venerdì 2 agosto 2019

La Pannocchia è blues


Resistenza Territoriale Attiva

SERRONE, 9 AGOSTO.
LA PANNOCCHIA E' BLUES!
Dalle 17,30 alle 19,30: Piazza Romolo Fulli
Dalle 20,00 all'01,00: Parco San Rocco


Torna dopo qualche anno "La Pannocchia Blues", un evento che nella sua prima edizione era stato pensato per riportare la buona musica e l'esibizione dei gruppi locali sul nostro territorio. Noi ne abbiamo preso il testimone e, ringraziando i ragazzi che ce lo hanno lasciato, abbiamo deciso di sfruttare questo momento di aggregazione per accendere i riflettori anche su un altro argomento, un problema che ci tocca da vicino ogni giorno: l'inquinamento della Valle del Sacco, un territorio giunto a livelli di sfruttamento e tossicità non più tollerabili, e per il quale vale la pena battersi ed informarsi, perché è il NOSTRO territorio.

GREEN SESSION: dalle 17,30 alle 19,30 in Piazza Romolo Fulli. Parleremo della situazione della Valle del Sacco con diversi esperti del settore, per capire quali sono le criticità del nostro territorio, le conseguenze di anni di sfruttamento e le speranze per il futuro. Speriamo in una partecipazione numerosa, per poter confrontarci con tutti i punti di vista, essere più consapevoli del tesoro che ci circonda e capire cosa possiamo fare tutti insieme per difenderlo.
BLUES SESSION: Ci sposteremo a Parco San Rocco con l'apertura alle ore 20,00 dello stand luppologastronomico (trad: birra, birra, pannocchie, pannocchie... ma non solo! pure pasta, zazzicchie, panzanella... insomma n'sacco de robba), e a partire dalle 21,00 un po' di sound massiccio con Jackie Brown, Willie Dixit e Skardellas!
NOI SIAMO PRONTI! E voi? 



mercoledì 31 luglio 2019

Comunicato dell'ANPI comitato provinciale di Frosinone: basta violenza fascista a Frosinone




Associazione Nazionale Partigiani d’Italia 
Comitato Provinciale di Frosinone 
Frosinone, 30/07/2019 

A seguito degli ultimi fatti di violenza fascista accaduti a Frosinone in occasione del  concerto   organizzato, in ricordo di Matteo "Zaiet" Fontana    dall’Associazione Zaiet Onlus con scopi di beneficenza, riteniamo necessario ribadire con la presenza sul territorio che nessuno può essere oggetto di violenza impunita nel nostro Paese, che garantisce la libertà e la partecipazione democratica dei cittadini alla vita civile e sociale nel rispetto della legge.

Nel rinnovare la nostra totale solidarietà al giovane Francesco ed alla sua famiglia, oltre che all’Associazione Zaiet, richiamiamo alle loro responsabilità le Istituzioni rappresentative, e attendiamo da esse un qualche segno di esistenza in vita, una presa di posizione che non sia il solito pilatesco colpevolizzare le vittime, visto che qui, ancora una volta, la vittima non ha fatto altro che ciò che la Costituzione e le leggi lo chiamano a fare.

Abbiamo atteso che fossero chiare le dinamiche e le caratteristiche di questo ennesimo sfregio alla libertà ed alla incolumità di cittadini italiani, non essendo avvezzi all’approssimazione di cui invece sembrano nutrirsi commentatori anche occupanti posizioni di rilievo istituzionale, che sulla base di iniziali notizie confuse e suggestioni rimbalzate nel web partono in tromba con anatemi e condanne ai roghi scatenando alluvioni di violente esternazioni, salvo poi doversi arrampicare malamente su vetri insaponati per rattoppare le figure meschine rimediate.

Adesso che le cose sono più manifeste date le testimonianze, le fotografie, il venire alla luce di fatti analoghi accaduti nel tempo, esprimiamo la più preoccupata presa d’atto che le nostre analisi, gli appelli costantemente rivolti alla cittadinanza ed alle Istituzioni affinché non sottovalutassero i rischi per la convivenza civile e per le condizioni di agibilità democratica delle nostre città e della società più largamente intesa, erano più che fondati.

