sabato 23 maggio 2015

Il giovane caudillo e i cacicchi

Michele Prospero (Articolo scritto per “Rassegna Sindacale”)

Ma come è possibile scomodare, lo ha fatto Ferruccio de Bortoli nel suo ultimo editoriale per il “Corriere della Sera”, la categoria di “caudillo” per descrivere lo stile di governo del presidente del consiglio? Certo, Renzi ha il record di aver approvato il 48 per cento delle leggi con il voto di fiducia (posto sinora in ben 41 occasioni). Ma il caudillo è una figura della politica spagnola che evoca uno statista dalle tendenze autoritarie che ha per suo motto: “una fé, una patria, un caudillo”. 

E invece Matteo, come lo chiamano tutti, va a piedi per le strade di Roma, sempre in solitudine e in assoluto incognito, naturalmente. E con un tassista, incontrato lì per caso a due passi dal Nazareno, fa i conti sulla pensione della suocera, badando bene a non farsi notare e soprattutto riprendere dalle odiate telecamere, che lui da politico schivo sempre cerca di evitare.

Un politico nuovo, gentile con i passanti e sempre a portata di mano. Così a portata di mano che quando a piazza Venezia gli si slacciarono le scarpe, un signore di una certa età, da dietro le transenne, afferrò le mani d’oro dello statista di Rignano. E  le baciò. Un potente così amato dalla gente semplice, da scatenare dei gesti di assoluta devozione, in un’estasi quasi religiosa, nulla c’entra con un caudillo. Renzi è un ragazzo padre che pensa a tutto e a tutti, con l’intento unico di dispensare in ogni momento delle paterne opere di bene.  

Le suocere e le nonne stanno veramente a cuore di Matteo il giovane. Che spiega così la volontà di rivedere la legge Fornero, che lui in passato ha sempre venerato. “Se una donna a 62 anni preferisce stare con il nipotino rinunciando a 20-30 euro di pensione ma magari risparmiando di babysitter bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa nonna di andarsi a godere il nipotino”.

Come si può scambiare per un caudillo un leader così premuroso e comprensivo che invece di reprimere il dissenso pensa solo ad eliminare le babysitter? E’ assurdo. C’è in lui una genuina passione per le nonne e per l’armonia familiare. Peccato che gli euro persi, andando in pensione qualche anno prima, non siano 20 o 30, ma almeno trecento al mese. Però il cuore del ragazzo presidente è proprio un inno alla gioia del bel focolare domestico, quello di un tempo che fu. E’ la nonnina, mica il nonno, che deve badare ai nipotini e godersi il cambio dei pannolini. 

Nelle splendide famiglie che ha in mente il capo di governo, regna la piena occupazione: il nonno, la nonna, il papà, la mamma tutti a lavoro. Questa famiglia azienda ha un capo che resta in carriera, mentre la nonnina, già a 60 anni, deve ritirarsi e dedicarsi alla cura degli affetti. Come la famiglia, anche la scuola ha ora il suo capo. Che valuta, assume, premia. E come la scuola, anche l’azienda ha un capo assoluto, con in più la bella libertà di licenziare. La certezza della linea di comando, con l’Italicum, si avrà anche nel governo.

Tutto il mondo di Renzi poggia sull’idea di un capo. Ogni cosa per lui si sgretola senza un uomo solo al comando, che sorveglia e punisce. Occupato il palazzo con il suo cerchio magico, affida ad altri caudillos la gestione degli impresentabili nei territori. Non è in scena però un caudillo assolutista alla spagnola, ma alla sudamericana (quello dell’800), con un capo al centro e tanti caudillos nelle periferie. Dove spiccano i cacicchi alla De Luca, che il premier chiama “Enzo”, un capetto dal “profilo molto deciso” e quindi naturale candidato, assicura, a “un governo tosto” della Campania.

venerdì 22 maggio 2015

SIN Valle del Sacco, la sentenza del TAR sul barrieramento idraulico

Rete per la Tutela della Valle del Sacco

SIN Valle del Sacco, il Tar Lazio si è pronunciato: il Ministero, non la Provincia di Roma, competente ad autorizzare lo scarico delle acque del sistema di barrieramento idraulico nel comprensorio industriale di Colleferro. 


