sabato 10 agosto 2013

Multiservizi: Il gioco dell'oca

Marisa Cianfrano


Si è svolto in prefettura l’ennesimo incontro per risolvere la questione della Multiservizi . Erano presenti le parti sociali , la Regione Lazio, Patrizi commissario straordinario della  Provincia , Piacentini ,Giannotti ,  Manchi, per il Comune di Frosinone , Morini sindaco di Alatri ,e infine Buschini Regione Lazio . Nell’ incontro è stata messa  in luce la non volontà politica del Comune di Frosinone alla costituzione di una nuova società,  nonostante gli impegni, anche se un po’  vaghi, della Regione . Il Comune di Frosinone continua a percorrere la strada dell’ esternalizzazione dei servizi informando le parti presenti di una delibera di giunta votata il 31 luglio per l’avvio del bando europeo. A  questo punto viene da dire MA CHE TI CI SIEDI A FARE AD UN TAVOLO PER TROVARE LA SOLUZIONE ???????.....la soluzione per questo Comune è e rimane esternalizzare con bando europeo ,es. servizio cimiteriale durata 5 anni ,servizio scuolabus 1 anno, servizio asilo nido 2 anni ecc ecc.  Non c’è garanzia di continuità lavorativa cosa che una partecipata garantisce e ,cosa di primaria importanza,  il costo         sarà  più elevato  se i servizi verranno  erogati da una società privata in luogo di un ente pubblico . Come è evidente il prezzo maggiore verrà pagato  dai cittadini . Siamo partiti con uno zero a zero convinti di giocare una partita leale mentre invece la delibera del 31 luglio sul bando europeo per l’affidamento dei servizi a privati, ci ha messo di fronte ad una sconfitta per tre a zero a tavolino.  Quello  che è successo oggi è vergognoso. E’ inconcepibile che  la  politica territoriale attacchi  i lavoratori offendendoli dicendo che un lavoro è stato loro offerto  e che gli stessi lavoratori lo hanno rifiutato .  In questa nota ribadisco STATE OFFENDENDO LA NOSTRA INTELLIGENZA I LAVORATORI HANNO PRODOTTO UN PIANO INDUSTRIALE COSA CHE L ‘ENTE NON HA NEANCHE PROVATO A STIPULARE ; STATE OFFENDENDO LA NOSTRA INTELLIGENZA QUANDO DITE CHE IL LAVORO CE LO AVETE OFFERTO RIBADIAMO . IL LAVORO E’  UN DIRITTO NON UN ELEMOSINA ED E’ INCONCEPIBILE TAGLIARE POSTI DI LAVORO     PER FAR ARRICCHIRE I VOSTRI BENIAMINI ; STATE OFFENDENDO LE NOSTRE FAMIGLIE I NOSTRI PADRI CHE HANNO LOTTATO PER UNA DEMOCRAZIA E UNO STATO SOCIALE VOLTO ALL’ UGUAGLIANZA



Dittatura del bene comune

Luciano Granieri


L’interrogativo che maggiormente ricorre nei media in questo tormentato agosto è se sia democratico un paese che consente ad un parlamentare evasore fiscale fraudolento, condannato con sentenza  passata in giudicato, di reclamare la propria agibilità politica (leggi impunità) solo perché è stato votato dagli elettori.

Ci si chiede inoltre se è proprio di uno Stato democratico premettere ad un condannato per evasione fiscale fraudolenta con grande predisposizione a delinquere di rimanere in Parlamento,  muovendo le sue truppe di  sgherri leccaculo per bloccare ogni sacrosanta e doverosa procedura per espellerlo    dal Senato della Repubblica. 

Ma i dubbi sullo stato della democrazia nel nostro paese si estendono anche all’indegno comportamento   di quei partiti che orientano la propria azione politica in senso del tutto opposto a quanto promesso ai propri elettori quando hanno chiesto e ottenuto da loro il voto.  

A questo punto la domanda sorge spontanea. L’Italia è un paese democratico? Personalmente ritengo di no  anzi  aggiungerei che l’Italia un paese democratico non lo è mai stato. Democrazia,  è un termine    di derivazione greca ed è composta dalla parola “Demos” che significa popolo e “Cratos” potere. Ossia potere al popolo.  L’esercizio elettorale così come concepito oggi, non consente in alcun modo al popolo di esercitare il proprio potere.

 Potere al popolo significa attribuire al medesimo    la prerogativa di  decidere le regole di convivenza civile e sociale, rispettando la dignità di ogni singola persona e controllare che le norme   decise vengano fatte rispettare. E’ evidente che questo esercizio deve passare attraverso una qualche  forma di architettura istituzionale che preveda la scelta  dei rappresentanti delle diverse classi  portatrici  di  differenti  idee di società.  Rappresentanti  a cui è demandata la responsabilità di trovare regole condivise atte a mediare le  diverse aspirazioni degli attori in gioco,  il cui operato deve comunque essere sottoposto al controllo diretto della comunità.  

