Centinaia di persone hanno affollato l'incontro nazionale di Roma su "Indipendenza e conflitto sociale". Un dibattito con 64 interventi e senza retorica. Emerge una composizione sociale e politica che non intende fare sconti a nessuno. I primi appuntamenti per un autunno "caldo" cominciato già in estate (vedi il comunicato finale dell'assemblea).
L'immenso capannone del deposito dell'Atac occupato da mesi dai movimenti sociali della capitale, ha cominciato ad affollarsi sin dalla prima mattinata. I dialetti che si incrociano lasciano capire che la gente è arrivata qua da tutta Italia per confrontare esperienze di lotta e vertenze in corso sia sul territorio che nei posti di lavoro.
I lavori sono stati aperti da Luca Fagiano di Roma Bene Comune che ha sottolineato come l'esperienza di RBC stia cercando di sperimentare unità e pratiche di lotta nuove con risultati apprezzabili sia sul piano dell'opposizione alle scelte di Comune e Regione sia sul piano nazionale come l'assemblea di oggi sta a dimostrare. Lo snodo della discussione e della mobilitazione resta indubbiamente la crisi e la sua gestione. "Non solo a livello locale, anzi anche a livello globale la governance fa fatica a gestire le contraddizioni della crisi" sostiene Luca.
L'introduzione e il comunicato finale hanno poi cercato anche di indicare una prima agenda per un autunno di conflitto iniziato a estate ancora non finita. C'è l'appuntamento di lunedi e martedi prossimi a Montecitorio in occasione del voto della Camera sulla manovra economica, con l'obiettivo di rendere piene le piazze dell'"indignazione". C'è la giornata internazionale contro le borse il 17 settembre (che vedrà iniziative nuovamente a Piazza Affari a Milano come a Wall Street o Londra e Madrid), c'è l'incontro nazionale del 1 ottobre che intende dare concretezza ad uno spazio politico e ad un programma che prenda di petto i nodi della crisi (non pagamento del debito, nazionalizzazione delle banche etc.) e a seguire il 15 ottobre, la giornata di mobilitazione europea che "non può che essere di tutti", una giornata che sta già marciando anche senza gli appelli di questo o quello.
Subito dopo è intervenuto Alberto Perino del Movimento No Tav, che ha letteralmente "tirato giù gli applausi" dell'assemblea raccontando la resistenza della Val di Susa. "Dobbiamo imparare a resistere tutti insieme, come in Val di Susa". Giorgio della rete Atenei in Rivolta ha segnalato come la prossima apertura delle scuole e dell'università porterà a incrociare i primi momenti di lotta (lo sciopero del 6 etc.) tra lavoratori, precari e studenti. Una disoccupata del movimento Banchi Nuovi di Napoli ha rivendicato il sovversivismo delle lotte dei disoccupati e la rivendicazione di una salario anche quando il lavoro non c'è. Un passaggio polemico non è mancato verso chi fa il "pompiere" nei movimenti. Fulvio Vescia del Forum dei comitati per l'acqua pubblica ha ricordato l'esperienza del referendum e il tentativo del governo e della manovra economica di eliminarne i risultati con la privatizzazione dei servizi pubblici locali. E' intervenuto poi Giorgio Cremaschi che ha invitato i partecipanti all'assemblea a venire nell'incontro nazionale convocato per il primo ottobre da un appello che ha fissato cinque punti di programma (tra cui il non pagamento del debito) sui quali dare battaglia a tutto campo nei prossimi mesi contro "il governo unico delle banche". Cacciamo Berlusconi ma attenti, perchè molti di quelli che si candidano a sostituirlo faranno le stesse cose.
Il Centro sociale Askatasuna di Torino ha preso spunto della lotta in Val di Susa per indicare un modello di conflitto che non fa sconti a nessuno, neanche alla Cgil. Paolo Leonardi della USB ha rivendicato lo sciopero e le mobilitazioni di piazza del 6 e 7 settembre chiamando a serrare il confronto e le file tra sindacalismo conflittuale e movimenti sociali dentro unfronte comune fondato su conflitto e indipendenza. Sono poi intervenuti Firenze Bene Comune, il Centro sociale il cantiere di Milano, Omar a nome degli immigrati della piana del Sele. Gli altri interventi si sono via via sussuguiti fino alle 17 del pomeriggio e - miracolo - poca gente è andata via mentre la maggioranza rimane ad ascoltare tutti gli interventi: da Daniela del Corodinamento Rifiuti Zero del lazio che per la prima volta in vita sua parla in pubblico al Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli, da Giulia del centro sociale Acrobax al precario siciliano, dalla Rete Viola agli autoconvocati, persino il segretario del Prc Ferrero riesce ad avere la parola e nei tempi ristretti uguali per tutti, e così via fino alle 17.00 quando Paolo Di Vetta tira le prime conclusioni valutando positivamente l'assemblea e lanciando anche una "diffida sulla giornata di manifestazione europea del 15 ottobre", il malumore cresce infatti quando si viene a sapere che la Cgil ha convocato proprio in quella data una manifestazione dei settori scuola e pubblico impiego, un modo neanche troppo velato per ipotecare sia la mobilitazione del 15 ottobre sia l'idea che possano determinarsi movimenti sociali e sindacali che non intendono subordinarsi ai governi amici o tecnici che si apprestano a sostituire Berlusconi. Viene data lettura del comunicato finale che prova a riassumere l'agenda delle prossime settimane e una discussione che ha visto ben 64 interventi in cui - altro miracolo - c'è stata poca o niente retorica ma molta molta concretezza.
