Prima dell’incontro con i vertici del Governo l’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne non aveva alcuna intenzione di investire negli stabilimenti italiani -nonostante le promesse contenute nell’abortito piano Fabbrica Italia -fino a quando la profonda crisi del mercato automobilistico non si fosse risolta. Dopo 5 ore di incontro dell’amministratore delegato accompagnato dal presidente John Elkan con il presidente del consiglio Mario Monti, e i ministri Fornero, Passera, Barca e il sottosegretario Catricalà, l’intenzione di Sergio Marchionne manifestata e accettata senza batter ciglio dai membri del governo è stata che , citiamo testualmente,”Fiat ha confermato la strategia dell’azienda a investire in Italia nel momento idoneo, nello sviluppo dei prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo” Cioè, Fiat non ha alcuna intenzione di investire in Italia fino a quando la crisi del mercato automobilistico non sarà risolta. Insomma 5 ore per ribadire a presidente del consiglio e ministri che ormai la strada è quella , e non basta un governicchio tecnico qualunque per indurre a cambiare strategie già definite. E in attesa del “momento idoneo” che ne sarà degli operai di Pomigliano, Cassino, Melfi, Mirafiori, e Sevel? Semplice, cassa integrazione straordinaria per tutti pagata come sempre dalla collettività . Ma altre perle e menzogne si leggono nel comunicato congiunto emesso dopo l’incontro tra Fiat e Governo. Dopo l’apprezzamento di Marchionne per la macelleria sociale messa in atto da Monti che avrebbe creato condizioni ideali per la competitività delle aziende , si sottolinea come la possibilità remota, molto remota, di mantenere gli stabilimenti in Italia permanga grazie alle “attività extra europee” cioè agli utili di Chrysler. Si da il caso che questi utili non derivino dall’attività commerciale, ma dalla solita speculazione finanziaria. Nel 2010 Chrysler ha chiuso, dopo tredici anni, in attivo di 183 milioni di dollari che su un fatturato di 43miliardi non sono gran che. Il vero botto Fiat lo ha ottenuto sul mercato azionario . Nel 2011 il valore di Chrysler era pari a 7,5 miliardi rispetto al miliardo della quotazione relativa al 2009, anno in cui è subentrato il Lingotto . Tutto ciò è stato possibile grazie all’annuncio che Fiat avrebbe restituito il prestito ricevuto da Obama per acquisire Chrysler, e, in fasi successive sarebbe arrivata al possesso del 56% delle azioni della casa americana. Ma di questo 56% solo il 21% è stato acquisito realmente , il restante 35% fu un ulteriore gentile omaggio accordato dal governo americano per ringraziare Marchionne dell’incombenza di essersi accollato Chrysler . Ma come è stato pagato il prestito agli americani? Non certo con soldi propri, gli utili miserrimi non avrebbero mai consentito a Fiat di onorare il debito. Ebbene, ecco la trovata, il debito è stato pagato con altro debito. Lo scorso anno Fiat ha emesso un bond a scadenza di otto anni per un totale di 3,5 miliardi. Il tasso parte dal 7,5%. In totale i prestiti ottenuti per pagare il Tesoro americano sono 9 miliardi. Ogni anno la Chrysler deve pagare più di 600 milioni di interessi. Ad un debito con il governo è stato sostituito un debito con il mercato finanziario. Questi bond sono stati valutati dalle solite agenzie di rating. Si tratta di un giudizio impietoso, B2, praticamente titoli spazzatura, o se si preferisce ad alto rischio. Nonostante tutto i bond sono stati acquistati, grazie all’alto rendimento e spinti dalle laute provvigioni che i broker hanno realizzato per collocarli. Grazie a questi artifizi un titolo che vale zero può crescere a dismisura, assicurando agli azionisti enormi profitti. Ma tutto ciò nel breve periodo, infatti per quanto si possa giocare con la finanza i debiti vanno pagati. E quando arriverà il redde rationem da dove arriveranno i soldi per assolvere alle incombenze? E anche in presenza della ripresa del mercato, siamo sicuri che gli investimenti arriveranno in Italia? Non ci sarà il rischio che i soldi verranno dirottati in America per pagare i debiti? Nel frattempo Marchionne magari sarà scappato con la valigia piena di denaro e il governo allora in carica , o dovrà avallare un disastro occupazionale senza precedenti, o dovrà tirare fuori ancora una volta ulteriori fondi per salvare una Fiat spolpata dalla speculazione finanziaria ordita dall’ineffabile manager in pullover . Ma lo stato sociale neoliberista , inesistente per i lavoratori , funziona benissimo per le multinazionali. Dunque non si avranno problemi ad aggiungere alle svariate decine di miliardi che lo Stato ha tirato fuori per Fiat in più di cento anni , altre paccate di miliardi di finanze pubbliche. Del resto il welfare neoliberista italiano ha funzionato in ogni occasione molto efficacemente e continua a funzionare sempre meglio con l’avvento dei tecnici banchieri al governo ne sono testimonianza le vicende , Alcoa, Ilva, perfino la Videocon di Anagni. Dunque non c’è da stupirsi per i regali che questa banda di criminali ha ottenuto dai cittadini comuni prima di scappare con il malloppo. E’ il premio che si attribuisce chi ha stravinto la lotta di classe. Se tutti i miliardi pubblici regalati negli ultimi 40 anni alle multinazionali che li hanno usati per sfruttare donne,uomini, distruggendo territorio e dignità dei lavoratori fossero stati destinati al salario sociale o a forme di sostegno del reddito, quanta povertà in meno ci sarebbe e quanto potrebbe giovarsene l’economia (quella reale non quella di carta)? Il solo pensiero spingerebbe ancora di più a fare la rivoluzione.
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