E’ in grado il popolo italiano di mettere in atto un così gravoso  processo democratico? Assolutamente no. Infatti un tale concetto di democrazia presuppone l’assunzione del  postulato  secondo cui  l’interesse della collettività arriva prima dell’interesse individuale, per il semplice motivo che i benefici collettivi  si trasformano nel tempo in benefici individuali garantiti e stabili. 

Storicamente la priorità del bene collettivo rispetto a quelli individuale è un valore che non è mai appartenuto al popolo italiano. Il quale ha sempre avuto bisogno di raccomandarsi al potente di turno, vero o presunto,  per ottenere privilegi  che spesso  mascherano  diritti sacrosanti. Il tutto nel completo disinteresse delle prerogative degli altri, considerati nemici piuttosto che poveri cristi con cui condividere una battaglia per una  vita dignitosa. 

Eppure lo shock della seconda guerra mondiale con il suo drammatico genocidio aveva offerto su un piatto d’ argento una prospettiva concreta di poter costruire uno Stato veramente democratico. Anche se il popolo italiano, quasi non se ne è accorto, la lotta partigiana e la seguente fase costituente  avevano posto le fondamenta per la costruzione di uno Stato dove il bene della comunità, trionfava sull’individualismo,  pur tenendo conto e rispettando le aspirazioni e la dignità di ogni singolo soggetto. Il tutto racchiuso nella Costituzione. 

Un documento che, sembra strano ma è in vigore ancora oggi, non presenta né divieti, né obblighi, ma promuove azioni finalizzate alla convivenza civile e democratica. Purtroppo  in quel frangente un popolo italiano completamente digiuno dei valori democratici, si è ritrovato per le mani un fine manuale di democrazia. 

  E’ come se a un gruppo di persone semi analfabete si trovasse per le mani la Divina Commedia di Dante. Per saper leggere e capire l’opera si sarebbe dovuto educare questa gente, insegnare loro a leggere e scrivere compiutamente, a elaborare pensieri complessi.  Dunque il popolo italiano aveva necessità di essere educato alla democrazia. 

Spesso i programmi di educazione, soprattutto quando si rivolgono a gente semi analfabeta,   non possono prescindere da pratiche coercitive anche violente. Infatti  uno dei più grandi errori commessi dalla resistenza partigiana fu quella di abbandonare il fucile dopo la liberazione.  Per dimostrare a tutti che il bene comune era  un valore fondamentale, sarebbe stato necessario sbarazzarsi di coloro i quali proprio professando un’idea del tutto contraria avevano portato l’Italia alla distruzione. 

Dunque pur  nella diffusione  pacifica dei principi iscritti nella costituzione era assolutamente  necessario estirpare completamente la mala pianta del fascismo.  Eliminare tutti i reduci di Salò definitivamente, passando se necessario qualcuno anche per le armi. 

In alcuni paesi il podestà  in carica durante il fascismo è diventato il sindaco a liberazione avvenuta e questo è stato un fatto altamente inqualificabile. I reduci di Salò sono ancora tra noi e hanno molto contribuito al blocco della diffusione dei principi democratici. E ancora era necessario  continuare nei raid partigiani verso tutta  quella classe imprenditoriale che ha continuato a fare affari con il potere nonostante questo non si presentasse più in camicia nera . 

Manganellare coloro i quali  trattavano con lo stato l’importo delle tasse da pagare mentre la popolazione dei lavoratori era costretta a ingenti salassi fiscali. Instaurare una vera e propri dittatura del bene comune. Aspettare prima di mettere in pratica i dettami della Carta Costituzionale fino a quando la comunità non ne avesse assimilato a pieno i principi, per amore o per forza. 

 Se per raggiungere la piena consapevolezza di voler vivere  in una comunità dove il bene collettivo  è valore imprescindibile  è necessario all’inizio percorrere qualche strada non propriamente democratica e violenta lo si faccia serenamente. Ciò  sarebbe dovuto accadere dopo la liberazione dal nazi fascismo e proseguire fino a che il popolo italiano non avesse portato a termine il suo programma di educazione.  

In una comunità così attrezzata gentaglia come Berlusconi , gli imprenditori come lui e il sottobosco melmoso di servi e lacchè non sarebbe mai esistita. Ormai è tardi. O forse no?  Cominciamo a costruire delle squadracce che vadano a purgare il professionista che non rilascia fattura, o gli imprenditori che fanno affari con gli enti locali e gli amministratori locali che fanno affari con gli imprenditori nel nome del loro esclusivo vantaggio personale. 

