sabato 21 marzo 2015

Pontecorvo. l'iter per la messa in funzione dell'Impianto di gassificazione biomasse non si ferma

Alessandro Barbieri e Salvatore Avella.  

A seguito della diffida recapitata il giorno 20 febbraio 2015 al Commissario Straordinario Dott. Ernesto Raio del Comune di Pontecorvo in cui lo si invitata a rispettare gli impegni presi per la costituzione del tavolo tecnico e il blocco immediato dei lavori per la realizzazione di un impianto di gassificazione a biomasse legnose della potenza di 200 kW denominato "Pontecorvo Syngas" in località Ravano (Via Le Cese), in attuazione del Principio di Precauzione, i rappresentanti ambientalisti Salvatore Avella (Fare Verde Onlus) e Alessandro Barbieri (Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano), atteso più di 15 giorni senza aver avuto alcuna risposta, il giorno 20 marzo 2015 hanno prodotto un esposto/denuncia per mancata applicazione del "principio di precauzione" depositato alla Procura della repubblica di Cassino, al Ministero dell'Ambiente, alla Direzione Regionale - Area Valutazione Impatto Ambientale e Assessore all'Ambiente della Regione Lazio, alla Prefettura di Frosinone, e a tutti i comuni confinanti quello di Pontecorvo. «Non ci ha lasciato altra scelta - commentano gli ambientalisti - se non quella dell'esposto/denuncia alle autorità competenti, vista la totale assenza di collaborazione del Commissario Raio. Un silenzio che ha permesso alla società proponente l'impianto di continuare ultimando i lavori. Ci è poi giunta voce che in quest'ultima settimana  hanno addirittura messo in funzione l'impianto per delle prove tecniche. La nostra richiesta è stata esplicita e diretta, viste le prove documentabili a partire dalle anomalie del progetto (distanza dalle abitazioni, distanza dai cavi ad alta tensione, quantità e provenienza di biomassa bruciata, etc.), dalle chiare normative in tema di "industrie insalubri", dall'assenza di uno studio d'impatto ambientale (nonostante sia stato richiesto dallo stesso Comune) e dalla mole di documenti scientifici che attestano la nocività che tali impianti termoelettrici producono all'ambiente e alla salute (nanoparticelle inorganiche). Vogliamo lanciare un ulteriore appello soprattutto agli agricoltori locali, i quali vedranno (in caso di avvio dell'impianto gassificatore) irrimediabilmente depauperarsi i loro terreni e le loro colture, una tra tutte il "Peperone di Pontecorvo DOP", che sicuramente perderà la sua Denominazione di Origine Protetta.»
F.to Alessandro Barbieri e Salvatore Avella.  

Cassino, lì 21/03/15

Super Renciuk, ruba ai poveri per dare ai ricchi

Luciano Granieri




Ma perché Renzi ce   l’ha tanto con i poveracci?  Un governo così incattivito verso le classi meno abbienti non si era mai visto. La Spi Cgil ha scoperto che la misura degli sgravi fiscali alle imprese che assumono secondo il contratto a tutele crescenti, è finanziata  usurpando fondi agli asili nidi e all’assistenza agli anziani non autosufficienti residenti al sud .  

Siamo in balia di un governo che ruba ai poveri per dare ai ricchi e consentire a questi ultimi di creare ulteriore povertà. Perché è chiaro che un datore di lavoro, forte di una norma che gli consente di licenziare anche ingiustamente pagando al lavoratore un semplice indennizzo, potrà tranquillamente disporre a piacimento del proprio dipendente, il quale sotto la mannaia del  licenziamento, accetterà riduzioni di salario, dilatazione dell’orario di lavoro, diventerà insomma più povero e più incerto del futuro.

 Ma dove è scritto questo odioso piano?  Nella legge di stabilità approvata il dicembre scorso è inserito  il comma 122 dell’articolo 1 in base al quale il finanziamento degli incentivi  alle aziende che assumo con il contratto a tutele crescenti ( l’esonero dal pagamento dei contributi a carico del datore di lavoro per tre anni) verrà assicurato dalle risorse del fondo di rotazione destinate  agli interventi del piano di azione e coesione.  Il piano di azione e coesione  risale al 2011 ed è la programmazione dei fondi  destinati al sud concordato  fra lo Stato italiano  e l’Unione Europea. 

I fondi di rotazione sono integrazioni economiche  del governo  al piano di azione e coesione per agevolare l’utilizzo  da parte delle Regioni dei soldi loro destinati. Non tutte le regioni hanno investito interamente quanto ricevuto. Alcune  hanno inserito a bilancio queste  somme  per  interventi da realizzarsi nel welfare.  La Calabria, per esempio aveva destinato risorse per costruire degli asili nido, Sicilia Campania e la stessa Calabria avrebbero utilizzato i finanziamenti per  organizzare una rete di assistenza  domiciliare quanto mai opportuna considerata la profonda crisi  in cui versa il sistema sanitario.  