Il Tar del Lazio sede di Roma, con sentenza 3293/2015, approfondisce e riordina il contenzioso su quale sia l’organo competente al rilascio delle autorizzazioni allo scarico delle acque derivanti dal barrieramento idraulico (pump&treat) nelle attività di bonifica del SIN bacino del fiume Sacco.
Il ricorso 4525/2014 era stato proposto da Servizi Colleferro scpa e Secosvim SRL contro la Provincia di Roma, la Regione Lazio, il Ministero dell’Ambiente, in merito al diniego autorizzativo della Provincia di Roma del 5 febbraio 2014 su istanza del Servizi Colleferro scpa del 24 gennaio 2013.
L’istanza è posteriore al decreto Clini sul Declassamento dei 18 SIN in Italia compreso quello del Bacino del Fiume Sacco, in quanto di punto in bianco le operazioni di barrieramento risultavano prive di autorizzazioni, fino ad allora rilasciate dall’ex Ufficio Commissariale per l’Emergenza.
Il Ministero dell’Ambiente e la Regione Lazio richiesero il rigetto del ricorso per difetto di legittimazione di interesse sostenendone l’infondatezza.
Già nel 2013 segnalammo la vicenda a mezzo stampa e sulla trasmissione Ambiente Italia di Rai3, convinti allora che le autorizzazioni dovessero essere rilasciate dalla provincia di Roma, così come era stato esplicitato più volte in sede di Conferenze di Servizi e precisamente il 30 ottobre 2012 e il 5 agosto 2013.
Ora il Tar del Lazio interviene facendo riferimento all'art. 101 comma 5 del DLGS 152/2006, dicendo chiaramente che, nel caso specifico, le autorizzazioni devono essere rilasciate dal titolare della bonifica, vale a dire: nei due anni successivi al declassamento del SIN, gli Organi della Regione subentrati all’ex Ufficio Commissariale ed ora il Ministero dell’Ambiente per effetto di una sentenza del TAR che ne riporta la titolarità al dicastero.
Il punto nel quale la sentenza è più comprensibile anche ai non addetti ai lavori è il seguente.
Va rilevato infine che quindi le acque MISE devono essere separate dalle altre acque, non entrare nel collettore consortile, venire depurate e poi essere immesse direttamente nel fosso Cupo e nel fiume Sacco, per considerarsi assimilate alle acque reflue industriali, non produrre un effetto di diluizione e venire dunque soggette per gli scarichi al regime autorizzatorio ordinario di competenza della Provincia.”
Sorge spontanea una domanda: cosa è successo in concreto in questi ultimi due anni?
La Secosvim ha realizzato il nuovo barrieramento entro il mese di ottobre 2012, mai entrato in funzione, in sostituzione di quello provvisorio, a proprie spese e spendendo circa 4,5 milioni di euro; lo scarico del nuovo sistema non risulta autorizzato e probabilmente deve essere adeguato secondo le indicazioni del TAR Lazio, ma a questo punto nemmeno quello provvisorio avrebbe le caratteristiche per essere autorizzato. Nell’attuale situazione, quindi, non è chiaro se i pozzi di barrieramento siano attivi e, nel caso, dove vengano scaricate le acque reflue; ciò lascia aperti molti interrogativi sui rischi di contaminazione delle falde acquifere sottostanti i siti di discarica.
Le preoccupazioni sono ancora maggiori in quanto a seguito del fermo amministrativo, determinato dal declassamento del SIN, per il sito denominato Arpa2 le attività di bonifica sono ancora lunghe per cui i rischi di contaminazione in falda salirebbero di livello.
Ci chiediamo, anche, cosa accade negli altri SIN in Italia, visto che in seguito a nostre indagini sembrerebbe che in casi analoghi siano le Province a rilasciare queste autorizzazioni, in difetto, quindi, rispetto alla normativa adottata dalla sentenza del Tar Lazio.
Questa storia di autorizzazioni dimostra, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la fondatezza delle nostre preoccupazioni sullo stato di confusione in cui ha versato per anni il governo dei processi  di bonifica delle aree inquinate della Valle del Sacco (vedi in particolare la vicenda della vecchia perimetrazione del SIN su cui ci siamo già espressi).
E’ opportuno allora, in attesa della conclusione del procedimento in corso di nuova perimetrazione del SIN, che il Ministero dell’Ambiente sciolga prioritariamente il nodo delle autorizzazioni allo scarico delle acque di barrieramento, verificando preventivamente lo stato di realizzazione e l’efficacia del barrieramento stesso, intervenendo se necessario a modificarlo, secondo le indicazioni del TAR Lazio.
La nostra associazione prende l’impegno di realizzare un percorso di approfondimento e sintesi sullo stato di attuazione delle caratterizzazioni e bonifica delle aree inquinate finalizzato alla piena condivisione delle conoscenze in merito tra le amministrazioni ed i cittadini.
Valle del Sacco, 22 maggio 2015
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Allegato
In attesa della sentenza del TAR Lazio abbiamo ritenuto necessario chiedere all’ufficio competente della Provincia di Roma quale fosse la posizione dell’Ente in merito alle mancate autorizzazioni allo scarico nel depuratore consortile di Colleferro delle acque emunte dai barrieramenti idraulici per le attività di protezione delle falde acquifere sottostanti i siti di bonifica nel Comprensorio Industriale.
Alleghiamo di seguito la nostra richiesta e la risposta della Dott.ssa Maria Zagari per il Dipartimento IV “Tutela Acque, Suolo e Risorse Idriche”.