Di gente da  purgare ce n’è tanta da quello che non rispetta la fila al supermercato al senatore condannato  definitivamente per frode fiscale che non vuole lasciare il suo scranno occupato in modo fraudolento, passando per tutto lo stuolo di zerbini leccaculo che ostacolano il processo di educazione alla democrazia. Cominciano a scaldare i manganelli e preparare l’olio di ricino.


No Muos appello degli intellettuali statunitensi



L'Us Navy intende installare a Niscemi, in Sicilia, una delle quattro stazioni terrestri per il Mobile User Objective System (Muos). Le altre stazioni sono già operative, in aree desertiche della Virginia, Australia e Hawaii. Il Muos è un sistema di ultima generazione di comunicazione militare satellitare ad altissima frequenza: ha lo scopo di migliorare in maniera significativa le comunicazioni tra forze militari statunitensi in movimento e di facilitare l'utilizzo di droni sull'intero pianeta. Secondo il Comando Supremo statunitense, il Muos diverrà l'arma più efficace a disposizione delle forze armate degli Usa. La stazione di Niscemi sarà equipaggiata con tre antenne paraboliche del diametro di 18.4 metri, che trasmetterano in microonde, e due antenne elicoidali di 149, che trasmetteranno in spettro Uhf. 

Secondo una ricerca condotta dai fisici Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, le onde elettromagnetiche emanate dal Muos si diffonderanno per oltre 135 chilometri, con il serio rischio di causare gravi malattie degenerative quali leucemia e cancro tra la popolazione locale. L'area, inoltre, è già inquinata da 46 antenne installate già da tempo nella base militare Usa di Niscemi (Nrtf). Infine, il raggio principale delle microonde emesse dalle antenne Muos aumenterebbe in maniera significativa il rischio di interferenze accidentali con gli aeroplani e potrebbe causare incidenti persino a decine di chilometri di distanza. Questi rischi sono stati riconosciuti in una sentenza del Tar siciliano, che ha ratificato una sospensione del progetto. 
Niscemi si trova in una riserva naturale chiamata Sughereta, una foresta di alberi da sughero. Migliaia di persone stanno protestando da due anni contro il progetto Muos, per proteggere quest'oasi naturale e il diritto della popolazione del luogo a vivere in un ambiente salutare, e per denunciare la crescente militarizzazione del territorio siciliano da pare delle forze armate statunitensi. La società civile siciliana non vuole il Muos e non vuole la strumentalizzazione della sua terra a fini militari. A dispetto di questo, i manifestanti sono stati più volte brutalizzati dalla polizia italiana e, su pressione del comando supremo e del governo statunitensi, il governo italiano insiste nel garantire il proprio appoggio al progetto. 
Chiediamo al governo degli Stati Uniti di fermare immediatamente l'installazione della stazione Muos a Niscemi. Il progetto Muos e la militarizzazione della Sicilia non sono nell'interesse dei cittadini e delle cittadine americani. Condanniamo fermamente le violenze contro i manifestanti e chiediamo che il loro diritto di parola e di protesta venga rispettato. Esprimiamo la nostra piena solidarietà con la società civile siciliana in protesta contro il Muos. 

*** Linda Alcoff (CuNY); Stanley Aronowitz (CuNY); Richard Bernstein (New School for Social Research); Jay Bernstein (New School for Social Reasearch); Johanna Brenner (Portland State University); Robert Brenner (UCLA); Noam Chomsky (Mit); Mike Davis (Uc Riverside); Kevin Floyd (Kent University); Nancy Fraser (New School for Social Research); David Graeber (London School of Economics); Michael Hardt (Duke University); Chris Hedges (The Nation Institute); Nancy Holmstrom (Rutgers University); Paul Kottman (New School for Social Research); Charles Post (CuNY); Dick Walker (UC Berkeley); Cornel West (Union Theological Seminary)

venerdì 9 agosto 2013

Povia menato dai suoi fans di "Ultimo Fascio" a Zagrolo

fonte:http://www.lercio.it/

ZAGAROLO – Brutta disavventura per Giuseppe Povia durante la tappa di Zagarolo del suo acclamato “SIAMO ITALIANI” tour. Nella piazza del paese laziale si sono riversati numerosi militanti del locale circolo di moderati “Ultimo Fascio”, accorsi per ascoltare uno degli artisti che meglio rappresenta la loro visionedel mondo, grazie al suo approccio peròista (“Io non sono razzista, però…”).
Il cantautore milanese li ha deliziati con un paio di commenti sull’italianità, fino all’apoteosi finale quando ha presentato il suo nuovo singolo, “Mobutu era negro”, la storia di un bambino congolese che scopre chegrazie alla forza di volontà può diventare bianco. La coreografia efficace e suggestiva prevede che Povia inizi il brano dipinto di nero e cinto da caschi di banane, finché il trucco si scioglie e il cantante si mostra in tutta la sua bianca bellezza.

