sabato 19 marzo 2011

Nucleare, tre domande e tre risposte


Non facciamoci prendere dalle emozioni”, hanno detto a caldo i governanti di fronte alla tragedia di Fukushima. Salvo poi farsi prendere dai sondaggi e innestare una rapida e forse falsa marcia indietro. Ma prendiamoli alla lettera: ragioniamo.
1. Il nucleare italiano serve al paese per smettere di importare elettricità dalla Francia o piuttosto ai francesi per estendere il loro mercato?
In Italia l’energia elettrica costa all’industria parecchio di più che in altri paesi europei. Il doppio, si potrebbe dire, talvolta anche di più. Bisogna tenerne conto, perché è l’unico argomento non immediatamente contraddittorio o falso a favore del nucleare nazionale, come per esempio l’indipendenza dall’estero o i vantaggi in direzione del riscaldamento globale. Ma davvero con due o quattro reattori nucleari il costo dell’elettricità per le industrie italiane scenderebbe di molto? Con il sistema di prezzi e di bollette attuale non sarebbe così. Anzi il rischio sarebbe di pagare nelle bollette la costruzione o l’eventuale interrotta costruzione delle centrali. In altre parole, conta molto di più il sistema di prezzi in atto, molto legato all’oligopolio elettrico che non l’efficienza produttiva leggermente incrementata da poche centrali nucleari. I due o quattro reattori in funzione tra dieci anni potrebbero modificare marginalmente lo svantaggio che sarebbe recuperato meglio con una politica industriale indirizzata da scelte produttive, di prodotto e di processo, più “leggere”, con minori contenuti energetici. Nel decennio ottanta l’Italia è stata capofila in Europa da questo punto di vista, per poi lasciarsi andare alla deriva. Contro la scelta nucleare militano i costi di costruzione, l’inadeguatezza del territorio, scarsamente pianeggiante e con fiumi in cattiva salute o esauriti, per cui l’acqua necessaria in grande quantità, per il raffreddamento, dovrebbe essere ricavata dal mare, con la conseguenza di rendere più fragile l’impianto e più a rischio il territorio. Inoltre devono essere prese in considerazione, la diffusa sismicità, la presenza ininterrotta di città, paesi e anche luoghi isolati, notevoli da un punto di vista storico, archeologico, paesaggistico. Infine gli aspetti di salute pubblica sempre negati e sempre riaffioranti per le persone, soprattutto i bambini, che vivono nei pressi di un reattore; e quelli di sicurezza, sempre rimossi da parte dei sostenitori. D’altro canto Enel, maggior produttore nazionale, possiede centrali nucleari in Spagna e in Slovacchia. Potrebbe, se volesse, esportare una parte dei chilowatt nucleari in Italia, attraverso la rete europea, costringendo i francesi a subire una concorrenza. Il fatto è che Enel è il socio di Électricité de France o Edf nell’impresa del nucleare nostrano e inoltre è il maggior importatore di elettricità dalla Francia. I margini ottenuti da Enel importando i chilowatt “nucleari” sono considerevoli; Enel compra a poco e vende a molto. Nessuna impresa del settore è interessata a fare chiarezza, perché il sistema elettrico nazionale è ampiamente remunerativo per tutti: ogni giorno il prezzo è fatto dal peggiore dei venditori accettati. Infine deve essere ricordato che Edf ha un assoluto bisogno di esportare energia elettrica da qualche parte e in quantità e l’Italia serve ottimamente allo scopo. La Francia non sa come fare. La nazione sorella è letteralmente prigioniera del suo nucleare e non è in grado di ridurre la propria dipendenza. Può solo continuare, con l’incubo di non trovare soluzioni sicure o almeno accettabili per il futuro spegnimento dei suoi 58 reattori, la gestione sicura degli impianti non più in produzione (decommissioning) e la collocazione delle scorie. Rispetto all’Italia vi si determina una riduzione nei consumi di gas ma consumi petroliferi poco diversi da quelli italiani, con un numero di abitanti corrispondente, pur in assenza di reattori nucleari in Italia, a conferma del fatto che il nucleare serve solo alla generazione elettrica.

2. L’Italia ha perso terreno per l’assenza di energia nucleare diretta?
Se l’Italia è “cresciuta” meno di altri nei decenni passati, non è certo per carenza di centrali nucleari, quanto per cattiva politica ed egoismo rapace. Da un punto di vista economico generale, alla mancata crescita del Pil, spesso lamentata, si sarebbe potuto ovviare con un aumento di occupazione nei servizi e nella manutenzione del territorio e delle città. Sarebbe cresciuto il Pil con la soddisfazione dei cittadini. Si sarebbe potuto e si potrebbe investire nella scuola, nell’università, nella ricerca, nella cultura. L’Italia sarebbe più forte e interessante, più degna d’affetto e considerazione; e più ricca anche di Pil, se è questo che conta. La scelta del nostro paese industriale è stata quella di cedere rami di attività molto importanti: chimica, farmaceutica, elettromeccanica di consumo, telefonia mobile, informatica. E sono tutti settori nei quali la differenza non è data dai quantitativi di energia elettrica disponibili o dal loro costo, ma dalla qualità d ricerca e innovazione nonché, un po’, dal costo del lavoro. L’energia elettrica in Italia è sovrabbondante.