Non che ci fosse necessità di conferma, visto che le nostre valutazioni non sono mai umorali o dettate da secondi fini, come invece purtroppo registriamo continuamente da parte di personaggi e organizzazioni politiche dedite molto più alla propaganda di bassa cucina che alla difesa delle Istituzioni che, malauguratamente, in questo periodo occupano. Quando ci esprimiamo, ed indichiamo rischi nello svilupparsi di certi processi storici e degli interessi che li alimentano, lo facciamo avendo presenti gli insegnamenti della Storia, non le fregole elettoralistiche di gente senza scrupoli.

Sarebbe pleonastico definire vile l’aggressione fascista di Frosinone, e non ci interessa stabilire quanto sia da considerare “libertà di espressione” quella di aggredire in branco persone inermi e sole. Solo ci auguriamo, forse troppo ottimisticamente, che i cittadini “normali” comincino a comprendere cosa significhi considerare il fascismo come una idea politica al pari delle altre, con pari diritto di essere sostenuta e praticata. Forse non a tutti è chiaro che il fascismo, diversamente da molte altre idee e teorie sociali (dal liberalismo al socialismo, dalle più varie filosofie ad altrettanto varie religioni) non ha subìto deviazioni ma è nato e si è affermato con il preciso obiettivo e con il dichiarato e teorizzato metodo del terrore, e con quella barbara concezione continua a presentarsi.

Chiamiamo pertanto i cittadini a partecipare alle iniziative che si svolgeranno nei prossimi giorni a sostegno dell’idea democratica e della civiltà costituzionale, della convivenza pacifica e del rifiuto di qualunque pratica autoritaria, violenta e coercitiva, che non solo sono in contrasto con i principi ed i dispositivi della Costituzione, ma rappresentano un arretramento delle nostre conquiste democratiche le quali, quando non riescono a realizzarsi a pieno è perché viene a mancare loro il sostegno e la pratica dei cittadini.

Ci conforta la piena condivisione di queste affermazioni da parte di molti cittadini, sia in forma organizzata che da liberi soggetti, come dimostrano le espressioni di sostegno e di promozione degli stessi valori e delle stesse preoccupazioni, di cui diamo una lista, provvisoria perché in continua evoluzione:

Comunità Solidali, Collettivo UgualMente, Partito socialista Italiano Frosinone, Partito Democratico Frosinone, Possibile Frosinone, Possibile LGBT, Potere al Popolo Frosinone, Frosinone Libera, PuliAMO Frosinone, SPI-CGIL Provinciale Frosinone-Latina, SPI-CGIL Lega Frosinone-Anagni, Agedo Frosinone,

Adesioni personali varie, fra cui:
Rocco Lancia, Simone Campioni, Giuseppe Guerrera, Italo Clemente, Maria Concetta Giovannone, Nicoletta Giovannone, Ginevra Trinca, Valeria Anna Rita Selvini, Fausta Dumano, Alessandro Fattoracci, Sonia Sale, Carla Corsetti, Nando Leva, Massimiliano Tagliaferri, Alida di Lonardo, Annarosa Frate, Gianmarco Capogna, Massimiliano Tata, Antonio Corbo, Maria Lucia Giovannangelo, Umberta di Stefano, Luciano Granieri, Daniela Bianchi, Marina Tarquini, Antonella D’Emilia, Angela Mancini.

Comunicheremo via via le iniziative che terremo, sia promosse dall’ANPI sia da altre realtà democratiche, alle quali confermiamo fin d’ora il nostro contributo e il nostro sostegno. Abbiamo già inviato a S.E. il Prefetto una richiesta di incontro per conoscere le valutazioni dell’Istituzione sul tema ed avere rassicurazioni concrete sulla sicurezza dei nostri territori di fronte al montare dell’impunità, dell’arroganza e della violenza contro ogni espressione di impegno civile democratico.

ANPI 
Comitato provinciale di Frosinone 
Il Comitato Direttivo



martedì 30 luglio 2019

Che si suona?......Si suona "So What"

Luciano Granieri




Come è iniziato il 2019? E’ iniziato suonando “So What”. 