Proprio verso la fine del brano però è avvenuto l’incidente: una parte del pubblico ha dato vita al coretto “CHI NON SALTA UN EBREO É! É!”. Povia, ancora impegnato a sfilarsi i caschi di banane, non ha saltato, scatenando la rabbia del pubblico. Qualcuno ha notato che di profilo il suo naso lievemente adunco poteva richiamare tratti somatici attribuiti agli ebrei:
“Ao’, c’ha ‘r naso a rabbino!”.

Un gruppetto di moderati è salito sul palco e ha denudato il cantante. Osservando con attenzione il microscopico membro, si sono accorti che era circonciso. Gli animi si sono subito scaldati e Povia non ha fatto in tempo a spiegare che questo era dovuto a un’infezione ai genitali avuta da bambino:
“A’nvedi questo! È n’ebbreo de’mmerda!”.
“Ho visto la paggina sua, nun ha manco fatto gli auguri a Priebke!”.
“Daje ar rabbino!!”.

giovedì 8 agosto 2013

DISTRUTTA LA TARGA DI VIA VALERIO VERBANO. LE REALTÀ SOCIALI DEL III MUNICIPIO DI ROMA PRENDONO PAROLA

L’ennesimo atto di sfregio alla memoria e alla figura di Valerio Verbano e a tutta la città di Roma, a tutti gli antifascisti e le antifasciste: è stata distrutta la lapide all’interno del Parco delle Valli dedicata alla memoria di Valerio e inaugurata da Carla Verbano.
Un gesto vigliacco e barbaro, figlio della cultura dell’odio neofascista, un gesto che s’inserisce nel quadro delle aggressioni di stampo squadrista nel territorio del III municipio, portate avanti da gruppi e organizzazioni i cui voti il Pdl e il centrodestra non hanno disdegnato all’ultima tornata elettorale.
La targa in questione con ipocrisia definiva Valerio “vittima della violenza”, come se questa possa essere neutra, chiediamo invece che finalmente la targa possa dire la verità esplicitando la matrice della violenza che ha assassinato Valerio. Per questo parteciperemo al consiglio municipale che si terrà proprio oggi a Piazza Sempione alle ore 14 e invitiamo tutt@ a partecipare
Astra 19 Spa
Lab! Puzzle
Palestra Popolare Valerio Verbano
Centro di Cultura Popolare Tufello
Sinistra Anticapitalista III Municipio

La solitudine dei numeri preziosi

Grande Sorella


Ultime da casa di grande sorella .....quando si dice persecuzione è persecuzione non tieng coragge più d apri la cassetta della posta ,tante chi me scrive na lettera na cartolina che rimani l’ore a guardarla viaggiando con la fantasia ,oggi ch glie cellulare arrivi dapettutte pe ne parlà deglie compiuter con schipe te vedi pure . Torniamo alla posta ,la mia cassetta è aperta senza chiave l’occhio mi va all’ interno e vedo una busta bianca la prendo curiosa di vedere chi mi manda posta.  Nun l’avessi mai fattooooooo . COMUNE DI FROSINONE (ha allora glie comune me conosce )  servizi demografici , Silimbani concessionario per la riscossione , EURO 41,81 ........PER COSA PER IL NUMERETTO ATTACCATO ?????? .... per una numerazione sballata ????? 'chi ve lo ha chiesto il numero ???? a 41 euro lo compravo di porcellana ,andavo dal parrucchiere comprese mani e piedi ,e per finire la serata una pizza e una birra con amici ......certamente non compravo un numeretto di resina che non vale 2 centesimi.



mercoledì 7 agosto 2013

Nuovo fronte in difesa della Costituzione

Giorgio Salvetti da "il manifesto" del 7 agosto

Movimenti /ASSEMBLEA PUBBLICA L'8 SETTEMBRE, IL 5 OTTOBRE IN PIAZZA
Che cosa c'è a sinistra del Pd? Potenzialmente una spazio infinito, visto che il Pd è sempre aggrappato alle larghe intese anche quando Berlusconi è condannato con sentenza definitiva.


