Una splendida giornata quella che ha visto sfilare alla Marcia Perugia Assisi centinaia di migliaia di persone sull’appello “A 100 anni dalla prima guerra mondiale, domenica 19 ottobre 2014 rimettiamoci in cammino per la pace e la fraternità!” Anche dalla provincia ciociara centinaia di persone si sono messi in marcia. L’Associazione è stata presente con un proprio bus e varie automobili con un centinaio di persone di tutte le età di Frosinone, Arce, Ferentino (anche con la presenza di due amministratori di Arce e Ferentino), per ribadire a se stessi e agli altri che “Serve più responsabilità personale. La crisi della politica e delle istituzioni ci lascia sempre più soli davanti a problemi sempre più gravi e complessi. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo essere disponibili a fare la nostra parte. Partire da noi, da quello che possiamo fare in prima persona, nell’ambito delle nostre possibilità, ci consente di esigere con ancora più forza e autorevolezza il cambiamento che si fa sempre più urgente”. Oltre l’occidente non manca mai l’appuntamento dall’anno 1993. E’ stato scelto di marciare con lo striscione della Casa della Pace di Frosinone portato fino in fondo con fatica e continuità dai ragazzi profughi frequentanti la scuola d’italiano per stranieri dell’Associazione. “Per uscire da questa crisi dobbiamo riscoprire il valore della fraternità che deve improntare tutti gli aspetti della vita, compresa l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. La globalizzazione della fraternità deve prendere il posto della globalizzazione dell’indifferenza” Con l’auspicio della apertura della Casa della Pace si è ribadito la necessità dello spazio pubblico nella città di Frosinone ormai da due anni definito ma fisicamente chiuso senza rispondere alle sollecitazioni delle associazioni, a testimonianza della volontà e della necessità di aprire questo spazio pubblico (leggera la nota allegata del marzo 2013). “La pace comincia dalle nostre città-mondo. Il nostro impegno per la pace deve crescere innanzitutto nei luoghi dove viviamo tutti i giorni, nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle nostre città. Deve essere concreto, aperto e costruttivo. E’ qui, nelle città-mondo, dove comincia il rispetto dei diritti umani e la nostra responsabilità di costruttori della pace. E’ qui che dobbiamo agire per rinsaldare l’agenda interna con quella internazionale. Ciascuna delle nostre città deve diventare un laboratorio di quel cambiamento che invochiamo per il mondo intero. Costruiamo insieme le città della pace e dei diritti umani”.Questo, per l’Associazione e i propri aderenti, ha significato la marcia della pace di quest’anno. I messaggi della marcia sono oggetto da venti anni del tentativo di calarli nella realtà quotidiana di tutti ed ognuno. Dal 27 ottobre, data di inizio ufficiale della Scuola Popolare per migranti, con incontro pubblico dalle 18 in l.go Paleario 7, ci sarà l’opportunità di costruire un nuovo tassello anno di condivisione e fraternità. Il luogo e le iniziative sono aperte a tutti e a tutte.
sabato 25 ottobre 2014
venerdì 24 ottobre 2014
Ribellione al partito della Nazione
Luciano Granieri
Andiamo tutti alla Leopolda !Dobbiamo imparare, assimilare
le idee nuove che escono da decine di migliaia di meningi in estenuante spremitura
per rendere migliore questo nostro Paese.
Andiamo alla Leopolda, per capire.
Infatti mi piacerebbe assimilare questo nuovo concetto di “Partito della
Nazione” che meraviglia! Il partito,
costituzionalmente definito, è quel
movimento in cui gruppi di cittadini si
aggregano per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale.
Ma se il partito diventa della "Nazione" significa che il gruppo di cittadini che
lo determina è il gruppo della "Nazione". E gli altri? Non sono della "Nazione"? Sono forse stranieri? Se non sono rappresentati dalla Nazione da chi
sono rappresentati?
Ma diciamolo
chiaramente una volta per tutte , il
vero e unico cittadino che merita rappresentanza è quello della Nazione liquida, post-moderna. Quella del business a
tutti i costi, della speculazione finanziaria. Oggi ambiamo a diventare la
Nazione dei grandi fondi d’investimento. Il "partito della Nazione" deve tutelare
la crème che rappresenta, deve diminuire
gli oneri per le lobby, non può gravare pesantemente su profitti e rendite. Sarebbe un guaio se i fortunati abitanti
della Nazione del “Partito della Nazione”, non finanziassero più, Leopolde e
campagne elettorali.
Però è strano
questo popolo della “Nazione”. Esiste come entità da rappresentare, ma scompare quando deve contribuire alla sviluppo socio–economico del Paese del "Partito della Nazione". Se ne perde traccia persino nella vecchia cara lotta di classe.
Contrasto fra capitale e lavoro? Che
anticaglia!!!! Oggi la lotta di classe ha cambiato antagonisti: dirigenti, -contro lavoratori dipendenti, lavoratori dipendenti -contro percari, precari-contro disoccupati ,disoccupati - contro immigrati. La nuova lotta di classe è
fra lavoratori tutelati -contro quelli meno tutelati. E il capitale finanziario? E le lobby, le grandi imprese multinazionali? Sparite,
svanite. Non esistono più. Eppure sono le sole che trovano rappresentanza nel "partito della Nazione". Com’è che un blocco sociale svanisce e riappare a
comando in modo così misterioso?
C’è
quello che esiste quando c’è da scrivere una finanziaria, ma poi sparisce
quando si entra nel campo della rappresentanza. Invece ce n’è un’altro. Quello pesantemente presente nella categoria della rappresentanza, ma etereo e non compreso
nelle categorie che devono contribuire economicamente alla vita del Paese del "Partito della Nazione".
Certo è un bel mistero. Tocca andare alla Leopolda e farselo spiegare.
Bisognerebbe sapere poi, cosa accadrebbe se la classe fantasma, quella che paga
ma non si vede quando chiede rappresentanza, si stufasse di rimanere morto
vivente. Provasse a riemergere dall’oblio
e cominciasse a pretendere i diritti di "quegli altri". Andiamo alla Lepolda e
facciamocelo spiegare.
Osservazioni al piano strategico della ASL di Frosinone
a cura di Luciano Graneri
Lunedì scorso, 20 ottobre, il direttore generale della Asl di Frosinone Isabella Mastrobuono, ha presentato alla conferenza dei sindaci , il piano strategico dell'azienda per il triennio 2014-2016. Giova ricordare che si tratta dell'ennesimo documento provvisorio. Non siamo in presenza, dell'atto aziendale vero e proprio, il testo, cioè, che il 15 novembre dovrà essere presentato alla Regione Lazio. Sembra certo però che l'elaborato definitivo ricalcherà fedelmente il piano strategico illustrato ai sindaci. Se così fosse, si confermerebbero tutte le criticità espresse da alcuni sindaci e dal coordinamento provinciale della sanità. Anche in questo frangente la volontà di privare il popolo ciociaro di un servizio sanitario decente, emerge in modo lampante. Di ciò i sindaci dovranno tenere conto nell'esprimersi a favore, o contro, l'atto aziendale di prossima (si spera) promulgazione. Di seguito riportiamo le osservazioni del coordinamento provinciale della Sanità al piano strategico.
A- Piano economico .