Mia moglie ed io  avevamo  deciso di festeggiare l’inizio del nuovo anno insieme agli amici, anzi, ai  “compagni”della Casa del Popolo di Anagni. Guarda caso li c’era una batteria, guarda caso avevo portato le bacchette , guarda caso fra i convitati  c’erano innamorati del jazz  : musicisti professionisti  e dilettanti come il sottoscritto,  guarda caso ognuno con il proprio strumento al seguito: Una chitarra, un basso elettrico, un sax tenore e la batteria che, per quella notte,  ha subito le mie sevizie. 

Che suoniamo? Il riff di basso di So What è scappato  quasi automatico al nostro amico bassista per cui tutti, raccogliendo il suo invito, ci siamo avventurati  sulle eccitanti  strade  improvvisative davisiane. 

Alcune volte il caso ti propone strane coincidenze. Infatti  So What  è il brano di apertura di “Kind of Blue”. Il   disco di Miles Davis  considerato  da molti la migliore incisione di tutto il panorama jazzistico,  e proprio nel 2019  l’album compie sessant’anni dalla sua pubblicazione avvenuta il 17 agosto 1959. Kind of Blue  è un’opera  basilare per la musica afroamericana , e non,  ha influenzato musicisti famosi in tutto il mondo, ha esaltato i cultori,  ha addirittura avvicinato e  appassionato al jazz, persone che non conoscevano questo tipo di espressione.  E a  sessant’anni da Kind of Blue, come non si poteva iniziare il 2019 suonando  So What?  

Stranamente   un album considerato una pietra miliare per la musica jazz è scaturito in modo semplice , molto poco costruito. Il 2 marzo 1959 Miles Davis  con  i fidi ,  Julian Cannonball Adderley  al sax alto, Paul Chambers al contrabbasso, Jimmy Cobb alla batteria,  un redivivo e pimpante John Coltrane al sax tenore,  i pianisti, Wynton Kelly   e Bill Evans, tornato con Davis dopo aver condotto  per breve tempo un proprio  trio, entrano in studio per la registrazione . 

Nelle note di copertina delle a prima edizione proprio Bill Evans descrive il clima: “Miles ha concepito la struttura di questa musica solo poche ore prima che venisse registrata , arrivando in studio con dei semplici schemi  per indicare al gruppo quel che andava eseguito. Quello che dunque il fruitore ascolterà in questi brani è qualcosa di assai vicino alla spontaneità . Nessuno dei brani era mai stato eseguito dal gruppo prima della registrazione”, inoltre, a detta di Evans:“tutti i brani vennero incisi in presa diretta senza ripetizioni”.  

In realtà proprio vero non era. Da dieci mesi il progetto Kind of Blue frullava nella testa di Miles Davis.   Fu l’espressione di un senso estetico che andava recuperando le radici del jazz arcaico , ma soprattutto andava maturando la convinzione di comporre strutture  snelle, con  pochi accordi, poche scale,  concezione la cui sperimentazione era già iniziata nel  1958 in alcune altre  incisioni  come  Milestones” . 

So What si basa solo su due scale, una formula    che consente ai solisti di essere più liberi di improvvisare.  Questo allora era il pensiero di Miles  in proposito: “Io penso che ci sia una tendenza  emergente nella musica jazz, per cui ci si va distaccando dalla convenzionale successione di accordi e si ritorna a porre l’accento sulle variazioni melodiche. Si avranno meno accordi, ma infinite possibilità di intervento su di essi”  Una manna per chi come John Coltrane  stava sperimentando  l’improvvisazione modale.  