Per non citare le convulsioni precongressuali e il dilemma tra la leadership di Letta o Renzi, uno più moderato e pendente a destra dell'altro. Se non ci si vuole arrendere alle urla di Grillo o rifugiarsi nell'astensionismo, che rimane?
Fuori da questo angusto orizzonte c'è un deserto desolato che però bisogna pur tentare di attraversare per ritrovare un futuro e provare a uscire sia dalla crisi economica che dalla palude politica in cui sta affondando il paese.
Da dove si riparte, allora? Dalla Costituzione. Questo hanno detto ieri all'hotel Nazionale di Roma Stefano Rodotà, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky che è intervenuto in collegamento telefonico. «Non pensiamo a liste o a un nuovo partito - ha chiarito subito Rodotà - perché prima andrebbe colmato il vuoto politico».
Vuoto, infatti, è la parola che ricorre di più negli interventi. Landini parla anche di «vuoto clamoroso anche nella politica industriale». L'idea è semplice ma quasi utopica, visti i precedenti. Ripartire dalla società, dalle associazioni, dai movimenti, dai cittadini, insomma dal mitico ma concreto paese reale che continua a fare politica dal basso nonostante tutto e tutti, ma oramai non sa più dove sbattere la testa. A dire il vero non si tratta di una strada mai tentata prima, ma forse a adesso siamo davvero arrivati al punto di non ritorno. Rodotà l'aveva detto anche pochi giorni fa al manifesto: «Qualcosa è assolutamente necessario fare».
Ieri è stata lanciata un'assemblea generale a Roma per l'8 settembre, e una manifestazione, sempre nella capitale il 5 ottobre. Lo slogan delle due iniziative sarà: «Dal vuoto politico allo spazio politico» nella convinzione che «la vera rivoluzione è applicare la Costituzione».
«Oggi l'orizzonte della politica - ha continuato Rodotà - non va oltre il giorno dopo. Ma non possiamo vivere in una condizione di continuo precariato costituzionale. Ci sono forze della società civile, gruppi, associazioni a cui occorre dare voci, ci sono dati di resistenza utili che vogliono farsi proposta, contribuendo alla costruzione dell'agenda politica. E' possibile ragionare in un'ottica che non sia quella di un'emergenza che diventa vincolo esplorando altre possibilità». Come dire basta con le larghe intese a tutti i costi.
«In questa iniziativa non partiamo da zero - ha tenuto a ricordare il segretario della Fiom Landini - c'è già stata la manifestazione di maggio e quella del 2 giugno. Ora proponiamo un'iniziativa aperta a tutti i soggetti che in questi mesi si sono battuti per applicare la Costituzione, non solo per difenderla. E da Emergency a Micromega, stanno arrivando molte adesioni».
Per Landini applicare la Costituzione vuole dire innanzitutto ripensare al lavoro che non c'è. Un punto fondamentale se si vuole che l'iniziativa non metta in campo solo un desiderio astratto, perché, come ha detto Zagreblsky, «il nostro obiettivo è contribuire a ricostruire la politica e la democrazia. Non difendiamo un pezzo di carta ma ci impegniamo per recuperare partecipazione». E che questa sia la volta buona.

IL PROGETTO È FALLITO



Il Comitato per la Salvaguardia del Castello 

La collina del Castello di Colleferro non sarà cementificata! Ora si può pensare realmente al parco e al CASTELLO!!!
Il Comitato per la Salvaguardia del Castello di Colleferro esprime grandissima soddisfazione per il parere espresso dalla Direzione Territorio e Urbanistica della Regione Lazio col definitivo NO -all’attuazione del progetto di costruzione di un complesso residenziale sulla collina del castello di Colleferro proposto dalla ditta Furlan Srl.-  che si conclude con la seguente frase.
Per quanto sopra visto e considerato, si ritiene che il Programma Integrato denominato “Castello Vecchio - Fontana Bracchi” adottato dal Consiglio Comunale n. 85 del 22/12/2009, non sia meritevole di approvazione’

