venerdì 10 aprile 2015

Bella Ciao, la nostra odissea a viale Mazzini

La mattanza del Luglio 2001 a Genova , rimane come un fantasma malefico che ogni tanto riemerge dal passato a disturbare i manovratori di turno. Se fosse per loro( i manovratori)  quei fatti potrebbero cadere nell'oblio. La rassegna dell' "a volte ritornano" ha aggiunto al suo attivo una nuova puntata, questa volta messa in onda dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, che accogliendo il ricorso di Andrea Cestaro, vittima e testimone dei pestaggi alla Diaz ha decretato che la legislazione italiana è" inadeguata rispetto agli atti di tortura ". Cioè le forze dell'ordine all'interno della scuola Diaz, per le normative in vigore negli altri Stati Europei commisero atti di tortura  , ma il reato in Italia non esiste. E rischia tutt'ora, anche in applicazione della legge approvata nottetempo alla Camera, di non esistere. Infatti nel testo arraffazzonato che dovrà  passare all'esame del   Senato, per essere considerate tortura le violenze devono essere provocate a persone private dalla libertà personale e sotto custodia delle forze dell'ordine. Le  vittime delle torture della Diaz non erano private della libertà personale e non erano sotto custodia delle forze dell'ordine. Una deliberazione ben lontana da quanto ci chiede Strasburgo. In realtà l'introduzione del reato di tortura è una brutta tegola per il governo in periodo in cui, le ultime leggi approvate in materia economica  e la dittatura del capitale finanziario imperante in Italia come nel mondo globalizzato, tendono a fomentare le rivolte sociali che vanno in ogni modo represse. La vocazione negazionista  che ha investito i drammatici fatti del G8 a Genova è testimoniata anche dall'ostracismo che il documentario redatto per la Rai da Giusti, Freccero e Torelli, dal titolo "Bella Ciao" ha avuto per essere trasmesso. Di seguito riportiamo la storia i questa documentazione negata tratta da un articolo pubblicato su "il manifesto" da Marco Giusti, e postiamo l'intero documentario "Bella Ciao" ovviamente diviso per puntate, format imposto dal nostro account  Youtube.