Si tratta di fondi pari a 730 milioni, di cui 100 verranno sottratti dal governo per finanziare gli sgravi fiscali alle imprese.   E’ dunque questo il “cambiare verso”che intende Renzi?  Togliere asili nido assistenza sociale e domiciliare per dare ai padroni resi ulteriormente liberi di licenziare?  Se questa è la strada  forse varrebbe la pena che tutti noi marciassimo in direzione ostinata e contraria. 

I famigerati tempi di attesa

Francesco Notarcola – Presidente dell’ass. “Osservatorio Peppino Impastato” – Presidente della Consulta delle associazioni della città di Frosinone

I famigerati tempi di attesa che tanto fanno soffrire e rischiare i cittadini, costringendoli anche a sacrifici economici pesanti oppure a rinunciare a curarsi potrebbero essere abbattuti nel giro di poche settimane ed a costi insignificanti.
L’esperienza sul campo realizzata dal Coordinamento provinciale della sanità con la “Notte bianca” di Alatri e la “Giornata della salute” di Sora lo hanno abbondantemente evidenziato.
Non lo ha capito solo chi non vuol vedere e non vuol sentire. I cittadini comprendono i “ perché”
In queste due giornate sono state visitate più di 2.000 persone ed i costi sono stati irrisori. Se gli organizzatori avessero  chiesto ai pazienti un contributo  volontario di 1 (uno) euro il costo sarebbe stato zero.
Il Coordinamento ha fatto tutto ciò superando grandi difficoltà per reperire medici, infermieri e la strumentazione scientifica e tecnica necessaria.
Se si elaborasse e si promuovesse un progetto condiviso e partecipato con i Sindaci, la Asl, la Protezione civile e l’associazionismo militante ed attivo, senza interesse alcuno, potendo usufruire di tutte le risorse esistenti ( Locali e ambulatori di proprietà dei Comuni e della ASL, strumentistica tecnica e scientifica,  personale sanitario volontario e non, medici di famiglia che hanno una specializzazione, ecc.) abbattere i tempi di attesa sarebbe un “giuoco da ragazzi”.
Il vantaggio per la sanità pubblica sarebbe enorme ma, forse,   le strutture sanitarie  convenzionate o meno e i tanti medici impegnatissimi nei loro ambulatori privati si ribellerebbero.
A proposito,  a norma dell’art. 1 del decreto legislativo del 14.03.2013 n.33 “ La trasparenza è intesa come accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.”, chiediamo alla ASL di rendere di pubblico dominio come sono state spese le centinaia di migliaia di euro stanziati dalla Regione Lazio per abbattere i tempi di attesa. Ancora oggi per un Holter dinamico occorre un anno.

venerdì 20 marzo 2015

Passio civis frusinate

Luciano Granieri

Erode Ottaviani
Città di Frosinone. Città pia e timorosa di Dio. Gli abitanti del Capoluogo vivono quotidianamente in modo assorto e umile  la loro sconfinata devozione e religiosità. Una popolazione così devota merita una degna rievocazione della passione di Cristo. Così eletti e amministratori di Frosinone si sono offerti  al Cristo in una  suprema  recitazione di personaggi  della  Passione di Gesù, ossia  : Maria Maddalena ( la senatrice Maria Spilabotte) Simone di Cirene (l’ex Presidente della Provincia Giuseppe  Patrizi) Le pie donne 
(Le assessore Ombretta Ceccarelli e Rossella Testa) Pilato ( l’assessore Riccarso Mastrangeli). Tutti sotto l’implacabile guida di  Nicola “Erode” Ottaviani, sindaco spietato. Per  una tale imponente rappresentazione i devoti  cittadini, che già pagano i tributi al massimo e usufruiscono di servizi al minimo, hanno visto salire al cielo 22.500 euro. Un’ascensione che ha prosciugato ancora di  più le ascetiche casse comunali. Ma la devozione, una convinta professione di fede valgono più di 22.500 euro.  Del resto uno che non c’ha il lavoro, non c’ha uno stipendio, ha perso tutto, non può perdere anche la fede.  Va in scena dunque la passione di Cristo, così,  tanto per ricordare la passione  che quotidianamente il sindaco Erode Ottaviani impone ai suoi cittadini. Che Dio ci benedica. 

giovedì 19 marzo 2015

LA "PASSIONE" QUOTIDIANA DEI CITTADINI FRUSINATI E' IN ATTO DA TEMPO

Oltre l'Occidente

Che la Giunta frusinate avesse come riferimento sociale ed economico una politica tipica dei repubblicani americani fatta di concessioni ai potenti e lacrime e sangue e carità agli altri è sotto gli occhi di tutti; dal punto di vista culturale aggiunge una salsa franchista nel tentativo di avvicinare politicamente la popolazione attraverso il veicolo della religione, con tutta la retorica annessa. La Chiesa locale pur avvicinandosi inizialmente alla Giunta, ne prese le distanze quando invece dei santi patroni in città si festeggiò santo Stirpe patron del Frosinone Calcio facendo dimettere successivamente la vicesindaco che appunto era servita a ridare una maschera pulita dopo l'arresto del vicesindaco De Santis. Ora la Chiesa si fa cavalcare di nuovo con la riesumata Passione? Tutta svolta su un piano retorico quando la passione, quella vera, la stanno vivendo migliaia di cittadini? Intanto ci costa €.22.500,00 in un momento dove si stanno ulteriormente tagliando servizi pubblici essenziali del 20%. E l'opposizione politica cosa fa? Si lava le mani lasciando credere che la cittadinanza di Frosinone stia morendo di raffreddore, quando invece già è stata messa in croce?


