martedì 15 gennaio 2019

Trisulti, chiude "l'Osteria dei Frati"

Luciano Granieri





Un sabato di gennaio  si va  su alla Certosa di Trisulti. Sono le 12,30.  Tira un vento freddo ma è normale per questi luoghi. Qualche anno fa era anche normale trovare la Certosa frequentata da  turisti, religiosi e laici. Non questo sabato. Al freddo del vento si aggiunge il gelo di un eremo vuoto. 

La liquoreria, primo luogo ad accogliere i turisti attraverso  il calore dei distillati prodotti con le erbe officinali dei boschi, oggi è deserta. E’ diventata  un’asettica     biglietteria.  A  far mostra di se negli  scaffali mestamente spogli qualche barattolo di miele, qualche cartolina, qualche piccolo rosario. Reliquie di tempi andati. 

Già ma i gladiatori, i guerrieri dei valori giudaico cristiani devono rimanere sobri . Serve  essere lucidi per la nuova santa crociata sovranista . Bisogna   riaffermare la purezza    del suprematismo occidentale bianco, contro la contaminazione di genti spurie, blasfeme ed eretiche, feroci saladini  che sbarcano  come invasori dal Mediterraneo spesso trasportati da navi Ascare ammantate di false auree umanitarie .  

 I nuovi Salvini ed Orban   i duri gladiatori , che dalla Certosa scenderanno  in battaglia  contro la scellerata mollezza dei buonisti ,non possono cedere alle lusinghe del vizio, alcool compreso. Ma quelli come noi che qualche volta rispondono al   richiamo delle gocce imperiali, del centerbe, soffrono i luoghi chiusi,  tristi e incattiviti , come la Certosa è diventata dal febbraio dell’anno scorso. Da quando cioè l’allora ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini  - stante anche il colpevole silenzio dell’attuale titolare del MiBACT Alberto Bonisoli -  ha lasciato che gli ideologi di Trump,  per trenta denari, s’impossessassero di un luogo  pubblico che doveva e deve rimanere aperto. 

Aperto a tutti coloro , bianchi, neri, gialli, rossi, cristiani, atei, gay, ricchi, poveri,  che vogliono ammirare  la  liquoreria, la  farmacia, la  biblioteca, i giardini, la chiesa.  Noi a cui  piaceva essere accolti dal dolce  del miele, della cioccolata, della condivisione dello  stupore per la bellezza di questo luogo  ci batteremo per restituire un bene dei cittadini ai cittadini.


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