3. Il nucleare italiano risolve i problemi energetici nazionali?
I problemi di prospettiva sono dati soprattutto dal 20/20/20 prescritti per il 2020 con l’accordo del dicembre 2008 da parte del Consiglio europeo. La formula matematica, per chi non lo ricorda, significa che per l’anno 2020 si devono ridurre del 20% le emissioni di gas serra (anidride carbonica), il 20% dell’energia deve essere da fonti alternative e l’efficienza energetica deve aumentare del 20%. Una corsa, o anche una corsetta, al nucleare distoglie dai veri obiettivi. Sposta risorse economiche, sociali e intellettuali verso altri fini che non sono quelli ritenuti essenziali dall’Unione europea o Ue, in vista non tanto di un futuro successo industriale o economico, ma semplicemente di un futuro. L’Ue ha accettato l’indicazione degli scienziati raccolti nell’Ipcc o Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazione unite sul disastro ambientale in corso per il riscaldamento globale e ha indicato la prima tappa del proprio percorso, indicando ai paesi membri obiettivi da rispettare. Il 20/20/20 è poi una prima tappa, insufficiente per salvare l’attuale società umana, ma serve come partenza e come apprendimento. Ogni paese che si divincola, guarda altrove, perde l’obiettivo, è in errore e deve cambiare. Da questo punto di vista la reale scelta obbligata tra nucleare e rinnovabili, tra atomo e sole, non è aggirabile con un “ma anche”. Le risorse, scarse, sono da indirizzare verso un risultato pratico e visibile. Va aggiunto che il nucleare vedrebbe il nostro paese a rimorchio della Francia o degli Stati uniti, mentre il solare, per non citare che uno degli sviluppi possibili, ci potrebbe reintrodurre in testa ai paesi più avanzati. C’è un altro aspetto, quello che un mix di impianti leggeri, adatti ai luoghi e meno invadenti dal punto di vista della natura è preferibile per chi creda nella democrazia dei beni comuni. Non sarà invece d’accordo chi è convinto che la natura vada dominata sempre e in ogni caso. Ma dai tempi in cui il re Serse fece frustare il mare, quest’ultimo comportamento non è saggio, tanto nei confronti della Natura – del mare (Ellesponto) in questo caso – quanto di chi è costretto dai suoi comandanti a fare una cosa tanto stupida.

Non replichiamo gli stessi errori del risorgimeto

di Giorgio Cremaschi da  Rete 28 aprile



La regressione prodotta da Berlusconi a volte si manifesta anche nei modi e negli argomenti di chi si oppone. Hanno ragione tutti coloro che sfidando la retorica ufficiale, hanno colto la debolezza di un’opposizione a Berlusconi che sembra costretta ad avvolgersi nel tricolore del Risorgimento e in una difesa della Costituzione che, a mio parere, finisce addirittura per snaturare il senso di quel testo, riducendolo a una pura variante dello statuto albertino. Ma davvero dobbiamo tornare a Silvio Pellico per cacciare il padrone di Mediaset? Se fosse vero allora quello che si fa e' assolutamente inadeguato..contro le tirannia si fa come in egitto. Davvero dobbiamo esaltare l’unificazione dell’Italia abbandonando tutti i temi critici sui quali la sinistra ha costruito il suo punto di vista in cento anni? La paura del leghismo ci fa abbandonare la questione sociale? 
Eppure basta guardare a cosa ha deciso in questi giorni l’Unione Europea sul risanamento dei bilanci pubblici per capire che l’unità d’Italia ha gli anni contati, se non si torna a parlare di economia, diritti, ricchezze, potere.
Secondo l’Unione Europea dovremo rientrare dal deficit pubblico con una cura di tipo greco, pare 40 miliardi di euro all’anno di tagli che, grazie al federalismo, produrranno una drammatica guerra tra i poveri e tra i territori. Come nella Jugoslavia che ha cominciato a separarsi quando il Fondo monetario internazionale impose le sue drammatiche ricette di risanamento strutturale. Oppure come nel Wisconsin ove il governo repubblicano ha deciso di cancellare ogni contratto di lavoro per i dipendenti pubblici, spiegando ai cittadini che così non aumenterà le tasse.
Già, il lavoro e i contratti. Nuovamente cancellati, dopo la parentesi Fiat, dalle prime pagine del dibattito politico e sociale e dalle grandi manifestazioni.
E questo per la semplice ragione che coloro che quelle manifestazioni promuovono, scelgono di non parlare di lavoro e di economia perché, se lo facessero, si dividerebbero tra chi è a favore e chi contro Marchionne, fra chi sta con la flessibilità contrattuale e chi invece difende il contratto nazionale, chi vuole le privatizzazioni e chi vuole rilanciare lo stato sociale. La manifestazione del 12 scorso in difesa della Costituzione ha visto così una sentita partecipazione nel nome della difesa della scuola pubblica, anche da parte di chi ha tranquillamente votato, a destra e a sinistra, i finanziamenti alla scuola privata.
Dal nucleare all’acqua, dalla precarietà ai contratti di lavoro, dalle privatizzazioni alla scuola pubblica, non c’è un solo tema su quale si possa dire  che chi si oppone a Berlusconi oggi è in grado di presentare un’alternativa coerente e comune. E allora si riproduce la fotografia politica del Risorgimento. Entusiasmo nelle piazze e moderatismo e autocensura sui palchi, tranne gli artisti che, si sa, hanno qualche libertà in più. Si chiama il popolo a manifestare in difesa della Costituzione, ma gli si chiede di non portare bandiere di partito, di quei partiti che la Costituzione repubblicana, a differenza dello statuto sabaudo, considera parte integrante dell’edificio della democrazia. Non si ricorda che la bandiera rossa è parte viva della storia del nostro paese, come il tricolore. Si contrappone all’indistinto reazionario di Berlusconi un indistinto liberale, dimenticando che dietro l’ideologia berlusconiana sta un blocco di potere definito composto dalla Confindustria, dalla Lega Nord, dai poteri economici forti, dal Pdl, ma anche dai sindacati confederali Cisl e Uil. Berlusconi non piacerà a molti di costoro, ma, tutto sommato, continua a tenerli assieme con reciproche convenienze. All’opposizione si pensa invece che basti cambiare un uomo perché l’Italia riprenda a progredire, al punto di offrire alla Lega l’approvazione di quel federalismo distruttivo dell’Italia, se abbandonerà l’uomo di Arcore.
Insomma, si ripropone una critica liberale del sistema di potere berlusconiano che se può servire a tenere insieme tutti, da Fini a Vendola, nelle manifestazioni, non produce però alcun risultato in termini di consapevolezza, critica e avanzamento reale. 

