lunedì 17 febbraio 2014

La bellezza secondo l'Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone

Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone.
Video di Luciano Granieri


Mentre nei palazzi romani si stavano consumando le ultime trattative per il cambio del presidente del consiglio,  con una squallida scenografia in cui il popolo non era per nulla contemplato, presso la casa del volontariato di Frosinone, sabato scorso 15 febbraio, era di scena la bellezza. La festa della legalità, organizzata dall’Osservatorio Peppino Impastato si è rivelata  un campionario di buona politica. Un circolo virtuoso in cui idee, arte, tradizione culturale, si sono fuse in una ventata di salvifica bellezza.  Un scenario, al contrario di quanto si stava consumando Peppino Impastato nel suo celebre discorso trasmesso dai microfoni di  radio Aut.  A queste forti  sollecitazioni di impegno civile  e  sociale, proposte dai membri dell’Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone, nei palazzi romani, in cui il cittadino  era figura principale, soggetto partecipativo e propositivo.  Quando l’impegno sociale riesce a declinarsi in condivisione, solidarietà e convivialità, si realizza la bella politica. Si percepisce la bellezza   come “arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”,  così come la descriveva hanno riposto in molti. Persone  stanche della misera e vuota dialettica elettoralistica pregna di arrogante egolatria  che,  attraverso i nuovi  presunti  “Conducador”, sta infestando il clima sociale e sta esautorando le coscienze dal diritto di decidere del proprio futuro. Nel corso della festa, ad esempio,  la lezione di Peppino Impastato, attraverso le sue poesie,  è arrivata intatta a tutti noi. Grazie alla sapienza del professor Alfoso Cardamone, che ha letto  alcuni componimenti poetici  di Peppino,  l’intimismo, i dubbi ,  le speranze di un giovane siciliano che aveva assunto la lotta alla mafia come prezioso e irrinunciabile veicolo di liberazione civile e umana, si sono manifestate  potenti  e  prorompenti , cariche di forza rivoluzionaria. Come ci ha ricordato Alfonso, Peppino aveva messo in conto di morire per mano mafiosa, ma non per questo la sua lotta fu meno vitale, anzi, fu proprio quella consapevolezza   a dargli la forza di combattere la sua battaglia.  Grazie alle poesie in dialetto frusinate di autori come Giuseppe Alessio  Di Sora, Paolino  Colapietro e del professor  Ercole Marino  Martire,  il quale ci ha onorato della sua forza espressiva  nel leggere i componimenti,  abbiamo potuto inoltre apprezzare quanta forza di rinascita e di ribellione al nichilismo imperante ci sia nella saggezza popolare frusinate che ancora indefessa  cerca di emergere dal torpore generale.  A questa prorompente esibizione di bellezza non poteva mancare la musica. I Bifolk di Dino Dell’Unto,  attraverso le evoluzioni armoniche, melodiche e ritmiche delle cornamuse, degli organetti e dei tamburi, ci hanno accompagnato in un viaggio nella musica popolare italiana, dalle Sicilia al Salento, dalla Calabria del Pollino, in cui il  folk locale  si contamina  anche con espressioni di musica popolare albanese,  alla Calabria del Cosentino, dal sud della Campania fino alla valle dell’Aniene.  Non poteva mancare, ovviamente un ampio repertorio  dedicato alle ballarelle  ciociare, in particolar modo della contrada di Santa Francesca presso Veroli, terra d’origine dei Bifolk. Durante la festa sono state raccolte molte adesioni attraverso la campagna di tesseramento.  Il fatto che diverse persone abbiano deciso di entrare a far parte dell’Osservatorio   ci rende fiduciosi. Esiste una possibilità dunque. E’ possibile ricucire una tessuto con il filo  di solidarietà e condivisione. Le uniche armi, queste, insieme alla bellezza, per tornare a sperare in un futuro di legalità e giustizia.
Grazie a tutti.


Di seguito i video della festa.

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