mercoledì 2 gennaio 2013

TRA IL DIRE E IL CAMBIARE C'E' DI MEZZO IL MARE

 Andrea Cristofaro, collettivo ciociaro anticapitalista


Girando in internet ho trovato questo annuncio, e incuriosito l'ho letto: è il quesito al quale hanno risposto con un si o un no i militanti del movimento cambiare#sipuò.

Risultati della Votazione telematica di "Cambiare si può"
alle ore 00.00 del 1.1.2013

IL QUESITO IN VOTAZIONE  era:
Ritieni che, nella mutata situazione di fatto rispetto all’assemblea del 22 dicembre (vedi report precedente), si possa proseguire nell’iter di formazione di una lista comune, avente come
candidato premier non contendibile Antonio Ingroia (che ha dichiarato la disponibilità ad accogliere nel programma i nostri dieci punti irrinunciabili), con attribuzione a un comitato di garanti della formazione delle liste, nelle quali è comunque previsto l’inserimento dei segretari politici di IDV, Comunisti italiani, Verdi e Rifondazione comunista?

Hanno votato SI 4.468 pari al 64,7% dei votanti
Hanno votato NO 2.088 pari al 30,2% dei votanti
Si sono astenuti 352 pari al 5,1%
I voti validi sono stati 6.908 su circa 13.200 aderenti all'Appello
 


Il  movimento non mi aveva mai appassionato, però ne ho seguito il cammino. Senza entrare nel merito della lista, giudicando da fuori, è stupefacente come nel quesito si dichiari candidamente che le riunioni finora fatte non contano più niente e che coloro che finora dovevano essere i protagonisti delle scelte sono stati invece chiamati a votare semplicemente un si o un no riguardo ad una forzatura che ribalta tutto, non discussa in assemblea ma decisa dai segretari dei partiti che fino a ieri stavano elemosinando al Pd un posto in coalizione: decisa da questi appunto, insieme a Ferrero e ad Ingroia, alla faccia delle migliaia di militanti che hanno partecipato alle assemblee locali e nazionali.
Cambiare#sipuò non esiste più, esiste invece una cosa molto simile alla lista arcobaleno, e si chiamerà Rivoluzione Civile: prendere o lasciare. I votanti a maggioranza hanno telematicamente  ceduto al ricatto, quindi Diliberto e Di Pietro hanno vinto: Io ci sto ha ufficialmente inglobato Cambiare si può. Un particolare: in val di Susa i militanti hanno tutti respinto la proposta,
significherà qualcosa? Personalmente arrivo a due conclusioni. Punto primo: i 4468 si probabilmente sono riconducibili in gran parte ad iscritti al Prc, visto che il partito si era schierato fermamente per il si e anche le assemblee in gran parte erano formate da iscritti al Prc. Nello stesso tempo viene fuori l'inconsistenza numerica di coloro che dentro il movimento chiedevano un passo indietro definitivo al Prc. Infatti 4468 rappresenta un terzo degli iscritti a votare, quindi il problema della vittoria dei si è ribaltato: i professori di Alba avrebbero avuto i numeri per vincere il referendum telematico, ma questi numeri evidentemente non c'erano. La famosa società civile che chiedeva il passo indietro si è dimostrata incapace di fare il passo in avanti. E questo è
un primo elemento che viene fuori, visto che chi aveva ottenuto il controllo del movimento lo stava facendo senza essere l'espressione della maggioranza della base del movimento stesso. E c'è da dire che il prc pur sapendo di avere i numeri dalla propria parte aveva comunque fatto il passo indietro. Ma la cosa non era sfuggita a navigati politici come Diliberto e Di Pietro, i quali dopo
aver ricevuto il rifiuto da parte del Pd hanno provato il colpo di mano e tramite "Io ci sto" sono entrati nel movimento "Cambiare si può" per egemonizzarlo usando il nome di Ingroia per tentare in seguito un nuovo approccio con il Pd, una volta in possesso di un potere contrattuale maggiore
rappresentato dal movimento conquistato. E qua arriviamo al secondo punto: senza la collaborazione di Ferrero e del Prc questa operazione sarebbe andata in porto? Qui entra in gioco il gruppo dirigente del Prc, che si è trovato a poter scegliere fra due opzioni. Continuare il percorso intrapreso con la "società civile" rispedendo al mittente l'approccio speculativo di Io ci sto, e
quindi scegliere di girare finalmente lo sguardo a sinistra. Questa scelta avrebbe anche rafforzato le potenzialità di due importanti movimenti nati a sinistra: il No Debito e il movimento nato dal No Monti Day. L'altra opzione era invece cedere al richiamo delle sirene (metaforiche) Diliberto e Di Pietro, e quindi fare la scelta di non differenziarsi dal gretto ceto politico italiano, che mischiando tattica e strategia si perde nella affannosa ricerca di un posto in parlamento e uno a porta a porta o a ballarò, dimenticando la ricerca del consenso basato sui contenuti e sulla coerenza politica. Il Prc ha fatto sicuramente i suoi conti, e ha scelto la seconda opzione: ha scelto di dare vita ad un secondo arcobaleno che avrà più di metà del proprio programma elettorale incentrato sugli argomenti della mafia e della legalità, senza accenni alla lotta contro il capitalismo, cosa che fa storcere sicuramente il naso a molti militanti. Secondo me il Prc ha perso un'occasione unica per
tornare ad essere un partito credibile in grado di essere sponda politica per i tanti compagni dispersi e anche un soggetto in grado di dialogare con i movimenti e i partiti organizzati alla sua sinistra. Rimangono le assemblee locali che Cambiare si può aveva indetto per i primi di gennaio: in tali assemblee si incontreranno tanti militanti che avranno il compito facilitato rispetto a quanto avevano messo in conto alla fine dell'assemblea nazionale del 22 dicembre: molte decisioni sono infatti già state prese da Ingroia e dai quattro segretari di partito, compresi simbolo e nome del movimento, quindi le cose su cui discutere e soprattutto le cose da decidere saranno sicuramente
molte meno.



1 commento:

  1. Ma mandateli affanculo e ricominciamo!

    Fiorenzo Fraioli e Claudio Martino

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