martedì 5 marzo 2019

Zingaretti segretario del Pd discontinuità nella continuità

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone




Ha vinto Zingaretti, evviva Zingaretti!  Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Pd, avendo sbaragliato i concorrenti (Martina e Giachetti) ai gazebo. Un milione e seicentomila , fra militanti e simpatizzanti , lo hanno incoronato segretario .

 Essendo  di Potere al Popolo non  voglio  esprimermi sulla natura delle  consultazioni.  Però qualche riflessione sul merito mi sento di proporla. Il concetto  più battuto  per definire ciò che sarebbe dovuto essere il nuovo Pd è stato quello della discontinuità. Lo stesso Zingaretti più volte ha dichiarato che il nuovo corso si sarebbe incardinato sulla  discontinuità con le politiche fin qui adottate dal Pd. Ebbene scusate tanto ma io questa discontinuità non la vedo.  

Come presidente della Regione Lazio il fratello di Montalbano   ha perseguito la stessa strategia della Polverini sulla  distruzione della sanità pubblica. Anzi ha fatto di peggio. In nome della medicina di prossimità, ma realizzatasi, sono stati chiusi ospedali e presidi sanitari, i pronto soccorso sono  quotidianamente al collasso, e i tempi  d’attesa per esami e visite specialistiche sono biblici. Si dirà che la sanità della nostra Regione è commissariata per i buffi provocati da Storace. Una situazione così grave  tanto da dover appaltare a cooperative  i servizi di Cup e Recup che pagano i propri addetti con stipendi da fame, o chiudere i consultori pubblici, oppure svendere il San Giacomo per 61 milioni di euro . Si da il caso però che per sovvenzionare la sanità privata, religiosa  i soldi , e tanti, sono   saltati fuori .  

La continuità di Zingaretti è emersa  anche nella messa a profitto di un bene necessario alla vita come l’acqua. I decreti attuativi della legge regionale 5 sulla ripubblicizzazione della risorsa idrica sono stati approvati dopo anni di proteste dei comitati, ma in un senso del tutto contrario allo spirito della legge e a favore della multi utility Acea . In realtà un minimo di discontinuità con la giunta Poverini è emersa sui rifiuti. L’ex sindacalista, quando ha guidato la  Regione, uno straccio di piano sullo smaltimento  l’aveva redatto. Zingaretti, dopo continui solleciti dell’Unione Europea,  è riuscito a partorirlo solo qualche mese fa, lasciando la Regione, per una consiliatura piena, senza una visione strategica sul trattamento dei rifiuti,  favorendo per anni una gestione basata su deroghe e urgenze il cui risultato è stato il proliferare di discariche, inceneritori,  legali ed abusivi.

 Passando a livello nazionale,  non mi pare che il Pd di Zingaretti prefiguri una discontinuità con quello del precedente segretario.  Le politiche sul mercato del lavoro, tese a costruire un’enorme platea di schiavi mal retribuiti e privi di ogni diritto, a quanto pare, non saranno cambiate, così come rimarrà intatta la buona scuola, o scuola per i ricchi. Sul piano dell’immigrazione un grande elettore di Zingaretti è stato proprio Minniti, quello della prima criminalizzazione delle  Ong, e dei lager in Libia. Anche per Zingaretti una patrimoniale è vista come il fumo negli occhi, quando questa sarebbe l’unico provvedimento decente per ridurre le diseguaglianze. 

Sul piano europeo il Pd zingarettiano  continua ad appoggiare,  con convinzione  la politica di austerity scritta sotto dettatura dei potentati finanziari, con l’apertura al movimento + Europa della Bonino che vuole si cambiare i trattati, ma in senso più restrittivo, abbassando il rapporti deficit/pil al 2%.  

Per tornare sul nostro territorio, grande elettore di Zingaretti è stato anche  quel Dario Franceschini che, da ministro della cultura del governo Gentiloni, ha svenduto, affittandola a canone agevolato,  la Certosa di Trisulti alla scuola suprematista bianca che fa capo a  Steve  Bannon, ex ideologo di Donald Trump. Di  dubbi sulla congruità dell’appalto ce ne sono molti.   Li dentro, a  detta dei nuovi inquilini, si formeranno i nuovi Salvini ed i nuovi Orban. 

Potremmo continuare ancora a lungo su queste tematiche ma   alla fine  la realtà è una sola. Il Pd è, e rimane, un partito liberista, di fatto antipopolare.  E’ il partito della grande imprenditoria, delle lobby finanziarie, delle  privatizzazioni  e messa a valore di beni e servizi pubblici. Chi è il segretario non conta. Anzi   resta  difficile   capire come nella  segreteria Zingaretti  alcuni soggetti e movimenti, nati dalla diaspora Dem  innescata  dalla spocchia di Renzi, possano cogliere una  discontinuità, che di fatto non esiste, e dirsi pronti a rientrare in un ovile per nulla cambiato.   

La realtà è che qualsiasi formazione minimamente orientata verso la difesa dei diritti sociali riconosciuti in  Costituzione, fautrice della  preminenza degli interessi popolari su quelli finanziari,  sostenitrice della lotta alle diseguaglianze, non può che essere acerrima avversaria di un partito del genere.  Potere al Popolo lo è. Per noi il Pd è avversario come lo sono tutti i partiti espressione della dittatura liberista, senza se e senza ma.




 Zingaretti e la riforma costituzionale

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