Non c’è nulla da obiettare al fatto che ci sia un’opposizione liberale a Berlusconi. Ben venga. Ciò che non è accettabile è che ad essa sia ridotta tutta l’opposizione e che, come nel Risorgimento, chi vuole un cambiamento sociale e democratico profondo debba nascondersi o rinunciare a se stesso.  Forse sta proprio qui l’attualità della lezione risorgimentale che, paradossalmente, stiamo riproducendo nelle nostre piazze ove andiamo a manifestare contro Berlusconi sperando in cambiamenti profondi mentre chi ci guida, come nel Gattopardo, vuole che cambi tutto perché non cambi proprio niente.
 

Lo Stato stupra: Fermiamoli!

da  Assemblea Contro la Repressione .


 L’incontro trasversale del 15 Marzo fra compagni,compagne, soggetti critici di diverse aree, è stato il trampolino di lancio per una campagna di mobilitazione collettiva contro gli abusi perpetrati dalle Forze dell’Ordine nelle nostre strade, nei nostri quartieri, ai danni delle donne, degli uomini, dei figli del popolo. Dopo lo stupro di una giovane donna avvenuto il 23 Febbraio da parte di alcuni carabinieri all’interno della caserma del Quadraro, a Roma, non ci accontentiamo delle frottole sulle “mele marce”! Le vicende Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, Sandri, Lonzi ecc. e innumerevoli casi di cui neppure si sa nulla, parlano chiaro. Di fronte a fatti come quelli della caserma del Quadraro non siamo di fronte a poche “mele marce” come si è affrettato a dire il fascista Alemanno.

Nelle forze dell’ordine gli abusi, le violenze gratuite e le brutalità sono una prassi diffusa quanto impunita, tollerata e protetta. Per questo chiediamo che vengano resi pubblici i nomi degli stupratori, per questo esigiamo che nulla resti impunito: chi ha sbagliato deve pagare!

Le istituzioni tutte, il Comune, i Municipi, le stesse forze dell’ordine e i sindacati di polizia devono attivarsi per fare piazza pulita degli aguzzini in divisa. Il silenzio e l’inerzia di fronte a simili fatti equivalgono a connivenza e protezione per gli stupratori in divisa.

Questo nostro appello, per l’appunto, nasce dalla volontà di “accendere i riflettori” dentro le Caserme e le Questure del nostro Paese dove spesso vengono commessi abusi ed ingiustizie. Vogliamo che finisca definitivamente l’impunità che copre le Forze dell’Ordine e che non avvengano mai più quegli  insabbiamenti giudiziari  che non fanno altro che tutelare dei veri e propri criminali solo perché indossano una divisa. Saremo sempre dalla parte del popolo, dei lavoratori, degli esclusi di una società sempre più ipocrita e repressa, in cui, con la scusa dell’ “Ordine  Pubblico” e della “Sicurezza”, i lacchè  dello Stato compiono quotidianamente violenze fisiche che ci portano indietro con la mente, al ventennio fascista.
Solo denunciando pubblicamente questi assurdi avvenimenti, solo usando la strategia della controinformazione, solo con la lotta e la mobilitazione popolare possiamo fare in modo che certe ingiustizie non avvengano più. Facciamogli sentire il fiato sul collo, liberiamo le nostre città.

FACCIAMO FRONTE COMUNE CONTRO LA REPRESSIONE!

