Doppia preferenza con due capilista, un maschio e una femmina, in modo che gli elettori possano votare un candidato donna e un candidato uomo. Questo è l’unico sistema per assicurare la parità di genere nella composizione delle Camere. Guarda caso una tale proposta era oggetto di un emendamento all’Italicum presentato dal Pd, e affossato dal Pd con un clamoroso autogol .
E’ del tutto evidente che le quote rosa, e tutte le diverse alchimie oggetto degli emendamenti sulla parità di genere bocciati alla Camera , in un sistema di liste bloccate sono pura ipocrisia. Il Cavaliere resuscitato non tollera che qualcuno, o qualcosa, possa compromettere la distribuzione dei pani e dei pesci nei vari collegi che lui e solo lui può e deve decidere. Il capo, anche se decaduto,anche se prossimo all’assegnazione ai servizi sociali, anche se non ha più il passaporto è sempre il pregiudicato di Arcore.
I servi e le serve, cioè quel vasto popolo che sottomettendosi a Berlusconi ha vinto al lotto senza giocare, così come ebbe una volta a dire la Santanchè, è destinato a piegare la schiena . Gli sguaiati starnazzi di qualche palmipede in bianco, paladino della parità di genere, sono scaramucce destinate a evaporare in cambio di una sostanziosa offerta del boss. C’è da giurare che la Ravetto, la Polverini, e le loro compagne femministe-neoliberiste riporranno la tunica bianca quando ci sarà da riproporsi per una candidatura.
Tutta questa manfrina è film già visto fra le truppe cammellata berlusconiane. Anche dall’altra parte la scenografia, pur se insolita, non era così inaspettata. I servi, le serve ingrossano anche le fila del partito di maggioranza relativa. Ciò che rimane oscuro e come la sottomissione democratica, sia manifesti in ossequiosa genuflessione verso il capo del partito antagonista che si è sempre schifato.
Berlusconi aveva ordinato ai suoi di votare contro gli emendamenti sulla parità di genere. Ma lo stesso ordine è arrivato anche ai servi dell’altra parte dell’emiciclo, con una tecnica più sottile e ingegnosa . Era lo stesso Renzi , dopo aver cercato di confondere le acque facendo finta di concedere ai propri parlamentari il voto secondo coscienza , a farsi portatore dei desiderata dello statista pregiudicato.
Come? Dettando la linea a suon di sms verso i fedelissimi: Boschi, Lotti e compagnia cantando. Quegli stessi fedelissimi che si sono poi incaricati di avvertire e tranquillizzare le truppe forza italiote sul buon andamento dell’operazione. I capannelli fra Lotti e Santanchè, fra Boschi e Santanchè, sono stati una costante della seduta della Camera di ieri.
Per cui grazie a Berlusconi che telecomandava Renzi, che telecomandava i suoi deputati attraverso la Boschi, la blindatura delle liste bloccate è rimasta intatta, minimamente scalfita dal maldestro attacco di quattro deputate sciamannate incaponite sulla parità di genere.
Che Berlusconi potesse disporre a piacimento dei propri servi e delle proprie serve, al di là di qualche intemperanza, era scontato. Era meno prevedibili invece che lo stesso Berlusconi potesse disporre di serve e servi anche nel Pd. Dopo aver ripudiato il comunismo, dopo aver liquidato il socialismo, dopo aver edulcorato il riformismo, schifato la cultura dell’eguaglianza propria della sinistra , (vedi la prefazione di Renzi al libro di Bobbio) oggi siamo al rifiuto dell’antiberlusconismo.
Si compie così definitivamente il processo di devastazione e disintegrazione di quei valori che pure avevano assicurato al Pd una certa sopravvivenza nel blocco sociale di rifermento, ormai anche questo in disgregazione. Dunque ha poco da lamentarsi la Boschi per la parodia che la caratterista Virginia Raffaele gli ha dedicato. Nella galleria di personaggi femminili imitati dalla Raffaele quali: Nicole Minetti, Francesca Pascale , Michaela Biancofiore, Maria Elena Boschi entra con pieno diritto e merito. Come tanti altri del suo partito è serva di un servo di Berlusconi.
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