Manca un piano economico strategico (no sistemi riduzione mobilità
passiva per 143 milioni di Euro, no riduzione uoc burocratiche a discapito
delle ospedaliere)
Alla parte seconda punto 1 salta agli occhi che su un
budget contrattato con la Regione di 794 mln, si pone una voce negativa sul
saldo mobilità per 143 mln, e però sugli obiettivi si programmano solo tagli
sul personale e sui farmaci, sorvolando completamente sull'aggressione di
questo scandalo continuo della perdita per mobilità passiva verso altre Asl, si
programma invece un aumento, sia pur lieve dei finanziamenti ai privati
B- Accessibilità ai servizi:
mera enunciazione di azioni prive di specificità,
studi di fattibilità, riferimenti nella letteratura scientifica
C- Gestione rischio clinico:
importante attività nei fatti svuotata di contenuti
in quanto il rischio clinico è direttamente legato al supporto logistico degli
operatori (assolutamente carente e con il piano sicuramente in peggioramento),
e al loro conseguente burn out. Le
azioni elencate sono, eufemisticamente, scolastiche e destituite di validità
D- Rete socio sanitaria.
Si profila su reiterati, pluriennali disquisizioni di
centralità dei distretti che da decenni non hanno portato a conclusioni degne
di nota, le c.d. Funzioni strategiche non appaiono altro che una ripetizione
sotto parole diverse di quanto già dimostratosi inadeguato in precedenza. La
rete delle cure primarie non dipende dalla Asl ma dai contratti e accordi
regionali e perfino nazionali, per cui si tratta solo di disquisizioni teoriche
su cui è lecito dubitare vista l'esperienza pregressa. L'unico modello valido
comprovato nella regione Lazio, l'ospedale distrettuale, è completamente
ignorato. Come impostato l'unico sviluppo che si può prevedere è l'aumento del
contenzioso, del burn out, del rischio per operatori e utenti.
Il PUA e l'integrazione con i distretti sociali è
redatta una impostazione generica, oltre che unilaterale
E- Case salute.
Il modello si sta dimostrando niente altro che una rivisitazione dei normali
poliambulatori, il cui rapporto costi/benefici è dubitatevole. Manca il business plan che non si trova
allegato come scritto nella bozza del piano. Il modello case salute rischia di
rivelarsi economicamente deleterio: gli stessi servizi dei poliambulatori
esistenti con nomi diversi e costi aumentati: mentre sarebbe meglio istituire
tali strutture intermedie in forma di presidi territoriali a cogestione comunale tramite accordi di
programma.
F- Specialistica ambulatoriale interna:
si spaccia per piano strategico la ordinaria attività
G- Assistenza domiciliare:
il piano strategico consta di 2 (due righe) senza
alcuna visione di prospettiva
H- Offerta ospedaliera:
esecrabile il piano che svuota qualitativamente il
concetto di specializzazione per sostituirlo con quello di gravità, schema
proposto in alcuni sistemi sanitari nel mondo e subito rivelatosi inefficace:
non sviluppa le competenze, è rischioso per gli utenti.
La asserita “valorizzazione” delle alte specialità è assolutamente vaga e
non correlata a specifiche risorse.
La spinta verso week e day surgery e hospital, nei
sistemi sanitari moderni è un corollario della rete specialistica e di alta
specialità, nel piano sembrerebbe una sostituzione più che una aggiunta.
La reimpostazione asserita degli ospedali come rete
territoriale non si è perfezionata altro che nella soppressione di uno dei
quattro poli superstiti della provincia, squilibrando il territorio anziché
riequilibrarlo, come impropriamente asserito nel piano .
La allocazione delle reti asserita (ictus a Frosinone,
oncologia a Sora, riabilitazione a Cassino) è una mera buona intenzione, perchè
non suffragata da alcun riscontro tecnico, logistico, anministrativo, di
risorse umane, materiali e finanziarie, e per alcuni versi perfino paradossa.
Altrettanto generica e priva di riscontri oggettivi è la pianificazione su
Anagni.
Il dirigente delle professioni sanitarie non appare il
primo dei desideri del territorio.
La reti dei territori, per come indicata in recenti
decreti regionali, verrà spostata come unico laboratorio centrale allo
“Spaziani”, e negli altri ospedali si faranno solo poche batterie di esami
essenziali; su questo ci sono molti dubbi sulle garanzie di qualità e di
gestione del rischio clinico, domande inevase, e sulla reale dimostrazione
della valenza economica di tale impostazione.
Si evidenzia che a monte di tutto questo permangono
moltissime criticità e lacune da colmare, tra cui:
1- numero posti letto ospedalieri: inaccettabile
l'obiettivo del 2,7 su un piano triennale
2- impossibile raffronto esistente – programmato se
non si chiarisce se i posti letto futuri sono autorizzati, fisici o
organizzativi.
3- con i posti letto pubblici al 50% della legge anche
uoc al 50%: impedimento impianto e sviluppo servizi specialistici avanzati, il
modello per intensità di cure deve essere solo residuale
4- non viene quantizzata la allocazione geografica del
numero dei pl a cadere nella singola uoc
5- improponibile la soppressione, di fatto, del S.
Benedetto, che aggiunta all'avvenuta soppressione dell'Ospedale di Anagni
lascia l'intera zona nord della provincia senza copertura ospedaliera
6- avvio monitoraggio, anche con protocolli intesa con
forze di polizia, autonome nelle loro indagini, sulle strutture accreditate a
maggior rischio incongruità.
I- La emergenza-urgenza.
Tutto il capitolo è da rigettare, in quanto manca il
benchè minimo stimolo o accenno alla realizzazione del DEA di II livello a
Frosinone, benché il regolamento sugli standard ospedalieri sia successivo al
piano sanitario regionale, e quindi si rende indispensabile un aggiornamento
per riequilibrare gli interventi per parametrare la area della provincia di
Frosinone come sede di DEA di II livello.
L- La politica del farmaco.
La impostazione è tesa unicamente al risparmio a
tutti i costi, senza preoccuparsi del benessere assicurato in maniera
esponenziale su tutto il sistema dalla disponibilità non razionata dei farmaci,
una politica miope che vede il farmaco come un costo e non come una risorsa
perchè diminuisce i casi di invalidità, aspetto su cui non si fa accenno, quasi
che l'uso del farmaco fosse fine a sé stesso; ed inoltre, si inserisce in
difetto di competenza e in conflitto di interessi su campi che afferiscono solo
ad autorità scientifiche indipendenti.
M- Acquisto apparecchiature.
L'acquisto di macchinari nuovi è sicuramente utile,
ma non vengono esplicate e giustificate
le ragioni e le quote di riparto e gli specifici acquisti che si celano dietro
quelle somme e come sono stati decisi. Per quanto riguarda gli interventi
edilizi, è indispensabile conoscere quanti si effettuano sugli stabili ormai
cartolarizzati ( e quindi non più nella reale proprietà della Asl) e quali no,
per apprezzarne la giustificazione come investimento a lungo termine.
N- Comunicazione e partecipazione.
Sono elencati meri adempimenti di forma e burocratici
che non costituiscono un reale valore aggiunto all'impostazione veramente
partecipativa dell'Ente.