AD UN MESE ESATTO DALLO STUPRO
MERCOLEDI 23 MARZO ORE 19
METRO “A” PORTA FURBA (QUADRARO)
FIACCOLATA CONTRO GLI ABUSI:
LO STATO STUPRA,
(CHI SARA’ IL PROSSIMO?)
FERMIAMOLI!!!

venerdì 18 marzo 2011

LA TRAGEDIA GIAPPONESE E LA QUESTIONE ATOMICA

di Adriano Lotito



Senza sembrare eccessivamente cinici si può dire che le tragedie a volte sono tristemente necessarie per risvegliare un qualche spirito critico e per farci cambiare rotta. Se la crisi economica è riuscita a mostrare a milioni di lavoratori il vero volto del sistema capitalistico, fatto di miseria, guerra e povertà, così il cataclisma sismico che si è abbattuto sul Giappone in questi giorni e che ha innescato nuovamente l’incubo nucleare è servito a rianimare la discussione sulla convenienza di un certo tipo di energia, discussione fondamentale per le nostre prospettive di sviluppo.

Fukushima: una tragedia annunciata
In merito alla situazione dell’impianto nucleare di Fukushima, colpito da uno dei più potenti terremoti che siano mai stati registrati, è ancora presto tracciare previsioni di sviluppo in quanto i quattro reattori sono ancora esposti a rischi gravissimi. Il surriscaldamento dovuto alla scossa sismica rischia, infatti, di causare la rottura delle barre di combustibile nucleare e conseguentemente la fusione del nocciolo. In queste ore nonostante i soccorsi via terra e via aerea il livello di radioattività è in costante aumento e le radiazioni sono già arrivate nel cielo della capitale, Tokio. Davanti a noi, un Paese intero sull’orlo del baratro mentre si sta organizzando l’evacuazione di decine di migliaia di persone. Aldilà delle ridicole affermazioni di certa intellighenzia e dello stesso imperatore del Giappone che esorcizzano le loro effettive colpe appaltando la causa di tutto ciò alla forza della natura o ad una punizione divina (sic!) noi sappiamo bene che le responsabilità di quanto sta avvenendo sono da ricercare nell’affarismo e negli interessi privati che sacrificano sull’inviolabile altare della produttività economica (ovvero della ricerca dei profitti) milioni di lavoratori e incolpevoli cittadini. L’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (Aiea) aveva più volte espresso dubbi sulla sicurezza delle centrali nucleare in un territorio a rischio sismico (come emerge dalle fonti di Wikileaks) ma ovviamente interrompere la produzione di energia avrebbe provocato una perdita di profitto e quindi il tutto è passato sotto silenzio. Un copione già visto e rivisto insomma.

Il dibattito in Italia: chi sta dietro ai “nuclearisti”
La tragedia giapponese ha messo sull’attenti tutto l’Occidente alimentando la discussione in merito all’opportunità o meno dell’utilizzazione civile dell’energia nucleare. Per quanto riguarda il caso italiano, l’energia nucleare è stata già respinta dal popolo in occasione del referendum del 1987 all’indomani del disastro di Chernobyl. Ma naturalmente l’unica effettiva espressione del potere popolare viene subito messa a tacere se ci sono interessi un tantino più grossi. Così ci troviamo a riparlare di nucleare mentre il governo Berlusconi senza batter ciglio riafferma la propria volontà di reinserirlo nel piano energetico nazionale. Dietro al premier tutto il gotha del capitalismo nazionale e internazionale per la produzione di strutture e infrastrutture nel campo del nucleare: la Società Gestione Impianti Nucleari (SOGIN) S.p.A. (tristemente famosa per il caso “scorie” di Scanzano Jonico), l’Ital Elettronica (specializzata nella strumentazione nucleare), la General Electric (responsabile degli impianti giapponesi) e molte altre multinazionali che aspettano con la bava alla bocca di avventarsi sul nostro territorio per rimpinguarsi le tasche già piene a spese della salute delle comunità autoctone. Oltre al rischio che sta attraversando il Giappone (e che è presente anche in Italia a causa del suo alto livello sismico), al nucleare sono legate altre questioni: anzitutto il problema dello smaltimento delle scorie radioattive che hanno un lunghissimo periodo di decadenza e non ultimo lo stesso problema di costi (di cui non si parla mai). Infatti, oltre ai costi per l’estrazione e la lavorazione dell’uranio arricchito e le spese per la costruzione degli impianti e la ristrutturazione di quelli già esistenti, è doveroso dire che la stessa energia nucleare consuma ben 72.9 megawatt orari (ben più di qualunque fonte energetica) esigendo dunque alti costi per la sua stessa produzione.

Costruire le barricate contro gli interessi privati nella produzione dell’energia
L’unica alternativa rimastaci per impedire un nefasto ritorno del nucleare e in generale per impedire che gli interessi comuni siano resi subalterni al profitto di qualche gruppo industriale è organizzare un fronte di lotta energico e determinato che non esiti a usare anche gli strumenti più radicali per far sentire la propria voce. Come modello di riferimento abbiamo i cittadini di Scanzano Jonico che nel 2003 condussero una lotta vittoriosa e oltranzista contro la collocazione di un deposito di scorie radioattive sul loro territorio. Ma anche le comunità locali di Terzigno e altri paesi della Campania che sono arrivati nei mesi scorsi allo scontro frontale contro la dislocazione sconsiderata delle discariche. A giugno si terrà un referendum contro il nucleare ma, come già si è visto, non è con il voto che si può realmente decidere il futuro: è solamente la lotta che in ultima istanza risulta determinante. Costruiamo quindi una grande mobilitazione per opporci alla nuclearizzazione del territorio italiano. Una prima scadenza importante è la manifestazione nazionale del 26 marzo a Roma sotto lo slogan , oggi più che mai vero: l’unica energia pulita è quella senza profitto.

