Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 7 gennaio 2014

1944: Gennaio amaro

di Angelino Loffredi - (brano tratto dal libro "Ceccano ricorda" publicato dal Comune di Ceccano nel 1990) - fonte http://unoetre.it/

Il 17 gennaio divampava la prima battaglia di Cassino. Qualche giorno dopo (il 22 gennaio) avveniva lo sbarco alleato ad Anzio. Agli occhi di tutti sembrava che la strada su Roma fosse libera, aperta, facilissima, anche perché la città era difesa solo da due battaglioni tedeschi. Sembrava essere arrivato, dunque, il momento decisivo, quello tanto atteso che riaccendeva così le speranze di una immediata liberazione.
A Pofi, il parroco della chiesa di S.Rocco, Silvio Bergonzi, sembra tanto sicuro di ciò, che appresa via radio la notizia dello sbarco, ne parla dal pulpito, annunciando ai fedeli che di lì a qualche giorno sarebbero stati liberati.
Il sacerdote è duramente malmenato e inviato nelle carceri di Paliano. Più tardi verrà fucilato insieme ad altri patrioti.
A Ceccano, il 23 nello stesso momento in cui Silvio Bergonzi sta predicando nella sua chiesa, poco dopo le dieci di mattina, Teresa Ciotoli esce dalla casupola ove abita ai margini di bosco Faito per incamminarsi verso il presidio tedesco, accampato dentro la fabbrica.
Porta con sé gli indumenti di alcuni ufficiali tedeschi che ha scrupolosamente lavato e stirato; si fa accompagnare da Geltrude, Anna e Vincenzo Cristofanilli, suoi figli, e da Emilia Bucciarelli, una parente. Con il lavoro fatto, Teresa pensa di ottenere, così come è già accaduto anche nelle settimane precedenti, non del denaro ma del pane, un po' di sale e forse della farina.
Gli indumenti da consegnare sono tanti, pertanto, occorrono più braccia per portarli, ma è domenica e il fatto che Teresa porta anche un recipiente fa pensare che con la festività avrebbe potuto ritirare anche un po' di minestra.
Con passo facile e lieto perché già immagina che la sua famiglia passerà una felice domenica, si avvicina all' ingresso della fabbrica, ma improvvisamente arrivano due caccia alleati. C'è una sola ondata, gli aerei scendono con una picchiata radente il bosco, lanciano una bomba ed in un baleno le cinque persone perdono la vita, proprio in un momento in cui pregustano ore di serenità.
Due giorni dopo, alle ore 16, alcuni aerei alleati mitragliano lungo via Marano uccidendo quattro persone: Domenico Ciotoli, Giacinto Ferraioli, Salomé Noce, Anna Ardovini.
Gli avvenimenti di Anzio non si sviluppano come previsto. L'insipienza del generale Lukas fa fallire lo sbarco perché, per motivi mai conosciuti, si ferma inaspettatamente.
A Cassino, inoltre i tedeschi tengono bene e i tanto attesi alleati non arrivano, al contrario, il 26 gennaio aerei americani causano panico e distruzione.
Poco dopo le ore 14 i cittadini di Ceccano, usciti fuori dalle case per godersi un tiepido sole vedono dodici aerei con una doppia coda provenienti dal cielo dell' Arnara, sopra Colle Antico; virano verso nord per disporsi lungo il corso del fiume e scaricano bombe a grappolo. C'è una sola ondata.
È un attimo: il bersaglio è mancato. La squadriglia si rivolge verso sud ma all'altezza della Madonna del Piano un aereo viene colpito dalla contraerea tedesca e cade abbattuto.
Il ponte fortunatamente è salvo, ma il bombardamento ha distrutto alcuni fabbricati nella parte superiore del paese di proprietà Marini, Misserville, Santodonato, Apruzzese e Peruzzi posti uno di fianco all'altro dalla Piazza a via Solferino.
Anche il monumentale Santuario di S. Maria a Fiume è stato ridotto in un cumulo di rovine. La statua della Vergine, imballata a suo tempo per essere trasportata e conservata a Roma, viene trovata illesa con le vesti bruciate e senza l'involucro protettivo.
Il bombardamento costituisce un duro colpo alla fede dei Ceccanesi e delle popolazioni circostanti per tutto quello che il Santuario rappresentava.
Esso era stato per lungo tempo meta di continui pellegrinaggi e processioni che partendo dai paesi vicini, si snodavano nei pressi del Santuario, animati da ceri accesi e canti liturgici. Un colpo micidiale, inoltre, ad un patrimonio storico ed artistico per quello che la struttura muraria esprimeva.
Va ricordato che il Santuario, costruito sopra un tempio pagano eretto dall'Imperatore Antonino Pio in onore della sua sposa Galeria Faustina, venne realizzato per volontà del cardinale Giordano, fratello di Giovanni, conte di Ceccano, nel 1196. Il giorno della sua inaugurazione erano presenti, oltre al Cardinale, i Vescovi di tutto il circondario. La chiesa costruita in stile gotico cistercense era contemporanea alle abazie di Fossanova e Casamari. Interessanti erano il portale principale, l'abside, le pitture della scuola di Giotto ed il pulpito.
Nell'interno della chiesa, successivamente, era stato seppellito il cardinale Giacomo Antonelli, Segretario di Stato di Pio IX, eminente statista che ha dato lustro alla nostra città per la sua attività politica. Nel 1896, merita di essere ricordato, il Santuario era stato dichiarato monumento nazionale.

A quattordici anni dal bombardamento, la chiesa verrà completamente ricostruita, là dove sorgevano originariamente, con lo stesso stile e con lo stesso materiale, perdendo però irreparabilmente quel valore artistico che l'aveva resa famosa nei secoli, subendo cosi l'analogo destino dell' Abazia di Montecassino. Peccato però che il parroco di S. Maria, don Vincenzo Misserville, promotore e organizzatore instancabile della ricostruzione, non abbia potuto vedere la «sua chiesa» nuovamente in funzione e restituita al culto, perché deceduto alcuni mesi prima. Nemmeno i suoi resti mortali hanno potuto avere sepoltura in questa chiesa, anche se esisteva, in merito, una deliberazione della giunta di Ceccano, fatta l'in¬ domani della sua scomparsa.
Il 30 gennaio, sempre di domenica ed alla stessa ora della settimana precedente, alcuni caccia alleati tornano nuovamente a mitragliare bosco Faito. La tragica scomparsa delle cinque persone aveva lasciato grande dolore nel cuore degli abitanti della contrada. Micheli Antonio, di quarantuno anni, abitante in Colle S. Paolo era un parente delle vittime e più degli altri deve aver sofferto al cospetto di quei corpi straziati. Alla vista degli aerei che nuovamente vengono a portare morte e distruzione prende un moschetto e spara dei colpi.
I! fatto però non termina qui perché successivamente rivolge l'arma anche contro i tedeschi, anche essi responsabili della guerra in corso.
Per i tedeschi è molto facile catturare un uomo solo, disarmarlo e caricarlo su un camion per portarlo dentro la fabbrica.
Micheli durante il percorso si dibatte, reagisce e colpisce violentemente un maresciallo tedesco.
Gli ultimi momenti della sua vita nessuno è in grado di raccontarli ma certamente sono stati raccapriccianti.
Ufficialmente risulta essere stato fucilato ma il nipote Giovanni che lo dissotterrò per riportarlo in famiglia e rendergli delle degne onoranze funebri, trovò il suo corpo pieno di lividi ed ancor oggi non esclude l'inquietante ipotesi che il povero Antonio sia stato sotterrato ancora in vita.



  
  

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