Video di Luciano Granieri
Mentre nei palazzi romani si stavano consumando le ultime
trattative per il cambio del presidente del consiglio, con una squallida scenografia in cui il
popolo non era per nulla contemplato, presso la casa del volontariato di
Frosinone, sabato scorso 15 febbraio, era di scena la bellezza. La festa della
legalità, organizzata dall’Osservatorio Peppino Impastato si è rivelata un campionario di buona politica. Un circolo
virtuoso in cui idee, arte, tradizione culturale, si sono fuse in una ventata
di salvifica bellezza. Un scenario, al
contrario di quanto si stava consumando Peppino Impastato nel suo celebre
discorso trasmesso dai microfoni di radio Aut. A queste forti
sollecitazioni di impegno civile e sociale, proposte dai membri dell’Osservatorio
Peppino Impastato di Frosinone, nei palazzi romani, in cui il cittadino era figura principale, soggetto partecipativo
e propositivo. Quando l’impegno sociale
riesce a declinarsi in condivisione, solidarietà e convivialità, si realizza la
bella politica. Si percepisce la bellezza
come “arma contro la
rassegnazione, la paura e l’omertà”, così
come la descriveva hanno riposto in molti. Persone stanche della misera e vuota dialettica
elettoralistica pregna di arrogante egolatria che, attraverso i nuovi presunti
“Conducador”, sta infestando il clima sociale e sta esautorando le
coscienze dal diritto di decidere del proprio futuro. Nel corso della festa, ad
esempio, la lezione di Peppino Impastato,
attraverso le sue poesie, è arrivata intatta
a tutti noi. Grazie alla sapienza del professor Alfoso Cardamone, che ha
letto alcuni componimenti poetici di Peppino,
l’intimismo, i dubbi , le
speranze di un giovane siciliano che aveva assunto la lotta alla mafia come
prezioso e irrinunciabile veicolo di liberazione civile e umana, si sono
manifestate potenti e prorompenti
, cariche di forza rivoluzionaria. Come ci ha ricordato Alfonso, Peppino aveva
messo in conto di morire per mano mafiosa, ma non per questo la sua lotta fu
meno vitale, anzi, fu proprio quella consapevolezza a
dargli la forza di combattere la sua battaglia.
Grazie alle poesie in dialetto frusinate di autori come Giuseppe Alessio
Di Sora, Paolino Colapietro e del professor Ercole Marino Martire,
il quale ci ha onorato della sua forza espressiva nel leggere i componimenti, abbiamo potuto inoltre apprezzare quanta
forza di rinascita e di ribellione al nichilismo imperante ci sia nella
saggezza popolare frusinate che ancora indefessa cerca di emergere dal torpore generale. A questa prorompente esibizione di bellezza
non poteva mancare la musica. I Bifolk di Dino Dell’Unto, attraverso le evoluzioni armoniche, melodiche
e ritmiche delle cornamuse, degli organetti e dei tamburi, ci hanno
accompagnato in un viaggio nella musica popolare italiana, dalle Sicilia al Salento,
dalla Calabria del Pollino, in cui il folk locale si contamina anche con espressioni di musica popolare
albanese, alla Calabria del Cosentino,
dal sud della Campania fino alla valle dell’Aniene. Non poteva mancare, ovviamente un ampio repertorio dedicato alle ballarelle ciociare, in particolar modo della contrada
di Santa Francesca presso Veroli, terra d’origine dei Bifolk. Durante la festa
sono state raccolte molte adesioni attraverso la campagna di tesseramento. Il fatto che diverse persone abbiano deciso
di entrare a far parte dell’Osservatorio ci
rende fiduciosi. Esiste una possibilità dunque. E’ possibile ricucire una
tessuto con il filo di solidarietà e
condivisione. Le uniche armi, queste, insieme alla bellezza, per tornare a
sperare in un futuro di legalità e giustizia.
Grazie a tutti.
Di seguito i video della festa.
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