Notturno italiano in villa

di Luc Girello


La Villa Comunale di Frosinone in bianco rosso e verde. Patriottismo di maniera, ma bello a vedersi. 





Il brano è "Aria" di Riccardo Tesi. 
Eeguono
Riccardo Tesi: organetto diatonico
Maurizio Geri: chitarra
Damiano Puliti: violoncello

Concerto I Disamistade ERRATA CORRIGE

di Luciano Granieri

Il concerto di raccolta fondi per l'acqua pubblica con protagonista I DISAMISTADE, non si terrà domani 19 marzo ma è rimandato a sabato 9 aprile presso l'Associazione "Oltre l'Occidente" in Largo Aonio Paleario alle ore 21,00

giovedì 17 marzo 2011

Prossima Fermata.........STAZIONE LABO:TECA

da snORky




Nell'ottobre 2010, lo Spazio Autogestito LaBO:TeCa, a malincuore e per  cause di forza maggiore, lasciava i locali di via Pietra S.Maria. Chiusi  i battenti di quella che ormai non è più la nostra sede, restano aperte  tutte le ragioni della sua indispensabilità. Spinti da questa esigenza e dall'esperienza di 4 anni di attività   culturali vissute insieme sul territorio, abbiamo individuato a nord di   Sora una Casa Cantoniera abbandonata al degrado da anni. Dopo 1 anno e mezzo di promesse ed attese per l'ottenimento della Casa  Cantoniera, abbiamo deciso di entrare provocatoriamente sabato 19  febbraio per dare un segnale netto di interessamento ad una sede, quella  Sede,  e per sveltire la palude burocratica che da troppo tempo si  tirava avanti ed impediva il passaggio della proprietà della Casa  Cantoniera dalle ferrovie dello stato  al comune di Sora.
La nostra mossa ha avuto i suoi effetti, si sono mobilizzati  tutti.....politici locali, forze dell'ordine, ferrovie dello stato. Come  risultato, dopo una settimana, abbiamo dovuto lasciare la casa dietro  minaccia di non affidarci più la sede e di un'eventuale denuncia, per  consentire che la burocrazia facesse il suo corso. Ad oggi ci sembra di capire che ogni nostra mossa, compreso questo  articolo, può solo danneggiarci, che intromettersi nella vita dei  palazzi porta solo rischi, che la politica ha i suoi metodi e i suoi  tempi, e che questi metodi e questi tempi non sono in sintonia con  quelli dei comuni cittadini. Siamo coscienti che la nostra azione è stata forzata, si, forzata dalla  voglia di stare insieme, di dare la possibilità  a tutte e a tutti di  avere uno spazio in cui potersi ritrovare e usufruire di servizi liberi  e gratuiti come una biblioteca, un laboratorio informatico, una  ciclofficina, una sala prove..... tutto per arginare un triste fenomeno,  quello della disgregazione sociale. Una disgregazione sociale imposta  dall'alto, dove ci vorrebbero tutti uguali, tutti muti, ovattati ed  immobili nel mondo da loro confezionato. Dati questi presupposti, sabato 19 e domenica 20 marzo saremo in piazza  Santa Restituta per raccontare con un'esposizione fotografica la Nostra 
Storia.

mercoledì 16 marzo 2011

Aut e l'Unità D'Italia

di Luciano Granieri


Sono passati 150 anni da quando gli italiani da servi di tanti Re sono diventati servi di un solo Re. Più che l'unità d'Italia a noi piace ricordare la Costituzione della Repubblica Romana, progenitrice della Costituzione repubblicana del 1948,   o la spedizione di Carlo Pisacane. In ogni caso auguriamo buon centocinquantenario  a tutti. A chi è convinto  che questa sia una tappa importante della nostra storia, a chi crede che sia pura ipocrisia e a chi pensa che i 150 dell'unità d'Italia debbano essere festeggiati ma con qualche distinguo.





Video pubblicato dal canale YouTube di MrTeppone

Unità d'Italia

Comunicato del Circolo Spartacus  di Rifondazione Comunista Frosinone.

