domenica 28 settembre 2014

Fisioterapia di Lazzaro

Luciano Granieri



Chi l’ha detto che la sanità nella Provincia di Frosinone sia tutta da rottamare?  Non tutto  è sfascio come sostengono le solite associazioni disfattiste. Esiste in realtà un’oasi di efficienza nel nostro territorio. Una clinica famosa per far resuscitare pure i morti. Manco a dirlo è una struttura privata convenzionata,  sita in quel di Cassino. Una  struttura altamente specialistica. Una  eccellenza nelle terapie riabilitative per pazienti gravi anche non  deambulanti.  

In realtà in questa clinica non tutti i pazienti erano così gravi tanto da giustificarne il ricovero, molti denunciavano solo una caviglia slogata, o una piccola distorsione, ma erano evidentemente provvisti di portafogli gonfi e si sa come vanno certe cose in Italia…. Il personale sanitario era sottodimensionato rispetto alle necessità, e spesso privo della qualifica necessaria. Ma sbaglia chi crede che fossero raccomandati.  L’abilità di questi angeli  della salute  consentiva  di ottenere in tre quarti d’ora, al massimo un’ora, gli stessi benefici  risultati di tre ore di terapia intensiva. Chiaramente la clinica fatturava alla Regione le  tre ore, non di meno.  E’ efficienza economica baby!  Lavoro per tre quarti d’ora e mi faccio pagare per tre ore.  

Ma i miracoli di questa struttura andavano oltre. Nella clinica dei miracoli, si tentava di riportare alla vita malati  già spacciati. Giunge notizia di fisioterapie somministrate a pazienti in fin di vita, o addirittura già deceduti.  Perché metti caso che qualche  Lazzaro avesse avuto intenzione di  alzarsi,  sarebbe  stato un peccato se  non avesse potuto  camminare o magari avesse iniziato a zoppicare. I miracoli o si fanno per bene o non si fanno. Ovviamente tutto rigorosamente fatturato alla Regione allo scopo di richiedere i rimborsi , compreso il supplemento risveglio,ove si fosse realizzato . 
Quanti Lazzari si sono ridestati? Pochi, anzi nessuno.  Sembra che il tasso di mortalità nei reparti fosse superiore alla media. Ma non è colpa della clinica, perché per far accadere i miracoli bisogna crederci e pare che i ricoverati fossero piuttosto miscredenti. 

Questo racconto kafkiano è liberamente ispirato dagli eventi emersi relativamente alle indagini che hanno interessato la  Clinica San Raffaele di Cassino. In una sentenza di primo grado emessa nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti si contesta al management della struttura  la somministrazione di terapie riabilitative su pazienti in fin di vita  e in qualche caso già morti. I  giudici contabili hanno accertato ricoveri clientelari di pazienti non così gravi   da accedere alle cure altamente specialistiche assicurate dalla clinica .  

La procura di Roma ha evidenziato come i dipendenti del  San Raffaele di Cassino fossero in numero insufficiente e privi delle qualifiche necessarie  per garantire tre ore di terapie intensiva spesso ridotta a tre quarti d’ora, un ora al massimo . Scrive la Corte dei conti: “Sconcertante il fatto che la firma del fisioterapista risulti presente sui referti anche il giorno del decesso e/o nelle giornate immediatamente precedenti, quando le condizioni cliniche del paziente erano già gravi/critiche.  Nella sentenza si legge inoltre che : le sconcertanti testimonianze raccolte dall’Asp e dei Nas sul modo di procedere nella casa di cura non fanno che aggiungere un ennesimo tassello conoscitivo sulla del tutto anomala gestione dei pazienti sottoposti a riabilitazione”. 

Le conseguenze di questa sentenza di  primo grado prevedono il risarcimento di 41 milioni e 493 mila euro per rimborsi indebitamente ottenuti dalla Regione Lazio nel periodo 2007-2009. Sembra  però che irregolarità si siano verificate anche per il periodo, ancora oggetto d’indagine,  che va dal 2010 al 2011. Per cui il risarcimento potrebbe arrivare a 80 milioni di euro. A pagare, la società San Raffaele Spa  e, per ora, alcuni dirigenti dell’Asl di Frosinone così come riportato dalla stampa locale. 

Ma di chi è l’Ospedale San Raffaele di Cassino?    Il nosocomio è parte delle 13 cliniche di proprietà della società San Raffaele Spa, facente capo a Antonio Angelucci re delle cliniche private nel Lazio.  Il PM Mario Palazzi nella sua richiesta di rinvio a giudizio per i proprietari della San Raffaele Spa,  sostiene quanto segue:”L’ascesa degli Angelucci ai vertici di un gruppo che domina la sanità nel Lazio abbraccia un arco temporale che va dal 2004 al 2010. Periodo durante il quale il capostipite Antonio, ex deputato Pdl, avrebbe esercitato una pressante influenza su presidenti e assessori della Sanità della Regione in modo da interferire sull’attività legislativa e ottenere  profitti illeciti”

Mi risulta che la clinica San Raffaele sia  ancora struttura convenzionata con. Mi risulta altresì che nell’atto aziendale  della Asl di prossima presentazione in Regione,  vi sia un ulteriore apertura alla sanità privata, penalizzando, se non eliminando del tutto, i presidi di salute pubblica. Quanto è salutare questa scelta per i cittadini? Che senso ha,   dopo la costatazione dei fatti, lasciare campo ancora più libero a squali spregiudicati pronti a realizzare profitti, anche illeciti, sulla vita e spesso anche sulla morte della gente? Non sarà che “certe pressanti influenze su presidenti e assessori della Sanità della Regione” siano ancora in atto più forti di prima?  

Notizie tratte dall'articolo del Fatto Quotidiano :

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