domenica 23 agosto 2020

Trisulti: l'incriminazione di Bannon aggrava le responsabilità di Franceschini.

Luciano Granieri


Impazza su stampa,  media e social media, la soddisfazione per l’arresto  di Steve Bannon  da parte di associazioni e movimenti impegnati nella lotta per liberare la Certosa di Trisulti dalla presenza della DHI, (Dignitatis Humanae  Institute). Associazione religiosa di ultra destra finanziata dallo stesso ex stratega  di Donald Trump. 

Ricordando che il capo dell’alt right è già fuori,  avendo pagato una cauzione di 5 milioni di dollari, la notizia di una possibile truffa ordita da Steve Bannon ai danni di sprovveduti sovranisti  che hanno creduto di affidare all’amico americano di Salvini e Meloni i denari necessari ad  edificare il muro ai confini con il Messico per impedire l’ingresso degli immigrarti - soldi usati invece per finalità del tutto personali -non mi sorprende. E’ un  modo di fare di tali  personaggi, turlupinare i propri elettori e fan, estorcendo soldi in nome della lotta contro l’immigrato e la difesa del maschio bianco, giudaico cristiano, per poi, con quei denari ,  coltivare le proprie consorterie e speculazioni .  

A seguito dell’incriminazione di Bannon, si sono rinnovate le attenzioni verso Benjamin Harnwell. L’uomo della DHI posto a guardia della Certosa di Trisulti,  luogo deputato all’insediamento della scuola dei gladiatori  giudaico cristiani. 

La logica del discorso è la seguente. Il fatto che sia in corso un procedimento per la revoca della gestione della Certosa,  mosso dal Mibact attraverso l’avvocatura dello Stato,  per non conformità al bando dei requisiti  della   DHI (anche se nel 2017 proprio il   Mibact guidato dal ministro Franceschini  accolse quei requisiti),  il fatto che ad esso si  sia aggiunta  un’inchiesta penale sulla concessione condotta dal pm  Carlo Villani, e la sezione regionale  della Corte dei Conti abbia citato  in giudizio la DHI per morosità a seguito del mancato pagamento  del canone d’affitto 2018, unito all’arresto di Bannon,  dovrebbe dimostrare la natura non proprio irreprensibile della DHI, e dunque accelerarne la cacciata da Trisulti. 

Tutto giusto se non fosse che se Harnwell è ancora lì,  nonostante tutto,  non fa altro che esercitare un diritto concessogli dallo Stato ancora pienamente valido. Sta ora alle istituzioni dimostrare che tutta la procedura è  stata illegale. 

Mettiamo in fila gli accadimenti. Nel giugno 2017 il Mibact, guidato dal ministro Franceschini, concede la certosa alla DHI, validando i requisiti presentati.  Durante il governo giallo-verde il nuovo inquilino del ministero, Alberto Bonisoli,  M5S , forse per una sorta di rivalsa contro lo strapotere della Lega, che in quel periodo stava mettendo  all’angolo i compagni d’avventura governativa  penta stellati, e sotto la pressione di associazioni e movimenti, i quali agirono per via giudiziaria in autotutela, si accorge che i requisiti della DHI non sono conformi al bando e avvia la procedura di revoca, siamo nel maggio 2019. 

Dopo l’ubriacatura del Papeete torna al timone del Mibact il ministro Franceschini, lo stesso che per sua ammissione nel 2017 aveva concesso la Certosa, in base a” valutazioni superficiali”. Franceschini prosegue l’iter di revoca, annullando il decreto di affidamento alla DHI del 16 giugno 2017 emesso quando alla guida del Ministero c'era lo stesso esponente Dem. Cioè il ministro agisce contro se stesso e questa è una delle motivazioni  per cui il Tar di Latina accoglie l’impugnazione  della DHI contro il provvedimento di revoca, oltre a non riconoscere gli interventi oppositivi delle associazioni locali in appoggio al Mibact, proprio perché non considerate dal Mibact stesso. 

Ora la pratica è al Consiglio di Stato, ma la superficialità di Franceschini, a quanto pare, è reiterata e si estende  anche alle  procedure di revoca. Inoltre in recenti interviste Benjamin Harnwell afferma che aveva contattato i funzionari del ministero nove mesi prima la redazione del bando chiedendo se la DHI avesse i requisiti per partecipare,  ricevendone riscontro positivo. Domanda: come fa il ministero ad assicurare un concorrente privato sulla bontà dei propri requisiti  per partecipare ad una gara pubblica quando i termini del bando  medesimo ancora non sono stati redatti? 

Se quanto affermato da Harnwell fosse vero, si prefigurerebbe il reato di turbativa d’asta, e se non fosse vero, concorrerebbero le condizioni per denunciare Benjamin per diffamazione e il Mibact, nel caso,  dovrebbe farlo. Non sappiamo se Franceschini denuncerà Harnwell, in ogni caso la vicenda mette in evidenza come le responsabilità maggiori siano proprio del ministro Dem che ha mostrato superficialità nel concedere il bene, superficialità presso l’Avvocatura dello Stato nel proseguire l’iter di revoca. 

La notizia dell’incriminazione di Bannon non fa altro che aggravare queste responsabilità. Ecco perché dopo due marce e un “pic nic Woodstock”  a Trisulti , il prossimo passo dovrebbe essere una gita a Roma sotto il Ministero per i Beni le Attività Culturali ed il Turismo per chiedere decisamente le dimissioni di Dario Franceschini.


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