Il seguente comunicato è stato  letto dal consigliere della Lista "La Sinistra" Francesco Smania nel Consiglio Comunale di ieri.  (ndr)



Centocinquant’anni fa veniva proclamata l’Unità d’Italia. Unità che in molti territori i cittadini più che voluta l’hanno subita, non solo politicamente ma anche fisicamente sulla propria pelle e su quella dei propri cari. Sarebbe un errore imperdonabile non ricordare chi nel nome dell’Unità ha dovuto subire le vessazioni del nuovo governo, sotto forma di tasse e di privazioni che si riversavano sul popolo dopo che a questo era stata data l’illusione che invece si sarebbe tolto ai ricchi per distribuire ai poveri. Ricordiamo anche chi per svariati motivi si è ritrovato brigante, senza patria per non essersi riconosciuto in quella patria gli era stata imposta. E tutte le stragi di innocenti effettuate dall’esercito piemontese che metteva in pratica sul campo leggi repressive emanate dal nuovo parlamento unitario. I briganti sono stati migliaia, i morti ammazzati in maniera indiscriminata altre migliaia, diversi paesi del meridione sono stati rasi al suolo per ritorsioni dell’esercito italiano. Non si saprà mai il numero reale delle vittime: ma il nostro pensiero va anche a loro, che sono stati protagonisti involontari della costruzione del nuovo stato unitario, anche se a loro non vengono intitolate strade come viene fatto per gli eroi ufficiali del risorgimento. E ricordiamo chi è stato prelevato dalle arretrate campagne del sud, che evidentemente non erano arretrate a tal punto da impedire la leva obbligatoria lunga anni, per andare a combattere guerre contro nemici lontani in nome della nuova patria: gli era stata promessa la terra, e gli sono state donate un’uniforme ed una bandiera per cui morire. E una strada non sarà intitolata neanche ai milioni di cittadini che a partire dai primi anni dopo l’Unità hanno iniziato, con l’interessato aiuto della nuova patria, a partire verso terre lontane, che sarebbero diventate la patria dei propri figli e nipoti. E nel mentre il nuovo stato unitario con le rimesse degli emigrati rinsanguava le proprie casse. No, neanche i loro nomi compaiono negli angoli delle strade delle città italiane. Ma il meccanismo ormai era in moto e, incurante di queste tragedie personali, andava avanti e il nuovo stato si sviluppava, prendeva forma. Si celebra in questi giorni l’anniversario dell’Unità, ma se geograficamente l’unità è stata sancita 150 anni fa, a noi piace parlare di Unità a partire dalla scrittura della costituzione repubblicana: che partendo dai sentimenti antifascisti sanciva che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, una Repubblica che ripudia la guerra, una Repubblica che ripudia il fascismo, una Repubblica dove a tutti i cittadini devono essere assicurati l’istruzione pubblica e la salute, una Repubblica che non discrimina le persone in base al ceto, al sesso, alla religione, alla razza. E se diciamo queste cose non possiamo non prendere atto che ognuno dei principi su elencati oggi è vittima di un tentativo di revisione in senso negativo: l’Italia oggi è presente con il proprio esercito in luoghi dove si fa la guerra; la sanità e la scuola pubblica sono oggetto di tentativi di smantellamento per favorire i privati; il fascismo viene sempre più spesso rivalutato, anche nei banchi del parlamento; E le discriminazioni si riversano in gran parte anche sui migranti in cerca di una nuova vita, come facevano i nuovi italiani dal 1861 in poi. Ma quest’ultimo particolare evidentemente i nostri governanti attuali lo hanno dimenticato, o semplicemente fanno finta di dimenticarlo. Ed il malessere è sempre più diffuso a causa della lotta fra poveri che deriva da quel senso di insicurezza verso il futuro, diretta conseguenza del fatto che ormai la Repubblica Italiana non è più una Repubblica fondata sul lavoro, ma una Repubblica dove il lavoro è una chimera e se c’è per la maggior parte dei casi si tratta di lavoro precario o in nero. Come si fa a festeggiare l’anniversario dell’Unità d’Italia proprio quando tale unità viene spezzata proprio in quello che è il fattore più importante per la vita, la dignità e la libertà delle persone: il lavoro? Gli attacchi allo statuto dei lavoratori e al contratto nazionale del lavoro, uniti all’accondiscendenza del governo e dell’opposizione parlamentare al progetto di Marchionne, di fatto stanno distruggendo proprio ciò che tutta l’Italia si accinge a festeggiare. Più che festeggiare l’Unità si dovrebbe lavorare seriamente per costruirla un’unità che assicuri ad ognuno, indipendentemente dal sesso, dalla razza e dalla regione di residenza, le stesse possibilità di accesso nel mondo del lavoro, gli stessi diritti sancite da regole generali uguali per tutti, la disponibilità di una scuola pubblica efficiente, una sanità pubblica che non preveda i viaggi della speranza. Non esiste unità senza uguaglianza. Non esiste unità senza libertà. E non esiste unità senza dignità. Quindi questi festeggiamenti sono celebrazioni in onore di un qualcosa che non esiste. Paradossalmente mentre si festeggia l’unità il parlamento ha varato il cosiddetto federalismo fiscale, che causerà l’esaltazione delle differenze già oggi esistenti fra le parti più ricche e le più povere del paese. Si celebra l’unità mentre nei fatti la si sta distruggendo: il trionfo della demagogia esaltata ai massimi termini, ed intrisa di un pomposo quanto inutile patriottismo.



