sabato 28 marzo 2015

In mano a chi stà la nostra salute?

Coordinamento provinciale della sanità

La direttrice generale della Asl di Frosinone nella riunione della Commissione Regionale Salute del 26 marzo ha affermato che, all’atto del suo insediamento, ha registrato: “ una diffusa illegalità a tutti i livelli” . Non abbiamo potuto sentire, purtroppo, se oggi la legalità è tornata di casa alla Asl.
Ma è legale, in assenza di un atto aziendale approvato da parte della commissione tecnica regionale, non esaminato e discusso dalla competente commissione salute, non legittimato dalla firma del Commissario ad acta , assumere decisioni che hanno di fatto peggiorato  l’assetto organizzativo e  di efficienza dell’intera struttura sanitaria, ospedaliera e territoriale, di questa provincia?
Davanti alla commissione sanità la dg ha esaltato il risultato raggiunto dalla casa della salute di Pontecorvo con circa 700 pazienti diabetici presi in carico. Siamo al ridicolo. Meno di due pazienti al giorno. Prestazioni che un qualsiasi ambulatorio medico di medicina generale supera abbondantemente. E poi, è certo che questi pazienti siano seguiti da medici in possesso della specifica specializzazione? Non abbiamo avuto il piacere, inoltre, di sentire quanto costa questa casa della salute che ogni giorno produce risentimenti, proteste e insoddisfazioni dei cittadini di Pontecorvo e dei comuni limitrofi.
La dg ha anche annunciato l’inaugurazione, a breve, della casa della salute ad Atina che sarà anche punto di riferimento come centro per le demenze.  E’ noto a tutto il mondo che tale progetto è stato creato dai comuni del consorzio della Val di Comino e finanziato dall’UE.
Questi sono stati annunciati come eventi di un progetto di costruzione di una nuova rete socio sanitaria territoriale. Questo si annuncia, mentre si opera in senso assolutamente contrario. Infatti la Asl ha ridotto drasticamente i servizi per tutte le categorie svantaggiate; si accinge a breve a chiudere sette centri periferici di prelievo per le analisi di laboratorio; ha ridotto l’attività domiciliare del CAD ai minimi termini, mentre le prestazioni sono state progressivamente trasferite alle strutture private convenzionate; il sistema riabilitativo pubblico è stato smantellato a favore del privato, così come è accaduto per le RSA. A questo proposito è stato annunciato che nelle liste di attesa per le RSA ci sono solamente 5 pazienti. Questo è un dato drammatico e negativo che dovrebbe far riflettere chi ha chiuso le RSA pubbliche e ridotto i posti letto. Esso ci dimostra che le persone anziane rinunciano a curarsi in quanto nè loro né i loro familiari riescono più a sostenere le spese di ricovero, diventate stratosferiche, consentite da una politica scellerata della Regione Lazio. Infine ci si aspettava di conoscere finalmente quali sono i costi unitari imputabili alle strutture private convenzionate, confrontati, ma onestamente, con quelli delle strutture pubbliche. Ci si aspettava di conoscere inoltre quali sono i controlli che vengono effettuati sulle strutture private convenzionate circa la appropriatezza delle prestazioni erogate. Ci aspettavamo di sapere se ci sono ancora sforamenti o meno come quelli riscontrati nel passato che hanno prodotto ingenti danni economici. E’ strano, è stato fatto un solo cenno all’appropriatezza delle prestazioni ambulatoriali specialistiche. Attendavamo pure di conoscere quali innovazioni si intendessero apportare sulle istanze di partecipazione e sulla trasparenza. Ancora una volta abbiamo, nostro malgrado, dovuto registrare la volontà di una vecchia e strumentale concezione fortemente sospettabile di clientelismo.
Poi, incredibile ma vero:
La rappresentante della commissione tecnica presente alla riunione della commissione consiliare salute ha comunicato che l’esame del nuovo atto aziendale sarebbe stato calendarizzato una settimana dopo l’audizione della dg in commissione salute, evidenziando il ruolo subalterno della politica rispetto ai tecnici.

A ciò segue una logica e spontanea domanda: ma chi in Regione Lazio ha pensato di regalare questi bei tesori alla provincia di Frosinone? In mano a chi stiamo? E tutto questo quanto costa al contribuente?

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