Il comunicato finale dell'assemblea
L’assemblea nazionale realizzata a partire DELL'APPELLO proposto da Roma Bene Comune, che si è tenuta oggi 10 settembre 2011, ha raccolto nella struttura dell’ex deposito Atac di San Paolo a Roma una partecipazione che non si vedeva da tempo di collettivi, associazioni, movimenti, realtà del sindacalismo conflittuale e di base; una partecipazione ampia ed attiva soprattutto di moltissimi attivisti e persone che hanno deciso di prendere parte ad un momento di confronto realmente orizzontale e partecipativo, offrendo la propria disponibilità a mettersi in gioco dentro una nuova stagione di conflitto e trasformazione dal basso.
Innanzitutto le tante soggettività intervenute hanno condiviso la necessità di alimentare e costruire un processo indipendente, che rifiutando deleghe e scelte di rappresentanza istituzionale, respinge qualunque ipotesi di alternanza di Governance della crisi del capitalismo e affermi la necessità di costruire l’alternativa dentro il conflitto. Un processo indipendente che valorizzi ed amplifichi il peso delle tante lotte che crescono nel nostro paese e che faccia di esse processo costituente e trasformativo.
Un processo aperto e plurale, che cresca come luogo pubblico di confronto ed iniziativa, dentro il quale le soggettività consolidate si rendono disponibili a fare un passo indietro ricercando nuovi spazi di protagonismo sociale e politico, di sperimentazione di linguaggi e di pratiche. Un processo, quindi, al quale intendiamo dare continuità senza scorciatoie o accelerazioni politiciste.
Un processo che guarda lontano e si alimenta da subito delle tante iniziative di contestazione alla nuova manovra dettata dalla BCE che il governo Berlusconi ci sta imponendo con la complicità delle false opposizioni politiche e sindacali, che si nutre delle tante lotte sociali, da chi nei territori si batte per la difesa dei beni comuni, per l’accesso ai saperi, per i diritti dei lavoratori e lavoratrici, contro la precarietà e contro il razzismo e le discriminazioni.
In questo quadro la data della mobilitazione internazionale del 15 ottobre prossimo convocata dai movimenti europei e del mediterraneo è una occasione fondamentale che non potrà essere rinchiusa nei recinti angusti di nessuna rappresentanza .
Il terreno comune su cui sperimentarsi proprio a partire dai prossimi giorni e settimane, prima e dopo la giornata del 15 ottobre è una campagna di iniziativa e mobilitazione che metta al centro una parola d’ordine ed un concetto chiaro: il debito attraverso il quale ci vogliono far pagare il prezzo della loro crisi, non è il nostro, non lo abbiamo contratto, noi non lo paghiamo. Questo vuol dire smascherare e agire contro i responsabili della crisi e i loro simboli, riconquistando la sovranità ed esercitando nuove forme di riappropriazione di reddito e di vita.
L’assemblea individua come tappe condivise di questo percorso i seguenti passaggi:
Dare vita a partire dalla giornata di Lunedì prossimo a manifestazioni in tutta Italia contro la manovra finanziaria in occasione della ripresa delle discussioni parlamentari; per Roma riprendere e rilanciare la piazza dell’indignazione a Montecitorio. Dare vita a partire dalla giornata di Lunedì prossimo a manifestazioni in tutta Italia contro la manovra finanziaria in occasione della ripresa delle discussioni parlamentari; per Roma riprendere e rilanciare la piazza dell’indignazione a Montecitorio.
- Una settimana di lotta da costruire nei territori, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle città a partire dalla composizione delle lotte esistenti , dal 10 fino al 15 ottobre, con al centro appunto la parola d’ordine: IL DEBITO NON E’ IL NOSTRO, NOI NON LO PAGHIAMO.
- Costruire e Amplificare la mobilitazione del 15 ottobre, a partire dalle parole d’ordine e dai contenuti proposti dalle reti europee, che hanno promosso la mobilitazione Internazionale, definendo le modalità e le pratiche di una nostra partecipazione collettiva. A TAL FINE PROPONIAMO LA COSTRUZIONE DI UNA RIUNIONE NAZIONALE APERTA PER DEFINIRE LE MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE e IL PERCORSO DI AVVICINAMENTO alla MANIFESTAZIONE.
- Ampliare e Garantire la partecipazione dei movimenti italiani alle mobilitazioni che si terranno in Occasione del G20 a CANNES-NIZZA dal 1 al 4 Novembre
- Costruire alla metà di NOVEMBRE un Forum Nazionale dei movimenti sociali indipendenti.
L’assemblea esprime inoltre la sua incondizionata solidarietà alle persone arrestate in VAL di SUSA ( 9 settembre) e a Napoli ( 6 settembre)
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