domenica 9 marzo 2014

L’8 MARZO E’ MOLTO TRISTE IN PALESTINA

PALESTINA LIBERA


CAUSA PALESTINESE = DIRITTO INALIENABILE AL RITORNO DEI PROFUGHI NELLE LORO TERRE USURPATE

In Palestina, la giornata internazionale dell’8 Marzo non sarà, sotto la brutale occupazione Israeliana, dipinta esclusivamente col rosso delle rose e col giallo delle mimose. La donna Palestinese oggi continua a lottare come sempre per l’autodeterminazione, per uguali opportunità nell’istruzione e nella salute e contro la reazionaria discriminazione delle donne, ovunque avvenga. Oggi gli obiettivi prioritari della donna palestinese sono spazzare via l’occupazione militare ed i coloni dalla propria terra, rivendicare un ruolo di punta nei processi decisionali e parità nel cammino di lotta per l’indipendenza nazionale e per la realizzazione delle aspirazioni del popolo Palestinese: innanzitutto il sacrosanto diritto al ritorno dei profughi alle loro case e alle loro proprietà ed il diritto all’autodeterminazione e alla sovranità nazionale in uno stato libero in Palestina.
Le donne e le bambine Palestinesi assieme agli uomini continuano a subire la prigionia nelle carceri Israeliane per la sola colpa di lottare per la protezione del loro habitat ambientale e per smantellare le colonie Israeliane illegalmente costruite nella terra Palestinese.
E’ risaputo che le donne Palestinesi cominciarono il loro cammino di lotta anticoloniale sin dal 1920 quando chiesero all’alto commissario della Gran Bretagna in Palestina il ritiro della dichiarazione del criminale sionista Balfour, che facilitò l’immigrazione sionista in Palestina. Nel 1965 nacque la “GUPW” General Union of Palestinian Women che continua ancora oggi a rappresentare il punto di riferimento delle donne Palestinesi, in Palestina ed in esilio. Le donne Palestinesi si scontrano tutti i giorni con una serie di divieti e di ostacoli al loro movimento, che rendono difficoltoso quando non impediscono il raggiungimento dei posti di lavoro, delle scuole, e delle università, e delle loro terre per coltivarle: si pensi ai checkpoints e al muro vergognoso dell’apartheid. Per non parlare della confisca delle terre e dell’acqua e dei giacimenti petroliferi scoperti nella Valle del Giordano e nell acque territoriali di Gaza in seguito agli accordi di Oslo, al servizio della politica coloniale in Palestina. La donna Palestinese oggi è più che mai fiduciosa di poter rompere, assieme al suo popolo e a tutte le persone libere nel mondo, le catene dell’odiosa occupazione Israeliana, liberare le prigioniere politiche e tutti i prigionieri confinati nelle prigioni Israeliane e liberare la propria terra dal sionismo.

W la lotta della donna in Palestina e nel mondo
W l’indipendenza e la sovranità nazionale Palestinese
W la solidarietà internazionale con il popolo Palestinese
No al riconoscimento di Israele, finchè sarà uno stato ebraico etnico e discriminatorio e non di diritto

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