Un utile approfondimento per chi ha intenzione di comprendere i complessi meccanismi dei procedimenti di bonifica.

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La nostra richiesta alla Provincia di Roma

Salve.

Le scrivo in merito alle autorizzazioni allo scarico nel depuratore consortile riguardo ai barrieramenti idraulici per le attività di bonifica nel Comprensorio Industriale di Colleferro, Sito di Interesse Nazionale "Bacino del Fiume Sacco".

Tra le varie documentazioni, Conferenze di Servizi prima della riclassificazione a Sito di competenza regionale, si evince che le citate autorizzazioni spettano alla Provincia di Roma. Ciò viene confermato anche dal Ministero dell'Ambiente.
Ci preme avere informazioni in merito alla Vs. posizione, in quanto la ASL RMG nel verbale di riunione tecnica dell'08.09.14, rilancia la necessità di intervenire causa eventuali problemi per le falde idriche sottostanti.

Certi di un Vs. positivo riscontro porgiamo cordiali saluti..

Alberto Valleriani
Presidente p.t. Ass. Rete per la Tutela della Valle del Sacco

Data, 03.11.2014
La risposta della Provincia di Roma


Dott.ssa Maria Zagari
dirigente del Servizio 2
"Tutela Acque, Suolo e Risorse Idriche" 
Dipartimento IV della Provincia di Roma


La Provincia di Roma ha seguito l’intera vicenda della Valle del Sacco ed è stata rappresentata, nelle riunioni e conferenze di servizi indette dall’Ufficio Commissariale, dal Direttore del Dipartimento IV “Servizi di tutela e Valorizzazione dell’Ambiente”, che ha partecipato attivamente agli incontri esprimendo con chiarezza, in tutte le occasioni, la posizione della Provincia in applicazione della normativa vigente, di seguito illustrata.
In seguito alla cessazione dello stato di emergenza nella Valle del Sacco (30 ottobre 2012), il Consorzio Servizi Colleferro in data 24.1.2013 ha presentato al Servizio “Tutela Acque, Suolo e Risorse Idriche” della Provincia l’istanza di autorizzazione allo scarico per le acque reflue in corpo idrico superficiale. Dalla documentazione tecnica allegata all’istanza risultava che lo scarico origina dall’impianto di trattamento dove confluiscono:

1.      le acque reflue industriali delle società consorziate;
2.      le acque reflue domestiche delle società consorziate;
3.      le acque di prima pioggia;
4.      le acque “bianche” (acque meteoriche o acque di seconda pioggia).
5.      le acque dei pretrattamenti terziari degli impianti di Messa In Sicurezza di Emergenza (MISE) delle società obbligate alle operazioni di bonifica;
Le acque indicate ai punti 1, 2 e 3 sono disciplinate dalla parte III del D. Lgs. 152/2006 e, qualora rispettino tutte le condizioni ivi previste (compresa l’assenza di diluizione con altre acque di tipologia diversa ai sensi del comma 5 dell’art. 101), la competenza a rilasciare l’autorizzazione allo scarico in corpo idrico superficiale spetta alla Provincia (c. 7 art. 124 D. Lgs. 152/2006).
Le acque “bianche” non sono soggette a trattamento depurativo e ad autorizzazione allo scarico (per il combinato disposto dal c. 3 art. 113 D. Lgs. 152/2006 e dall’art. 24 Norme di attuazione Piano di Tutela delle Acque della Regione Lazio adottato con DCR n. 42/2007) e pertanto non possono confluire nello stesso impianto di depurazione in cui confluiscono altre acque reflue soggette a trattamento e ad autorizzazione in quanto ne determinerebbero la diluizione, che è vietata dal comma 5 dell’art. 101 del D. Lgs. 152/2006;
Le acque degli impianti di Messa In Sicurezza di Emergenza (MISE) delle operazioni di bonificasono disciplinate dal titolo V (Bonifica dei siti inquinati) della Parte IV del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. che,nella versione aggiornata attualmente vigente, al comma 4 dell’art. 243 statuisce che “Le  acque emunte,convogliate  tramite  un  sistema stabile  di  collettamento  che  collega  senza  soluzione  di continuità il punto di prelievo di tali acque con il punto di immissione  delle  stesse,  previo  trattamento  di depurazione,  in  corpo  ricettore,  sono  assimilate  alle acque  reflue  industriali  che  provengono  da  uno  scarico  e come tali soggette al regime di cui alla parte terza. Tali scarichi, devono, quindi, essere separati da altri scarichi in tutto il loro percorso (dal punto di prelievo al punto di immissione nel corpo recettore) e pertanto non possono confluire, a monte del depuratore, insieme alle acque reflue industriali, domestiche e di prima pioggia, ma devono essere trattati separatamente in un impianto di depurazione appositamente dedicato. Questa disposizione normativa trova giustificazione nel fatto che le acque degli impianti di MISE, normalmente caratterizzati da alte portate e bassa concentrazione di inquinanti, determinerebbero la diluizione delle acque reflue industriali, domestiche e di prima pioggia, vietata dal comma 5 dell’art. 101 del D. Lgs. 152/2006.
L’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione per le acque di MISE è indicata dall’art. 242 comma 7 del D. Lgs. 152/2006 che recita: “…omissis…. La regione, acquisito il parere del comune e della provincia interessati mediante apposita conferenza di servizi e sentito il soggetto responsabile, approva il progetto, con eventuali prescrizioni ed integrazioni entro sessanta giorni dal suo  ricevimento. …omissis, l'autorizzazione regionale di cui al presente comma sostituisce a tutti gli effetti le autorizzazioni, le concessioni, i concerti, le intese, i nulla osta, i pareri e gli assensi  previsti  dalla legislazione vigente compresi, in particolare, quelli relativi alla valutazione di impatto  ambientale, ove necessaria, alla gestione delle terre e rocce da scavo all'interno dell'area oggetto dell'intervento ed allo scarico delle acque emunte dalle falde”.