Luciano Granieri


Giusti, Freccero e Torelli sono gli unici in Rai ad aver girato in tempo reale un documentario completo sulle giornate, gli scontri e le torture del G8 di Genova nel 2001. Da quell'iniziativa nacque un film, proiettato solo a Cannes nel 2001 e a Fuori Orario nel 2006. La Rai, che l'ha realizzato e prodotto, non l'ha mai voluto trasmettere in un canale generalista. Troppo forti quelle immagini. Immagini vere.
. La penso come Carlo Frec­cero. Sarebbe giu­sto che Rai Uno tra­smet­tesse in prima serata Bella Ciao, il docu­men­ta­rio sul G8 di Genova che rea­liz­zammo io, Roberto Torelli e Carlo Frec­cero, allora diret­tore di Rai Due, e che da allora non è mai stato tra­smesso da una rete gene­ra­li­sta. Né, mal­grado le tante richie­ste, dopo la pro­ie­zione a Can­nes nel 2002 nel più totale disin­te­resse aziendale ma nella luce fin troppo cla­mo­rosa dei media inter­na­zio­nali, venne mai mostrato a altri festi­val, ras­se­gne, né ebbe dif­fu­sione come film.
Sarebbe giu­sto sia per cosa rac­conta, sia per come lo rac­conta, rap­pre­sen­tando anche i sen­ti­menti che pro­va­vamo quin­dici anni fa, sia per una sorta di risar­ci­mento morale per i tanti che ci lavorarono, mera­vi­gliosi ope­ra­tori e tec­nici della Rai che ci det­tero le imma­gini da loro riprese che nes­suno prima di noi aveva voluto tra­smet­tere, e i tanti video maker indi­pen­denti che ci pas­sa­rono le loro riprese per rico­struire una sto­ria ter­ri­bile di vio­lenza e repres­sione che ha segnato per sem­pre gli anni che seguirono.
Bella Ciao fu il primo film a raccontare senza censure i fatti di Genova
Bella Ciao fu il primo film a rac­con­tare senza cen­sure i fatti di Genova e ne rap­pre­senta ancora, assieme a Diaz di Daniele Vicari, la docu­men­ta­zione sto­rica più completa.
E’ una sto­ria com­plessa. Nell’estate del 2001, con il ritorno di Ber­lu­sconi, ma in una Rai ancora in mano al cen­tro­si­ni­stra, Zac­ca­ria pre­si­dente e Cap­pon diret­tore gene­rale, sotto la dire­zione di Carlo Frec­cero a Rai Due, stavo rea­liz­zando la seconda serie di “Stra­cult”. Uno dei regi­sti del pro­gramma, Roberto Torelli, mi aveva chie­sto di seguire il Social Forum che si sarebbe svolto a Genova nei giorni del G8, visto che ave­vamo deciso di dedi­care una pun­tata al movi­mento no-global. Roberto avrebbe seguito anche le tre gior­nate del G8, pronto a ripren­dere quello che poteva ser­vire non solo alla nostra tra­smis­sione. Ave­vamo pen­sato, con Frec­cero, che era meglio avere una tele­ca­mera in più. Ma certo non dove­vamo essere noi a fare informazione.
Non si sa per­ché nes­suno del gruppo di San­toro, allora a Rai Due, ma in quei giorni in vacanza, e nes­sun altro da Rai Uno o Rai Tre, tiggì esclusi, avesse voluto seguire il G8 e il Social Forum, mal­grado i ripe­tuti avver­ti­menti di un pos­si­bile scop­pio di vio­lenza e la vici­nanza con i fatti di Napoli.
Così, a due giorni dalla fine del G8, nello stu­pore gene­rale, men­tre San­toro tra­smet­teva uno spe­ciale sul sushi, era­vamo i soli a poter andare in onda, come “Stra­cult”, delle riprese asso­lu­ta­mente ine­dite su Genova, che mostra­vano quello che era acca­duto fuori dalla Diaz e gran parte degli scon­tri. Facendo capire, magari, che ave­vamo qual­cosa in più di quel che real­mente avevamo.
Il pro­gramma, inti­to­lato Bella Ciao, doveva andare in onda mer­co­ledì 25 luglio, ma venne immedia­ta­mente sospeso.
Il motivo uffi­ciale, allora, era la man­canza di equi­li­brio poli­tico. Man­cava la con­tro­parte. Una cosa buona, però, quel 25 luglio era acca­duta. IlTg1, col ritorno dalle vacanze di Albino Lon­ghi, aveva deciso infatti di man­dare in onda nell’edizione delle 20 riprese mai viste degli scon­tri a Corso Europa rela­tive a sabato 21. Imma­gini senza com­mento, for­tis­sime, di una vio­lenza che nes­suno sospet­tava si fosse sca­te­nata da parte della poli­zia e della guar­dia di finanza. Imma­gini che arrivavano però con 5 giorni di ritardo, girate dagli ope­ra­tori della Rai per i Tg. E arri­va­vano lo stesso giorno (un caso?) della nostra “sospensione”.
Perché non le avevano mandate in onda prima?
Intanto, Bella Ciao, non era stato can­cel­lato. Così deci­demmo di andare avanti con il pro­gramma. La vera rivo­lu­zione a Genova era stata media­tica, decine e decine di tele­ca­mere, di ope­ra­tori esperti e di ragazzi alle prime armi. Era pos­si­bile rico­struire ogni scon­tro, ogni azione. Il mate­riale più forte, però, veniva pro­prio dagli ope­ra­tori della sede Rai di Genova, e ce lo det­tero subito.
Molti pen­sa­vano che la Rai avesse in qual­che modo bucato Genova, ma non era vero. Ma c’era anche mol­tis­simo mate­riale, ine­dito, che ini­ziava a uscire dalle pic­cole società indi­pen­denti pre­senti a Genova, Charta, Indy­me­dia, Radio Sher­wood. Roberto Torelli aveva lavo­rato tutta l’estate a que­sta rico­stru­zione. Io avevo cer­cato di dare al tutto una forma, un mon­tag­gio, diciamo qual­cosa di cine­ma­to­gra­fico. Carlo Frec­cero ci aveva dato l’idea buona per ini­ziare: l’attacco alla Diaz, da lì sarebbe par­tito il rac­conto delle gior­nate come un lungo fla­sh­back. E ci aveva illu­mi­nato sul commento sonoro. Nes­suna voce off, nes­suna inter­vi­sta, solo le voci e i rumori veri della strada e una colonna sonora di can­zoni rock scelte da una ragaz­zina, mia figlia Elena, che aveva allora quat­tor­dici anni e aveva appena finito la quarta gin­na­sio (oggi ne ha ven­totto e inse­gna Latino a Cam­bridge). I Blonde Red­head, gli Inter­na­tio­nal Noise Con­spi­racy, i Kent, i Tool, i Blur. Quello che sen­ti­vano i ragazzi. La musica fun­zio­nava per rico­struire l’energia gio­va­nile che si deve essere sen­tita a Genova.