Pausa di Riflessione

da Circolo Sinistra Ecologia e Libertà di Frosinone


Frosinone, 15 marzo 2011
Sinistra Ecologia Libertà” di Frosinone chiede una pausa di riflessione in merito al progetto di urbanizzazione dell'area contigua alla Villa comunale e oggetto di un concorso di idee da parte del proprietario del terreno.
La presenza accertata di un’area archeologica di primaria importanza, un'area termale risalente all'epoca romana, richiede la massima attenzione da parte delle Istituzioni preposte alla tutela del territorio e dei beni culturali.
Per SEL-Frosinone la presenza di un vincolo archeologico sull'area adiacente, unitamente alla vicinanza della Villa Comunale, deve consigliare una sospensione del progetto di realizzazione di circa 34.854 mc di nuova costruzione sull'area previsti dal progetto presentato; è bene che prima di andare avanti sia valutata attentamente la reale consistenza del patrimonio archeologico dell'area, perché Frosinone non può permettersi un'altra esperienza come quella dell'anfiteatro romano della zona De Matthaeis.
 Per SEL-Frosinone, la questione delle Terme romane può costituire l'occasione per una riflessione più ampia sulle vicende urbanistiche del Comune capoluogo. In questi ultimi anni, infatti, la città ha vissuto un "fervore" urbanistico forse eccessivo, in assenza di una programmazione urbanistica generale che pure era nel programma della Giunta Marini.
La Città non ha bisogno di nuove cubature. La città ha bisogno di recuperare gli spazi esistenti, gli edifici abbandonati; di ricostruire un tessuto urbano in realtà mai creato, per rispondere alle esigenze di qualità della vita.
È tempo di una riflessione comune, ponderata e consapevole, di lungo respiro, sulle questioni urbanistiche e del territorio, evitando decisioni affrettate di cui presto pentirsi. E ciò va fatto coinvolgendo la società civile e la fertile trama dell’associazionismo del territorio, che chiedono di “partecipare attivamente” alla soluzione dei problemi che affliggono la nostra città. 

martedì 15 marzo 2011

Non facciamoci rubare l'acqua

di Luciano Granieri



Vi facciamo ascoltare i Mojo Coffee Blues. I più attenti fra i nostri naviganti sicuramente già conoscono il gruppo. Vogliamo  ripresentarveli perché i  Mojo Coffee Blues sono un “OPEN SPACE” . Attorno alla consolidata coppia di chitarristi: Lamberto Infurna e Paolo Tricca, si alternano musicisti di diverse estrazioni e sensibilità musicali, ma tutti accomunati dalla passione per le blue notes. Nel CONCERTO  tenuto al Satyiricon  l’ottobre scorso a Lamberto e Paolo si affiancavano l’armonicista e cantante Francesca Crucitti , il violinista  Pierluigi Cioci. Nel  set di “Oltre l’Occidente” al duo di chitarre si aggiungeva un armonicista straordinario  Federico D’Ambrosi.  Con questa nuova formazione in trio  l’esecuzione dei brani risultava più asciutta, aspra ma sempre con il marchio  DOC inconfondibile  dei Mojo. Non vi è dubbio, questa ruvidità, senza fronzoli, impreziosita delle sortite solistiche dei tre musicisti  lascia l’ascoltatore in balia di giri armonici che entrano dallo stomaco e vanno su su fino alla parte del cervello sensibile alle scariche emotive . Abbiamo voluto dedicare ancora spazio a questo gruppo perché al di là degli aspetti prettamente musicali, il concerto organizzato a “      Oltre l’Occidente” aveva lo scopo di raccogliere fondi per la campagna referendaria: “l’acqua bene comune”.  I Mojo hanno dimostrato una  sensibilità  sociale e un senso civico   senza pari accettando di esibirsi gratuitamente per aiutarci a raccogliere fondi.  Come è noto il nostro blog appoggia il comitato per l’acqua pubblica di Frosinone.  Il fatto che la provincia di Frosinone abbia contribuito in maniera importante al raggiungimento delle 1.400.000  firme raccolte in tutta Italia per indire i referendum ci rende orgogliosi. Ma non basta.  Perché ora  arriva il momento di lottare ancora più strenuamente. E’ noto che i partiti presenti in parlamento mal sopportano questa consultazione . Sia il Pdl, artefice del decreto Ronchi , che il Pd puntano a far fallire i referendum perché con la gestione privata  della distribuzione dell’acqua è possibile continuare a fare affari e ad alimentare le clientele con i partner privati. Le inchieste in corso nel  nostro territorio su Acea Ato5 ne sono buona testimonianza. E’ già partita la macchina da guerra antireferendaria con la pianificazione della data per le consultazioni al 12 giugno, ovvero l’ultima giornata  disponibile, in un periodo pre estivo.  Con  lo scopo dichiarato di indurre la gente a  non  tornare alle urne dopo aver sopportato l’abboffata elettorale  delle amministrative del 15 maggio e i ballottaggi del 29 si punta a  impedire il raggiungimento del quorum . Il silenzio tombale mediatico, coprirà la campagna per il si . Ecco perchè è necessario mobilitarsi . E’ fondamentale   fare in modo che il maggior numero di persone venga a conoscenza della natura  e dell’oggetto dei referendum. Ma per far questo occorrono soldi. Noi ci siamo mobilitiati per iniziare una campagna di sostegno  . Ringraziamo i Mojo Cofee blues che, oltre ad offrirci una magnifica serata  ci hanno aiutato nella raccolta fondi , ringraziamo Paolo Iafrate, che ha messo a disposizione le strutture di “Oltre l’Occiddente” con annessi e connessi. Ci dispiace non ringraziare i cittadini che ancora non hanno capito quale battaglia di civiltà  si va a combattere e che hanno disertato un appuntamento di fondamentale importanza  sociale  ,  al di là della passione per la musica . Speriamo che sabato 19 marzo al concerto dei Disamistade,-  un gruppo che propone le canzoni di Fabrizio De Andrè con arrangiamenti personali - che si terrà sempre a “Oltre l’Occidente” in L.go Aonio Paleario alle ore 21,00, pubblico e sostenitori della campagna referendaria intervengano numerosi. AIUTATECI A FARE IN MODO CHE NON CI RUBINO L’ACQUA


