domenica 1 febbraio 2015

Schiena dritta

Luciano Granieri

L’elezione ampiamente annunciata del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato agio ai media di scrivere e trasmettere una quantità smodata di servizi, sulla persona, sul politico, sul giudice costituzionale. Ovviamente la figura di questo democristiano ortodosso  si è dilatata e distorta a seconda della faziosità dei media. Assodata la sobrietà dei  modi, la Panda grigia,  il lucido silenzio, la volontà di ascolto, e la inossidabile  intransigenza nel valutare le questioni giuridiche, le valutazioni sono state diverse e spesso contrapposte. 

Da un lato si è evidenziato  il suo coraggio nel dimettersi da ministro del governo Andreotti  in dissenso all’approvazione della  legge Mammì sull’emittenza radiotelevisiva, enorme regalo fatto  a Berlusconi, dall’altro qualche voce contraria ha ricordato come  nel 1998  Mattarella, capogruppo dei deputati del Partito Popolare Italiano  nel governo Prodi ,  contribuì, lasciando libertà di voto ai suoi Parlamentari  sulla richiesta di arresto per Cesare  Previti,  a salvare l’avvocato dell’odiato Berlusconi dalla galera.   

Mentre  la maggior parte dei quotidiani lo ha   incensato come icona della lotta alla mafia, per via  del terribile omicidio con cui Cosa nostra nel gennaio del 1980 uccise il fratello Piersanti ,allora Presidente della Regione Sicilia, altri hanno ricordato le frequentazioni non certo cristalline del padre,  Bernardo Mattarella, uno dei fondatori,  assieme a De Gasperi, della Dc, più volte ministro negli anni ’50. Accuse  all’onorevole  Bernardo, in relazione a presunte collusioni mafiose giunsero anche dal criminale  Gaspare Pisciotta e dall'attivista  Danilo Dolci. Rimanendo in ambito familiare i detrattori ricordano anche  l’altro fratello, Antonio,  in rapporti finanziari, non propriamente ortodossi,  con Enrico Nicoletti ex cassiere della banda della Magliana.  Una  figura, quella di Antonio, omessa dalla maggior parte degli organi di informazione manistream.  

Analizzando la figura del ministro della difesa del governo D’Alema ,  molti lo ricordano per l’abolizione del servizio militare obbligatorio, altri per aver autorizzato la partecipazione del nostro esercito al conflitto nei Balcani negando, in seguito, che la Nato avesse usato   proiettili all’uranio impoverito, causa delle terribili leucemie linfoblastiche che colpirono i soldati italiani inviati a combattere in quello scenario di guerra.  

Molti ricordano la sua intransigenza nel rispetto della Costituzione.  Sempre in qualità di capogruppo alla Camera dei Popolari, il cattolicissimo Mattarella, in commissione affari costituzionali,  votò in favore della costituzionalità di norme relative ai  diritti delle coppie di fatto  e alla fecondazione eterologa. In una lettera inviata al giornale dei Vescovi “Avvenire” Mattarella spiegò così la decisione “ La legge non viola la carta, ma affermarlo non significa condividerne il contenuto” Infatti il voto favorevole relativo esclusivamente all’ammissibilità costituzionale, si trasformò in negativo, nel merito dei contenuti, in aula. 

Come si vede in questi giorni si è letto, sentito e visto, tutto e li contrario di tutto.  E’ evidente che l’elezione di Mattarella mette a nudo un percorso storico disarmante  per la mia generazione: siamo nati e cresciuti democristiani, abbiamo messo su famiglia nell’era berlusconiana  e diventeremo vecchi di nuovo  in regime democristiano . Purtroppo  la colpa di questo  sciagurato  percorso è da attribuire proprio alla nostra generazione, ma questo è un altro discorso. 

Personalmente il battage mediatico mi interessa il giusto. Nella rassegnazione di morire democristiano, mi piacerebbe almeno che questo nuovo Presidente mostri realmente intransigenza nella difesa della Costituzione. Nei prossimi giorni  molta sarà la merda che dal governo arriverà sul tavolo dell’inquilino del Colle: l’abuso ingiustificato  dei decreti  legge , come la riforma  delle  banche popolari che avrà effetti fra 18 mesi e dunque  senza i requisiti d’urgenza necessari  per diventare un decreto, la legge elettorale (Italicum) che contiene norme già bocciate da quella Corte Costituzionale di  cui Mattarella era esponente,  una riforma del Senato inaccettabile,  il decreto fiscale  in cui è stato inserito un comma (il famoso 19 bis salva Berlusconi)  in un fase inappropriata , cioè  successiva all’approvazione del consiglio dei ministri , tanto da prefigurare il reato di falso in atto pubblico.  Mattarella dovrebbe apporre la sua firma su tutta stà monnezza. Lo farà? 

Io sostengo però che se il neo Presidente avesse a cuore la Costituzione,  in qualità di ex giudice costituzionale dovrebbe agire ben prima.  Nel rispetto della sentenza n. 1 del 2014 della Corte Costituzionale, che   sancisce l’incostituzionalità del sistema elettorale determinate nella  formazione del l’attuale Parlamento e del  relativo Governo,  Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe esortare lo stesso  Parlamento a definire una nuova legge elettorale che tenga conto della sentenza  n. 1 2014, (  senza liste  bloccate e premi di maggioranza). Dopodichè sciogliere le Camere elette con una legge incostituzionale, indire nuove elezioni con la nuova norma, formare il nuovo Parlamento in base al risultato di elezioni regolari, quindi dimettersi, perché anch’egli eletto da Camere costituzionalmente illegittime. Ciò  in modo da consentire l’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, che, a questo punto,  avrà legittimazione costituzionale.   Mattarella avrà le schiena così dritta da ridare legittimità costituzionale e autorevolezza  al Parlamento, al Governo e  alla figura del Presidente della Repubblica? 

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