lunedì 20 maggio 2019

Si può dare un valore monetario agli essere umani? Nel decreto sicurezza e nell'America schiavista dell''800 si

Luciano Granieri




Quanto vale in dollari o in euro una vita umana? E’ una domanda a cui, chiunque fosse dotato di un minimo di umanità e coscienza civile, si rifiuterebbe di rispondere. Anzi giudicherebbe barbaro colui il quale  la ponesse. Ancora più odiosa è la pratica di negare il valore inestimabile di un essere  umano, rendendolo quantificabile quando esso appartiene ad un’altra etnia. 

Eppure nell’articolo uno del decreto recante  disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica, che un barbaro ministro degli interni - la cui attività è un insulto per il genere umano -   pretende di portare stasera all’esame del consiglio dei ministri, è sancita l’imposizione di una multa a tutte le imbarcazioni che dovessero effettuare operazioni di soccorso in acque internazionali. 

La sanzione può variare dai 3.500 ai 5.000 euro  per naufrago tratto in salvo. Tanto vale la  vita umana di persone in preda alla disperazione e agli stenti . Resta da capire come si esplica tale scala valoriale. Chissà. Proviamo ad ipotizzare: Per un profugo mulatto  la multa sarà di 3.500, mentre per un nero salirà a 5.000? 

In realtà la  stima economica di una vita umana non è cosa nuova. Trasferiamoci negli Stati Uniti, facciamo un salto nel passato fino alla prima metà del 1800. In questo periodo gli schiavi del sud erano  sette milioni, circa 350mila i loro padroni. I 234 più ricchi fra loro vessavano oltre  200mila persone. Era del tutto evidente come, in presenza di un numero così elevato di braccia da sfruttare, in enorme eccedenza rispetto alla necessità produttive, si sviluppasse una redditizia compravendita di donne e uomini che  potevano diventare merce venduta al mercato dal valore a volte inferiore ad  una bestia da soma. 

Come nel decreto  salviniano anche qui  il prezzo  di ogni singola persona poteva variare :  Ad esempio un ragazzo giovane e robusto aveva un valore maggiore rispetto ad un vecchio. Molto richieste anche le donne giovani perché in grado di fare figli da poter allevare e rivendere alle fiere . Leggiamo qualche inserzione dei giornali dell’epoca. 

Su un quotidiano di New Orleans del 1830 appare l’annuncio: “ Negri in vendita. Donna negra ventiquattrenne  e i sui figli uno di otto e l’altro di tre anni, saranno venduti separatamente o insieme, a piacere. La donna è una buona cucitrice . Viene venduta a buon prezzo, in contanti oppure scambiata con generi alimentari. Rivolgersi a Mathew Bliss & Co.” 

Un’altra inserzione  tratta da un giornale di Charleston invece promuoveva la vendita di una donna di 20 anni….è molto prolifica  e costituisce un’ottima occasione per chi volesse allevare una famiglia di servi robusti e sani per…proprio uso”.  

Thomas R.Drew, rettore del college  William e Mary negli stessi  anni si vantava del fatto che: “…la Virgnia alleva negri per gli altri Stati; ne produce a sufficienza per uso locale più  circa seimila da vendere….I virginiani li possono allevare a un costo inferiore di quello d’acquisto; in effetti questo allevamento costituisce una delle loro maggiori fonti di profitto”

Dunque non solo il decreto Salvini è paragonabile, così come bene descritto dagli studenti dell’Istituto Industriale Vittorio Emanuele di Palermo, alle leggi razziali del 1938  (in relazione alla mancanza di solidarietà per le minoranze con  l’effettiva inibizione e sterilizzazione di diritti fondamentali)  ma riporta alle pratiche in uso nell’America schiavista dell’ ‘800 in cui alla persone si poteva tranquillamente affibbiare un prezzo. Allora per affiancare allo sfruttamento il profitto sul commercio di appartenenti al genere  umano, oggi per rendere quegli stessi appartenenti al genere umano  misura monetaria al fine di quantificare sanzioni. 

Stiamo dunque parlando di un decreto fascista e schiavista, caratteristiche che non dovrebbero nemmeno arrivare ad un giudizio di incostituzionalità, per altro acclarato, ma essere rigettate  immediatamente  perché indegne di un Paese civile.  Ritengo che il Presidente Mattarella, qualora il decreto dovesse passare il vaglio del Consiglio dei Ministri, debba obbligatoriamente rifiutare un tale incivile abuso, negando la propria firma. Se ancora viviamo in uno Stato di diritto tutti gli organi di garanzia vigilanti sull’integrità costituzionale, e sui valori civile e sociali che la Carta assicura, dovrebbero mobilitarsi per fare in modo di fermare una norma che getta nella vergogna tutto il Popolo italiano.

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