venerdì 20 giugno 2014

I nuovi sfascisti

Luciano Granieri


Il tempo è galantuomo. E’ vero, anche se tale la galanteria, spesso, si rivela inutile quanto beffarda.  Mi riferisco alla campagna elettorale cui ho partecipato nelle fila di Rifondazione Comunista per le elezioni comunali del 2012. Competizione disastrosa anche in termini di deterioramento di rapporti umani, ma molto utile per capire certe dinamiche. 

Il tempo è galantuomo perché in quella campagna elettorale eravamo gli unici, noi del circolo Carlo Giuliani di Rifondazione di Frosinone , a sostenere, e quindi a voler inserire nel programma, la necessità di contravvenire al patto di stabilità per i Comuni . Venimmo bollati come terroristi dai componenti delle altre liste (Sel e una civica denominata Frosinone Bene Comune) che con noi appoggiavano il candidato sindaco    Marina Kovari. Il patto di stabilità era una iattura ma non rispettarlo era un atto scellerato di disobbedienza civile ci dissero  . 
Oggi  a distanza di due anni,  il patto di stabilità è il pericolo pubblico numero uno .  Perfino Matteo Renzi, evidentemente non un terrorista, tuona contro questa odiosa prescrizione divenuto bersaglio anche dei sindaci più moderati .  

Ma il tempo ci onora dell’elogio di galantuomini anche per altre cosucce accadute prima e durante quella campagna elettorale. Proprio il tempo ci  riabilita dalle accuse di sfascismo ricevute dalla segreteria provinciale del nostro ex partito, la quale aveva identificato nella nostra condotta politica, orientata  a fuggire dall’abbraccio mortale con il Pd e altri pezzi  riformisti in libera uscita nei comuni della Provincia chiamati al voto, la causa dello scioglimento del Circolo Carlo Giuliani di Frosinone. 

Sfascisti era anche l’accusa che ci venne dal  circolo di Rifondazione di Ceccano impegnato anch’esso nella campagna elettorale per  le comunali. Nella tappa di avvicinamento alle elezioni i compagni di Ceccano prima schifarono sia  la Maliziola, accusata di essere una borghese riformista al servizio di Schietroma,  sia il candidato trito e ritrito del Pd Maurizio Cerroni. Poi in nome del “laboratorio della buona politica” si turarono il naso e scelsero la Maliziola, per assicurare comunque al loro esponente Umberto Terenzi  lo   scranno a vita  in consiglio comunale .  

La scelta portò il laboratorio della buona politica alla vittoria con l’elezione a sindaco di Manuela Maliziola . Ma subito i  rifondaroli ceccanesi dovettero abbozzare  l’entrata in giunta dell’ex forzitaliota  indigesto   Angelino Stella.  Morale della favola. Il Circolo della Buona politica, ha governato con la Maliziola contro il Pd, poi ha governato con la Malziola e il Pd  infine ha sfasciato  tutto, firmando insieme alle odiate forze amiche nemiche Psi-Sel-Pd  e qualcuno di Fratelli d’Italia,  le dimissioni  in massa sancendo la fine prematura della giunta Maliziola . 

La ripicca per non aver ottenuto le poltrone richieste è arrivata ad un punto tale  da autocertificare il proprio fallimento, buttare a mare il voto dei cittadini ed affidare la città con la sua marea di maleodoranti  problemi ad un commissario.  Come esempio di sfascismo non è male! Noi venimmo accusati di aver sfasciato  il circolo di Frosinone, ma questi, Dio li benedica, hanno sfasciato un intero consiglio comunale dove pure sedevano in maggioranza, e si sono rottamati da soli, perché non so quanto questa faccenda sia stata apprezzata dai cittadini di Ceccano e quanto questi siano disposti a rivotarli.  Il bue che dice cornuto all’asino. 

E veniamo a coloro che ci accusavano di aver voluto sfasciare una coalizione, quando alla vigilia del ballottaggio, fra Ottaviani e Marini, coerentemente decidemmo al contrario delle liste che con noi sostenevano Marina Kovari, di non appoggiare nessuno dei candidati.  Sel, Frosinone bene Comune e anche la segreteria del nostro stesso partito ci accusarono  di sfascismo per la scelta di non schierarci a fianco di Michele Marini, candidato Pd ai ballottaggi. 

L’allora segretario provinciale di Sel, Nazareno Pilozzi, oggi deputato, sosteneva che Marini  era più di sinistra di Ottaviani, dimenticando che lo stesso esponente del Pd era sostenuto da ciarpame fascistoide raccolto in diverse liste. Fu  lo stesso Pilozzi ad accusarci di sfascismo. Ma anche in questo caso l’allievo ha superato il maestro. Noi avremo anche sfasciato la coalizione, ma il buon Pilozzi pare sia  in prima linea per guidare il bulldozer che asfalterà Sel dopo la diaspora dei “Miglioristi”. Colui che ci accusava di sfascismo è pronto a passare, armi e bagagli, magari dopo una piccola sosta in qualche gruppo misto, alla corte di Renzi, rendendosi corresponsabile dello sfascio, non di un circolo cittadino di Sel, ma dell’intero partito. E’ proprio vero chi di sfascismo ferisce, di sfascismo perisce. Noi avremo sfasciato un circolo cittadino di Rifondazione, ma abbiamo lasciato integra la nostra digitò politica. Lo sfascismo di altri è stato molto più devastante.

Di seguito l'intervento, quanto mai profetico, nella nostra campagna elettorale dell'allora presidente della FIOM Giorgio Cremaschi.

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