Roma. Circa 10mila persone in piazza su invito delle comunità.Associazioni, partiti, centri sociali hanno manifestato in modo unitario contro l’occupazione israeliana e gli accordi bellici dell’Italia
La Palestina nel cuore di Roma. Una Roma inclusiva e solidale, ma anche visibile nei suoi contenuti forti: antifascista e avversa alle forme del dominio necoloniale. Questo il senso della bella e generosa manifestazione che, da Piazza della Repubblica a Piazza
Santi Apostoli ha riunito ieri circa 10.000 persone. Una manifestazione nazionale, indetta dal Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia, a cui hanno partecipato partiti, associazioni e movimenti che difficilmente incrociano le proprie pratiche su un terreno comune: dall’Altra Europa per Tsipras, ai Carc, dai Comunisti italiani all’Usb, ai Cobas, ai centri sociali. Tutti hanno risposto all’invito per chiedere
«Terra, pace, giustizia, libertà per il popolo palestinese», senza nessuno
Il Fronte Palestina ha però scelto di partecipare con una propria piattaforma: «Tra gli obiettivi della piattaforma — hanno scritto
riferendosi al testo di convocazione — si fa accenno al diritto dei palestinesi alla Resistenza, e viene difficile capire come questo
obiettivo si concili con la collaborazione in Cisgiordania tra l’Autorità nazionale palestinese e i sionisti e i loro accordi sulla sicurezza (di Israele) frutto, il tutto, del famigerato accordo di Oslo e di quelli successivi». Con il loro spezzone «Palestina: una, multietnica,indivisibile e antisionista» hanno tenuto il centro del corteo, insieme a molte realtà giovanili e dei centri sociali, connotando il proprio
internazionalismo tra l’asse del Novecento e quello odierno.
«Il segnale che viene da questa manifestazione, per la prima volta unitaria — dice Bassam Saleh, è che sono i palestinesi a dover
decidere il proprio futuro, le nostre discussioni contano fino a un certo punto». Un orientamento condiviso, con accenti diversi,
dal Segretario nazionale di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, da Yousef Salman, della Mezzaluna rossa e anche da Luisa
Morgantini, di Assopace: «La cosa urgente — dice Morgantini — è che si metta fine a questa nakba infinita, che l’Europa si assuma le
proprie responsabilità e che vengano perseguiti i crimini contro il popolo palestinese». Della «catastrofe del ’48, che ha reso profughi oltre due terzi della popolazione» parla anche il
Cartelli e striscioni ricordano con cifre e immagini i costi dei ripetuti massacri che hanno colpito i palestinesi: «Cartellino rosso a Israele — recita uno striscione — un paese che si macchia di crimini di guerra non può ospitare Euro 2020». «Acqua, terra e libertà», dice quello del Forum Palestina. E un altro: «Italia, basta armare Israele». Una denuncia ripetuta in molti spezzoni del corteo, che suggeriscono «il boicottaggio contro uno stato d’apartheid». Da Varese, attivisti e operai sono venuti a ricordare gli accordi di Alenia Aermacchi con Israele, e a promuovere il boicottaggio dei prodotti farmaceutici Teva.
«El pueblo unido, jamas sera vencido», cantano dal Fronte Palestina.. Una canzone opportuna data la forte presenza di associazioni di sostegno all’America latina socialista, come la Rete nazionale di sostegno alla rivoluzione bolivariana, “Caracas Chiama”: «Dalla Palestina, a Cuba, al Venezuela, la resistenza ha lo stesso nemico», dice Luciano della Rete dei comunisti. E Alessandro, della rete Noi saremo tutto, parla di «un nuovo internazionalismo», mentre sfila dietro lo striscione di “Donbass antifascista”.
Una giovanissima del collettivo Cagne sciolte denuncia che il «Pinkwashing di Israele non cancella il colonialismo», in solidarietà «ai queer palestinesi». C’è il collettivo Lucha y siesta. E c’è Erika, di Free Palestine: che è qui «anche per Nunzio, Luca, Paolo e Maurizio, i compagni antifascisti arrestati, ai quali hanno rivolto un saluto anche dal campo profughi di Aida Camp».
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