Così, alla fine di ago­sto, era­vamo pronti alla messa in onda, o a pre­sen­tarlo a un festi­val impor­tante come Vene­zia. Chia­mai l’allora diret­tore della Mostra, Alberto Bar­bera, un mio caro amico. Senza nean­che vederlo, mi disse che lui e l’allora pre­si­dente Baratta (gli stessi che ci sono oggi), per motivi diversi ave­vano deciso di non pre­sen­tare nes­suna imma­gine di Genova a Vene­zia, né nostra né della pat­tu­glia dei cinea­sti ita­liani capi­ta­nata da Citto Maselli, che fece poi un film delu­dente sul G8 e sul Social Forum, esclu­dendo quasi del tutto gli scontri.
Per­ché? Paura, pres­sioni, una distanza un po’ moret­ti­stica dai tele­vi­sivi, un ten­ta­tivo di non accet­tare pro­vo­ca­zioni di alcun tipo? Boh!
Intanto cer­chiamo di man­dare in onda “Bella ciao” a metà set­tem­bre, quando i ragazzi sono tor­nati a scuola. Ma dopo l’11 set­tem­bre i fatti di Genova erano diven­tati impre­sen­ta­bili in tv. O, forse, la nuova situa­zione poli­tica non per­met­teva que­sta messa in onda.
A novem­bre, gra­zie a Steve Della Casa, allora diret­tore del Festi­val di Torino, si mostrò per la prima volta Bella Ciao in una ver­sione lunga in video, alla pre­senza di Heidi e Giu­liano Giu­liani. Due pro­ie­zioni stra­piene, di grande inten­sità emotiva.
Intanto, con il cam­bio di dire­zione alla Rai, Saccà al posto di Cap­pon, ogni spe­ranza di man­dare in onda Bella ciao era andato per­duto, e Frec­cero era sicuro di andar­sene da Rai 2 entro la primavera.
L’ultima possibilità era Cannes.
Con l’aiuto di Ita­lia Cinema, man­diamo un video ai sele­zio­na­tori. A Can­nes non accet­ta­vano video, pro­grammi tv, ma se Bella ciao fosse stato tra­sfor­mato un film in 35 mm, la cosa sarebbe stata possi­bile. Dob­biamo però saperlo in tempo per orga­niz­zare la stampa, che ha un costo. E dob­biamo farlo stam­pare prima che Carlo Frec­cero lasci la rete. Claire Clou­zot, allora respon­sa­bile de “La Semaine de la Cri­ti­que” a Can­nes ci chiama e ci dice che il film aprirà la sua sezione. Gra­zie al suo fax, con l’aiuto di Fre­de­rick Fasano, rie­sco a far stam­pare una copia del film e la vedo il giorno prima dell’addio di Carlo alla dire­zione di Rai Due.
E’ uno stra­zio, ma il film è pronto. Tutto rego­lare, azien­dal­mente. Bella Ciao può andare a Can­nes, uffi­cial­mente distri­buito da Rai Trade e pro­dotto da Rai Due. Se Rai Cinema, ovvio, non si offre di distri­buirlo in sala, lo fa Dome­nico Pro­cacci della Fan­dango. Non ce la farà, per­ché trova in Rai un muro di cavilli che ne impe­di­scono la dif­fu­sione e la ven­dita, ma almeno lo pre­sen­terà in ante­prima al Poli­tec­nico. E da quel suo impe­gno, magari, nascerà poi il pro­getto di Diaz.
Il film viene pre­sen­tato a Can­nes nell’edizione del 2002 con grande rumore. Prime pagine sui gior­nali (ricordo l’Aspesi su Repub­blica), fischi a Sgarbi, pre­sente in sala, che rim­pro­vera al film di essere di parte (“non si sen­tono i geno­vesi…”). L’intero staff di Rai Cinema, che pre­sen­tava lìL’ora di reli­gione di Bel­loc­chio, ci evita accu­ra­ta­mente. E un po’ anche il cinema ita­liano impe­gnato che, Pro­cacci a parte, non vede di buon occhio il fatto che dei tele­vi­sivi fac­ciano un film e lo por­tino a Cannes.
Guai a far della poli­tica, per carità. Inol­tre, allora, un docu­men­ta­rio non aveva ancora il diritto di essere visto in un festi­val. Ci chie­dono in tanti di distri­buire il film all’estero, di pre­sen­tarlo in altri festi­val. Ma il per­messo ci viene sem­pre negato.
Dopo la Fan­dango anche la Teo­dora vuole distri­buire il film. Ma la rispo­sta è sem­pre no.
Bella Ciao è un film sco­modo su una sto­ria ancora più sco­moda, con imma­gini che non devono essere viste, ma che in mille modi si vedranno e cir­co­le­ranno in rete o in mille altre proiezioni.
Ma le tre reti gene­ra­li­ste della Rai non lo man­de­ranno mai in onda come doveva andare.
Finirà alle tre e mezza di notte su Rai 3 il 29 luglio del 2006 con una pre­sen­ta­zione poco sim­pa­tica di Ghezzi. Poi San­toro, ritor­nato in Rai, deci­derà di usarlo a pezzi den­tro una pun­tata di “Anno Zero” dedi­cata a Genova.
Infine Carlo Frec­cero, diven­tato pre­si­dente di Rai Sat lo man­derà in onda su Rai Sat Movie nel luglio del 2008.
Non era quello che volevamo.
Bella Ciao avrebbe dovuto essere un motivo d’orgoglio per la Rai, un pro­gramma ideato e con­ce­pito da uomini dell’azienda, con ope­ra­tori interni, tal­mente forte che diventa un film e viene pre­sen­tato a un festi­val come Can­nes e viene richie­sto in tutto il mondo.
Non del mate­riale da rimon­tare a pia­ci­mento den­tro altri pro­grammi. Ma un caso unico nel pano­rama tele­vi­sivo e cine­ma­to­gra­fico ita­liano. E tale è rima­sto. Nel bene e nel male.









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