Francesco Ricci
Socialismo o barbarie. Torna alla mente in queste ore l'alternativa indicata da Friedrich Engels un secolo e mezzo fa, poi resa celebre sulle barricate della rivoluzione tedesca da Rosa Luxemburg. Una frase che abbiamo ripetuto per decenni e che forse, nel ripeterla, quasi aveva assuefatto anche noi rivoluzionari, facendoci smarrire il senso profondo di quelle parole. Ma questi giorni drammatici ci offrono una illustrazione che non richiede didascalie di cosa realmente significhi: socialismo o barbarie.
E' il capitalismo con la sua barbarie il legittimo padre del coronavirus. E' un sistema che distrugge l'uomo e l'ambiente in cui viviamo, contrappone la produzione per il profitto alla salvaguardia del pianeta, aprendo il vaso di pandora da cui sfuggono nuove malattie, epidemie come questa che sta facendo una strage in Italia e nel mondo.
Questo sistema barbaro, basato sulla divisione in classi della società, produce mostri che non è poi in grado di fronteggiare. Essendo un sistema basato sul profitto di una manciata di miliardari, il capitalismo non vuole – e non può – fermare la produzione volta al profitto. Per questo le zone rosse, arancioni o gialle e le misure dei governi borghesi non fermano il contagio: perché si chiede ai lavoratori di non assieparsi dopo il lavoro, ma al contempo di stare tranquillamente ammassati nelle fabbriche e negli uffici negli orari di lavoro.
D'altra parte già Marx ci spiegava che i governi sono i "comitati d'affari della borghesia": il loro compito è preservare i profitti dei padroni, non certo occuparsi della salute pubblica. Per questo aggiungono al danno la beffa: non solo loro ci hanno trascinato in questo disastro, ma ora ne approfittano per giustificare, in nome di un virus, la crisi economica del loro sistema sociale e per legittimare nuove misure anti-operaie, licenziamenti di massa, nuovi tagli, in una spirale da Inferno dantesco.
Essendo un sistema sociale in cui la vita delle masse non vale nulla, il capitalismo taglia la Sanità pubblica (una quarantina di milardi dall'inizio della crisi economica mondiale) per usare le risorse per salvare le banche; taglia i fondi per ospedali, apparecchiature e personale per foraggiare la sanità privata e alimentare nuovi profitti sulla pelle dei proletari.
Educando le masse con l'ideologia dominante del profitto come scopo della vita, e privando le coscienze di una visione sociale e collettiva, il capitalismo diffonde insieme al virus anche una concezione individualistica, necessaria in un sistema basato sul mercato. Per questo è così difficile persino far rispettare quelle necessarie (anche se di per sé insufficienti) misure razionali per evitare il contagio. Governanti e pennivendoli si indignano perché nelle ore in cui non sono concentrati nei luoghi di lavoro i proletari non rispettano le distanze di sicurezza, i giovani non vogliono rinunciare al bar o alla festa e molti si mostrano indifferenti al contagio che è provocato anche da questi comportamenti egoistici. Ma anche l'egoismo individualistico è figlio legittimo del capitalismo.
Alcuni scienziati sostengono ora che l'unica via per fermare realmente il virus sarebbe quella di fermare la produzione e ridurre al minimo indispensabile le attività per quindici giorni. Ma questo non è possibile farlo finché a governare sarà la borghesia che non è disposta a rinunciare ai suoi profitti. Per questo il coronavirus costerà migliaia, se non di più, di vite umane. Vite degli anziani (che già vengono considerate sacrificabili, dato che non producono profitti) e vite di giovani (perché a breve il sistema sanitario collasserà, non essendo in grado di curare nemmeno altre malattie).
Ci vorrebbe una dittatura del proletariato, cioè un governo degli operai per gli operai, l'unico in grado non solo di porre fine in prospettiva alla distruzione del pianeta e dell'uomo, ma anche, in questa situazione disastrosa, di prendere tutte le misure realmente necessarie nell'immediato: fermare la produzione (con l'eccezione dei generi di prima necessità), fermare realmente i trasporti, interrompendo così realmente la catena del contagio del virus; stanziare i miliardi necessari per le strutture adeguate a curare chi già si è ammalato. Un governo che troverebbe immediatamente le risorse espropriando i grandi industriali e i banchieri.
Un governo operaio, l'unico vero governo di "salute pubblica", letteralmente.
Oggi tutto questo appare lontano ma non si tratta di un sogno: è una necessità, che deve vedere impegnati lavoratori e giovani da subito, nella costruzione attorno a un programma rivoluzionario della loro forza organizzata, del loro partito mondiale della rivoluzione socialista. Su questa via siamo impegnati come militanti della Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale.