Israele sempre più a destra

Bassam Saleh

I risultati delle elezioni in Israele non cambiano la vera natura della politica coloniale dello Stato israeliano. L’unica novità vera di questa tornata elettorale è l’unità della lista dei palestinesi, che ha ottenuto 14 seggi ed è così è divenuta la terza forza nella Knesset.
Cifre alla mano, Netanyahu è in grado di formare un governo omogeneo di destra con il sostegno di partiti nazionalisti e confessionali. La vittoria del Likud ha colto di sorpresa gli israeliani perché non era stata prevista in alcun modo né dai sondaggi di opinione delle ultime settimane né dagli exit poll della scorsa notte. In definitiva il Likud ha ottenuto 29 dei 120 seggi della Knesset (potrebbero salire a 30 con la conta dei voti dei soldati), mentre i rivali diretti di Campo Sionista (Isaac Herzog e Tzipi Livni) ne hanno conquistati 24.

Il risultato è la prova concreta della schizofrenia della politica israeliana. Una società assediata, o meglio auto assediata dalla paura e dal complesso dominante della sicurezza, inventato e studiato a tavolino dai governanti israeliani di destra, di centro destra, come di sinistra e di centro sinistra. Paura e insicurezza, in uno Stato che viene considerato la prima potenza regionale e la quarta potenza mondiale, dotato di 200 testate atomiche. Non si capisce da dove dovrebbe venire questa minaccia.
L’elettorato israeliano al 50 per cento ha preferito lo stato di stallo. Non dico che il Campo sionista sia meglio, sia chiaro, ma sarebbe stato un segnale diverso, verso un certo tipo di moderazione, meno aggressivo e meno intollerabile. Alla luce del sostanziale pareggio elettorale, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha invocato stasera un governo di unità nazionale. "Sono convinto che solo un governo di unità nazionale possa impedire la disintegrazione della democrazia israeliana e nuove elezioni molto presto", ha affermato Rivlin citato da Haaretz. E, sempre secondo fonti di Haaretz, Netanyahu si prepara a un governo di unità nazionale con lo sfidante laburista.
Primo scenario. Un governo con una maggioranza 77 seggi: Likud 28 seggi, Campo sionista 27 seggi, Kulanu 9 seggi, Shas 7seggi, Yesh Atid 6 seggi. Un governo con due teste, Netanyahu che ha dichiarato guerra contro i palestinesi, comprese quelli che sono cittadini israeliani, “non ci sarà nessuno Stato palestinese e continueremo a costruire nuove case e fortificheremo Gerusalemme così non sarà mai divisa”., mentre Herzog del Campo sionista dichiarava “Sarò premier per tutti, ebrei e arabi, drusi e circassi, poveri e ricchi, abitanti delle città e delle periferie”.

Secondo scenario: un governo di centro stretto 54 seggi: Campo sionista 27seggi, Miretz 5 seggi, Kulanu 9 seggi, Shas 6 seggi, ma questo governo ha bisogno di una rete di sicurezza, dalla Lista araba, tale prospettiva lascia Herzog molto debole.

Terzo scenario: un governo di destra con Netanyahu presidente del governo, maggioranza 58 seggi: Likud 28 seggi, Baiet Yahudi 8 seggi, Shas 7seggi, Yehudit Hatura 6 seggi, Kulanu con Moshè Kahalun 9, e qui Netanyahu sarà costretto ad accettare Israele Baytuna di Lieberman, 5seggi, che pone come condizione che le venga affidato il Ministero degli Esteri, e cosi avrà una maggioranza di 63 seggi. Questa scelta esclude Yesh Atid che non accetta di entrare nel governo insieme a Hardyem, mentre con Lieberman il governo potrà avere i 63 seggi.

I tre scenari non sono buoni per un governo stabile che possa durare l’intera legislatura, sia con Netanyahu che con Herzog come primo ministro. Rimane più probabile un governo di unità nazionale fra i due grandi, Likud e Campo sionista.

Resta il nocciolo duro della questione palestinese, condannata all’attesa, della risoluzione dei problemi interni israeliani? No, penso che leadership palestinese andrà avanti con il suo programma di internazionalizzazione della causa palestinese, a tutti i livelli, dal tribunale penale internazionale, al Consiglio di sicurezza per il pieno riconoscimento dello Stato di Palestina. E oltre a ciò, si continuerà ad alzare il livello della campagna internazionale del BDS, insieme all'intensificazione della lotta popolare contro l’occupazione, la colonizzazione e contro il muro.

Si aprono scenari inquietanti di transfer e guerra infinita contro il popolo palestinese.

mercoledì 18 marzo 2015

Il budino avvelenato

Francesco Ricci

I comunisti e i governi di fronte popolare

A proposito del governo Tsipras
 
"Il potere politico dello Stato moderno è solo un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese."
(K. Marx, F. Engels, Manifesto del Partito comunista, 1848).
 
