giovedì 19 giugno 2014

Le terme romane in curva

Luciano Granieri


Nel sottosuolo di Frosinone esistono testimonianze archeologiche  estese per oltre  2.000 mq.  Vestigia  di civiltà stratificate in ere  che vanno dal XII secolo avanti cristo, fino all’età imperiale romana . Villaggi di capanne volsche su cui i romani hanno sovrapposto  la loro magnificenza imperiale attraverso l’imponenza di sontuosi impianti termali. Nelle viscere di mezza Frosinone bassa   esistono dunque  importanti  testimonianze di  brulicanti civiltà. 

E’ dal 1997 che ogni tanto da un buco fatto, oggi qua, domani là, nel complesso mare di particelle urbanistiche private e pubbliche,   queste millenarie tracce  tornano a veder le stelle .  Una sciagura peggio della peste bubbonica per le mire espansionistiche dei grandi edificatori della città e dei politicanti  a loro asserviti. 

Fortunatamente negli ultimi anni  piani particolareggiati regionali,  pareri delle varie sovraintendenze , relazioni di insigni archeologi, ma  soprattutto  l’immane impegno dell’associazionismo frusinate,  hanno impedito la definitiva chiusura nell’oblio del sottosuolo di questi tesori. Grazie alla strenua ed impari battaglia di movimenti, associazioni e cittadini, nei confronti  delle lobby fondiarie locali,  nel  settembre del 2011 il comune di Frosinone approva ben DUE MOZIONI che impediscono alle mire della speculazione edilizia di allungare le mani sui siti archeologici. 

In particolare, nella PRIMA PROPOSTA, presentata in prima battuta il 7 giugno  dall’allora consigliere di maggioranza di Rifondazione Comunista Francesco Smania,  e la cui votazione fallì  per mancanza del numero legale, si impegnava il comune a non concedere autorizzazione a costruire in aeree private, in questo caso ci si riferiva al progetto  denominato “Portici”, limitrofe al sito comunale dove erano stati rinvenuti reperti di interesse archeologico,  fino  a che l’ente non avesse ultimato scavi , finanziati in parte dalla Regione e con l’ausilio della sovraintendenza ai beni archeologici, necessari a determinare la reale rilevanza e ampiezza dell’intero sito archeologico. 

Nella SECONDA MOZIONE , presentata dalla consulta delle associazioni, con la firma in calce di 750 cittadini, si stabiliva che il sindaco e la giunta avrebbero dovuto impegnarsi nell’ avviare tutte le iniziative necessarie  alla salvaguardia, alla tutela e alla valorizzazione dell’intera area archeologica, vista anche la disponibilità dell’Assessorato alla Cultura dell’Amministrazione Provinciale,   e al recupero  dei  vari beni archeologici rinvenuti nel corso degli anni su tutto il territorio comunale , reperti  di indubbio valore archeologico e storico.  

Gli strali del costruttore titolare della lottizzazione contro gli intrepidi cittadini che avevano osato profanare il suo sacrosanto diritto a spargere cemento, non si fecero attendere. Sul giornale di famiglia il grande muratore fece fuoco e fiamme, minacciando di lasciare la città, se questa fosse ancora rimasta in mano a quattro banditi ecologisti. 

Fu una vittoria, ma come ci insegna la storia ogni diritto conquistato non è per sempre se non lo si difende con costante impegno.  Al soglio di P.zza VI  dicembre, nel  frattempo indebitatosi fino al collo anche per i mancati versamenti degli oneri di urbanizzazione da parte dei marchesi di cazzuola uccellati dai cittadini,  sale il miglior amico della classe dei grandi costruttori. Quel Nicola Ottaviani la cui campagna elettorale fu sostenuta in cambio dello sblocco di milioni e milioni di metri cubi di cemento.  

Ed ecco puntuale il letale contrattacco. Attraverso un atto legislativo la Regione Lazio,   ente competente nell’attribuzione delle autorizzazioni paesaggistiche, nella concessione cioè di permessi ad edificare su aree di particolare interesse,  trasferisce a quei comuni  che hanno insediata una commissione paesaggistica, la subdelega per deliberare in materia.  Disgraziatamente il comune di Frosinone dispone di questa commissione che immediatamente, nel dicembre 2013, dichiara l’area dei “Portici” edificabile incurante del danno che una tale decisione potrà arrecare ai reperti sottostanti. 

Il tutto rendendo carta straccia le delibere  approvate nella precedente consiliatura e  senza passaggi  consultivi in consiglio comunale.  Anni di lotte spazzati via in un baleno. La reazione delle associazioni non si fa attendere. Si decide  di impugnare la decisione del nuovo sindaco ricorrendo al TAR, contro un provvedimento adottato nel disprezzo assoluto delle delibere precedenti. Inoltre si interessano consiglieri comunali, oggi d’opposizione,  Raffa, Martini e Calicchia affinchè si adoperino al risanamento dello strappo attraverso azioni specifiche,  come un’interrogazione scritta da sottoporre al consiglio comunale,  la convocazione di un consiglio straordinario , o addirittura  la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica. 

Incassato anche l’impegno a livello parlamentare della senatrice Pd Spilabotte  disponibile a presentare un’interrogazione al ministro Franceschini  che possa raccogliere altre firme di  deputati e senatori. Anche  Nazerno Pilozzi deputato di Sel  ha concesso la sua disponibilità, mentre l’onorevole Frusone del M5S ha già presentato una sua interrogazione.  Un interesse istituzionale di indubbio spessore, ma che si faccia attenzione.  

Perché non molti se ne sono accorti, ma la questione delle terme romane, rischia di intrecciarsi con quella del nuovo stadio Casaleno.  In una intervista rilasciata  nei giorni scorsi al quotidiano “il messaggero” l’assessore ai lavori Pubblici Tagliaferri spiegava come il comune di Frosinone ha  intenzione di finanziare la ristrutturazione dell’impianto del Casaleno.  

Tre milioni di euro derivano da un  vecchio prestito trentennale di 16 milioni  e rotti  contratto con la Cassa depositi e prestiti, un altro milione e mezzo dovrebbe arrivare  dagli incassi degli oneri  concessori.  Guarda caso 800 mila euro sono già belli e pronti in cambio  della concessione a costruire sulle terme romane.  

Conoscendo le furbesche attitudini dell’attuale sindaco,  questi  non ci metterà  molto a sostenere che chi vuole impedire  il progetto dei “Portici” blocca di fatto anche il finanziamento del nuovo stadio.  Se in futuro i tifosi frusinati si dovranno privare del privilegio di vedere nella propria squadra un Balotelli o un Insigne, sarà colpa di quei disgraziati che hanno impedito la costruzione dei palazzi dei "Portici”. Una tale argomentazione rischia inoltre di condizionare un eventuale campagna elettorale aperta  da una possibile caduta della giunta Ottaviani. Quale candidato sindaco avrà il coraggio di sacrificare il sacro fuoco della passione calcistica alla tutela di quattro cocci messi in croce?




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