venerdì 30 agosto 2013

Preservativi e chiavi di legno

Luciano Granieri



 Il preservativo che incappuccia la punta della frana del Viadotto Biondi si sta sfaldando. Di solito i profilattici si rompono per la prorompenza virile del membro che ricoprono.  In  questo caso invece  il condom si sta strappando  perché il   membro che avvolge  si sta ammosciando.

 In realtà l’effetto ammosciante è provocato, in concorso con il carattere franoso della collina e con la ripesa delle piogge,  proprio dal costosissimo profilattico da 200 milioni posto dal sindaco di Frosinone sull’apice della frana.

Non  serve un geologo per capire che se una collina  per motivi strutturali ha la tendenza a crollare non può essere gravata da un peso  a monte  che, spingendo verso il basso non fa altro che favorire il fenomeno franoso. Il grosso preservativo da 200 milioni, non produce altro che questo effetto.  In realtà sarebbe molto più utile un intervento a valle, magari puntellando la base della collina. Non ci vuole un geologo per capirlo, ma proprio un geologo ci ha dato conferma di come questa tesi è vera. Ci riferiamo al professor Mario Catullo. 

In realtà la situazione geofisica del territorio frusinate,  che predispone il terreno a fenomeni franosi,  è nota dai tempi dei tempi. Nessun sindaco però si è dato cura di affrontare il problema attraverso la pianificazione di interventi di manutenzione del territorio orientati al consolidamento della collina.  Infatti era molto più redditizio, politicamente ed economicamente,   consegnare in ostaggio la città ai soliti padroni muratori, che l’hanno riempita di cemento, incuranti delle particolari caratteristiche geologiche dell’area. 

Anche  il sindaco attuale, Nicola Ottaviani, sembra voler procedere sulla stessa strada. Anzi sembra intenzionato ad eccellere rispetto a chi lo ha preceduto. Infatti non più tardi di undici mesi fa, il primo cittadino presentò un piano urbanistico pirotecnico, che prevedeva la costruzione di piazze, parcheggi sotterranei e scale  mobili in ogni parte della collina. 

Originariamente il faraonico progetto doveva servire ad accedere a fondi stanziati dall’allora governo Monti per quei  comuni  che avessero presentato progetti di riqualificazione urbana. Quei soldi non furono mai  ottenuti, ma i mastri muratori della città si offrirono di realizzare le opere in cambio della concessione da parte del comune di ingenti quantità di cubature edificabili, altro cemento sulla città.

 Dunque il nostro caro sindaco, anziché dare corso alla pacchiana pantomima  della chiave di legno  della città consegnata al presidente della regione Zingaretti, per mettere in risalto il mancato rispetto degli impegni presi dalla regione in merito alla frana, rifletta sull’inutilità,e anzi sulla nocività del costoso preservativo posto sulla frana , sulla sensatezza di costruire scale mobili sul versante di  una collina che tende a franare e sulla idiozia di scavare dei parcheggi interrati in un terreno friabile. 

Certo si spera comunque  che la Regione si dia una mossa. E’ giusto studiare intereventi strutturali e risolutivi per gli episodi franosi che hanno coinvolto la collina di Frosinone, anziché buttare denari su soluzioni provvisorie e inefficaci, ma che lo si faccia presto, prima che il membro si ammosci del tutto.


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