venerdì 31 agosto 2012

Fiat. Ilva, Alcoa, Carbosulcis, macerie di una atroce sconfitta.

Luciano Granieri. Collettivo Ciociaro Anticapitalista.

Fiat, Ilva, Alcoa, Carbosulcis, sono le macerie  che segnano  la sconfitta del lavoro salariato  da parte del capitale .  Questo contrasto inserito nella logica marxista lascia fuori un terzo protagonista , anche’esso sconfitto,  che è  lo sfruttamento delle risorse naturali.  Non c’entra Monti, neanche Berlusconi, e nemmeno la  prima repubblica o il fascismo .  La ragione di tale debacle è la mancanza di una vera ed efficace rappresentanza del lavoro e del lavoratori, in barba all’art. 1 della costituzione.  Il partito comunista Italiano, ha disatteso quello che doveva essere il compito di difendere il lavoro salariato  a causa del progressivo degrado  della propria classe dirigente,   dal dopo guerra fino a oggi .  Una involuzione   che arriva , se non proprio a rinnegare  le proprie origine, quantomeno a recitare profondi  mea -culpa per quelle stesse origini, convinti  che il conflitto fra capitale e lavoro è un antico orpello ideologico e va superato. Sicuri  che non c’è alternativa il  regime capitalista va accettato  basta semplicemente regolamentarlo .  I rimasugli comunisti, partiti e movimenti ,  formatisi  e succedutisi a seguito di questo processo degenerativo, in  alcuni casi sono riusciti a porsi a capo delle masse, magari  ottenendo passi  decisivi  verso la conquista di importanti diritti sociali e civili , in particolare negli anni  settanta. Ma processi  controrivoluzionari, coadiuvati anche dai precursori  degli attuali riformisti, i quali si sono sempre preoccupati di tenere a bada le rivolte sociali, hanno, non solo  arrestato l’avanzamento della classe lavoratrice e studentesca, anche con l’uso della violenza di stato, ma ne hanno provocato il progressivo arretramento fino al totale annullamento dei diritti conquistati . Concausa di questo arretramento è stata  il progressivo  imborghesirsi di quelle forze, non solo Il PCI-DS-PDS-PD  , ma anche i  vecchi rimasugli comunisti, che pure avevano guidato le lotte degli anni ’70. Il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è bene rappresentato dalle situazioni drammatiche nella quali versano i lavoratori delle attività produttive sopra citate. Nelle storie di Fiat, Ilva, Alcoa, Carbosulcis ,  sono descritte tutte queste dinamiche perverse. In breve le riepiloghiamo.  Per Fiat sarebbero necessari interi libri.  Ma la sostanza è  questa . L’attuale multinazionale, poco torinese e molto americana, dopo aver depredato per 113 anni le risorse pubbliche italiane, usufruendo di  agevolazioni fiscali ed incentivi, vedendosi regalare dallo stato intere fabbriche,  oggi,  dopo che il manager illuminato Sergio Marchionne ha ridotto in schiavitù, con referendum capestro,  gli operai , promettendo lavoro in cambio di diritti , si permette di chiudere interi stabilimenti, Termini  Imerese, ma anche la Irisbus, realizzando,  per mezzo dei soldi dei contribuenti enormi dividendi per gli azionisti,   e  provocando drammi sociali inenarrabili.  Così come l’Ilva di Taranto che viene ceduta dallo Stato nel 1995  per un tozzo di pane alla famiglia Riva, la quale ha in mente solo la  realizzazione di enormi profitti   abbassando i costi di produzione, usando tecnologie obsolete, intossicando operai e cittadini, mettendo gli uni contro gli altri, scatenando l’ennesima guerra fra poveri , senza che alcun governo  dicesse nulla.  Addirittura   la soglia  di  tolleranza alle emissioni stabilita per legge viene adeguata all’inquinamento dell’Ilva.  Fino a quando la magistratura non si è occupata della faccenda l’Ilva rispettava tutte le norme stabilite dai vari ministri all’ambiente. Oggi ,vista la mala parata delle indagini giudiziarie, nello stabilimento di Taranto, anziché limitare l’attività al solo adeguamento ecologico degli impianti, come imposto dalla magistratura , la produzione viene triplicata perché  è interesse del gruppo Riva evadere la commesse rimaste nel più breve tempo possibile e poi togliere il disturbo lasciando sul terreno disoccupati,  morti, malati  e territorio avvelenato. E veniamo alla’Alcoa.  