Cinquant’anni fa da esplodeva la bomba fascista nel salone
centrale della Banca dell’Agricoltura in
Piazza a Fontana a Milano provocando 17 morti e 88 feriti. E’ dall’inizio della
settimana che tirano avanti sui media trasmissioni, eventi, analisi, docufiction
per commemorare la strage che dette l’inizio alla cosiddetta strategia della
tensione. Oggi poi, le istituzioni, e la famigerata società civile, si
rincorrono in cortei e commemorazioni ufficiali un po’ da tutte le parti.
Francamente non se ne può più. Non se ne può più di tanta ipocrisia. La catena
di responsabilità che ha pianificato la
strage, e tutto ciò che ne è seguito, è chiara. La NATO per paura di un’avanzata
comunista, in un paese come l’Italia al confine della cortina di ferro e con un Pci forte , ha incaricato il suo esercito clandestino “Gladio”
di inaugurare un percorso eversivo di stragi fasciste per giungere ad un colpo di Stato che avrebbe
imposto una deriva totalitaria , come accadde in Grecia. Il tutto con la complicità,
compiacenza, quando non partecipazione attiva, di apparati dello Stato.
Apparati nel pieno della loro funzione, non “Deviati”.
Già un documento segreto del National Security Council del 21 aprile
1950, firmato da Truman dettava la
linea. In esso si evidenziava come gli USA dovessero essere pronti ad
utilizzare tutto il loro potere politico, economico e , se necessario, militare
per fermare l’avanzata del Pci. Come al solito per portare avanti il progetto
di destabilizzazione si è usata
manovalanza fascista utile a fare il lavoro sporco che una borghesia di
potere,perbenista, ipocritamente cattolica non poteva svolgere. Proprio per
questo motivo i conti con i fascisti, non
si sono mai voluti chiudere .
Al di la di un sordido, quanto finto gioco delle
parti, i cani da guardia degli interessi imperialisti e capitalisti, avrebbero
dovuto restare al loro posto per sempre. Allora che senso ha rimestare nei
depistaggi di Stato, dolersi delle angherie inflitte agli anarchici accusati ingiustamente,
dell’orrenda fine di Pinelli suicidato per mano delle istituzioni, se non si
vuole cambiare una virgola e si accetta la
resa incondizionata all’imperialismo, evoluto in prassi liberiste, e allo
squadrismo, istituzionalmente riconosciuto e abilitato dei Salvini e delle Meloni.
Teniamoceli i decreti
sicurezza, teniamoci Caspound , il suo fiero e sbandierato status di FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO, tolleriamo,
anzi, plaudiamo alla loro occupazione
abusiva di un immobile dello Stato, teniamoci le peggiori derive omofobe, l’intolleranza
verso tutto ciò che è diverso dalla figura patriarcale dell’ homo borghese,
bianco tutto Patria Dio e Famiglia. Ma
almeno risparmiamoci commemorazioni e lacrime di coccodrillo per ogni 12
dicembre, 28 maggio, 2 agosto, 4 agosto etc. etc.
Risparmiamoci di sbandierare
un antifascismo di maniera cantando a vanvera “Bella Ciao” in certe
manifestazioni, per poi costringere ad
ammainare, nello stesso evento, una bandiera rossa, come hanno preteso gli organizzatori della manifestazione delle sardine a Firenze
. Quello era il colore della bandiera che i Partigiani impugnavano l’11 agosto del 1944 quando liberarono il Capoluogo Toscano, magari cantando anche “Bella
Ciao”. Quello era il colore della bandiera che i soldati dell’armata rossa
impugnavano quando entrarono ad
Auschwitz il 27 gennaio del 1945.
Risparmiamoci tanta ipocrisia! Il
fascismo è un crimine, l’imperialismo è un crimine, le derive liberiste sono
criminali, la disuguaglianza sociale è un crimine. Se non prendiamo coscienza
di questo continueremo a piangere false lacrime ad ogni commemorazione di
stragi. Ma forse ci sta bene così e allora :”Viva l’Italia, l’Italia del 12
dicembre".
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