 
La costituzione del governo Syriza-Anel in Grecia rende utile tornare sull'atteggiamento dei comunisti di fronte ai governi di collaborazione di classe o governi "di fronte popolare", un tema su cui c'è tanta confusione.
Anni fa, Fausto Bertinotti (ex presidente della Camera, ex segretario di Rifondazione), quando ancora si definiva (senza giustificazione alcuna) "comunista", e preparava l'ingresso del suo partito per la seconda volta in un governo Prodi (il Prodi bis, 2006-2008), ingresso che sarebbe valso a lui la presidenza della Camera e a Paolo Ferrero il seggiolino da ministro, soleva ripetere che di fronte a un governo bisogna fare "la prova del budino". Non avanzare previsioni sugli sviluppi del governo a partire dalla sua caratterizzazione di classe (come sostenevamo e sosteniamo noi) ma "affondare il cucchiaio nel budino" e provarne la bontà.
Pare una norma di buon senso: provare una cosa per vedere se funziona. Se non fosse che, come vedremo, questa prova è stata fatta infinite volte nella storia.
 
Come era il budino nel 1848
Nel 1848, in Francia, il proletariato aiutò la borghesia a liberarsi di Luigi d'Orleans ma cadde nella trappola di partecipare - per la prima volta nella storia - a un governo con la borghesia. Il governo che si costituisce nel febbraio '48 era composto da varie correnti borghesi ma al suo interno sedeva anche il giornalista Louis Blanc, socialista, riformista, in rappresentanza degli operai. A lui la borghesia concesse in realtà un ministero che aveva persino la sede staccata da quella del resto del governo: la Commissione degli operai rappresentati da Blanc e Albert (antenati di Bertinotti e Tsipras) era relegata al Palais du Luxembourg mentre il governo vero (in mano alla borghesia) era all'Hotel de Ville. Al Luxembourg i riformisti erano lasciati dalla borghesia a giocare con i loro sogni di conciliare gli interessi opposti delle due classi mortalmente nemiche della società capitalistica: borghesi e proletari.
Engels sintetizzò così i risultati di questa prima collaborazione di governo: "Dopo il febbraio '48 i socialisti democratici francesi (della Réforme, Ledru-Rollin, Louis Blanc, Flocon, ecc.) hanno commesso l'errore di accettare qualche seggio nel governo. Minoranza in un governo dei repubblicani borghesi, essi hanno sostenuto le responsabilità di tutte le infamie votate dalla maggioranza (...)." Per Engels la colpa dei riformisti non si fermava lì, perché "mentre tutto ciò succedeva, la classe operaia era paralizzata dalla presenza al governo di questi signori che pretendevano di rappresentarla."   La subalternità degli operai alla borghesia e al suo governo venne rotta solo nel giugno '48, ma le illusioni e l'impreparazione costarono diecimila morti nelle piazze parigine per mano delle bande armate della borghesia che si affiderà poi al nipote sciocco di Napoleone, Luigi Bonaparte (che col nome di Napoleone III governerà la Francia sino alla vigilia della Comune del 1871).
 
Dopo Marx
Marx nel Manifesto definisce i governi come "comitati d'affari della borghesia" e precisa che lo scopo dei comunisti non è quello di andare al governo (nello Stato borghese) bensì quello della "formazione del proletariato in classe, rovesciamento del dominio della borghesia, conquista del potere politico da parte del proletariato." Tutto questo, preciserà dopo la Comune del 1871, si può ottenere solo con una rivoluzione che "spezzi" con la violenza rivoluzionaria delle masse la macchina statale borghese. La rivoluzione (sempre secondo il Manifesto) "consiste nell'elevarsi del proletariato a classe dominante" e in questo e solo in questo si deve intendere per Marx "la democrazia".
Ma le lezioni della Comune, riprese nei congressi di Londra (1871) e dell'Aja (1872) della Prima Internazionale, non vennero fatte proprie fino in fondo dalle nascenti organizzazioni socialdemocratiche. Per questo nel 1875 Marx si trovò a polemizzare con il programma di unificazione della socialdemocrazia tedesca (il Programma di Gotha), ancora imbevuto di posizioni riformiste (lo "Stato popolare libero") ispirate al pensiero di Lassalle.
Dopo la morte di Engels (1895) questa confusione teorica troverà una sistematizzazione nelle teorie del rinnegato Bernstein, che saranno, dopo alcuni anni di battaglie nella Seconda Internazionale, assunte dalla forte burocrazia del partito tedesco (Spd) come proprio riferimento, a copertura dell'integrazione nello Stato borghese.
E' mentre si combatteva questa battaglia tra marxisti e revisionisti che nel 1899 il dirigente socialista Alexandre Millerand entrò a far parte, come ministro del Commercio e dell'Industria, del governo di Waldeck-Rousseau, al fianco del generale Galliffet, massacratore della Comune.
Questa vicenda aprirà un grande dibattito nella Seconda Internazionale. Ma l'"affaire Millerand" non rimarrà isolato: era il sintomo di un virus più aggressivo che provocherà nel 1914 una pandemia: la stragrande maggioranza della Seconda Internazionale (con l'eccezione della sinistra guidata da Lenin, Rosa Luxemburg, Trotsky) offrirà sostegno in ogni Paese ai rispettivi governi borghesi impegnati nel macello della Prima guerra mondiale.
 
