Un altro 8 marzo è passato.
Fra ennesimi fatti di sangue, che
hanno coinvolto donne i cui assassini avevano la chiavi di casa, ipocrisie di
varia natura sulla figura della donna gratificata da premiazioni e tributi di ogni tipo, fino alla
complicata questione delle quote rosa che domani animerà l’aula di Montecitorio nella discussione sulla legge elettorale, si
è consumata la solita litania riparatrice.
Dopo ieri finisce la ricreazione tutto
come prima. E’ possibile evitare questo
falso e melenso frastuono che ogni hanno rimpingua i portafogli di fiorai e contrabbandieri
di mimose? Probabilmente no. E’ L’Europa
che ce lo chiede. E allora sarebbe opportuno cambiare rotta.
Si usi l’8 marzo per
riaffermare i diritti violati di alcune
categorie di persone che come le donne
subiscono ogni giorno discriminazione di ogni genere. Si utilizzi la questione
femminile come elemento avanzato per rivendicare una giustizia sociale che
manca da secoli, anzi probabilmente non è mai esistita. Dalle lotte che in
Spagna le donne stanno combattendo contro le incivili leggi d Mariano Rajoy contro
l’aborto , fino alla protesta delle
donne in Italia, che subiscono le prese
di posizione di medici, i quali si dichiarano obiettori di coscienza proprio nel momento in
cui c’e da applicare la legge 194. Nel
nostro Paese arrivano al 70%. Tale atteggiamento
spesso consente a questi dottori
timorati di Dio notevoli scatti di carriera. Mentre i medici che praticano l’aborto vegono isolati dalle stesse istituzioni mediche.
E’
ripugnante sapere che esiste qualcuno in grado di incidere sulla carne viva di un’altra
persone in modo così arbitrario. Questa libertà illegale, nel caso delle donne, viene esercitata da figure amiche. E’ il
medico che ti impone di non abortire,
come è un marito, un compagno o un fidanzato che decide se devi continuare a
vivere e come . Se manca la tutela alla gestione del proprio
corpo manca tutto. “Io sono mia”,
gridavano le neo-femministe. E’ un principio di fondamentale libertà.
Spesso sono le donne
stesse a non capirlo o a rifiutarlo. Lo
scorso 10 dicembre il Parlamento europeo ha bocciato la Risoluzione Estrela che chiedeva il diritto all’aborto legale e sicuro per le
donne di tutti i paesi dell’Unione. La legge non passata, grazie anche all’astensione
di due deputate italiane del Pd (un
partito che si fa paladino dei diritti civili), Silvia Costa e Patrizia Toia, le quali hanno imitato
i loro colleghi maschi Franco Frigo, Mario
Pirillo, Vittorio Prodi, David Sassoli.
Un altro elemento utile a dare un senso
alle giornate di rivendicazione è quello di tentare una rivoluzione nel
rapporto fra mansioni produttive e riproduttive. Oggi se la società
post-moderna ha cambiato la sua fisionomia impegnando in attività produttive anche
le donne, il contesto sociale invece è
rimasto quello rigidamente modellato sul paradigma taylorista-fordista-
keynesiano. In cui i ruoli erano
rigidamente definiti.
La produzione agli uomini, la riproduzione alle donne.
Nell’era dell’accumulazione flessibile alle donne, oltre a non essere
risparmiato l’onere della riproduzione viene demandata anche l’ansia da
prestazione di un lavoro produttivo, spesso usurante e sottopagato . A casa e a lavoro, in entrambi gli ambienti è
possibile il perpetrarsi di abusi e vessazioni.
Forse la
libera determinazione della donna passa proprio dalla ridefinizione di una
società nuova. Un mondo libero dagli stereotipi di un’incancrenita tradizione
patriarcale, che sedimentano nel quadro di una condizione imposta dalla
legge del capitalismo finanziario, in cui la valorizzazione femminile si
realizza con gli stessi criteri con cui si apprezza un oggetto.
Infine sarebbe decisivo valorizzare e
promuovere l’innata predisposizione intellettuale
delle donne alla sensibilità, al dialogo,
per incidere sull’imbarbarimento dei rapporti sociali. Violenza, prevaricazione, urlare più forte del
proprio interlocutore, questi sono gli elementi
striscianti su cui oggi si basano per lo più i rapporti umani . Una lotta
per i diritti delle donne potrebbe costituire una buona base di partenza anche per
ricostruire un nuovo patto fra le persone basato sulla reciproca legittimazione. Se questo otto marzo sarà stato capace di
innescare tutta una serie di ragionamenti, riflessioni e azioni
quotidiane, così come sopra ho argomentato, forse non sarà stato del tutto inutile.
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