In Breve La Storia:
La ditta Furlan Srl, proprietaria del castello e della collina su cui sorge, aveva presentato al comune un progetto di edificazione di un complesso residenziale proprio su questa bella collina, ultimo spazio verde rimasto nel nostro comune e simbolo della nostra città. In questo caso la speculazione era ancora più odiosa perché "truccata" da scambio vantaggioso per la cittadinanza. Infatti il comune, in cambio della  edificabilità dell'area (ricadente sotto doppio vincolo, cimiteriale e paesaggistico, e dichiarata area agricola nel piano regolatore) e di un altro lotto in zona Fontana Bracchi, avrebbe ottenuto la costruzione di un piccolo parco sulla parte rimanente della collina. Il costruttore avrebbe altresì ceduto al comune anche il castello che, dopo decenni di incuria e abbandono, avrebbe necessitato di abbondanti capitali solo per la messa in sicurezza.
Il valore di mercato della collina risultava,  grazie a ciò, aumentato del 1000% circa. La convenienza della realizzazione del progetto, dunque, favoriva solo le casse dell’impresa protagonista della vicenda.
Ma, come abbiamo detto, bisognava aggirare due ostacoli complicati: la destinazione d'uso agricolo e i vincoli, soprattutto quello cimiteriale. Senza tanti scrupoli, il comune aveva ben presto cambiato destinazione all'area, dichiarandola edificabile, e aveva ridotto d’ufficio il vincolo cimiteriale da 200 a 100 mt: ovvero, la distanza tra il cimitero e le nuove palazzine poteva essere di soli 100 mt.  La normativa però dice esplicitamente che questa riduzione deve essere preceduta dal parere sanitario vincolante dell’ASL. Parere che il comune non ci risulta abbia mai richiesto. Non solo. Le moltissime sentenze emesse da TAR e Corte di Cassazione sull'argomento hanno chiaramente ribadito che il vincolo cimiteriale non si può in alcun modo derogare per costruzioni private.
La Direzione Regionale per l'Urbanistica e il Territorio, uno dei soggetti presenti alla conferenza dei servizi, ha espresso il parere negativo all'approvazione del progetto proprio citando l'inderogabilità del vincolo cimiteriale. La relazione che motiva tale parere riprende e cita le osservazioni in merito presentate dalle associazioni di cittadini e da alcuni consiglieri di minoranza: questo conferma ancora una volta l'utilità e la necessità della partecipazione attiva dei cittadini  in ogni decisione che li riguarda e nei progetti destinati alla trasformazione del proprio territorio.
È doveroso ricordare che lo svelamento della logica speculativa appartenente a questo progetto fallito è però analogo a quanto sta emergendo negli ultimi mesi con il progetto del Reisen Center: il trucco è sempre lo stesso e consiste nel modificare il Piano Regolare Comunale in modo che quei terreni in origine agricoli diventino edificabili. Questo fenomeno è sintomatico della necessità di ridefinire gli assetti urbanistici del nostro territorio. Mentre si accumulano edifici residenziali, commerciali ed industriali invenduti si pensa di fare altri investimenti immobiliari.
Prospettive per il futuro:
Questa è una vittoria parziale perché costituisce per tutti un PUNTO DI PARTENZA per l'avvio di un progetto di trasformazione del Castello, di Colleferro e della Valle del Sacco.
Il Castello - l’elemento simbolo su cui si fonda l’identità culturale di Colleferro e unica area verde rimasta - deve diventare  luogo centrale delle attività culturali e formative della città, deve esser reso fruibile dalla cittadinanza. La creazione di un luogo integrato in un progetto di valorizzazione  della rete dei siti di valore culturale ed archeologico che punteggiano la Valle del Sacco (Segni, Artena, Paliano, Anagni…) potrà ambire ai finanziamenti della Comunità Europea, sempre più attenta ai progetti di riconversione del territorio. Questa logica è tanto più necessaria in quanto per la Valle del Sacco - territorio martoriato da decenni di inquinamento e dalla crisi economica - è stato da poco aperto un tavolo di discussione in Regione Lazio.
Il comitato, ora, si aspetta un'altra grande vittoria, quella di vedere l'istituzione del vincolo archeologico sul castello e sul terreno circostante, vincolo che lo stesso comitato ha formalmente richiesto, in quanto in passato nessuna istituzione, locale o regionale, aveva mai provveduto a farlo. Tutto ciò vuole essere l'inizio di un nuovo percorso, un percorso che condividiamo con tutti coloro che vogliono il parco e la ristrutturazione del castello.
Perché, come abbiamo visto, è grazie all’impegno congiunto tra associazioni, comitati, consiglieri di minoranza e cittadini interessati, che si è ottenuto questo grande primo risultato che si pone in controtendenza a prassi consolidate nella gestione della nostra città.
  
