domenica 9 marzo 2014

Diamo un senso all'8 Marzo

Luciano Granieri



Un altro 8 marzo è passato.  Fra ennesimi fatti di sangue,  che hanno coinvolto donne i cui assassini avevano la chiavi di casa, ipocrisie di varia natura sulla figura della donna gratificata da premiazioni  e tributi di ogni tipo,   fino alla complicata questione delle quote rosa che domani animerà  l’aula di Montecitorio  nella discussione sulla legge elettorale, si è consumata la solita litania riparatrice. 

Dopo ieri  finisce la  ricreazione     tutto come prima.  E’ possibile evitare questo falso e melenso frastuono che ogni hanno rimpingua i portafogli di fiorai e contrabbandieri di mimose?  Probabilmente no.  E’  L’Europa che ce lo chiede. E allora sarebbe opportuno  cambiare rotta. 

Si usi l’8 marzo per riaffermare i diritti violati  di alcune categorie di persone  che come le donne subiscono ogni giorno discriminazione di ogni genere. Si utilizzi la questione femminile come elemento avanzato per rivendicare una giustizia sociale che manca da secoli, anzi probabilmente non è mai esistita. Dalle lotte che in Spagna le donne stanno combattendo contro le incivili leggi d Mariano Rajoy contro l’aborto , fino alla protesta  delle donne in Italia, che  subiscono le prese di posizione di  medici, i quali  si dichiarano  obiettori di coscienza proprio nel momento in cui c’e da applicare la legge 194.  Nel nostro Paese  arrivano al 70%. Tale atteggiamento  spesso consente a questi dottori timorati di Dio notevoli scatti di carriera. Mentre i medici che praticano  l’aborto vegono  isolati dalle stesse istituzioni mediche. 

E’ ripugnante sapere che esiste qualcuno in grado  di incidere sulla carne viva di un’altra persone   in modo così arbitrario.  Questa  libertà illegale, nel caso delle donne,  viene esercitata da figure amiche. E’ il medico che ti impone di non  abortire, come è un marito, un compagno o un fidanzato che decide se devi continuare a vivere e come .   Se manca la tutela alla gestione del proprio corpo manca tutto.  “Io sono mia”, gridavano le neo-femministe.  E’  un principio  di fondamentale libertà. 

Spesso sono le donne stesse a non capirlo o a rifiutarlo.  Lo scorso 10 dicembre il Parlamento europeo ha bocciato la   Risoluzione Estrela che chiedeva il diritto all’aborto legale e sicuro per le donne di tutti i paesi dell’Unione.  La  legge non passata, grazie anche all’astensione di due deputate italiane del Pd  (un partito che si fa paladino dei diritti civili),  Silvia Costa e Patrizia Toia, le quali  hanno imitato  i loro colleghi maschi Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi, David Sassoli. 

Un altro elemento utile a dare un senso alle giornate di rivendicazione è quello di tentare una rivoluzione nel rapporto fra mansioni produttive e riproduttive. Oggi se la società post-moderna ha cambiato la sua fisionomia impegnando in attività produttive anche le donne,  il contesto sociale invece è rimasto quello rigidamente modellato sul paradigma taylorista-fordista- keynesiano. In cui  i ruoli erano rigidamente definiti. 

La produzione agli uomini, la riproduzione alle donne. Nell’era dell’accumulazione flessibile alle donne, oltre a non essere risparmiato l’onere della riproduzione viene demandata anche l’ansia da prestazione di un lavoro produttivo, spesso usurante e sottopagato .  A casa e a lavoro, in entrambi gli ambienti è possibile   il perpetrarsi di  abusi e vessazioni.  

Forse  la libera determinazione della donna passa proprio dalla ridefinizione di una società nuova. Un mondo libero dagli stereotipi di un’incancrenita tradizione patriarcale,  che sedimentano  nel quadro di una condizione imposta dalla legge del capitalismo finanziario, in cui la valorizzazione femminile si realizza con gli stessi criteri con cui si apprezza un oggetto. 

 Infine sarebbe decisivo valorizzare e promuovere  l’innata predisposizione intellettuale delle donne alla sensibilità, al  dialogo, per incidere sull’imbarbarimento dei rapporti sociali.  Violenza, prevaricazione, urlare più forte del proprio interlocutore, questi sono gli elementi   striscianti su cui  oggi si basano per lo più i rapporti umani .  Una lotta  per i diritti delle donne potrebbe costituire  una buona base di partenza anche per ricostruire un nuovo patto fra le persone basato sulla reciproca legittimazione.  Se questo otto marzo sarà stato capace di innescare  tutta una serie di ragionamenti, riflessioni e azioni quotidiane, così come sopra ho argomentato, forse non sarà stato del tutto inutile.


Nessun commento:

Posta un commento