venerdì 22 novembre 2013

Dall’Accordo di programma parte la sfida a tutta la nostra comunità

Giuseppina Bonaviri

Il dibattito alla Luiss di Roma sull’economia del Lazio, di un paio di giorni fa, ha messo nella giusta luce le prospettive della nostra regione e delle realtà provinciali ridimensionando i contenuti ottimistici di un dossier pubblicato in precedenza. Gli effetti della crisi e le limitatissime possibilità di attingere alla finanza pubblica rendono estremamente critica la condizione della popolazione, in particolare nelle province. Da questa constatazione deve essere sollecitata la migliore riuscita di qualunque iniziativa imprenditoriale come di tutte quelle che riguardano percorsi di solidarietà sociale.
E’ questa la ragione per la quale bisogna, ora, guardare con estrema attenzione ed auspicare il più sollecito percorso all’Accordo di programma stipulato, diciotto mesi fa, a livello provinciale.
Ne ho parlato con il Commissario Straordinario della Provincia Giuseppe Patrizi che, seppur in modo più misurato rispetto a quanto divulgato nel dossier, ha confermato le prospettive che si aprono per il nostro territorio purché vengano fino in fondo colte le opportunità offerte dall’Accordo.
Emerge con chiarezza che l’Accordo di programma Frosinone- Anagni- Fiuggi, che utilizza gli strumenti riservati alle aree di crisi complessa per rilanciare la reindustrializzazione di molti comuni locali - siglato 2 agosto 2013-, sta procedendo finalmente come un progetto pilota dopo trent’anni di controverso sviluppo territoriale.
L’accordo di programma riguarda 31 comuni dell’area nord dove si trovano mille addetti d’imprese a rischio chiusura.
Il lusinghiero risultato raggiunto (il nostro territorio è uno dei tre soli vincitori di una selezione fra 148 domande presentate, dalle diverse amministrazioni locali ed imprese, al Governo) premia anche il metodo usato nella costruzione dell’Accordo. Esso è scaturito dopo un lungo lavoro di consultazione e coinvolgimento, guidato dalla Provincia, con le associazioni sindacali ed imprenditori tra cui non sono mancati confronti con i lavoratori della realtà da lungo tempo in crisi come dell’ex VDC.
Al termine di questo percorso ci sono state 160 manifestazioni di interesse- il 90% da parte delle aziende che producono già dalle nostre parti- e su queste manifestazioni è impegnata, al momento, una Commissione tecnico-operativa già riunitasi in cinque occasioni presieduta dalla Provincia, dal Comitato di sviluppo, da un rappresentante del Ministero dello Sviluppo Economico e da Invitalia ed in procinto di emettere l’avviso pubblico per l’inizio del nuovo anno. Un ulteriore motivo di speranza è dato dalla partecipazione di società multinazionali che si sono dichiarate interessate allo sviluppo di diversi settori produttivi ciociari.
Il progetto ha una dotazione finanziaria di 100 milioni di euro, per due terzi finanziati dalla Regione Lazio, in gran parte già stanziati e in parte in programma nel 2014. La strada tracciata è buona anche perché parallela al piano “destinazione Italia” del Governo Letta.
Non tutto è compiuto: vi sono due questioni a cui dobbiamo però dare risposta.
Una prima riguarda cosa si prevedere per l’area sud della provincia, quella in cui insiste la Fiat e non solo.
La seconda questione, che coinvolge sia l’area nord che l’area sud, è la necessità di esplicitare il modello specialistico a cui si rifà il nostro territorio. In altri termini occorre  ragionare su come favorire la realizzazione di filiere fra case madri e fornitori e da qui come creare quelle reti di imprese da estendere anche oltre. Per l’Italia questo appare, attualmente, il modello vincente in quanto capace di coinvolgere anche le più piccole imprese altrimenti a rischio. Non tutti i settori sono nella possibilità di creare filiere e reti che, tra l’altro, dipendono anche da quanto già c’è sul nostro territorio.
Ci pare che, a questo punto, la stampa locale potrà avere un ruolo importante potendo rappresentare il contenitore di qualificati pareri sull’attuale processo di sviluppo e per capacità di impresa ad accettare la sfida del mercato che va oltre i confini nazionali. Le forze sindacali lo stanno chiedendo da tempo dimostrandosi seriamente interessate allo sviluppo complessivo e non solo a quello di più ristretto interesse localistico.
Frosinone cantiere della ripartenza dell’Italia?
Ce lo auguriamo ed auspichiamo, per tutti noi, una seria innovazione che partendo dalle tecnologie verdi a basso impatto ambientale guardi alla città intelligente dove si concentreranno maggiormente  le attività umane quelle che rimango al centro dell’interesse del nostro movimento indipendente.

Nessun commento:

Posta un commento