1917: o col governo delle sinistre o "tutto il potere ai soviet"Sarà sulla marxiana pietra angolare dell'indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi che i bolscevichi di Lenin si costruiranno e arriveranno alla rivoluzione del 1917. Eppure anche in quel partito - il più grande partito rivoluzionario della storia - iniziava ad attecchire il virus della collaborazione di classe, seppure in un quadro di caos rivoluzionario. Infatti, prima che Lenin rientrasse in Russia (dall'esilio svizzero), il gruppo dirigente del partito, guidato da Stalin e Kamenev, si orientava per una forma ambigua di sostegno critico esterno al governo provvisorio nato dalla rivoluzione. Cioè erano disposti a sostenerlo "nella misura in cui" avanzasse politiche progressive.
Contro questa posizione, nel marzo del 1917, alla vigilia della partenza sul treno "blindato" che lo porterà in Russia, Lenin scrive da Zurigo una serie di cinque lettere (le "Lettere da lontano") al Comitato Centrale del partito. La prima di queste cinque lettere venne pubblicata, con ampi tagli, nei numeri del 3 e 4 aprile della Pravda; le altre furono pubblicate solo vari anni dopo la rivoluzione e, in forma integrale, solo dopo la morte di Stalin.
Si tratta per Lenin non solo di mettere in guardia il partito contro ogni sostegno al governo ma più in generale di legare questa linea a un complessivo riorientamento dell'intera prospettiva bolscevica sui compiti della rivoluzione, abbandonando la vecchia posizione (parzialmente "tappista") della "dittatura democratica degli operai e dei contadini" e adottando, di fatto, la prospettiva della "rivoluzione permanente" che da anni Trotsky aveva indicato: una rivoluzione unica socialista (non due tappe ma un unico intreccio tra compiti democratici e socialisti), guidata dal proletariato (a sua volta diretto dal partito rivoluzionario), per instaurare una dittatura del proletariato quale premessa della realizzazione degli obiettivi democratici e, senza soluzione di continuità, dell'esproprio del grande capitale e delle misure socialiste, ciò nel quadro di un processo di sviluppo della rivoluzione mondiale, indispensabile per garantire la stessa sopravvivenza della rivoluzione russa. (2)
Su queste posizioni Lenin si trova inizialmente solo nel gruppo dirigente del partito (Trotsky e la sua organizzazione, gli Interdistrettuali, confluiranno qualche settimana dopo nel Partito bolscevico). Dovrà quindi affrontare una dura battaglia interna per "riorientare" il bolscevismo. E' la battaglia condensata nelle famose "Tesi di Aprile" (il mese del congresso), il cui senso è riassunto nella terza tesi: "Non appoggiare in alcun modo il governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse (...). Smascherare questo governo, invece di 'rivendicare' - ciò che è inammissibile e semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico."
Al contempo, dice Lenin, dobbiamo riconoscere che "il nostro partito è in minoranza" (tesi 4) e che pertanto non può porsi il compito immediato di rovesciare il governo. Si tratta di creare le condizioni per farlo, spiegando alle masse "in modo paziente, sistematico, perseverante" che quel governo, che pure sentono come proprio, è in realtà un governo borghese, che è necessario che le loro organizzazioni maggioritarie (Socialisti-Rivoluzionari e menscevichi) rompano con la borghesia e assumano il potere sulla base di un programma contrapposto alla borghesia, non di conciliazione con essa, basandosi sull'altro grande potere che esisteva in quel momento in Russia, quello dei soviet. Fu proprio la (prevista) mancata rottura da parte dei riformisti con il governo borghese a far guadagnare ai bolscevichi la maggioranza nei soviet, cioè negli organismi di lotta.
 
Altre mille prove, una sola conclusione
Dopo di allora, grazie al ruolo della socialdemocrazia, poi dello stalinismo, infine del nuovo riformismo di origine socialdemocratica o stalinista, il movimento operaio è stato costretto infinite altre volte a "fare la prova del budino". Cioè a sperimentare sulla propria pelle la impossibilità di un governo che concili gli interessi delle due classi nemiche, borghesia e proletariato.
Questi "assaggi" del dolce avvelenato non hanno, purtroppo, provocato solo delle evitabili indigestioni ma anche veri e propri massacri e più in generale hanno sempre condotto, senza una sola eccezione, al fallimento di ogni processo rivoluzionario.
E' stata la storia del governo "delle sinistre" che nasce nella rivoluzione tedesca del 1918-1919 e che fa uccidere Rosa Luxemburg; è stata la storia del fallimento della rivoluzione in Francia e in Spagna negli anni Trenta, dove lo stalinismo iniziò a chiamare i vecchi governi di collaborazione di classe con il nome nuovo di "governi di fronte popolare"; è stata la storia della collaborazione del Pci di Togliatti ai governi che disarmarono la Resistenza partigiana e ricostruirono la Repubblica dei banchieri e degli industriali in cui viviamo. E' la storia del fallimento della rivoluzione cilena e di quella portoghese negli anni Settanta. E di tante altre sconfitte imposte al proletariato da quelle direzioni burocratiche che, per assumere ruoli e privilegi nello Stato borghese, hanno costretto infinite volte a esperimenti di governo con i padroni. Gli esempi più recenti sono quelli dei due governi Prodi con la partecipazione di Rifondazione, di cui parlavamo all'inizio di questo articolo e che riassumono in farsa, per dirla con Marx, tante altre esperienze tragiche.
 