O- Formazione.
la formazione è pedissequamente profilata sugli aspetti che sono stati fin qui
oggetto di disappunto, e in conseguenza lo diviene anche il capitolo formativo
P- Risorse umane.
Nel mentre che la Asl prende
atto dell'insoddisfazione del proprio personale, nato da politiche improprie
generanti abusi e privilegi, si autoesclude dalle proprie responsabilità anche
presenti e traccia anche qui un mero elenco di oneri platealmente burocratici e
sterili, che ci pare che anziché migliorare la politica del personale, ne
acuiscano le tensioni e ne aumentino il burn out.
Q- Rapporti con università.
Si vanno a implementare esperienze la cui validità e
benemerenza finanziaria è tutta da valutare, poiché sembra che questa forma di
collaborazione, come impostata, sia tutta a vantaggio dell'università e a
svantaggio della provincia di Frosinone.
R- Dipartimento di prevenzione.
La tematica sulla contaminazione ambientale grave
nella provincia di Frosinone è di tale rilievo che comporterà un documento
a sé stante, sia pure in continuum con i
concetti fin qui espressi.
S- Dipartimento salute mentale e dipartimento 3D. Pur ritenendo giusta l'unificazione dei due
dipartimenti, non si stabiliscono se non genericamente i modi, non viene fatto
riferimento alla riallocazione del personale, in particolare per la
delicatissima questione dell'ambito penitenziario.
giovedì 23 ottobre 2014
Tutti in piazza il 25 ottobre in difesa dell’articolo 18
Oreste Della Posta
Segretario Provinciale dei Comunisti Italiani
I Comunisti Italiani aderiscono alla manifestazione della
CGIL del 25 ottobre in Piazza San Giovanni a Roma e fanno un grande appello ai
cittadini della provincia di Frosinone affinché partecipino numerosi. In questa
fase critica della vita sociale e politica del nostro paese una simile
manifestazione assume un’importanza di rilievo assoluto, a maggior ragione dopo
l’attacco sconsiderato del governo Renzi all’articolo 18 dello Statuto dei
Lavoratori. Se si considera poi che in realtà i lavoratori italiani stanno già
perdendo molti diritti e rinunciando a parte dei propri salari, non è del tutto
sbagliato immaginare un futuro volto al regresso, in cui da uomini liberi si
tornerà schiavi, senza alcuna tutela del lavoratore. Tornerà insomma l’era del
“Gnor’ padrò”. Noi condividiamo alcune parole d’ordine di questa
manifestazione, quali l’abolizione della precarietà attraverso la cancellazione
di quella selva di formule contrattuali esistenti, ben 46 tipologie diverse.
Per non dimenticare l’indennità di disoccupazione che, noi crediamo, dovrebbe
essere estesa a tutti i lavoratori, i quali non dovrebbero essere mai lasciati
soli, ma bensì riaccompagnati e reintrodotti alla rioccupazione attraverso dei
centri per l’impiego finalmente funzionali (come accade in Germania ad
esempio). Occorre inoltre la flessibilità sulla previdenza senza penalizzazioni
e lasciando libertà decisionale al lavoratore in modo tale da non creare nuovi
esodati e favorire invece l’ingresso al mondo del lavoro delle nuove
generazioni. Facciamo appello quindi ai giovani affinché riempiano i pullman
che partiranno dalle varie località della nostra provincia alle ore 6.00,
proprio perché sono i giovani ad esser stati defraudati del proprio futuro per
mano dei governi succedutisi in questi anni. Per noi comunisti questa è solo la
prima tappa di un lungo percorso di lotte e mobilitazioni che devono vedere i
lavoratori in prima linea, non ché i giovani contro le politiche di austerità
che ci conducono alla povertà. Perché questo è ciò che sta facendo Renzi,
nonostante la propaganda.
Potere politico alle classi lavoratrici
BATTERE NELLE PIAZZE E NELLE FABBRICHE IL GOVERNO
ANTIOPERAIO DI RENZI E BERLUSCONI PER CONQUISTARE
IL POTERE POLITICO ALLA CLASSE LAVORATRICE!
Operai! Lavoratori! Disoccupati!
Negli ultimi sei anni tutte le conseguenze della crisi capitalistica sono state scaricate sulle nostre spalle. Chiusura di migliaia di fabbriche. Miliardi di ore di CIG. La disoccupazione, specie giovanile, è a livelli drammatici. Per chi lavora la situazione è intollerabile, fra riduzioni salariali, aumento dei ritmi e dei ricatti padronali. Un’infame politica di austerità imposta da UE-BCE-FMI ha peggiorato la crisi, tagliando spesa sociale e pensioni, mentre il debito pubblico è salito alle stelle per sovvenzionare le banche.
Dal 2008 ad oggi la capacità di acquisto dei lavoratori è diminuita di circa il 15%. La miseria bussa alla porte di tante famiglie proletarie, che non riescono più a curarsi, a pagare le bollette, a sfamarsi.
Ma all’altro polo della società, un 10% di miliardari borghesi possiedono oltre la metà della ricchezza nazionale, vivono nel lusso e nello spreco, approfittando della crisi economica di cui sono i responsabili.
Tutti i governi che si sono succeduti in questi anni di crisi (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) hanno avuto un solo obiettivo: imporre sacrifici durissimi alla classe operaia e alle masse popolari per salvare i profitti, le ricchezze e i privilegi di una minoranza di capitalisti e di parassiti. Ora Renzi e le destre ci vengono a dire che abolendo le tutele previste dall’articolo 18 ci sarà la ripresa.
E’ una spudorata menzogna, al pari del “bonus” sul TFR. La cancellazione della reintegra serve a indebolire, ricattare e immobilizzare il settore della classe operaia che ostacola i piani padronali, a ridurre i salari e peggiorare le condizioni di lavoro di tutti i proletari. Le “tutele crescenti” ci saranno sì, ma solo per i profitti!
Il neoliberismo d’assalto del governo Renzi fa gli interessi degli avvoltoi dei monopoli capitalistici e degli sciacalli dell’austerità. Dobbiamo cacciarlo via, prima che ci porti alla rovina. Rompiamo con i vertici sindacali collaborazionisti che a fronte della gravita dell'attacco si preparano a nuovi cedimenti!
NO AI DIKTAT DEL GOVERNO E DELL’UE! NO AL JOBS ACT! NESSUN CEDIMENTO O SCAMBIO SULL’ARTICOLO 18, MA SUA ESTENSIONE A TUTTI I LAVORATORI! STOP AI LICENZIAMENTI! PIANO DEL LAVORO PER TUTTI I DISOCCUPATI! ABOLIZIONE DEL PRECARIATO E DELLA LEGGE FORNERO!
SCIOPERO GENERALE PER BATTERE NELLE FABBRICHE E NELLE PIAZZE LA POLITICA ANTI OPERAIA, REAZIONARIA E GUERRAFONDAIA DEL GOVERNO RENZI!
Renzi ha posto la fiducia parlamentare sul Jobs Act. Noi dobbiamo ritrovarla nella nostra grande forza! Il fronte unico della classe operaia è in grado di respingere la nuova offensiva del capitale e di accelerare la fine inevitabile del sistema di sfruttamento capitalista. Con la lotta e l’unità dal basso vinceremo!