150° anniversario dell'unità italiana


14-24 marzo
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
Esposizione d’arte “Per i 150 anni di Unità Italiana”
Frosinone, Palazzo della Prefettura,
Studenti dell’Istituto Superiore “Antonio Giulio Bracaglia” di Frosinone e delle sedi di Cassino – Anagni e Sora
h.9-13
martedì 15 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
Concerto “Le giubbe rosse”  - Direttore M° Antonio D’Antò   Musiche da ballo di J. Strauss – elaborazioni di Luigi Pecchia Conservatorio di Musica “Licinio Refice”, in collaborazione con le Scuole secondarie  di I grado ad indirizzo musicale di Ferentino, Veroli, Sora, Ceccano e Torrice
Frosinone, Conservatorio di Musica, Viale Michelangelo -

h.17.30
mercoledì 16 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
Proiezione di "Concerto italiano. Storia e Storie dell’Unità d’Italia" Visione del filmato alla presenza del regista Italo Moscati (’82)
Aula Magna Istituto Tecnico Commerciale di Frosinone Via Piave n° 29   
A cura della Consulta Provinciale degli Studenti di Frosinone
h.10.00
mercoledì 16 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
“FROSINONE E IL RISORGIMENTO ITALIANO”
I Simboli del Risorgimento Italiano Relatore:   Domenico Ricciotti giornalista e scrittore
Frosinone, Palazzo della Prefettura, salone di Rappresentanza, Piazza della Libertà

h.17.30
mercoledì 16 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
I GIORNI DELLA NOTTE TRICOLORE Concerto “L’Italia in canto” Coro del Club Alpino Italiano - sezione di Frosinone Palazzo della Prefettura Salone di Rappresentanza,
Frosinone, Palazzo della Prefettura, salone di Rappresentanza, Piazza della Libertà

h.19.00
16 e 17 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
I GIORNI DELLA NOTTE TRICOLORE Apertura serale del Museo Archeologico Comunale
Frosinone, Museo Archeologico via XX Settembre

h.20.00 - 22.30
mercoledì 16 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
I GIORNI DELLA NOTTE TRICOLORE Concerto “Nell’Unità, il Futuro” Banda “Romagnoli” di Frosinone e Gruppo Polifonico “Città di Frosinone
Frosinone -Cassa Edile Salone di Rappresentanza, Via Tiburtina

h.21.00
mercoledì 16 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
I GIORNI DELLA NOTTE TRICOLORE Proiezione del film “Noi credevamo” (Regia di Mario Martone, Italia, 2010)
Frosinone, cinema Nestor

h.21.00
giovedì 17 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
Cerimonia dell’alzabandiera 72° Stormo Aeronautica Militare
Frosinone, Villa Comunale

h.9.00
giovedì 17 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
Concerto per pianoforte  “Per il 150° dell’Unità d’Italia” M° Nina Feric Tributo a  Ennio Morricone – pout-pourri musiche di Verdi
Frosinone, Salone di Rappresentanza Palazzo della Provincia di Frosinone   

h.18.00
giovedì 17 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
I GIORNI DELLA NOTTE TRICOLORE Proiezione del film “Noi credevamo” (Regia di Mario Martone, Italia, 2010)
Frosinone, cinema Nestor

h.21.00
venerdì 18 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
Esibizione musicale “A scuola con le note tricolori” Alunni delle Scuole Secondarie di I grado ad indirizzo musicale “Luigi Pietrobono” e “Aldo Moro” di Frosinone
Frosinone, Salone di Rappresentanza Palazzo della Provincia di Frosinone   

h.16.00
venerdì 18 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
I GIORNI DELLA NOTTE TRICOLORE  Concerto “I canti che hanno fatto l’Italia” - Direttore M° Gianluigi Zampieri Ensemble di ottoni e percussioni “Ciociarian Brass”del Conservatorio “L. Refice”
Frosinone, Conservatorio di Musica, Viale Michelangelo -

h.18.00
giovedì 24 marzo 2011
150° Anniversario dell’Unità Italiana (1861-2011)
“FROSINONE E IL RISORGIMENTO ITALIANO”
Garibaldi e il movimento garibaldino Relatore:    Annita Garibaldi Jallet Scrittrice e studiosa
Frosinone, Villa Comunale

h.18,30