Il governo Tsipras: ritorna il budino rancido
Quando scriviamo, riprendendo l'essenza del marxismo, che per i comunisti non è possibile governare nel capitalismo, che possono farlo solo dopo aver "spezzato" la macchina statale borghese (perché lo Stato non è neutro ma è di classe); quando spieghiamo che tra "andare al governo" nel capitalismo (come ha fatto qualche settimana fa Syriza) e "prendere il potere" c'è di mezzo una gigantesca differenza che si chiama rivoluzione; non stiamo enunciando dogmi religiosi ma, come si è visto, principi che il movimento rivoluzionario ha consolidato in due secoli di esperienza. L'unico modo per rovesciare questo sistema è mantenere, come fecero i bolscevichi quando erano il più piccolo dei partiti russi, una opposizione diprincipio a ogni governo nel capitalismo (sia esso composto di soli partiti borghesi o di un misto con partiti di sinistra o anche solo di partiti di sinistra: la composizione non cambia la natura borghese del governo). Solo questa opposizione di principio può consentire di contrastare le illusioni che i riformisti seminano nelle masse illudendole nella collaborazione di classe; solo questa opposizione, nel corso dello sviluppo delle lotte, può consentire di guadagnare la maggioranza politicamente attiva (che è cosa diversa dalla maggioranza elettorale) alla necessità di rovesciare con la forza delle piazze il governo per costruire un reale governo operaio (quello che Marx, e noi con lui, definisce "dittatura del proletariato"), basato su un programma di esproprio della borghesia.
Altre vie non ce ne sono, altre prove non sono necessarie. Il budino che ci ripropongono i Ferrero, i Vendola, gli Tsipras è avvelenato.

Osservazioni della Regione sull'atto aziendale Asl. Documentazione per privilegiati

COORDINAMENTO PROVINCIALE DELLA SANITA’


Com’è noto, l’atto aziendale ed il piano strategico della asl di Frosinone sono stati “osservati” dalla commissione tecnica regionale. Quel che non è noto sono le paginette 2,3,5..? contenenti le osservazioni rilevate. Fin’ora questi tesori e questi privilegi sono stati riservati a pochi intimi. Uno di questi è sicuramente il sindaco del capoluogo nella sua vesta di presidente della conferenza locale della sanità. Infatti nelle delibere della asl n. 00227, e n. 00228 del 4 marzo 2015 con le quali la asl riscontra in merito alle osservazioni contenute nelle note della commissione tecnica regionale si dice che:
 “ VISTA la nota prot. n.190\DG del 02-03-2015 indirizzata al sindaco del comune di Frosinone, con la quale è stato rappresentato il contenuto della citata nota prot. 106234 del 25-02-2015 -  Regione Lazio - con richiesta di farsi portavoce, nelle Sue funzioni di Presidente della Conferenza Locale per la  Sanità, presso gli altri Sindaci, del contenuto della missiva”.
 Si sottolinea che il Coordinamento provinciale della sanità nei giorni del 28-02 e 1-03 del c. a. ha organizzato una manifestazione presso l’Auditorium P. Colapietro del Capoluogo.
 Il primo marzo all’incontro dibattito con il sindaco di Latina  era presente anche il sindaco di Frosinone. Il vicesindaco di Alatri,  nel corso  suo intervento ha chiesto formalmente  la convocazione della conferenza locale della sanità,  proprio per mettere al centro del dibattito le osservazioni rilevate dalla competente commissione tecnica regionale e l’atto aziendale osservato. Nessuna risposta è venuta allora, nessuna motivazione conosciamo oggi circa le scelte compiute dal sindaco del capoluogo che non ha ritenuto opportuno riunire la conferenza e rendere pubbliche le “osservazioni” della commissione regionale.
I Sindaci di Frosinone, di Sora, di Cassino, di Anagni, di Isola del Liri e i sindaci che hanno approvato l’atto aziendale dovrebbero essere particolarmente  attenti e vigili sulla  rovinosa  gestione della sanità che declassa ospedali e reparti, sopprime servizi, mantiene inutilizzati decine di posti letto mentre i pronto soccorsi scoppiano e aumenta, ogni giorno,  disagi e sofferenze. Invece, il loro silenzio è d’oro.  Dove sono finiti i 120 posti in più, il DEA di 2° livello, il polo oncologico di Sora e il DEA di 1° livello a Cassino? E  chi si interessa dei cittadini di Anagni e della zona Nord  che continuano ad essere allo sbaraglio, senza alcuna assistenza emergenziale?
Un ringraziamento e un pensiero gradito rivolgiamo   al Presidente della Provincia che,  troppo attento a difendere gli interessi del gestore del servizio idrico integrato, ha dimenticato l’impegno assunto di “ FARE SQUADRA” e di organizzare un incontro con il Presidente On. Zingaretti.

