabili di HCH (esaclorocicloesano), oltre alla presenza anomaladi altri inquinanti, nelle acque del fiume, e ha denunciato la presenza di ben 20 fonti di
contaminazioni attive sin dalla prima segnalazione dell’emergenza (2005).Strano, visto che noi “popolo inquinato”abbiamo pagato un depuratore per il
trattamento delle acque reflue e di scarto industriale più di 20 milioni.
Strano fino ad un certo punto. Visto che l’impianto ad oggi, dopo stucchevoli
rimpalli di responsabilità, fra
consorzio Asi eRegione, è ancora
inattivo.
Perché è inattivo? Io un’idea ce l’avrei….può essere che sbagli.
Secondo me se attivassero il depuratore domani, tempo due giorni e questo
sarebbe fuori uso. Infatti le acque afferenti all’impianto dovrebbero subire
una pre-depurazione da parte delle aziende interessate per non creare
disfunzioni al sistema di filtraggio. Siccome, per il valore di monetizzazione
a cui abbiamo fatto riferimento prima,i
depuratori aziendali sono di fatto inattivi o assenti ,è meglio che certa melma non arrivi al mega
impianto costato 20 milioni pena la sua distruzione.
A questa situazione si
aggiunge la drammatica criticità sanitaria . Per chi ha la vocazione
comunitaria, ma la memoria corta, voglio
ricordare che l’Italia insieme ad altri 53 Paesi, nel 2010 ha firmato l’accordo Health 2020, un
protocollo, messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanitàin base al quale: “lo Stato s’impegna a procedere
al rafforzamento dei sistemi sanitari, alla salvaguardia della salute pubblica,
a migliorare la capacità e preparazione per la gestione delle emergenze, nonchè
ad attivare un adeguato sistema di sorveglianza dello stato di salute della
popolazione, laddove situazioni di crisi,
o di grave deterioramento dell’ambiente abbiano provocato danni e la
diminuzione dei livelli di benessere e salute”. La chiusura di ospedali
nella Valle del Sacco (Anagni-Ferentino- Ceprano-Ceccano) il depauperamento delle prestazioni
sanitarie attraverso l’accorpamento dell’ospedale di Frosinone con quello di
Alatri, tutto fanno tranne che rispettare l’accordo dell’Oms.
Ma, accordo dell’Oms
a parte, il fatto che rapporti epidemiologici rilasciati da organizzazioni di
ricerca sanitaria, (S.E.N.T.I.E.R.I) ed ERAS, indichino che le cause di morte
nella Valle del Sacco per tutte le
malattie, siano più che doppie rispetto alla media Italia, dovrebbero, dal lato
sanitario spingere a potenziare le strutture pubbliche anziché finire di
distruggerle. Recente è il provvedimentodi chiusura del punto di primo soccorso ad Anagni edil trasferimento dell’unità centrale del118 a Latina.
E’ vero il mio intervento è inserito nell’ambito degli Stati Generali
dell’Ambiente e Risanamento della Valle del Sacco, quindi si esige da me una
proposta concreta per contribuire alla risoluzione del problema. Per quanto mi
riguarda la soluzione è semplice. Basta guardare a ciò che sta facendo la
Regione e seguirne l’esempio. Al
contrario però.
La Regione Lazio non ha ancora un piano sulla gestione dei
rifiuti e le strutture disposte sul territorio regionale sono inceneritori e
discariche tali da implementare un sistema di trattamento dell’immondizia altamente
inquinante? Ebbene si realizzi un piano rifiuti incentrato sul riciclo e riuso, sostituendo gli impianti inquinanti, con strutture
finalizzate al trattamento della plasticae della carta. Si operi un controllo più stringente sui Comuni affinchè
questi si attivino per aumentare il
tasso di raccolta differenziata. Si obblighino
le strutture deputate allo smaltimento
rifiuti (vedi la Saf) ad investire sugli impianti per il trattamento della
differenziata .
LaRegione parla di
bonifica quando ancora i soggetti inquinanti non sono stati rimossi? Ebbene si
proceda alla totale eliminazione dei punti inquinanti, si attivi il depuratore
costringendo le aziende a pre depruare i loroliquami prima di conferirli all’impianto. Dopo, solo dopo, questa operazione si attivino i
processi di bonifica.
Qualcuno potrebbe obiettare che queste soluzioni sono
impraticabili perché, come detto prima, vanno contro la monetizzazione del
valore d’uso. Allora rimettiamo al primo
posto il valore dell’esperienza. Come? Facciamoci sentire. Insomma ! Gli inquilini del condominio si sono incazzati
contro le famiglie che tenevano sporchi i loro appartamenti e noi “POPOLO
INQUINATO” non possiamo incazzarci contro il “POPOLO INQUINATORE”?
*testo dell'intervento effettuato nel corso degli Stati Generali dell’Ambiente e Risanamento della Valle del Sacco
Due documenti a cura di Luciano Granieri risalenti al 2010 da allora nulla è cambiato
E’ da un po’ di tempo che non ci occupiamo delle vicende riguardanti la ribollente assise consiliare del Capoluogo. Ma il recente
contenzioso fra il consigliere di opposizione Stefano Pizzutelli, esponente
della lista civica “Frosinone in Comune” e il sindaco Nicola Ottaviani, ci
costringe a tornare sul luogo del delitto.
