mercoledì 12 giugno 2013

In nome di chi decidono i saggi?

Luciano Granieri


“Il forte aumento dell’astensionismo è un fenomeno che impone profonde riflessioni”.  Questa è ormai
 la  formula di rito con cui politici locali e nazionali, dell’una o dell’altra fazione, concludono le analisi sui più disparati risultati  elettorali,   che siano  stati per loro soddisfacente o meno.  Una solfa  che ci siamo sorbiti    sia dopo le elezioni politiche del febbraio scorso, sia dopo questa ultima tornata di amministrative. 

Ma chi deve riflettere?  Non certo lor signori.  Sarebbe molto più rispettoso evitare questa ipocrita litania sulla sciagura dell’astensionismo perché ai suddetti  lor signori di questo fenomeno non importa un fico secco . Anzi,  Il fatto che quei  27milioni di italiani -  i quali,  a mezzo referendum,  hanno deliberato  in favore della gestione partecipata dei beni comuni,  uniti a quegli altri 16milioni di cittadini che nel 2006 hanno sonoramente respinto ,  tramite referendum confermativo, l’attacco alla Costituzione portato dai gaglioffi padano-berlusconiani - non abbiano rappresentanza politica è una manna.  

E’ fondamentale tacitare la vera opposizione  privandola di agibilità politica, costringendola o ad astenersi, o a scegliere il male minore o a disperdersi in movimenti  inconcludenti che soffocano con  una chiassosa cialtroneria  anche quel poco di buono che alberga nella loro proposta programmatica.  Va bene così è meglio che certi eversivi i restino lontano dalle urne, che non disturbino il manovratore. 

  Dopo la crisi seguita alla stagione di mani pulite, fu  necessario dotarsi di un sistema che consentisse ai partiti liberal-riformisti  di proteggersi dalla minaccia della democrazia partecipativa. Il percorso ricalca la prassi auto immunitaria partorita dal liberismo per  salvaguardare la prerogativa  di realizzare profitti smisurati ai danni della comunità . In questo caso si impose il mercato come unico regolatore del benessere  dell’umanità,  e quando la dittatura del mercato da benefica regolatrice del sistema si rivelò per quello che era , cioè  un devastante strumento di povertà  dispensatore di   macelleria sociale  il sistema capitalista ha risposto inasprendo la stessa ricetta causa del disastro.  

Si risolve la crisi prodotta dal liberismo sfrenato, concedendo ancora più spazio alla tirannia del mercato , si passa all’ultra liberismo.  Allo stesso modo i partiti per risolvere il loro processo di putrefazione   iniziato     dopo tangentopoli si inventarono la favola della governabilità da ottenersi attraverso il bipolarismo. Chiarissimo espediente utile a ridurre la partecipazione politica .  

Dopo un ventennio di appropriazione indebita di rappresentanza democratica , di fronte alla perdita di credibilità, ormai in caduta libera, si risponde impoverendo ulteriormente le possibilità di scelta a disposizione dei cittadini.  Dopo  aver debellato   il pericolo    costituito  dalla  variabile falsamente destabilizzante del Movimento 5stellle,   si vuole passare, da  un sistema che vede in concorrenza  due grandi comitati elettorali,  solo in apparenza diversi  fra di loro, ad una competizione ridotta a due o tre persone che  cercano di acquisire il consenso, non sulla base di proposte programmatiche,  ma mettendosi in vendita, coltivando ancora più e meglio di prima rapporti clientelari  con i finanzieri amici, frequentando i  ciarlieri salotti televisivi delle Marie De Filippi e delle Mare Venier.  

Dalla grande coalizione  già poco rappresentativa degli interessi dei cittadini, ma molto vicina alle esigenza delle èlite,  si passa  all’uomo solo al comando ancora meno rappresentativo  e molto più corruttibile dal capitalismo finanziario e dalle mafie di ogni risma.  Si combatte la crisi della rappresentanza, offrendo ancora meno rappresentanza.  Ecco dunque il rinnovato assalto alla forma dello Stato  che dovrebbe  diventare presidenziale.  

Si nominano i saggi per studiare le riforme costituzionali e istituzionali. Ma  in nome e per conto di chi questi saggi deliberano?  Ove mai si rendesse necessaria la riforma dei valori fondanti  dello Stato quali la forma di Repubblica parlamentare  , questa non deve   esser decisa  da fantomatici saggi  , né da governi di larghe intese, ma da “ ORGANI COSTITUENTI” eletti dai cittadini.  Dopodichè i  citati costituenti una volta messe a punto le riforme,  dovrebbero sottoporle di nuovo al giudizio della popolazione tramite un referendum confermativo.  

Questa  dovrebbe essere   l’unica strada percorribile qualora si individuasse realmente nell’impianto Costituzionale la causa della crisi  istituzionale. Ma siccome così non è e  le ragioni  delle riforme  sono di tutt’altra natura,    devono cioè  sottrarre il potere di scelta  dei  rappresentanti e controllo dell’azione governativa  ai cittadini, il coinvolgimento di saggi, guru, tecnici, imbonitori  nella sua  palese incostituzionalità è la soluzione più consona.  

E’ effettivamente necessario cambiare qualche regola,  ma basta poco. Ad esempio  si può ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti rimodulandolo. Cioè ponendo un  limite all’entità del finanziamento  che dovrà essere uguali per tutti i partiti , grossi   e piccoli, in modo da consentire a questi ultimi di competere ad armi pari con i loro avversari più grandi. Si deve porre un tetto anche alle donazioni di enti privati. Per il Pd, il Pdl  e anche per il Movimento 5 Stelle è facile invocare l’abolizione del rimborso elettorale, quando ci sarà sempre un Riva, un Agnelli o un Casaleggio,  disposto a foraggiarli  . 

E’ necessario far rispettare finalmente le legge sull’ineleggibilità di chi possiede concessioni  Statali di rilevanza  economica, come le concessioni televisive,  in modo che nessun dirigente di partito possa esercitare pressioni sugli elettori attraverso un potere mediatico smisurato che lo avvantaggia rispetto ai concorrenti.  

In questo modo si favorirebbe la ricostituzione di  altri movimenti , che al pari dei partiti già esistenti fonderebbero le loro chance di vittoria esclusivamente sulla proposta politica  inoltre si  assicurerebbe una rappresentanza democratica più ampia .  E ancora,  si potrebbe introdurre l’obbligo di discussione urgente da parte del Parlamento delle leggi iniziativa popolare, è una proposta del Movimento 5 Stelle che pochi conoscono perché Grillo con le sue continue esternarono distoglie l’attenzione da qualche buona proposta che pure viene dai parlamentari penta stellati. Come si vede non è necessario andare a  toccare la Costituzione se si vuole fare in modo di riportare gli elettori alle urne. Ma è questa la vera volontà?




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