 Lontano dalle elezioni le persone contano poco. Però,  Il momento di nuove elezioni verrà  e i cittadini terranno conto  del vostro disinteresse e delle vostre responsabilità.  

video di Luciano Granieri

martedì 17 marzo 2015

DOVE FINIRANNO I 90 DIPENDENTI DEL CENTRO DELL’IMPIEGO DI FROSINONE?

Il segretario provinciale del PCd’I

Oreste Della Posta

Premesso che siamo nella confusione più completa per quanto riguardo il riordino delle provincie che sta causando notevoli danni ai cittadini. In questo quadro appare con molta evidenza la confusione che si sta sviluppando per quanto riguarda le politiche del lavoro e per i centri dell’impiego. È certo che il lavoro non è più competenza della provincia, quindi, i 90 dipendenti attualmente in pianta all’organico  sono in una fase di basso utilizzo. La cosa grave è che il jobs act  rimanda ad un nuovo decreto sia l’istituzione del NASPI e sia l’utilizzo del centro per l’impiego.  A questo punto noi Comunisti riteniamo che l’agenzia nazionale del lavoro debba inglobare i centri per l’impiego e gestire mobilità,  cassa integrazione e disoccupazione. Inoltre riteniamo utile che l’accorpamento delle varie agenzie, come per esempio Italia Lavoro e ISFOL, in un'unica agenzia. Le politiche attive del lavoro vanno trasferite a questa nuova agenzia e riteniamo che la formazione debba tornare al centro della di queste politiche.
In tante realtà la formazione è gestita in modo egregio, altre in modo disastroso e questo comporta un costo e degli sperperi che non possiamo più permetterci.
I dipendenti dei centri dell’impiego sono in età avanzata, in quanto non vi sono state assunzioni negli ultimi 15 anni, e avranno la difficoltà ad una riconversione informatica, che oggi è fondamentale. Anche se i nostri centri per l’impiego di Frosinone  hanno dato grande prova di capacità per quanto riguarda il reddito minimo di inserimento negli anni 2000 e 2001, introdotto dal Governo Prodi nel 1998. Infatti la nostra provincia fu citata  dal Ministro del Lavoro come esempio di “buona pratica”.
È anche indispensabile unificare gli ispettori del lavoro, quelli dell’INAIL, sotto la supervisione, o meglio il coordinamento, delle ASL. Sono tutti provvedimenti che possono essere eseguiti immediatamente in modo da offrire un miglior servizio al cittadino che sempre più vive il dramma della disoccupazione.
È sicuro che l’occupazione si genera solo con investimenti pubblici e privati, ma le politiche attive per il lavoro servono a fare incontrare domanda e offerta di lavoro, e questo è fondamentale.

lunedì 16 marzo 2015

C'è posta per Acea e per l'assemblea dei sindaci

Luciano Granieri


Sabato 14 marzo 2015, nell’ambito di una vasta operazione di riaffermazione della legalità e dell’obbedienza civile, la "brigata esattoriale popolare dei diritti  della Provincia di Frosinone" si è messa in marcia per  consegnare due notizie d’infrazione. 

Partendo dalla Villa Comunale di Frosinone, la brigata si è recata presso gli uffici di Acea ATO5 . Sotto due pennacchi di fumo azzurro, raffiguranti  il diritto all’acqua che, per colpa di Acea,  sta andando in fumo per i cittadini della Provincia,  è stato consegnato al gestore del servizio idrico un avviso di rescissione contrattuale per colpa. Una risoluzione sancita dalla segreteria tecnica che ha già messo in mora Acea  Ato5 dimostrandone ampiamente le inadempienze. 

Durante il percorso, necessario a  raggiungere i destinatari del secondo avviso d’infrazione, la "brigata esattoriale popolare dei diritti  della Provincia di  Frosinone",  ha reclamato  presso il Governo il ripristino della legalità nel rispettare ciò che i cittadini hanno deciso e sancito con il  referendum del 2011 sulla gestione partecipata dell’acqua. Inoltre ha diffidato il Governo stesso a non ostacolare la promulgazione  delle linee guida  necessarie all'attuazione della   legge d’iniziativa popolare sulla gestione pubblica del servizio idrico,  approvata all’unanimità dalla Regione Lazio.  

Il ricorso alla Corte costituzionale contro questa direttiva,  operato dall’Esecutivo targato Renzi,  oltre che essere nel merito immotivato, lede il diritto di quei cittadini che hanno  visto approvare una norma  proposta da loro stessi.  Si è quindi diffidato il già citato    Esecutivo   a porre in essere atti tesi a tutelare un gestore privato, agevolandone l’acquisizione del servizio idrico per tutto il centro Italia, contro gli interessi dei cittadini. 