Per le motivazioni esposte sopra, lo scarico consortile non risulta conforme alle indicazioni della parte terza del D. Lgs. 152/2006 che disciplina gli scarichi di acque reflue, e per tale motivo è stato autorizzato dall’Ufficio commissariale in virtù dei propri poteri di deroga. Cessati tali poteri e scadute le autorizzazioni rilasciate dall’ufficio commissariale, per essere autorizzato in via ordinaria lo scarico deve essere opportunamente modificato per renderlo conforme alle disposizioni della parte III del D. Lgs. 152/2006.
Infatti, come già specificato dal rappresentante della Provincia di Roma nell’incontro del 14 giugno 2013 e nella Conferenza dei Servizi del 5 agosto 2013 presso l’Ufficio Valle del Sacco della Regione, e formalizzato nei rispettivi verbali, il decreto del fare (L. 9 agosto 2013 n. 98) si è limitato a chiarire che le acque degli impianti di MISE “sono  assimilate  alle acque reflue  industriali  che  provengono  da  uno  scarico  e come tali soggette al regime di cui alla parte terza”, cioè possono essere scaricate in corpo recettore (fognatura, corpo idrico o suolo) applicando i limiti tabellari previsti dalla parte III del D. Lgs. 152/2006 per tale tipologia di reflui (tabella 3 o 4 dell’All. V alla parte III a seconda della tipologia e delle caratteristiche del corpo recettore). Nessuna modifica è stata apportata dalla L. 9 agosto 2013 n. 98 alla disciplina autorizzatoria, che pertanto resta disciplinata dal comma 4 dell’art. 242 del titolo V (Bonifica dei siti inquinati) della Parte IV del D.Lgs. 152/2006.
Pertanto, spetta alla Regione (c.7 art. 242) la competenza al rilascio dell’autorizzazione allo scarico delle acque degli impianti di MISE, che devono essere separati da altri scarichi in tutto il loro percorso (comma 4 dell’art. 243) e devono rispettare i limiti previsti per le acque reflue industriali dalla parte III del D. Lgs. 152/2006 (tab. 3 o tab. 4 dell’all. V alla parte III a seconda delle caratteristiche del corpo recettore).
Per le motivazioni sopra indicate, lo scarico consortile non rispetta le condizioni previste dalla parte terza del D. Lgs. 152/2006 e l’istanza presentata dal Consorzio Servizi Colleferro alla Provincia il 24.01.2013 avrebbe dovuto essere rigettata, non avendo la Provincia i poteri di deroga posseduti dall’Ufficio Commissariale. La Provincia, per contribuire alla definizione del problema e per andare incontro alle esigenze del Consorzio Servizi Colleferro, con nota prot. 33814 del 06/03/2013 si è fatto carico di interessare della questione il Ministero dell’Ambiente, unica amministrazione titolata a valutare la situazione essendo la tutela dell’ambiente competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell’art. 117 c. 2 lettera s) della Costituzione Italiana. 
La risposta del Ministero dell’Ambiente, che con nota del 14 marzo 2014 ha trasmesso l’istanza alla Regione Lazio “per il seguito di competenza”, è in linea con l‘interpretazione che la Provincia di Roma ha espresso nell’ambito delle riunioni e della Conferenza di Servizi indette dall’Ufficio Regionale per gli adempimenti previsti dall’OCDPC n. 61 del 14.03.2013.
Lo scarico consortile potrà essere autorizzato dalla Provincia di Roma in via ordinaria ai sensi della parte terza del D. Lgs. 152/2006 solo dopo la sua separazione dalle acque meteoriche (che non necessitano di trattamento ed autorizzazione) e dalle acque del barrieramento idraulico (che devono essere autorizzate, separatamente, dall’Autorità competente ad approvare i progetti di bonifica nell’ambito di tali progetti).
La Provincia di Roma purtroppo non ha partecipato con un proprio rappresentante alla riunione dell’8 settembre 2014 presso il Ministero dell'Ambiente a causa di disguidi nel passaggio di consegne al nuovo direttore del dipartimento IV “Servizi di Tutela e Valorizzazione dell’Ambiente” a seguito del pensionamento del precedente direttore. La Provincia chiederà al Ministero dell'Ambiente la rettifica del verbale nella parte in cui indica la Provincia come ente competente al rilascio delle autorizzazioni per gli impianti di MISE.

