lunedì 2 novembre 2020

Scusace Gigi, ma ce semo arenati prima dell'undicesima pietra.

     Luciano Granieri



Caro Gigi,

  stamattina hai voluto festeggiare il tuo ottantesimo compleanno facendoci uno scherzo,  volando  in un'altra dimensione. Non sono credente per cui non lo so se esiste il paradiso. Solo   che oggi,  a ottant’anni dalla tua nascita, ci sentiamo un po’ più soli. Magari tu starai meglio li dove stai  e lo spero fortemente. 

Caro Gigi tu te ne sei andato ma noi, qui a  Frosinone, siamo rimasti in balia di un nichilismo culturale difficilmente comparabile con altri territori. Una situazione che tu avevi bene  intuito quando nell’ottobre del 2011 presenziasti ,  invitato  dall’allora sindaco Michele Marini, insieme alla ballerina Carla Fracci,  alla posa della prima pietra del nuovo Teatro Civico di Frosinone. Una struttura di 700 posti che sarebbe dovuta  sorgere nella zona del Casaleno. 

Le tue parole allora furono premonitrici, esortasti noi cittadini ammonendo: “Stateglie dietro, perché la posa della prima , della seconda e della terza pietra è scontata, i problemi arrivano all’undicesima” Ecco,  il progetto del teatro è franato ben prima della posa dell’undicesima pietra. Tutto si è arenato per   un “pasticciaccio brutto” de espropri .   Si erano scordati di espropriare, pensa, proprio la  mattonella sulla quale sarebbe dovuto sorgere il palco. 

Per altro il sindaco che è venuto dopo, Nicola Ottaviani,  ha ritenuto l’opera, in parte finanziata dai fondi FAS (fondo per le aree sottoutilizzate),  inutile e ingestibile dal Comune, convinto che in tutta la Ciociaria non si trovassero 700 disgraziati a cui facesse piacere assistere ad una commedia di Shakespeare, piuttosto che ad un dramma di Cechov.

 Al contrario  sedicimila anime sarebbero state entusiaste  di applaudire  le gesta di una onesta squadra di serie B, con qualche disastrosa comparsata in serie A  , in uno stadio costato un mucchio di soldi ai cittadini, compresi quelli   che avrebbero preferito la drammaturgia  al calcio .  

Ci siamo limitati a campicchiare con l’acquisto di un Teatro, il Nestor, che già c’era prima, e di un’altra struttura lasciata in abbandono, con ulteriore  spreco di denari  utili solo ad una mera propaganda. Non è che l’attuale sindaco snobbi la cultura, ma ne ha un’idea tutta sua. Spende e spande per improbabili rivisitazioni di passioni viventi, non quelle dei cittadini evidentemente. Pianifica imponenti festival di conservatori e manifestazioni teatrali nelle piazze d’estate, il cui costo, in tre anni, o poco più,  avrebbe tranquillamente potuto coprire la costruzione del teatro civico a partire dall’undicesima pietra. 

Ma quel teatro, si sa,  faceva parte di un’idea di cultura diversa dalla sua. Una cultura non riconosciuta se non è dettata dalle personali ed insindacabili  valutazioni artistiche del, più che primo, cittadino frusinate.  

 Oggi “stamo così”, coi debiti e  senza una struttura teatrale vagamente decente, pure se con i soldi spesi avremmo potuto” fa’ na cosa mejo della Scala”.  Ma la colpa è la nostra, di noi cittadini, che al cavaliere nero 2non semo  stati boni nemmeno a rompeglie er cazzo”. Un saluto e che la terra ti sia lieve.

Luciano.



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