Per uscire dalla crisi e dal declino e per dare lavoro bisogna colpire i grandi patrimoni, i profitti, le rendite parassitarie e i redditi dei padroni, delle banche e dei ricchi, stroncare l’evasione, la corruzione dilagante, l’esportazione di capitali all’estero, il riciclaggio, la mafia, abolire i privilegi della borghesia e del clero, tagliare le spese militari. Insomma, bisogna farla finita col capitalismo, che ci riserva un futuro di miseria, di decadenza, di guerre, far diventare fabbriche e imprese di proprietà sociale, ripudiare il debito nelle mani degli strozzini dell’alta finanza, cancellare il Fiscal compact, uscire da UE, EURO e NATO.
Il solo governo che può adottare queste misure è un Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che non chieda “permesso” ai padroni e ai loro servi, che non s’inchini davanti al “sacro profitto”, ma che sia deciso ad abolire lo sfruttamento, a sbaragliare l’oligarchia finanziaria, le forze reazionarie interne ed esterne per assicurare ai lavoratori, ai giovani e alle donne lavoro, pace, diritti, uguaglianza e libertà.
Questo Governo può sorgere solo dal movimento rivoluzionario delle masse sfruttate e oppresse e basarsi sui loro organismi (Consigli, Comitati operai e popolari, sindacati di classe). Ricostruiamoli! La classe lavoratrice potrà liberarsi dalle crisi capitalistiche, dalla schiavitù e dallo sfruttamento padronali solo distruggendo il sistema capitalistico e costruendo quello socialista, lungo la strada che conduce alla società comunista.
Lottare per una trasformazione radicale dei rapporti sociali e per il socialismo significa disporre dello strumento indispensabile per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati: un forte Partito comunista rivoluzionario, reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato. E’ ora che gli operai più coscienti e combattivi rompano nettamente e definitivamente con il riformismo e l’opportunismo politico e sindacale, si uniscano ai marxisti-leninisti per avere un vittorioso Partito comunista. Uniamoci e
lottiamo!
Ottobre 2014.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
mercoledì 22 ottobre 2014
TTIP Cartoon
A cura di Luciano Granieri.
TTIP.
Due cartoni animati per capirne di più.
TTIP.
Transatlantic Trade & Investment Partnership
L'accordo favore delle lobby contro i cittadini, si sta materializzando nel silenzio dei media.Due cartoni animati per capirne di più.
Lettera all'USB
Giorgio Cremaschi
Care compagne e cari compagni della USB, Vi esprimo tutto il mio sostegno per lo sciopero che avete proclamato per il 24 ottobre , per dire di no al jobact, ma anche a tutta la politica economica del governo Renzi, che al di là della propaganda di regime, è la pura continuazione di quella di massacro sociale dei governi precedenti e la pura attuazione delle politiche di austerità della UE, della BCE, della Troika. Il mondo del lavoro sta subendo il più duro attacco dal 1945 ad oggi è questo attacco può scatenarsi in tutta la sua portata restauratrice e reazionaria anche per i decenni di moderatismo, complicità e di politica del meno peggio del sindacalismo confederale guidato da CGIL CISL UIL.
Per questo è molto importante che, pur nelle difficoltà che conosciamo, si ricominci a lottare partendo da una netta rottura con il modello sindacale concertativo e con il suo ultimo prodotto, il testo unico sulla rappresentanza. Solo una rottura di massa con quel modello sindacale potrà fermare l'attacco del governo e del sistema padronale finanziario, e aprire la via ad una alternativa di lavoro con diritti, giustizia, uguaglianza.
Sarò con voi in piazza S.Babila a Milano sapendo che questo è solo un primo appuntamento. Ci ritroveremo di nuovo, assieme ai movimenti antagonisti e al sindacalismo conflittuale, il 14 novembre e poi bisognerà ancora andare avanti perché loro non si fermeranno è non dobbiamo farlo neppure noi.
Buon sciopero compagne e compagni
Giorgio Cremaschi
martedì 21 ottobre 2014
Dizzy e la tromba piegata
Jazz Corner
Come avvenne che Dizzy
Gillespie si ritrovò la tromba storta.
Come accade per molte importanti scoperte la piegatura della tromba di
Dizzy avvenne per caso. La storia ci racconta che durante un party organizzato per
sua moglie Lorrianne allo Snookie’s di Mahattan
il 6 gennaio 1953, Dizzy lasciò
il suo strumento sul supporto tromba per rilasciare una breve intervista. Il duo
di danzatori Stump and Stumpy iniziò a
scherzare sul palco. Stump , spinse Stumpy che cadde sulla tromba di Dizzy piegando la campana verso l’alto. Fu una
scena piuttosto drammatica, per cui il sassofonista Ilinois Jaquet lasciò il
club prima del ritorno di Dizzy. Non voleva trovarsi nei paraggi quando il jazzista avrebbe visto la sua tromba deforme e avrebbe provato a soffiarci dentro. Ma Gillespie si
mantenne calmo.
“Era il compleanno di mia moglie e non avrei voluto
essere un peso” Scrisse nella sua biografia
To be or not to Bob. Appoggia
la tromba alle labbra e iniziai a suonare. Suonai e mi piacque il suono.
Avrebbe potuto suonare piano, molto piano non in modo squillante”.
Il giorno successivo raddrizzò la tromba, ma non riuscì a togliersi dalla testa il suono della notte
precedente. “Mi rimase impresso il modo
come il suono usciva , veloce, più
veloce all’orecchio, al mio orecchio” Ricordò Gillespie . Una torsione di 45
gradi della campana gli fece udire il suono di prima. Chiese alla moglie di
disegnare la tromba piegata e mandare il disegno alla Martin Co. chiedendo loro di fabbricargliene una. I
funzionari della fabbrica giudicarono l’idea folle, “ma realizzarono ugualmente la
tromba e da allora ho suonato sempre con uno strumento come quello. Con il mio
strumento quando batti una nota Bam! Si sente proprio. E’ solo una frazione di
secondo, ma una frazione di secondo significa molto”.
Gillespie non potè brevettare la sua tromba dalla campana
storta, perché un Francese di nome Dupont inventò nel 1860 un corno con la campana
leggermente rialzata. La tromba in mostra al museo della arti Smithsonian è stata fatta su misura per
Gillespie da Re.Co. nel 1972. L’ha suonata per più di 10 anni, fino a quando
non ricevette in regalo per il suo 65esimo compleanno una nuova tromba Schilke
dal suo caro amico e pupillo, il brillante trombettista John Faddis.
traduzione di Luciano Granieri
Trumpet - Dizzy Gillespie
Saxaphone/Flute - James Moody
Bass - Christopher White
Piano - Kenny Barron
Drums - Rudy Collins
Saxaphone/Flute - James Moody
Bass - Christopher White
Piano - Kenny Barron
Drums - Rudy Collins
Lasciateci lavorare!