Sant'Elia Fiumerapido - Ambientalisti contro l'ordinanza sindacale di abbattimento cinghiali

Salvatore Avella   

Che i cinghiali (Sus scrofa) non sono animali aggressivi e non sono pericolosi lo sanno tutti: sono animali che si nutrono prevalentemente di bulbi, radici e frutta e non aggrediscono l’uomo. Anzi, come tutti gli animali selvatici lo temono ed evitano. L’unico vero pericolo per la nostra incolumità è determinato dal rischio di incidenti stradali, soprattutto notturni, legati ad incontri con i cinghiali. Ma se i limiti di velocità all’interno del comprensorio venissero rispettati, nemmeno questo sarebbe un vero problema.  I cinghiali sono prevalentemente notturni o crepuscolari, soprattutto in zone fortemente antropizzate. E’ più facile incontrarli di notte, quando si spostano in cerca di cibo. La sottospecie di cinghiale che possiamo osservare in questa zona, come in gran parte dell’Italia, non è quella originaria della nostra penisola, ma è stata introdotta a scopo venatorio dall’Ungheria. Questi cinghiali hanno dimensioni maggiori, si riproducono più spesso della sottospecie italiana e hanno determinato la quasi totale scomparsa di quest’ultima. Hanno un tasso di riproduzione annuo che varia dal 120% al 200%, raggiungendo in alcuni casi favorevoli anche il 300%. Stanno quindi causando seri problemi dal punto di vista ecologico e anche agricolo, visto che spesso si nutrono nei campi coltivati. Il cinghiale tende a riprodursi di più non appena se ne diminuisce il numero degli esemplari presenti in un habitat, quando cioè si liberano nuove “nicchie trofiche” (aree di pascolo). In pratica il tasso di natalità è in funzione della quantità di cibo a sua disposizione (perché meno sono gli individui e più cibo è a disposizione sulla stessa superficie). Non ha quindi nessun senso cacciare o eliminare in altro modo gli individui che osserviamo, in quanto verrebbero immediatamente sostituiti da altri. Anche la rimozione dei cinghiali in modo incruento (cattura e traslocazione) non è fattibile perché molto costosa, con efficacia limitata (i cinghiali tornerebbero o verrebbero rimpiazzati da altri) e inattuabile dal punto di vista legale (essendo considerata una specie nociva, non è possibile liberare i cinghiali catturati in zone naturali o tantomeno agricole). L’esperienza dimostra che l’unica soluzione per impedire ai cinghiali di penetrare nel comprensorio sarebbe quella di utilizzare recinzioni elettrificate a basso voltaggio anti-cinghiale. I cinghiali non sono animali pericolosi per l’uomo. Lo dimostrano principalmente l’evidenza e le statistiche: non ci sono casi documentati di ferimenti o danneggiamento di persone da parte dei cinghiali, al contrario esistono diversi casi documentati di incidenti di caccia. Da questo punto di vista la pratica della caccia è più pericolosa degli animali che vuole eliminare. Non sussiste alcun motivo valido per sparare ai cinghiali, se non quello di accontentare momentaneamente pochi cittadini insofferenti, incapaci di adattarsi ad una realtà naturalistica, per fortuna ancora presente. Considerando poi che la stagione venatoria ha inizio il 21 settembre 2014 e termina il 31 gennaio 2015 compresi, che soluzioni come l'abbattimento e la caccia ("braccata") sono da considerarsi non idonei alla soluzione definitiva, che la caccia non sembra un rimedio efficace per contrastare i danni dei cinghiali all'agricoltura, anzi, attraverso la perdita della sincronizzazione dell’estro e l’aumento della fecondità, potrebbe essere considerata come una causa dei danni stessi. Metodi alternativi, quali recinzioni elettriche e foraggiamento dissuasivo, sembrano al contrario molto efficaci. Ricordiamo - commenta Avella di Fare Verde Onlus - che in data 10 settembre 2014 è stato istituito a Cassino un tavolo tecnico composta da: Parco degli Aurunci, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Provinciale, Comune di Cassino e Associazioni ambientaliste allo scopo di sviluppare idonee strategie di contenimento e gestione del suide sia in aree protette e non, e soprattutto per censire il numero degli ungulati nel nostro territorio. Per questo motivo abbiamo scritto al sindaco di Sant'Elia Fiumerapido, al Prefetto di Frosinone, al Comando di Polizia Provinciale e al Corpo Forestale dello Stato affinché revochi immediatamente l'ordinanza di abbattimento dei cinghiali, in attesa di un censimento della popolazione dell'animale. In mancanza verranno prese tutte le misure di legge del caso.

mercoledì 20 maggio 2015

Notizie di sport

Lega Calcio

Ultima ora
La lega calcio di serie A comunica che l’incontro di calcio Lazio-Roma, valevole per la 37° giornata del campionato di serie A, visto il protrarsi ai tempi supplementari della finale Tim Cup fra Lazio e Juventus sarà rinviata a martedì 26 maggio alle ore 18,00.