Dopo aver percorso, Via Aldo Moro, svoltato dal campo sportivo per viale Mazzini, percorso C.so della Repubblica, finalmente, la brigata esattoriale popolare dei diritti  è giunta nel luogo di consegna dell’altro avviso.  Presso la sede della Provincia, nonché sede dell’autorità d’ambito, e del suo presidente Antonio Pompeo,  è stato recapitato un’avviso di sfratto ai sindaci della consulta. Grazie all’approvazione della già citata  legge   d’iniziativa popolare che elimina  gli Ato, promuovendo i nuovi ambiti di bacino idrografico,   i sindaci ignavi, non tutti per la verità, non hanno più titolo a rimanere in un organismo decaduto che, nato per tutelare i cittadini contro gli abusi del gestore privato, è diventato una suburra dove privilegi e regalie pervadono  i  rapporti di alcuni primi cittadini con l’azienda privata.  

Ma da chi  era costituita questa "brigata esattoriale popolare dei diritti"?  Era un’insieme di associazioni, movimenti  e cittadini stanchi dei soprusi di Acea,  dell’inettitudine dell'assemblea dei sindaci  e dei loro presidenti  che non hanno mai tutelato  gli interessi della collettività , così come loro dovere istituzionale.  

Nella brigata non sono mancate intrusioni di soggetti  che nulla avevano a che vedere con una tale  operazione di ripristino della legalità. Anche qualche esponente parlamentare e amministratore locale  si è iscritto . La missione può infine dirsi compiuta. Gli avvisi  di risoluzione e di sfratto sono stati  consegnati ai rispettivi destinatari . Ma è necessario che la "brigata esattoriale popolare dei diritti  della Provincia di Frosinone" diventi molto più numerosa e decisa. Solo così potrà riuscire quell’operazione di ripristino della legalità e dei principi democratici sfregiati dal perverso connubio fra speculazioni private e interessi  e di bottega elettorale,   che stanno minando la dignità della nostra sopravvivenza.




Esito incontro pubblico "No biomasse a Pontecorvo" del 14 marzo 2015

Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano

In merito all'incontro pubblico svoltosi nel pomeriggio del 14 marzo 2015 presso la Biblioteca Comunale "Fabrizio De Andrè" di Pontecorvo (FR) dal titolo "Non Biomassacriamoci l'Aria" sul tema biomasse, un doveroso ringraziamento va innanzitutto al Comune di Pontecorvo per averci messo a disposizione il locale comunale, al responsabile della stessa biblioteca che si è gentilmente reso disponibile, alla C.D. PrimaFilm S.r.l. e al regista Marco Carlucci per la proiezione del film "Sporchi da morire", e a tutti gli intervenuti. 
Sinceramente siamo rimasti un po' spiazzati del numero esiguo di partecipanti, visto che negli incontri dei mesi scorsi sul tema biomasse erano ben più numerosi. Un problema, forse, che ancora non è così sentito dalla popolazione pontecorvese, questo dell'impianto gassificatore di Via Le Cese. Rimaniamo basiti e increduli della poca partecipazione, soprattutto per il tentativo di alcuni pontecorvesi di boicottare l'evento, avvenuto appena fuori la biblioteca. Assente la Mondonuovo S.r.l., (società proponente l'impianto) e i suoi tecnici che proprio nei mesi scorsi si erano resi disponibili a mezzo stampa, radio e web per un confronto pubblico. Assente (come temevamo) anche il Commissario Straordinario, Ernesto Raio, che continua con il suo "silenzio" sulla vicenda nonostante la "diffida" e anche la stragrande maggioranza dei candidati a sindaco. Non ci resta, a questo punto, che proseguire nelle giuste sedi istituzionali con le nostre azioni di salvaguardia dell'ambiente e della salute attraverso le associazioni ambientaliste (accesso agli atti, diffide, esposti/denunce), senza dover aspettare ancora la costituzione di un comitato cittadino, che di norma è il primo organismo giuridico che si crea come opposizione a questi impianti nocivi alla salute.


Pontecorvo 15/03/15

F.to Salvatore Avella (Fare Verde Onlus), Alessandro Barbieri (Consulta dell'Ambiente di Piedimonte S.Germano), Maddè Guglielmo (Comitato Pro Ospedale P. Del Prete di Pontecorvo) 

Jobs Act. La Costituzione non è più la stessa ?

Comitato provinciale in difesa della Costituzione


" E' evidente che, con i decreti attuativi della famigerata carta di espropriazione dei diritti denominato Jobs Act, la Costituzione non è più la stessa. La prima parte, quella dei valori fondamentali, anche se non ancora toccata in modo esplicito, è indebolita dalla legislazione più recente, vera pistola puntata contro il residuale diritto del lavoro".
A parlare è Michele Prospero (docente di Filosofia del Diritto alla Sapienza di Roma) che in un recente articolo su "Il Manifesto" esternava queste sue considerazioni e che interverrà sabato 28 marzo alle ore 18:00 presso il Teatro Comunale di S. Donato V.C. come relatore al convegno organizzato dal Comitato provinciale in difesa della Costituzione dal titolo" Jobs Act: La Costituzione non è più la stessa?
I lavori del convegno saranno introdotti da Ivano Alteri, Vice-Presidente del Comitato provinciale in Difesa della Costituzione e dopo la relazione di Michele Prospero seguirà il dibattito. Moderatore dei lavori sarà Dionisio Paglia Presidente dello stesso Comitato.