Luciano Granieri
Come al solito, e
soprattutto nei momenti di crisi, non mancano le manifestazioni dei soliti
deficienti razzisti e fascisti. Il fatto che alcuni soggetti abbiano sentito il
bisogno di mettere insieme i propri scarti
neuro cerebrali per esibire la loro
pochezza in piazza, è indice di come la crisi sia veramente grave. Non se ne
può più di questi residuati bellici pronti a rinfocolare la trita e ritrita guerra, che una volta era
fra poveri, mentre oggi è fra disperati. Se il jobs act disarticola
ulteriormente le dinamiche del lavoro, affama i lavoratori, aumenta precarietà
e disoccupazione , se la legge finanziaria
, dietro l’elemosina degli 80 euro, del bonus prole di mussoliniana memoria,
nasconde la distruzione della sanità pubblica, l’alienazione ai privati di
tutti gli altri servizi di pubblica utilità e di conseguenza immiserisce i cittadini, se il decreto sblocca Italia
liberalizza la distruzione dei fondali marini, permettendo trivellazioni a
destra e a manca, oltre che autorizzare l’invasione sui territorio di impianti
di incenerimento dei rifiuti, non è colpa degli extra comunitari! Se ancora non
fosse chiaro, le responsabilità sono di un potentato fatto di lobby e
speculatori alle cui dipendenze agiscono i politici e a cui la guerra fra poveri, alimentata da questi
sciagurati razzisti male in arnese, è utilissima per
incanalare la rabbia sociale verso altri obbiettivi. Un appello alla Lega e a Casapound e
potenzialmente ai Grillini: per favore, toglietevi dalle palle. La situazione è
talmente grave che le piazze servono ad altri. Servono a chi realmente vuole battersi contro il vero nemico. Andate a
fare le vostre marcette da un’altra parte, in riva al Po’ o vicino la tomba di
Mussolini, senza sporcare possibilmente.
lunedì 20 ottobre 2014
La società Multiservizi Frosinone si imbatte nel tribunale fallimentare
Comitato di Lotta Frosinone
Il 21 ottobre ’14 inizia un nuovo capitolo della saga della Frosinone Multiservizi. Il tribunale fallimentare di Frosinone dovrà pronunciarsi sulla fallibilità o meno della stessa società.
Una vicenda che approda in tribunale dopo che il 3 agosto 2011 la società fu messa in liquidazione volontaria.
Una storia strana e pasticciata che secondo gli intendimenti degli artefici di questa scelta, gli enti locali, dovrebbe risolvere con un colpo di spugna un decennio di nefandezze e che oggi stanno pagando solo i lavoratori. Ricorrere alla “giustizia” quindi non per farne prevalere il senso proprio ma per affossare definitivamente le gravissime responsabilità gestionali nell’amministrazione della cosa pubblica.
Lo stratagemma è far credere che la società sia in diritto di natura commerciale, invece come tutti sanno la Frosinone Multiservizi copriva le attività dell’ente senza alcuna differenza con i lavoratori dipendenti: svolgeva attività mansionate da A e B. I lavoratori nel decennio antecedente, la stabilizzazione come LSU, erano considerati veri e propri dipendenti dell’ente locale. La nascita della società Frosinone Multiservizi, dopo che l’ente rinunciava alla stabilizzazione in pianta organica, serviva a dare una formalizzazione contrattuale e un definito ruolo lavorativo di dipendenti. Rimaneva di fatto lo stretto controllo dell’ente locale, senza spesso alcuna differenziazione nello svolgimento dei servizi effettuati, in piena flessibilità orizzontale organizzativa.
Quindi quando l’ente societario in questione, pur essendo istituito sotto forma di impresa di diritto privato, è qualificabile come organismo di diritto pubblico, cioè quando svolge un’attività diretta a soddisfare un interesse generale e tale attività viene finanziata in tutto o in parte da un organismo pubblico il fallimento potrebbe non essere consentito.
Se si analizzano le problematiche economiche che hanno portato a questa conclusione, ci si imbatte in ragioni che oggi appaiono fragili, ma con le quali si è disintegrata una esperienza pubblica e bruciati più di 300 posti di lavoro.
Sono state respinte tante di quelle strade per evitare il fallimento e per salvare i lavoratori che la scelta, testarda, della via fallimentare non può che destare grosse perplessità.
Il debito della società nel 2012 non era così grave: era dovuto solo a mancati pagamenti con l’erario a causa dei ritardi delle fatture degli enti locali. Gli enti locali da par loro non pagavano il giusto prezzo dei servizi, indebitando volontariamente la società! L’allora AD aveva in ogni modo sviluppato un piano di recupero della società, seguendo le linee indicate dalla Corte dei Conti che suggeriva una ricapitalizzazione.
Solo successivamente, a seguito delle sciagurate vicende della interruzione dei servizi della provincia e della gestione dei lavoratori in mobilità e in CIG il debito salirà vertiginosamente. Vicende tuttavia legate a contenziosi con i lavoratori, con i quali, come suggerito dalle parti sociali, si sarebbe potuto andare a transazione anche offendo un posto di lavoro stabile e ripianare come minimo il 60% del debito.
Anche a questo si pensò di porre rimedio quando i comuni di Alatri e Frosinone, a seguito delle delibere 50 del 28/12/11 e 78 del 29/12/11, danno vita ad una nuova società Servizi Strumentali srl che dal 1° maggio 2012 avrebbe ereditato i servizi di questi due enti dalla Frosinone Multiservizi. La giunta attuale di Frosinone però non diede modo di continuare quella strada preferendo lo spacchettamento dei servizi in cooperative, accompagnando la società verso il fallimento.
Anche la Regione, socio di maggioranza relativa, con delibera di giunta122 del 13/3/14, ha indicato la via del ripianamento come quella principale offrendo la propria parte (49%): gli altri tre enti locali, Frosinone, Alatri e la Provincia, hanno risposto picche preferendo la strada del fallimento.
I lavoratori faranno di tutto per evitare il fallimento della società. Tante strade si possono percorrere per evitare che la fiscalità generale copra una parte dei debiti mentre l’altra, quella relativa ai contenziosi dei lavoratori finisca senza soddisfazione. Gli enti, gli amministratori da loro nominati, devono rispondere di una gestione volutamente leggera, indifferente agli effetti causati dalle scelte, sorda alle rimostranze delle parti sociali, ma sempre viva e attenta ai tornaconti personali e politici.
Si allega uno schema esemplificativo dei danni svolti ai lavoratori, alla azienda stessa e oggi pronti a farli accollare alla collettività.
Frosinone 20 ottobre
“BLOCCA LO SBLOCCA-ITALIA”, DIFENDI LA TUA TERRA!
Acqua bene comune
L'APPELLO
Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento, Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale.
Il “sistema MOSE”
diviene la regole per le aree urbane.
Ancora cemento sul
suolo: incentivi e commissari per nuove attività edificatorie.
Il comparto
idrocarburi diviene strategico, non quello turistico ed eno-gastronomico.
Inceneritori per i
rifiuti invece del riutilizzo e riciclaggio.
Privatizzazione
dell'acqua contro il voto di 26 milioni di italiani.
QUESTO E' IL DECRETO
“SBLOCCA ITALIA – ITALIA FOSSILE”:
UN PREMIO ALL'ECONOMIA
FALLIMENTARE DEL PASSATO, UN ATTACCO ALL'ECONOMIA DIFFUSA
Un'aggressione all’ambiente senza precedenti: è il cosiddetto
Decreto “Sblocca Italia” varato dal
Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese
all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non
rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale
delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle
colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il
mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso
dissennato del territorio.
