martedì 5 luglio 2011

Storie Di Ordinaria Follia

Come è noto la lotta dell'occupazione del cinema Palazzo da parte  dei cittadini di San Lorenzo per evitare che divenisse una sala bingo, è stata seguita  del nostro blog. Abbiamo postato un appello da sottoscrivere per fermare lo scempio vedi  A SAN LORENZO VINCE LA CULTURA 

Di seguito riportiamo la storia di ordinaria follia accaduta  ieri

By Sala Vittorio Arrigoni


Un luglio afoso e una piazza Montecitorio costipata in assetto da guerra per la conferenza stampa in quel dell’Hotel Nazionale. Ingresso riservato solo ai giornalisti. Ma il buon senso sembra prevalere se la signora Adele e Franca Raponi vengono fatte accomodare senza battere ciglio. La pace sia con voi sembriamo leggere per un momento negli occhi dell’agente in borghese che era un po’ che ci scrutava. Noi siamo un capannello di dieci anime, occupanti ma non senza arte né parte. E’ bene però precisare cosa ci facessimo qui, come sparuto avamposto dell’occupazione dell’ex-cinema palazzo-sala vittorio arrigoni.


Una conferenza stampa chiarificatrice era stata organizzata per la mattinata nientepopodimenoche dalla Camene S.p.A.. E visto che i panni sporchi si lavano in famiglia, questa simpatica combriccola adunata in conferenza annoverava in manipolo di pertinace garantismo e quindi indefessa opposizione a salvaguardia dei valori democratici le persone di Capezzone, il deputato Aracri (autore di una folgorante interrogazione sulla via di Damasco…), qualche avvocato come il pirotecnico Prioreschi (quello di De Pedis e Moggi) e Nicola Sgarra. Badate non l’amministratrice delegata della Camene, Francesca de Franceschi ma questo “simpatico” ometto dal sorriso torquemadiano che anche gli amici più stretti evitano di guardare troppo a lungo. Tutti giù a spergiurare sulla legalità di una occupazione e a urlare le ragioni di una certa cricca pronta ad anteporre cultura e salute mentale alle leve sublimnali e ai mancati riscatti del gioco d’azzardo.


Ricordare le ragioni per cui ormai da tre mesi seguite le nostre vicende credo sia superfluo.


Ricordare il quanto prodotto e dimostrato fino ad oggi sia più che sufficiente, specie dopo il 16 giugno e il palesamento delle nostre indagini corroborate dalle voci più alte di Repubblica e Report (LEGGI IL NOSTRO DOSSIER). A qualcuno saranno pure girati i marroni. Qualcuno lo avrà svegliato nel cuore della notte questo Capezzone. Ciao, sono Nicola Sgarra… dobbiamo fare qualcosa. E allora eccoci qui tutti questa mattina per colpa di quella telefonata, chiamati in causa, a dover ascoltare le ragioni contrarie scagliateci contro. Parole chiave ripescate dagli incubi tazebao degli anni ’70 condivano l’invito a questa kermesse, a questo ennesimo spettacolo di prepotenza paraistituzionale. Perché i bastardi siamo noi e certamente la comunista Sabina Guzzanti. Accusati di esproprio proletario e curiosi di scoprire quali siano i video fatti di nascosto con apparecchiature sofisticate degne de i 3 giorni del Condor, facciamo comunella scrutati da carabinieri, polizia e quant’altro predisposto per l’incolumità di alcuni ma non di altri. I video e le intercettazioni stavolta tralasciano minorenni, pali da lapdance e signorine anagraficamente imbarazzanti. Soltanto calcinacci, una sala-cantiere. Poi è la volta della birra venduta per sostenere la lotta. Un Capezzone antiproibizionista, nemico giurato della lega del luppolo non lo avremmo mai immaginato. Ultima sorte forse la più triste, la presenza di Rocco Papaleo. Un raduno pericoloso evidentemente in combutta con quei suoi 300 seguaci nel pubblico che il tavolo delle evidenze sembra tratteggiare più come un Imam che come un attore.


L’irruzione di Sabrina Guzzanti, prontamente interrotta manda in loop Capezzone che ripete la parola legalità almeno 40 volte di seguito senza dare la parola a chi sta cercando di spiegare che occupare è leggittimo anzi dovere civico caro Capezzone se quello che si occupa è destinato ad attività di reale illegalità come tutto il business che può ruotare dietro la losca rendita delle scommesse e del gioco d’azzardo. La bagarre è presto fatta. Anche Franca Raponi prende la parola ma la parola cultura fa ridere questa corte improvvisata senza grazia e giustizia che dispendia insulti senza vergogna.


Meglio uscire dall’aula di questo tribunale fantoccio e portare con se i giornalisti che in tanto cominciano ad accorrere e a raccogliere quanto spiegato nel nostro dossier sui rapporti tra la Camene e la cricca di Balducci, Anemone e le massaggiatrici della pudica schiena di Bertolaso, di quei giorni lì quando la protezione civile, quella che si rispetti, poteva essere al massimo un condom… condonabile, dunque. Il desecrabile invece precipita nell’imponderabile e via discorrendo nel grottesco. Una cinta di carabinieri, ci separa come una “division belt” da Franca e Adele. Trattenute all’interno. Adele si guarda intorno come la nonnina di gatto Silvestro. Chissà dove sarà finita Titti. Che altro potrebbe fare. E noi a urlare che rilascino queste pericolese minacce. Devono essere identificate. Alla fine Adele viene riconsegnata e il pubblico ludibrio è assicurato. Manca ancora Franca all’appello. Dopo qualche minuto esce e rilascia dichiarazioni al sapor di Pietro Micca. Non perde una gamba e ricorda come stiamo facendo della resistenza agli oscuri traffici di Piazza dei Sanniti. Si è rifiutata di dare i suoi documenti e per fortuna è libera lo stesso. Ferito come Giuseppe Garibaldi, invece, Capezzone se ne va via stampellando e imprecando nelle parole quel “Comunisti miliardari…” che lo mostra per un attimo come il malefico signor Burns dei Simpson. Imbarazzante come non potrebbe essere altrimenti, turista assai della democrazia, lui veramente, per dirla con le parole del suo Padrone.

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