Colleferro (Roma), 05/08/2013

Il Cavaliere piangente

Rossana Rossanda  fonte:www.sbilanciamoci.info

È stato assai benevolo l’ascolto dello show di Berlusconi sabato scorso da parte del Colle e di Palazzo Chigi, Napolitano e Letta, seguiti da tutta la stampa hanno sentito solamente che il Cavaliere non intende far cadere il governo. Sono stati incredibilmente sordi su tutto il resto, i soli a non aver sentito che egli ha definito l’attuale Repubblica un regime, una dittatura, insultando non solo la magistratura ma tutto l’assetto istituzionale, considerando la magistratura semplicemente il braccio armato della sinistra che sta mettendo a rischio la libertà di tutti.
Il cavaliere piangente ma insolente ha dunque ripetuto che “boia chi molla”, lui non mollerà e che per ora regge il governo come la corda regge l’impiccato. Lo regge finché eseguirà i due o tre ordini che gli ha dato, abolire Imu e Iva e riscrivere la Costituzione in tema di giustizia.
In un altro paese, queste parole dette da un cittadino condannato in terzo grado per reati comuni, ne avrebbero prodotto l’arresto da parte dei carabinieri, da noi le più alte cariche dello stato ne hanno elogiato la moderatezza. Il Capo dello stato ha ricevuto immantinente i luogotenenti del Pdl alle Camere, che gli sono andati a chiedere di annullare l’inagibilità politica che a Berlusconi è stata comminata, mentre un ex leader del ’68, Mario Capanna – preso dice da umana pietà per il povero vecchio condannato a un anno di detenzione da passare nelle sue dorate pareti domestiche – gli ha offerto di occuparsi invece di una sua opera pia.
Si capisce che di fronte a questa cura che di Berlusconi si prendono destra e sinistra, la presidenza della repubblica e il governo temano che una consultazione elettorale potrebbe far emergere la collera di due terzi degli italiani o magari porterebbero il residuo terzo, per ora espresso dal Popolo delle libertà, a riafferrare le bandiere di Forza Italia e a gonfiarsi. Perché la confusione è immensa ed enfatizzata da una Rai che sembra tutta una filiale di Mediaset.
La sola voce alternativa è quella di Stefano Rodotà sul manifesto e sul Corriere. L’esercito di Silvio ha una maggioranza alla Camera e al Senato, specie al Senato? Non l’ha; e allora che cosa impedisce di cambiare rapidamente la legge elettorale, prendendo tale e quale il Mattarellum, che non sarà il miglior testo possibile ma, per usare le parole di Letta, “mette in sicurezza” le elezioni dalle porcherie immobilizzanti del Porcellum? Chi impedisce al Pd di lanciare questa sfida? La si avanzi al più presto e poi si vada alle elezioni.
Se poi risultasse che anche votando con una legge non truffaldina l’Italia si rivelerebbe ingovernabile tale e quale ora, vorrebbe dire che siamo alla nostra repubblica di Weimar, i toni altrettanto drammatici ma più bassi, come ha osservato Vendola, e non resterebbe che guardarci in faccia: nascondere una così vasta crisi, morale ancora prima che politica, non servirebbe che ad incancrenirla.
Analogamente a Stefano Rodotà, io non credo che sarebbe così: ci sono nella società italiana ancora molti anticorpi, anche non istituzionali, vivi ancorché incapaci di unirsi su un fronte comune. Il maggior difetto delle nostre anime politiche, dentro e fuori il palazzo, è il non ascoltare che se stesse. Ma non si è democratici da soli.

COMUNICATO STAMPA DEL PdCI AQUINO

Il segretario del PdCI Aquino

Pietro Ferone

Grave atto di teppismo politico ai danni del Partito dei Comunisti Italiani di Aquino.
Nella notte di domenica è stato distrutto il tabellone recante l’informazione relativa alla quarantesima festa dei comunisti di Aquino, che l’amministrazione ha negato il permesso per la data richiesta il 9-10-11 AGOSTO 2013 in Piazza San Tommaso.
I comunisti hanno denunciato agli organi competenti per danneggiamento contro ignoti tale atto.
Riteniamo il clima politico molto pesante  istauratosi nel comune di  Aquino sia la conseguenza di questo atto vandalico.
Noi riteniamo che le elezioni hanno determinato legittimamente un vincitore a cui noi riconosciamo il risultato della vittoria, ma la minoranza ha diritto di esercitare il proprio ruolo di opposizione e la agibilità politica non può essere cancellata da atti discutibili da questa giunta in quanto la libertà di espressione è garantita dalla nostra Costituzione.
Noi comunisti non ci faremo intimidire minimamente da questi atti di violenza ma continueremo la nostra battaglia di libertà di informazione e d’espressione  invitando tutti i partiti politici a difendere la libertà di tutti nel nostro paese.
Siamo contro la delibera N.81 che di fatto crea un caso politico nazionale, noi la consideriamo illegittima  perché vieta la libertà a qualsiasi soggetto politico di svolgere regolarmente la propria attività durante il corso dell’anno. Infatti sono vietate feste di piazza, comizi e tutto ciò che sia assimilabile a propaganda politica dal 1 giugno al 15 settembre in Piazza San Tommaso, Piazzetta  Conti d’Aquino  e nel parco del vallone.

lunedì 5 agosto 2013

Patente a punti e guerra civile

Luciano Granieri


Prima la minaccia di Bondi: “Se non si trova un salvacondotto per il Cavaliere (senza cavallo ndr) sarà guerra civile”. Poi il carico da dodici messo dalla pitonessa Santanchè: “Perchè dovremmo farci intimidire da Napolitano? E’ un vecchio come gli altri. Se non può concedere la grazia né l’amnistia troverà il modo di salvare il nostro leader altrimenti sarà guerra civile”. In effetti basta un po’ di buona volontà e la soluzione si potrebbe trovare. 