Passiamo
in rassegna i principali contenuti del Decreto, tralasciando norme che possono
apparire minori ma che egualmente costituiscono un attacco ai beni comuni e
all'ambiente.
COMMISSARI
STRAORDINARI A GO' GO' E MODELLO “MOSE” PER TUTTI
Gli
scandali della Protezione Civile e il malaffare che ha accompagnato ogni
commissariamento, dai rifiuti campani al G8, paiono improvvisamente
dimenticati. Nel testo del Decreto le parole “commissario/i” vengono
ripetute 28 volte, quasi una volta per articolo!
Il
caso limite è quello dell'Art.33, con il Modello “Mose” fatto sistema, esteso
potenzialmente ad ogni città del paese. La cavia, per ora, è Bagnoli. Qualsiasi
area urbana potrà essere definita dal Consiglio dei Ministri “di interesse
nazionale”. A quel punto scatta un commissariamento automatico che toglie
qualsiasi potere alle autonomie locali, potendo riscrivere qualsiasi regola per
quel territorio, dalle destinazioni d'uso a nuove capacità edificatorie,
passando per le norme sulle bonifiche (con la chicca che il Commissario potrà
derogare ad una norma – l'Art.252bis del D.lgs.152/2006 sulle bonifiche -
introdotta soli sei mesi fa con il Decreto Destinazione Italia!).
Una
volta stabilito il nuovo piano di interventi, il Consiglio dei Ministri sceglie
un “soggetto attuatore unico” che provvederà a tutto, dall'uso dei fondi
pubblici per eventuali bonifiche alle nuove costruzioni. Un vero e proprio
“imbuto” dove in poche mani passeranno tutti gli interessi in gioco senza alcun
bilanciamento di poteri. Non ricorda tanto lo schema magistrato delle Acque –
Consorzio Venezia Nuova?
CEMENTIFICAZIONE
CONTINUA, GRANDI OPERE E REGALI AI COSTRUTTORI
Si
parla tanto di consumo del suolo ad ogni alluvione e puntualmente i governi
promettono milioni di euro per pagare i danni. Un buon padre di famiglia
penserebbe a rimuovere o mitigare le cause dei problemi. Il decreto invece peggiora
ulteriormente la situazione con il solito "spruzzo" di cemento
sull'ex Belpaese. Per credere basta leggere due dei tanti passaggi pro-cemento
del Decreto. Nell'Art.33 intitolato in maniera beffarda "Bonifica
ambientale e rigenerazione urbana delle aree di rilevante interesse
nazionale" si può leggere "La proposta di programma e il
documento di indirizzo strategico dovranno altresì contenere la previsione
urbanistico-edilizia degli interventi di demolizione e ricostruzione e di nuova
edificazione e mutamento di destinazione d'uso dei beni immobili,
comprensivi di eventuali premialità edificatorie,...".
Ai
costruttori arriva anche la “solidarietà” del Governo con enormi sgravi fiscali
– che sono soldi tolti all'erario e, quindi, ai cittadini - per opere inutili come la Orte-Mestre, un
mostro inutile da 10 miliardi di euro. L'elenco delle opere finanziate
direttamente dallo Stato con altri 4 miliardi è costituito in larga parte da
strade. Ma non bisognava disincentivare il trasporto su gomma? E i pendolari? E
la mobilità nelle aree urbane? Questo denaro viene di fatto sottratto non solo
ad opere utili alla vita dei cittadini ma addirittura al diritto allo studio,
visto che con l'Art.42 si tolgono fondi alle borse di studio per i meritevoli.
L'uso sostenibile del territorio passa anche attraverso la preparazione e la
conoscenza ed è incredibile che i giovani non possano contribuire a risolvere
con le loro idee i tanti problemi che ci lascia un modello economico
fallimentare.
PRIVATIZZAZIONE
DELL'ACQUA: SI FA SCEMPIO DEL REFERENDUM E DEI VOTI DI 26 MILIONI DI CITTADINI
Il
decreto costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni. In
particolare sul servizio idrico integrato, contiene delle norme che,
modificando profondamente la disciplina riguardante la sua gestione, mirano di
fatto a rilanciare i processi di privatizzazione in pieno contrasto con l'esito
del referendum di 3 anni fa. Infatti, l'articolo 7 modifica quella parte del
Testo Unico Ambientale (D. lgs 152/2006) che riguarda la gestione del servizio
idrico integrato. Tre appaiono le modifche più pericolose:
-modifica
del principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero passaggio da
"unitarietà della gestione" a "unicità della gestione";
-imposizione
progressiva del gestore unico per ogni ambito territoriale che sarà scelto tra
chi già gestisce il servizio per almeno il 25 % della popolazione che insiste
su quel territorio, ovvero le grandi aziende e/o multiutilities;
-imposizione
al gestore che subentra di corrispondere al gestore uscente un valore di
rimborso definito secondo i criteri stabiliti dall’AEEGSI, ciò rischia di
rendere più onerosi e quindi difficoltosi i processi di ripubblicizzazione (ad
es. caso di Reggio Emilia).
Anche
questo provvedimento, quindi, appare ispirarsi agli stessi principi della
"spending review", ovvero individuare dei poli aggregativi nelle
grandi aziende e multiutilities. Ciò si configura come un primo passaggio
propedeutico alla piena realizzazione del piano di privatizzazione e finanziarizzazione
dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente
con la legge di stabilità.
DERIVA
PETROLIFERA, PROFITTI PER POCHI, CAMBIAMENTI
CLIMATICI PER TUTTI
Il Governo Renzi vuole applicare la Strategia Energetica Nazionale
approvata in perfetta solitudine dal Governo Monti trasformando 5 regioni
(Emilia Romagna, Lombardia; Abruzzo; Basilicata e Sicilia) in veri e propri
distretti minerari per gli idrocarburi, quasi ci trovassimo di fronte ad aree
desertiche! Si aggiungono poi progetti in altri territori, dalla Sardegna
all'Irpinia, passando per Molise e Puglia. Inoltre vuole rilanciare le
trivellazioni in ampi tratti di mare, in special modo Adriatico, Ionio e canale
di Sicilia interessati da decine di istanze di ricerca e richieste per trivellazioni.
Infine vuole trasformare l'Italia in “hub del gas”, assoggettando larghe
aree del paese a vere e proprie “servitù di passaggio” a favore delle
multinazionali per far passare gas verso altri paesi. Quindi non si tratta di
soddisfare il fabbisogno interno che è già largamente garantito (basti pensare
all'incredibile caso del rigassificatore di Livorno, che viene finanziato con
la bolletta nonostante sia fermo!).
Lo fa con gli Artt.36,37 e 38 del decreto, che classifica tutto il
comparto idrocarburi, dai pozzi ai gasdotti passando per gli stoccaggi, come
strategico di interesse nazionale.
E' l'idea di paese che abbiamo ad essere diversa da quella del
Governo. Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il
nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano
inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili
quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di
territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i
pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per
poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante
inquinamento. Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni
inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra
terra su un binario morto dell’economia, abbandonato addirittura dalla
Fondazione Rockefeller. Eppure l’industria petrolifera, come dimostra il caso
della Basilicata, non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha
costituito solo un aggravamento delle
condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad
un’economia diffusa e meno invasiva.
