Chi l’ha detto che la sanità nella Provincia di Frosinone sia tutta da rottamare? Non tutto è sfascio come sostengono le solite associazioni disfattiste. Esiste in realtà un’oasi di efficienza nel nostro territorio. Una clinica famosa per far resuscitare pure i morti. Manco a dirlo è una struttura privata convenzionata, sita in quel di Cassino. Una struttura altamente specialistica. Una eccellenza nelle terapie riabilitative per pazienti gravi anche non deambulanti.
In realtà in questa clinica non tutti i
pazienti erano così gravi tanto da giustificarne il ricovero, molti
denunciavano solo una caviglia slogata, o una piccola distorsione, ma erano
evidentemente provvisti di portafogli gonfi e si sa come vanno certe cose in
Italia…. Il personale sanitario era sottodimensionato rispetto alle necessità, e
spesso privo della qualifica necessaria. Ma sbaglia chi crede che fossero
raccomandati. L’abilità di questi
angeli della salute consentiva
di ottenere in tre quarti d’ora, al massimo un’ora, gli stessi benefici risultati di tre ore di terapia intensiva.
Chiaramente la clinica fatturava alla Regione le tre ore, non di meno. E’ efficienza economica baby! Lavoro per tre quarti d’ora e mi faccio pagare
per tre ore.
Ma i miracoli di questa struttura
andavano oltre. Nella clinica dei miracoli, si tentava di riportare alla vita malati
già spacciati. Giunge notizia di
fisioterapie somministrate a pazienti in fin di vita, o addirittura già
deceduti. Perché metti caso che
qualche Lazzaro avesse avuto intenzione
di alzarsi, sarebbe stato un peccato se non avesse potuto camminare o magari avesse iniziato a
zoppicare. I miracoli o si fanno per bene o non si fanno. Ovviamente tutto
rigorosamente fatturato alla Regione allo scopo di richiedere i rimborsi , compreso
il supplemento risveglio,ove si fosse realizzato .
Quanti Lazzari si sono
ridestati? Pochi, anzi nessuno. Sembra
che il tasso di mortalità nei reparti fosse superiore alla media. Ma non è
colpa della clinica, perché per far accadere i miracoli bisogna crederci e pare
che i ricoverati fossero piuttosto miscredenti.
Questo racconto kafkiano è liberamente ispirato dagli eventi emersi relativamente alle indagini che hanno interessato la Clinica San Raffaele di Cassino. In una
sentenza di primo grado emessa nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti si
contesta al management della struttura
la somministrazione di terapie riabilitative su pazienti in fin di vita e in qualche caso già morti. I giudici contabili hanno accertato ricoveri
clientelari di pazienti non così gravi da accedere alle cure altamente
specialistiche assicurate dalla clinica .
La procura di Roma ha
evidenziato come i dipendenti del San
Raffaele di Cassino fossero in numero insufficiente e privi delle qualifiche
necessarie per garantire tre ore di
terapie intensiva spesso ridotta a tre quarti d’ora, un ora al massimo . Scrive
la Corte dei conti: “Sconcertante il
fatto che la firma del fisioterapista risulti presente sui referti anche il
giorno del decesso e/o nelle giornate immediatamente precedenti, quando le
condizioni cliniche del paziente erano già gravi/critiche.” Nella sentenza si legge inoltre che : “le sconcertanti
testimonianze raccolte dall’Asp e dei Nas sul modo di procedere nella casa di
cura non fanno che aggiungere un ennesimo tassello conoscitivo sulla del tutto
anomala gestione dei pazienti sottoposti a riabilitazione”.
Le conseguenze di questa
sentenza di primo grado prevedono il
risarcimento di 41 milioni e 493 mila euro per rimborsi indebitamente ottenuti
dalla Regione Lazio nel periodo 2007-2009. Sembra però che irregolarità si siano verificate
anche per il periodo, ancora oggetto d’indagine, che va dal 2010 al 2011. Per cui il
risarcimento potrebbe arrivare a 80 milioni di euro. A pagare, la società San
Raffaele Spa e, per ora, alcuni
dirigenti dell’Asl di Frosinone così come riportato dalla stampa locale.
Ma di
chi è l’Ospedale San Raffaele di Cassino?
Il nosocomio è parte delle 13 cliniche di
proprietà della società San Raffaele Spa, facente capo a Antonio Angelucci re
delle cliniche private nel Lazio. Il PM
Mario Palazzi nella sua richiesta di rinvio a giudizio per i proprietari della
San Raffaele Spa, sostiene quanto segue:”L’ascesa degli Angelucci ai vertici di un gruppo che domina
la sanità nel Lazio abbraccia un arco temporale che va dal 2004 al 2010.
Periodo durante il quale il capostipite Antonio, ex deputato Pdl, avrebbe
esercitato una pressante influenza su presidenti e assessori della Sanità della
Regione in modo da interferire sull’attività legislativa e ottenere profitti illeciti”.
Mi risulta che la clinica
San Raffaele sia ancora struttura
convenzionata con. Mi risulta altresì che nell’atto aziendale della Asl di prossima presentazione in Regione, vi sia un ulteriore apertura alla sanità
privata, penalizzando, se non eliminando del tutto, i presidi di salute
pubblica. Quanto è salutare questa scelta per i cittadini? Che senso ha, dopo la costatazione dei fatti, lasciare campo ancora più libero a squali spregiudicati pronti a
realizzare profitti, anche illeciti, sulla vita e spesso anche sulla morte
della gente? Non sarà che “certe
pressanti influenze su presidenti e assessori della Sanità della Regione”
siano ancora in atto più forti di prima?
Notizie tratte dall'articolo del Fatto Quotidiano :
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