Il disco di apre con  So What  come detto,  è una struttura  “call and response” (chiamata e risposta) tipica dei work songs , a conferma delle rinnovate attenzione verso il jazz arcaico,il contrabbasso chiama e i fiati rispondono,  segue Freddie Freeloader, l’unico brano in cui al piano c’è  Wynton  Kelly, un blues accattivante  a tempo medio,  poi si ascolta  Blue in Green , un pezzo  dalla struttura atipica in dieci battute il cui protagonista indiscusso è Bill Evans,  quindi All Blues, altro blues che originariamente doveva essere in 4/4 ma il giorno stesso della registrazione Miles ne  cambiò la  conformazione  ritmica . Così confidò al critico musicale Ralph Gleason: “L’avevo scritto in 4/4 ma quando fummo in studio mi colpì l’idea che doveva esser in 3/4. Non mi era mai venuta in mente quella soluzione ma si rivelò perfetta”. Chiude Flamenco  Sketches , una ballata minimalista dove gli sforzi di Miles, tesi a dissolvere la struttura armonica, si realizzano appieno. Prima di iniziare l’esecuzione  vengono stabiliti, cinque modi, cinque scale sulle quali i musicisti improvvisano senza aver stabilito alcun tema. 


Curiose  sono le modalità con cui vengono decisi i titoli dei brani.  Miles Davis  non si è mai appassionato alla ricerca del titolo giusto, questo doveva servire esclusivamente per distinguere un pezzo dall’altro. Quando ci si interrogò su come dovesse essere chiamato il brano d’apertura, Miles disse che non gli interessava nulla  del titolo, “chi se ne importa” affermò scocciato, dunque il brano si chiamò “So What” una frase idiomatica che vuol dire per l’appunto: “chi se ne importa”. Lo stesso Freddie  Freeloader non era altro che il soprannome di un ex barista di Filadelfia, un vagabondo che bazzicava i locali jazz rendendosi  servizievole verso i musicisti . 

Tutti i brani sono a firma di Miles Davis……Tutti? Blue in Green  in realtà, anche se nelle note di copertina è attribuito a Miles, è di Bill Evans. Ma forse non è neanche così. Specifichiamo meglio, ce lo spiga lo  stesso Bill Evans: “In effetti si tratta di un mio brano, anche se Miles è accreditato come co-autore, per ragioni che solo lui conosce. Un giorno a casa sua Miles tracciò su un foglio di carta i segni per indicare Sol minore e La aumentata e mi domandò “che ne faresti?” proprio non sapevo che farne ma quando tornai a casa scrissi “Blue in green”. 

Come abbiamo visto Kind of Blue è un album particolare non solo per la struttura musicale, ma anche per gli aneddoti per le condizioni straordinarie ed irripetibili in cui si sono venuti a trovare i musicisti, i quali non ebbero subito la percezione di aver inciso un capolavoro.  Jimmy Cobb, non appena concluse  le registrazioni,  così si espresse: “ Quando fu finito e riascoltammo ciò che avevamo fatto, esaminammo le varie cose……In studio ci era sembrata una buona musica….e su disco era venuta bene veramente…..Diavolo! mi dissi, proprio un bel suono”.  

Non si era reso minimamente conto di aver preso parte all’incisione del disco di jazz forse  più importante della storia della musica afroamericana.  Noi invece che nella notte di capodanno 2019 abbiamo suonato So What lo sapevamo benissimo perché per tutti noi, musicisti, dilettanti musicisti, appassionati, dopo Kind of Blue nulla sarebbe stato come prima.


lunedì 29 luglio 2019

Aggressione fascista a Frosinone: quando l'indifferenza libera l'odio

Luciano Granieri




Sdegno e rabbia sta suscitando sui social media, sia a  livello  locale che nazionale,  la notizia dell’aggressione subita da un ricercatore universitario, Francesco,  ad opera  di picchiatori  dell’estrema destra avvenuta a Frosinone  durante un concerto di beneficenza. La colpa di Francesco era quella di avere indosso  la maglietta del Cinema America . Gli squadristi , emuli delle gesta dei loro camerati di  Roma scagliatisi   qualche settimana fa contro altri due ragazzi che indossavano la stessa maglietta, hanno pensato bene di dimostrare che anche a Frosinone certe manifestazioni di convivenza democratica e di solidarietà non sono gradite e vanno punite. Francesco   si è ritrovato con la maglietta stracciata e gli occhiali rotti. 