I
RIFIUTI IN FIAMME TOLTI AL RICICLAGGIO E AL RIUTILIZZO
L'Art.35 affida alle ciminiere degli inceneritori la gestione dei
rifiuti, impianti che diventano anch'essi di interesse strategico nazionale.
In Italia esistono già 55 inceneritori che guarda caso, proprio
grazie alla differenziata e al riciclo, hanno difficoltà a reperire “materia”
da bruciare.
L'Europa sta uscendo dall'incenerimento e basta leggere l'ordine
di priorità fissato testualmente dall'Art.4 dalla principale Direttiva
europea sui rifiuti 98/2008/CE: “1)prevenzione (nella produzione di rifiuti,
ndr); 2)preparazione per il riutilizzo; 3)riciclaggio; 4)recupero di altro
tipo, per esempio il recupero di energia; 5)smaltimento.”. Gli inceneritori
per l'Europa sono il vecchio, appena prima delle discariche. E' come se il
Governo invece di farci giocare il campionato per il primo posto volesse
puntare sul quarto, su cinque giocatori!
L’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e
all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani
hanno raggiunto percentuali del 70-80% (da Trento l'80% il mese scorso a
Saracena in Calabria con il 70%) di raccolta differenziata coinvolgendo intere
comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere
nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute
e all’ambiente che devono andare a loro volta in discarica. Trasforma in un
grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una
risorsa economica per molti.
Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo
Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il
nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo
consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo
e del riutilizzo. Non è un caso che nelle regioni scendano in piazza contro
la deriva petrolifera le associazioni dei commercianti e quelle degli
agricoltori che vedono messe in pericolo le proprie attività economiche.
Finora
all'appello hanno aderito 180 realtà territoriali. Sono associazioni,
movimenti, comitati e comuni, come quelli dell'Associazione Comuni virtuosi,
che negli anni con un lavoro e un confronto continuo dal basso assieme a tanti
altri cittadini hanno contribuito a svelare scandali, prevenire disastri, proporre
soluzioni e cercare di salvare quello che è rimasto del Belpaese, divorato
dagli interessi di chi viene premiato da questo Decreto. Ogni comitato può
raccontare con orgoglio tante storie ed è impegnato in lotte che alla fine si
rivelano lungimiranti. Un esempio concreto di democrazia diretta e partecipata,
l'esatto opposto delle imposizioni dall'alto di un Governo che si trova a dover
trasformare le sue “soluzioni” fatte di trivelle ed inceneritori in attività
d'interesse strategico nazionale perché evidentemente non sa o non vuole
spiegarne l'utilità ai cittadini a cui deve imporre le scelte. Contrastare
questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca
definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori
e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.
Per
informazioni, per i riferimenti delle singole realtà aderenti e per l'ufficio
stampa contattare:
348.6861204 - 334.2270795 - 333.6876990 - 368.3188739
STATO DELLA DISCUSSIONE DEL DECRETO
Ieri il testo è stato votato in Commissione Ambiente e da domani è alla discussione in aula alla Camera. Poi vi sarà il passaggio in Senato; in caso di ulteriori modifiche, dovrà tornare alla Camera per la definitiva approvazione.
La Commissione Ambiente ha apportato alcune modifiche al Decreto, che riteniamo del tutto insufficienti rispetto alla gravità dei contenuti. E', comunque, un primo segnale della difficoltà dei parlamentari a sostenere scelte così devastanti per l'ambiente davanti alle prime contestazioni provenienti dai territori, come è parso evidente alla nostra delegazione che è stata audita in Commissione.
L'APPELLO
Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento, Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il
nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano
inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili
quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di
territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i
pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per
poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante
inquinamento. Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni
inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra
terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha
portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali
ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno
invasiva. Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli
inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei
rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni
italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata
coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non
solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri
dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare,
concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per
molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento”
continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi
territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve
pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e
realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti
norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto.
Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general
contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo
da Bagnoli. Questo Decreto anticipa nei
fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il
potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di
partecipazione alla gestione del loro territorio. Il provvedimento si configura
come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano
complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni
comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di
stabilità. Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo
Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il
nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo
consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo
e del riutilizzo. Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza
del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi
di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.
Adesioni giunte ad
oggi:
Coordinamento nazionale NO TRIV, Forum Italiano Movimenti
per l'Acqua, Coordinamento Nazionale Siti Contaminati, Abruzzo Social Forum,
Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua, Rete per la Tutela della Valle del
Sacco, Associazione A SUD, Stop Biocidio Lazio, Taranto Respira, Peacelink, WWF
Taranto, NO Carbone Brindisi, Confederazione COBAS, Ambiente e Salute nel
Piceno, Comitato Stoccaggio Gas S. Martino (CH), Comitati Cittadini per
l'Ambiente di Sulmona, Associazione Nuovo Senso Civico, Comitato No TAP,
Coordinamento nazionale No Triv-sez Basilicata, Coordinamento Regionale Acqua
Pubblica di Basilicata, Coordinamento dei Comitati contro le autostrade
Cremona-Mantova e Tirreno-Brennero, Onda rosa, comitatino di mamme e donne del
centro olio (ENI) di Viggiano, No Triv Sannio, Altragricoltura, Comitato per la
Difesa delle Terre Joniche, Rete Forum Ambientale dell'Appennino, Comitato No
Powercrop Avezzano (AQ), Circolo culturale "Ambientescienze" –