Qui il regalo è stato fatto agli americani dell”Alminium Company of America.  Come l’Ilva  gli stabilimenti  di Portovesme , in Sardegna,  e   di Fusina in Veneto  erano pubblici,  si chiamavano Alumix e appartenevano all’ente statale  Efim.  Nel 1995 la produzione passò  agli americani dell’Alcoa,  un colosso da 25 miliardi di dollari di fatturato  e 614 milioni di utili nel solo 2011. La multinazionale americana   beneficiò di circa 3 miliardi dallo Stato italiano per produrre alluminio in Italia. Sin dal 1995 e fino al 2005 Alcoa ottenne un rimborso delle bollette elettriche pari a circa 2 miliardi di euro . Dal 2005 fino al 2009 furono  erogati  altri rimborsi dall’ente pubblico  per circa un miliardo  di euro.  Questi ultimi finanziamenti  subirono la contestazione dall’unione europea perché considerati aiuti di Stato.  La commissione iniziò il processo di infrazione. A questo punto gli americani, rischiando di doversi pagare le bollette  da soli decisero  di scappare dall’Italia. Già nel dicembre 2009 venne  siglato un accordo con la saudita Ma’aden per la costruzione di un enorme sistema di produzione di alluminio sulla costa orientale dell’Arabia Saudita. Un sito dove lo sfruttamento della mano d’opera  consente di produrre a costi inferiori.  Da allora ad oggi è iniziato l’estenuante trattativa con lo stato per fare in modo che Alcoa continuasse a produrre in Italia, ma ormai  i giochi erano fatti e la fabbrica resterà in funzione fino al 31 ottobre, poi  per i lavoratori e le loro famiglie sarà la disperazione . Il tutto dopo aver fagocitato 3miliardi di euro di soldi pubblici. L’unica speranza è che la multinazionale svizzera produttrice di alluminio, Glencore rilevi gli impianti. Ma la soluzione non è gradita agli americani che giammai vorrebbero cedere i propri siti  ad una azienda concorrente .  Ed infine la questione  della  Carbosulcis.  La miniera è di proprietà della regione Sardegna  e la società che la gestisce è perfetta per soddisfare le bramosie dei vari manager di nomina politica. Gente per lo più incapace,  ma da premiare per l’impegno messo  nel favorire il governatore di turno.  Proprio l’attuale presidente della regione Cappellacci  ha posto un suo uomo alla presidenza della società, tale  Alessandro Lorefice.  Un giovanissimo manager giudicato da tutti inesperto e poco adatto alla guida delle miniere. Così, un po’ come sta accadendo alla Multiservizi di Frosinone, dopo anni di gestione allegra, anche la Carbosulcis costringe i suoi operai a scelte estreme per evitare di perdere il lavoro. La soluzione ci sarebbe e  costituirebbe addirittura una scelta innovativa per produrre energia pulita  pur utilizzando il carbone che viene dalla miniera. Infatti costruendo una centrale elettrica a carbone nel sito della Carbosulcis, c’è la possibilità di usare le cavità del sottosuolo per stoccare l’anidride carbonica residuo della combustione evitando di inquinare l’aria. Ma per realizzare questo progetto sono necessari  1miliardo e 800mila euro. E figuriamoci se un governo che ha l’unico scopo di spremere la popolazione  per foraggiare le banche può minimamente pensare ad un investimento del genere.  Nelle storie di queste attività produttive  emerge tutto il dramma di lavoratori cittadini, donne e uomini che hanno subito e stanno subendo  umiliazione e sofferenze proprio perché nessun partito , movimento o sindacato si è battuto veramente per loro.  La lotta di classe è persa dai lavoratori proprio perché chi li doveva difendere è sempre stato  armi e bagagli con il nemico. Allora come più volte detto è necessario far da soli.  Organizzandosi in movimenti di lavoratori e cittadini che comincino a combattere il sistema liberista  che depreda risorse pubbliche   per realizzare enormi profitti privati . Muoviamoci perchè è già troppo tardi. Noi ci stiamo provando con il collettivo ciociaro anticapitalista. Speriamo che molti  altri possano unirsi a noi.

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