In realtà l’aggressione  è solo uno, anche se grave, di una serie di atti che  testimoniano come  la marea nera stia montando anche a Frosinone.  Un compagno  aveva solo provato  ad  alzare  il pugno in cielo (gesto permesso dalla Costituzione, mi pare) e si è trovato circondato da squadristelli minacciosi, dispersi grazie all’aiuto della vigilanza.

 Con mia moglie,  Maria Lucia ci siamo visti fermare , presso il Parco del Matusa, da tre ragazzi i quali ci hanno chiesto di fargli una foto con il loro cellulare, abbiamo accettato senza problemi.  Ma dopo essersi messi in  posa questi hanno srotolato una bandiera con la croce celtica. Gli abbiamo riconsegnato il telefonino dicendo che la foto se la potevano fare da soli. Ci hanno apostrofato chiamandoci zecche di merda, ma per fortuna non ci hanno aggredito, forse perché  c’era troppa gente intorno.  Resta il fatto  che  nel tornare a casa una certa preoccupazione per eventuali ritorsioni l’abbiamo avuta.

 Le farneticazioni razziste del  ministro dell’interno  -l’amministrazione comunale cittadina pienamente allineata  a Matteo Salvini , grazie  ad una giunta comunale  sodale al   Carroccio ed un neo consigliere  che, qualche anno fa, invocava il manganello e l’olio di ricino per reprimere una protesta di lavoratori licenziati  - stanno dando la stura alle peggiori pulsioni fasciste e razziste, già presenti in città ma in qualche modo limitate da una sorta di pudore nel manifestarle.

 Tutto ciò, purtroppo, non è che la inevitabile conseguenza dell’indifferenza e l’insofferenza verso chi come noi,  già dal  2010, ammoniva contro il pericolo fascista che si stava materializzando in città con l’apertura di una sede di Casapound. Indifferenza: “ma chi sene frega di quattro ragazzotti un po’ esuberanti capaci solo di fare un po’ di casino senza fare  male a nessuno ” così venivamo apostrofati quando parlavamo dei fascisti del terzo millennio. Insofferenza: “tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione, anche chi non la pensa come voi, anzi non ci rompete le scatole con queste stupidaggini i problemi di Frosinone sono altri non la solita diatriba fra fascisti e comunisti” Ciò è quanto affermavano anche esponenti politici cittadini di peso  quando provammo  a lottare contro “l’incistamento” a Frosinone di Casapound.

 Oggi quei ragazzotti considerati innocui  ce li troviamo fianco a fianco in ogni tipo di manifestazione pubblica cittadina. Sono li pronti a riversare il loro odio inculcato da cattivi maestri che ahimè stanno governano, non solo il Paese, ma anche la città, contro chi  si azzarda a difendere i migranti  o a proferire una minima parola di solidarietà  .  La Costituzione  non sanno  neanche cosa sia, la convivenza democratica  è stata stracciata e buttata nel cesso, i tagli ai servizi sociali, operati anche dal comune frusinate leghista, sono il frutto dell’invasione dei neri che vengono a rubare il lavoro, e non il risultato di una politica che, per procedere indisturbata nella tutela degli interessi del capitale finanziario, alimenta la guerra  dei penultimi contro gli ultimi.

 Dunque l’indifferenza di allora ha sdoganato l’odio di oggi  , ha liberato le peggiori pulsioni fasciste e razziste. Oggi resta difficile fermare una deriva che poteva essere bloccata dieci anni fa. Ma ciò non deve giustificare arretramenti o desistenze di fronte alla minaccia fascista. Il fascismo non è un’idea è un crimine, questo va ribadito con ancora più forza a partire dalla nostra città.

 Frosinone è antifascista, questo deve essere chiaro a tutti a cominciare dal sindaco , dalla  sua giunta e dai consiglieri di maggioranza, qualcuno dei quali invoca manganello e olio di ricino per reprimere il dissenso. Chiarire questo concetto è compito di tutti, donne, uomini, associazioni, movimenti  di questa  città e provincia che considerano la Costituzione elemento fondante del vivere democratico. Persone chiamate ad unirsi ed organizzarsi per combattere e scacciare una marea nera e pesante che sta degradando ogni principio di convivenza civile. E’ una reazione urgente e quanto mai irrinunciabile.