Cremona, Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano (SA), Comitato "No
Petrolio, Sì Energie Rinnovabili", Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni
(Tortoreto, TE), Comitato Opzione Zero - Riviera del Brenta, Comitato per la
Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia, Forum
Ambientalista di Grosseto, Associazione Made in Taranto, Ola (Organizzazione
lucana ambientalista), Rete dei comitati in Difesa del Territorio, Medicina
Democratica Onlus, Associazione AmbienteVenezia, Cambiamo Abbiategrasso,
Circolo culturale "AmbienteScienze" di Cremona, Comitato NO Corridoio
Roma-Latina per la Metropolitana Leggera, Comitato sardo Gettiamo le Basi, Radio
AUT per l'antimafia sociale, Comitato NOil Puglia, Rete della Conoscenza,
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, Comitato SpeziaViaDalCarbone
(La Spezia), WWF Potenza e Aree Interne, MEDITERRANEO NO TRIV, Comitato Verità
per Taranto, Comitato 12 giugno Familiari delle vittime del lavoro di Taranto,
Associazione ambientalista “Clan-Destino O.N.L.U.S.”, Ass. Ravenna virtuosa,
A.N.P.I. Sezione di Nova Milanese (Monza e Brianza), Assotziu Consumadoris
Sardigna – Onlus. Comitato NO TUNNEL TAV Firenze, Ecoistituto del Veneto
"Alex Langer", AmicoAlbero – Venezia, Movimento dei Consumatori,
Collettivo Nonviolento Uomo Ambiente della BASSA - RE- Guastalla, L.O.C. - Lega
Obiettori di Coscienza alle spese militari e nucleari, Milano, Coordinamento
Campano per la Gestione Pubblica dell'Acqua, Brindisi Bene Comune, ATTAC
Italia, Associazione ZeroWasteLazio, Associazione Alternativa@Mente, Rete
Campana della Civiltà del Sole e della Biodiversità, Coordinamento regionale
dei comitati NoMuos, Osservatorio sulla Repressione, Fondazione Lorenzo Milani,
Associazione RAP Molise, Coordinamento No Triv - Terra di Bari, Coordinamento
Nord Sud del Mondo, Mountain Wilderness Abruzzo, Associazione TILT!,
Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Provincia, Legambiente Italia, Comitato
FuoriPista, Associazione Bianchi Bandinelli, Forum Salviamo il Paesaggio,
Difendiamo i Territori, Rete civica italiana, Consiglio Metropolitano
Partecipato, Era Onlus - Associazione Radicale Esperanto, Laboratorio sociale
"La città di sotto" – Biella, Associazione Rita Atria, L'Albero
Vagabondo, Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Fronte Sannita
per la Difesa della Montagna, Forum Paesaggio Marche,
perUnaltracittà-laboratorio politico Firenze, Associazione Oltre La Crescita,
Comitato San Giorgio a Cremano, Coordinamento lavoratori autoconvocati - contro
la crisi, Comitato La Difesa di Civitaluparella (CH), Fondazione Capta onlus,
CIUFER (Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali), Ass InFormazione
InMovimento Legnano, Salviamo il Paesaggio Legnano Villa Cortese San Giorgio su
Legnano e Canegrate, Movimento Legge Rifiuti Zero Legnano Altomilanese, Acqua
Bene Comune per Legnano Altomilanese, Attac Legnano, Stazione Ornitologica
Abruzzese ONLUS, Quorum Zero Piu Democrazia per Legnano AltomilaneseConsulta
per l'Ambiente di Ferentino, Associazione di Bed and Breakfast "Parco
Maiella Costa Trabocchi" – Abruzzo, Action, CSOA La Strada, Federazione
nazionale Pro Natura, WWF Forlì, Comitato Difensori della Toscana,
Associazione”un Ponte per”, Movimento nazionale "Legge Rifiuti Zero",
Greenpeace Italia, Assise di Bagnoli, Associazione Vivai ProNatura,
Associazione Ecomuseo Borgo La Selva (Casole d'Elsa, Siena), Legambiente
Circolo Le Cesane di Urbino, Sinistra per Urbino, Pro Natura Abruzzo, Comunità
Emmaus Ferrara, Pro Natura Torino, Comitato di Difesa del Territorio Colli
Prenestini Castelli Romani, Comitato InBosa, Comitato WWF Montello-Piave,
Comitato acquabenecomune Planargia Montiferro, Associazione "La Casa del
Nespolo”, Coordinamento Comitati Fuochi, Comitato NoTriv Val di Noto,
Animalisti Italiani, Associazione LEM Italia, Coord. Agro Romano Bene Comune,
Terra Nuova, mensile di ecologia, Centro Donna di Grosseto, ATTAC Grosseto,
Associazione "Comitato SOS275", ISDE Campania, Comitato cittadini
liberi della Valle Galeria di Roma – Malagrotta, Comitato di quartiere Roma
(ex) XVI Pisana Estensi, Coordinamento Comitati Sardi, WWF Villorba (TV)
Confederazione Sindacale Sarda-CSS, Associazione Posidonia Porto Venere (La Spezia), Coordinamento provinciale
Rifiuti Zero Pesaro-Urbino, Coordinamento provinciale Acqua Bene Comune ATO 1
Marche nord, Coordinamento Nazionale
Alberi e Paesaggio ONLUS, Associazione Comitato quartiere Villanova di
Falconara Marittima (AN), ONDAVERDE ONLUS - Movimento ecologista di Falconara
Marittima (AN), Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante,
Rete STOP BIOCIDIO Campania, Comitato Difesa Ambiente e Territorio di Spinea,
Coordinamento Associazioni Area Grecanica - No Carbone, ISDE Medici per l'Ambiente Sezione di Napoli,
Habitat World, Biennale habitat, Comitato contro l'autostrada Orte-Mestre, TR e
provincia, Comitato Ferrara Città Sostenibile, Fondo anti diossina Taranto
ONLUS, Associazione Musicale "La Chitarra di Massimo", Gruppo spontaneo
No Triv Salute e Ambiente – Cento", Presidente Equorete, network
dell'Ecologia Social, Associazione Fare Verde Onlus; Comitato Acqua Bene Comune
di Sala Consilina (Sa), Cagliari Social Forum, Comitato Ambiente Salute e
Territorio (CAST Abruzzo), Associazione di quartiere Casalottilibera APS,
comitato cittadino "Villablocc - per la Tutela della Salute e della
Vita" – Chieti, Movimento Rifiuti Zero Sardegna, Comitato No Trivellazioni
nella Valle del Belìce, Libera Campania, Campagna ACT, Lipu - BirdLife Italia,
Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, Associazione Nazionale Comuni Virtuosi, CRZ
Passoscuro R-esiste, AltroModo Flegreo, Laboratorio per la cittadinanza attiva
Pozzuoli NA, CortoCircuitoFlegreo, Comitato Territoriale Ambiente Lazio, Rete
Nazionale Stop Orte-Mestre, Istituto Ecoambientale Roma, Comitato LIP Valle del
Sacco, ARCI Roma, Associazione Nazionale Comuni Virtuosi, Campagna Nazionale
per la difesa del latte materno dai contaminanti ambientali, Associazione
Intercomunale Lucania, Movimento Rifiuti Zero Sardegna, Comitato Zero Waste
Teramo; Costituente dei Beni Comuni di Cuneo; Coordinamento “Comitatinrete.it”;
Gruppo archeologico Garganico "S. Ferri"; Comitato per la Tutela del
Mare del Gargano; Comitato di Difesa del Territorio Equo – Magliano de' Marsi
(AQ); Coordinamento Stop OR_ME Ferrara; ARCI Abruzzo; ARCI Comitato Provinciale
Chieti; AltreVie; Associazione Persona-Ambiente Casalmaggiore CR; Associazione
Amici di Punta Aderci (Vasto); Movimento Salviamo le Apuane. comitato "Ex esposti all'amianto"; Associazione
Ambientalista “La Lupus in Fabula” Onlus –Fano; Ass.Convivio;
Associazione “Si
alle rinnovabili No al nucleare”, Comitato Civico Altra Ponte; Sezione Sud Salento di Italia Nostra; Associazione
"Articolo9" - Coordinamento "Salviamo il paesaggio"
Salerno; "Associazione
mira2030" Mira (VE); Associazione Zero Waste Italy; Associazione
Lucanapa; comitato NO PEDEMONTANA Valleagno-Malo-Altovicentino; Comitato locale
di Salviamo il Paesaggio Valdossola; Associazione Camminare Lentamente; Borgo
In Movimento (LU); Gruppo DifferenziaNoci (BA), SOS Rosarno; Rete Campana
Salute ed Ambiente; "Bancarotta 2.0";
Gruppo mamme di Castenedolo; Zona Ventidue S. Vito (CH); Ass.
Civitavecchia c'è; Gruppo Spontaneo per la Difesa dell'Agricoltura e la
Sicurezza Alimentare di Torremaggiore; 'Associazione Sacco e Vanzetti; Comitato
No Inceneritore Salerno.