Che non sia un sogno lontano ma piuttosto un incubo presente per la borghesia ce lo dicono le immagini di questi giorni (che sono non a caso censurate nei telegiornali e ignorate da tutta la sinistra riformista) dei milioni in piazza nella rivoluzione cilena, delle lotte di massa in tante parti del mondo. Ce lo dicono, vogliamo aggiungere con orgoglio, le bandiere del Mit, la sezione cilena della nostra internazionale, che sventolano sulle barricate di Santiago del Cile, simbolo di un progetto rivoluzionario internazionale in marcia. Quei vessilli sono, per dirla con Trotsky, le bandiere di una possibile vittoria che si avvicina, l'unica via di uscita possibile. Una vittoria delle masse proletarie, di quel socialismo senza il quale l'umanità è condannata alla barbarie del capitalismo e alla morte per i suoi virus, di questo o del prossimo. Una vittoria che siamo impegnati in tutto il mondo a costruire nelle lotte quotidiane dei lavoratori e dei giovani. Unisciti a questa lotta!
Socialismo o barbarie.
Essendo un sistema sociale in cui la vita delle masse non vale nulla, il capitalismo taglia la Sanità pubblica (una quarantina di milardi dall'inizio della crisi economica mondiale) per usare le risorse per salvare le banche; taglia i fondi per ospedali, apparecchiature e personale per foraggiare la sanità privata e alimentare nuovi profitti sulla pelle dei proletari.
Educando le masse con l'ideologia dominante del profitto come scopo della vita, e privando le coscienze di una visione sociale e collettiva, il capitalismo diffonde insieme al virus anche una concezione individualistica, necessaria in un sistema basato sul mercato. Per questo è così difficile persino far rispettare quelle necessarie (anche se di per sé insufficienti) misure razionali per evitare il contagio. Governanti e pennivendoli si indignano perché nelle ore in cui non sono concentrati nei luoghi di lavoro i proletari non rispettano le distanze di sicurezza, i giovani non vogliono rinunciare al bar o alla festa e molti si mostrano indifferenti al contagio che è provocato anche da questi comportamenti egoistici. Ma anche l'egoismo individualistico è figlio legittimo del capitalismo.
Alcuni scienziati sostengono ora che l'unica via per fermare realmente il virus sarebbe quella di fermare la produzione e ridurre al minimo indispensabile le attività per quindici giorni. Ma questo non è possibile farlo finché a governare sarà la borghesia che non è disposta a rinunciare ai suoi profitti. Per questo il coronavirus costerà migliaia, se non di più, di vite umane. Vite degli anziani (che già vengono considerate sacrificabili, dato che non producono profitti) e vite di giovani (perché a breve il sistema sanitario collasserà, non essendo in grado di curare nemmeno altre malattie).
Ci vorrebbe una dittatura del proletariato, cioè un governo degli operai per gli operai, l'unico in grado non solo di porre fine in prospettiva alla distruzione del pianeta e dell'uomo, ma anche, in questa situazione disastrosa, di prendere tutte le misure realmente necessarie nell'immediato: fermare la produzione (con l'eccezione dei generi di prima necessità), fermare realmente i trasporti, interrompendo così realmente la catena del contagio del virus; stanziare i miliardi necessari per le strutture adeguate a curare chi già si è ammalato. Un governo che troverebbe immediatamente le risorse espropriando i grandi industriali e i banchieri.
Un governo operaio, l'unico vero governo di "salute pubblica", letteralmente.
Oggi tutto questo appare lontano ma non si tratta di un sogno: è una necessità, che deve vedere impegnati lavoratori e giovani da subito, nella costruzione attorno a un programma rivoluzionario della loro forza organizzata, del loro partito mondiale della rivoluzione socialista. Su questa via siamo impegnati come militanti della Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale.
Che non sia un sogno lontano ma piuttosto un incubo presente per la borghesia ce lo dicono le immagini di questi giorni (che sono non a caso censurate nei telegiornali e ignorate da tutta la sinistra riformista) dei milioni in piazza nella rivoluzione cilena, delle lotte di massa in tante parti del mondo. Ce lo dicono, vogliamo aggiungere con orgoglio, le bandiere del Mit, la sezione cilena della nostra internazionale, che sventolano sulle barricate di Santiago del Cile, simbolo di un progetto rivoluzionario internazionale in marcia. Quei vessilli sono, per dirla con Trotsky, le bandiere di una possibile vittoria che si avvicina, l'unica via di uscita possibile. Una vittoria delle masse proletarie, di quel socialismo senza il quale l'umanità è condannata alla barbarie del capitalismo e alla morte per i suoi virus, di questo o del prossimo. Una vittoria che siamo impegnati in tutto il mondo a costruire nelle lotte quotidiane dei lavoratori e dei giovani. Unisciti a questa lotta!
Socialismo o barbarie.
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