Nella nuova riforma della giustizia ad esempio si  potrebbe modificare la legge Severino introducendo la patente a punti per i parlamentari.   Una volta eletto il deputato, o senatore che sia,  avrà in dote un patentino con venti punti. Se incappa in una  condannato gli viene tolto un numero di punti  commisurato alla gravità del reato. Ovviamente la pena deve essere definitiva e passata in giudicato. 

Ad  esempio. Un reato come quello per cui è stato condannato in Cassazione Silvio Berlusconi, evasione fiscale fraudolenta, comporta la decurtazione di 4 punti. Per cui il Cavaliere non decadrebbe,  né dovrebbe scontare la pena. Semplicemente vedrebbe decurtata la sua dote di punti da 20 a 16. Solo dopo aver subito altre condanne, tali da azzerare i suoi venti punti, solo allora il parlamentare , diciamo Berlusconi, potrebbe decadere dalla carica e finire in galera. 

Inoltre  si potrebbe integrare il dispositivo   con la  pratica del trasferimento di punti. Cioè  prevedere  la possibilità per  un parlamentare  innocente di farsi     decurtare il punteggio     in luogo del collega  realmente condannato . Figuriamoci se nel Pdl un Alfano o un Bondi, o un Brunetta,o un Gasparri, o chi volete voi non sarebbe ben felice di sacrificare l’integrità del suo patentino per il capo! 

Oppure altra idea: Il lodo “Io so' io e voi non siete un cazzo”. Nella riforma della giustizia si introduce il principio per cui,  in deroga a i dispositivi vigenti, solo per il Senato, solo ai  i senatori denominati Berlusconi Silvio,  eletti nel collegio del Molise, residenti  ad Arcore e con seconda residenza a Roma in palazzo Grazioli, è consentito agire secondo   proprio esclusivo vantaggio contravvenendo ad   ogni tipo di normativa.
  All’uopo è consentito a questi soggetti anche di indire manifestazioni non autorizzate, con l’occupazione di suolo pubblico a mezzo palco e , se necessario, rimuovere cartelli di pubblica segnalazione.  Sia come sia una soluzione Napolitano la deve trovare. Anche perché la storia della guerra civile, in realtà,  è l’ennesimo bluff.  

Dopo aver sondato la disponibilità dei soldati di Silvio ci si è resi conto che l’operazione “ rivolta popolare”  è estremamente complicata. Intanto non sono sufficienti i 10 euro, viaggio, vitto e alloggio pagato,  come avviene ora per le manifestazioni. I soldati di Silvio pretendono il triplo della paga, aereo privato per i trasferimenti.  I più difficili da trattare sono i giovani maschi , i quali esigono di   fare i tronisti da Maria De Filippi e,  una volta al mese,  a turno,  un passaggio nella residenza delle olgettine. Tutto sommato neanche sarebbe troppo dispendioso, visto che    i giovani maschi nell’esercito di Silvio non sono molto numerosi. 

In relazione alle giovani donne, invece,  vagli a spiegare che le amazzoni si tagliavano un seno per tirare meglio con l’arco? Che smacco per loro  che i seni se li sono rifatti a suon di migliaia di euro. Per queste poi è   d’obbligo, dopo ogni azione di guerriglia,  il riposo in una spa, da tremila euro al giorno, se è necessario una ripassata dal chirurgo plastico, un posto sicuro come meteorina e lo status di nipote, o parente stretta,  di un capo di stato. Un Putin per esempio. Non  sono ammessi leader arabi perché ultimamente sono un po’ sfigati. 

Ma le dolenti note riguardano la massa dell’esercito di Silvio. Gli ultra ottantenni.  I signori  e le signore rifatte che adorano il loro capo ma che sarebbero notevolmente imbranate con una bomba a mano o con una molotov. Sono in possesso, è vero,  di un arma segreta  per disarmare i celerini. Se un manganello si abbatte sulle loro facce, rimane impiastricciato di silicone, praticamente diventerebbe inservibile, ma ciò non è abbastanza . 

Infine sussiste  un grave problema di addestramento.  Assalti compiuti con i tacchi a spillo e vestiti firmati sarebbero perdenti. In estate sui terreni della guerriglia non essendoci l’aria condizionata si suderebbe da morire e si scioglierebbe il cerone.  E’ veramente un impresa improba.  Da una fonte ufficiosa pare ci sia un interessamento verso i fascisti del terzo millennio di CasaPound  ai quali dovrebbe venire affidato un programma di addestramento alla guerriglia. Ma pare sembra  siano sorti alcuni problemi con le cinghie  i cinture necessarie per la cinghia mattanza . Devono essere di Gucci se no niente.