Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 12 dicembre 2019

12 dicembre, basta lacrime di coccodrillo.

Luciano Granieri





Cinquant’anni  fa da esplodeva la bomba fascista nel salone centrale della Banca  dell’Agricoltura in Piazza a Fontana a Milano provocando 17 morti e 88 feriti. E’ dall’inizio della settimana che tirano avanti sui media trasmissioni, eventi, analisi, docufiction per commemorare la strage che dette l’inizio alla cosiddetta strategia della tensione. Oggi poi,  le  istituzioni, e la famigerata società civile, si rincorrono in cortei e commemorazioni ufficiali un po’ da tutte le parti. 

Francamente non se ne può più. Non se ne può più di tanta ipocrisia. La catena di responsabilità  che ha pianificato la strage, e tutto ciò che ne è seguito, è chiara. La NATO per paura di un’avanzata comunista, in un paese come l’Italia al confine della cortina di ferro e con  un Pci forte ,  ha incaricato il suo esercito clandestino “Gladio” di inaugurare un percorso eversivo di stragi fasciste  per giungere ad un colpo di Stato che avrebbe imposto una deriva totalitaria , come accadde  in Grecia. Il tutto con la complicità, compiacenza, quando non partecipazione attiva, di apparati dello Stato. Apparati nel pieno della loro funzione, non “Deviati”.

Già  un documento segreto  del National Security Council del 21 aprile 1950, firmato da Truman  dettava la linea. In esso si evidenziava come gli USA dovessero essere pronti ad utilizzare tutto il loro potere politico, economico e , se necessario, militare per fermare l’avanzata del Pci. Come al solito per portare avanti il progetto di destabilizzazione si è  usata manovalanza fascista utile a fare il lavoro sporco che una borghesia di potere,perbenista, ipocritamente cattolica non poteva svolgere. Proprio per questo  motivo i conti con i fascisti, non si sono mai voluti chiudere . 

Al di la di un sordido, quanto finto gioco delle parti, i cani da guardia degli interessi imperialisti e capitalisti, avrebbero dovuto restare al loro posto per sempre. Allora che senso ha rimestare nei depistaggi di Stato, dolersi delle angherie  inflitte agli anarchici accusati ingiustamente, dell’orrenda fine di Pinelli suicidato per mano delle istituzioni, se non si vuole cambiare una virgola  e si accetta la resa incondizionata all’imperialismo, evoluto in prassi liberiste, e allo squadrismo, istituzionalmente riconosciuto e abilitato dei Salvini  e delle Meloni. 

Teniamoceli i decreti sicurezza, teniamoci Caspound , il suo fiero e sbandierato status  di FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO, tolleriamo, anzi, plaudiamo alla loro  occupazione abusiva di un immobile dello Stato, teniamoci le peggiori derive omofobe, l’intolleranza verso tutto ciò che è diverso dalla figura patriarcale dell’ homo borghese, bianco  tutto Patria Dio e Famiglia. Ma almeno risparmiamoci commemorazioni e lacrime di coccodrillo per ogni 12 dicembre, 28 maggio, 2 agosto, 4 agosto etc. etc. 

Risparmiamoci di sbandierare un antifascismo di maniera cantando a vanvera “Bella Ciao” in certe manifestazioni, per  poi costringere ad ammainare, nello stesso evento, una bandiera rossa, come hanno preteso gli organizzatori  della manifestazione delle sardine a Firenze . Quello era il colore della bandiera che i Partigiani impugnavano  l’11 agosto del 1944 quando liberarono il Capoluogo Toscano, magari cantando anche “Bella Ciao”. Quello era il colore della bandiera che i soldati dell’armata rossa impugnavano quando entrarono ad  Auschwitz il 27 gennaio del 1945. 

Risparmiamoci tanta ipocrisia! Il fascismo è un crimine, l’imperialismo è un crimine, le derive liberiste sono criminali, la disuguaglianza sociale è un crimine. Se non prendiamo coscienza di questo continueremo a piangere false lacrime ad ogni commemorazione di stragi. Ma forse ci sta bene così e allora :”Viva l’Italia, l’Italia del 12 dicembre".


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