Riassumendo i fatti: Stefano Pizzutelli,nell’analizzare le procedure comunali per l’edificazionedel Parco del Matusa si è reso conto chel’operazione di assegnazionedei lavori si strutturava su affidamenti per incarichi inferiori a 40 mila
euro, soglia al di sotto della quale non è necessaria una gara di appalto
pubblica per selezionare le ditteincaricate.Il costo totale della nuova oasi ottavianea è di complessivi 113.000 euro. Senza contare i
38 mila euro spesi per dei tabelloni elettrici in cui si doveva evidenziare il count down
temporale per la realizzazione del parco. Cronografi che da più di un anno segnano lo zero, quindi il completamento dell’opera. Ciò in
totale contrastocon la realtà che vede
il progetto lungi dell’essere realizzato.
Lo spezzettamento degli appaltisecondo una quantificazione economica tale per cui essi vengono assegnati in affidamento diretto,
è una prassi consolidataper il sindaco
Ottaviani. Gliex addetti della
Multiservizi conoscono bene questa pratica. Infatti, dopo essere stati
licenziati dall’azzeccagarbugli frusinate, a seguito della liquidazione della
società, valore 990 mila euro, hanno visto smembrata la loro azienda in piccole
particelle appaltanti la cui valorizzazione dell’ incarico era appena sotto la
soglia necessaria all’indizione di una garapubblica .
Sul perché un sindaco preferisca l’affidamento diretto,
piuttosto che una garapubblica, non mi
pronuncio, anche se ne capisco fin troppo bene le ragioni. Lascio al lettore la risposta. Intendiamoci,
questa non è una procedura illegale, è discutibile, sicuramente non trasparente, induce al sospetto di qualche ipotizzabile magheggio, inserita com’è in quella diffusa zona grigia normativa, in cui un abile azzeccagarbugli può grufolare per
alimentare i suoi interessi e quelli dei suoi sodali senza incorrere in guai
giudiziari. Figuriamoci se uno come
Nicola Ottaviani, abile penalista, aduso a difendere la peggiore feccia
delinquenziale, non sia in grado di
navigare in tali acque limacciose e melmose.
Ma non è questa, secondo me
l’eclatanza che emerge dall’affaire Pizzutelli-Ottaviani. La risposta dell’amministrazione frusinate all’ esposto ,che il consigliere di Frosinone
in Comune ha inoltrato alla Procura della Repubblica sulle procedure di
affidamento dei lavori per il Parco del
Matusa, non è stata sostanziata nel
merito con la dovuta chiarezza. Ha visto, in primis, l’insulto, poi dileggio verso l’incauto oppositore , quindi
una denuncia per diffamazione ai danni
dello stesso malcapitato consigliere.
La
novità di questo atteggiamento è che tutto ciò non è una novità. La gestione privatistica e padronale di Ottaviani, prevede che chiunque osi opporsi
al suo diritto di proprietà sul Capoluogo, o è un buffone o un avanzo di galera . Tale prassi è stata ampiamente esercitata sin dal primo
giorno d’insediamento del sindaco già a
partire dalla prima consiliatura.
Ad esempio ricordiamo gli sberleffi rivolti ai cittadini a cui, nel corso di un consiglio comunale, prima furono sequestrati cartelli di protesta, poi presi in giro, costretti a vedere sindaco
e consiglieri sbandierargli in faccia cartello con scritto:” Terme Romane gli altri le abbelano noi le ripariamo”. La vicenda
riguardava la delibera che, in ambito di edilizia contratta, concedeva un terreno dall’alto valore archeologico ad un
costruttore privato per l’edificazione di un mostruoso complesso edilizio. Chi partecipò a quel consiglio comunale comunque
potrebbe ritornare in comune con un altro cartello “Disabbelate la delibera 26”
il documento approvato dal comune in quell’assise, non fu mai
pubblicato sull’albo pretorio, forse non fu mai scritto. Tanto è vero che anche grazie l’impegno di
cittadini e associazioni quel mostro non è stato mai costruito.
Questo modo di fare, che oppone - a
contestazioni legittime sulla
trasparenza , sull’utilizzo dei fondi pubblici per fare PROPAGANDA - l’insulto o la minaccia di denuncia, offre la
cifra politica insignificante del sindaco, abituato a comandare e non ad amministrare . Forse sarebbe il caso da parte delle
opposizioni, e dei cittadini – quelli non
cooptati per una compagna elettorale
trasformata in un enorme casting di
reclutamento per servili collettori di
voti familistici - denunciare con forza,
tutti uniti, questo modo di fare.
Bisogna ricordare al
sindaco che il tempo dei podestà appartiene ad un epoca
passata, morta e sepolta sotto i colpi
dei partigiani. Ma bisognerebbe
ricordare a coloro i quali hanno eletto
per il secondo mandato Ottaviani, la loro essenza istituzionale di cittadini,
non di sudditi.