Ultimissima ora 
La lega calcio di serie A comunica che l’incontro di calcio Lazio-Roma, valevole per la 37° giornata del campionato di serie A, visto il protrarsi per un minuto di recupero oltre i tempi supplementari della finale Tim Cup fra Lazio e Juventus sarà rinviata a mercoledì 27 maggio alle ore 18,00.

Ultimissimissima ora
La lega calcio di serie A comunica che l’incontro di calcio Lazio-Roma, valevole per la 37° giornata del campionato di serie A, visto il protrarsi per un minuto di recupero oltre i tempi supplementari della finale di Tim Cup fra Lazio e Juventus, visto il non ottimale stato di salute dei calciatori Biglia e Lulic sarà rinviata e a data da destinarsi, in attesa che i suddetti calciatori riprendano la migliore forma.

martedì 19 maggio 2015

Laboratorio di giornalismo civico e partecipato, proseguono gli incontri.

Luciano Granieri


Circa due mesi fa iniziava la nuova scommessa  formativa dell’Osservatorio Peppino Impastato. Il LABORATORIO DI GIORNALISMO CIVICO E PARTECIPATO. Dal 14 marzo scorso, fino ad oggi gli incontri si sono rivelati più che proficui.  L’iniziativa sta riscuotendo un discreto successo. Il numero di partecipanti non ha subito cali significativi  nonostante l’impegno diluito in un periodo lungo dal 14 marzo al 6  giugno. 

Un elemento di forza emerso dagli incontri tenutisi fino ad oggi riguarda l’età dei partecipanti. Alle sessioni del laboratorio hanno assistito sia studenti  di liceo che di università. Ma buona è stata la partecipazione di persone più in avanti con gli anni. 

 Questo primo positivo bilancio non fa che confermare e confortare la nostre sensazioni per cui  mai come in questo periodo  emerge  la voglia dei cittadini di partecipare, di offrire il proprio contributo per la formazione di una coscienza collettiva condivisa. Una condivisione che vede nel  giornalismo civico e partecipato, una delle principali risorse.  Il flusso trasversale bidirezionale  fra fruitore e divulgatore dell’informazione  è un canale essenziale di partecipazione. Rendere i cittadini, oltre che informati, anche capaci di informare è l’ambizioso traguardo che il laboratorio intende raggiungere. 

 Fino  ad oggi le tematiche affrontate si sono  concentrate maggiormente su nozioni generali e sulle modalità di redazione di una giornale (quotidiano, rivista). Dopo  l’excursus storico effettuato dal Professor Mario Morsillo, sulla nascit, a lo sviluppo del giornalismo e del giornale attraverso le civiltà succedutesi  nei secoli scorsi , la Dottoressa Marzia Modesto ha affrontato più approfonditamente le modalità di acquisizione, selezione e divulgazione delle notizie.  La stessa dottoressa Modesto, ha illustrato la differenza fra una pubblicazione quotidiana ed una periodica e come le caratteristiche dei contenuti informativi  dovessero essere mirati  all’una o all’altra forma editoriale. Alcune esercitazioni relative  alla scrittura di una notizia e all’effettuazione di un’intervista, hanno coinvolto attivamente i partecipanti.

 Il Professor Tarcisio Tarquini, analizzando due grandi inchieste giornalistiche del passato: L’affaire Dreyfus e lo scandalo Watergate, ha mostrato quali siano gli elementi fondamentali del giornalismo di inchiesta. La dottoressa Denise Compagnone de “il messaggero”, insieme al magistrato,  Dottor Adolfo Coletta ha indirizzato i partecipanti verso  i migliori percorsi formativi per diventare giornalisti. 

Fin qui il programma svolto. Da sabato prossimo 23 maggio, sempre presso il LeBò club di Via De Gasperi,  per la cui ospitalità non finiremo mai di ringraziare Cristiano Bellincampi, inizierà un nuovo viaggio. Affronteremo le tematiche relative al web. Come cambiano le modalità di fruizione e determinazione dell’informazione nel caleidoscopico  mondo della rete. 

Siamo certi che il successo avuto fino ad oggi verrà quantomeno confermato.  Con enorme soddisfazione pubblichiamo, in altra parte del blog, un  ARTICOLO redatto da Alessia Cristofanilli. Alessia giovanissima studentessa presso il liceo linguistico Martino Filetico di Ceccano è una delle più assidue frequentatrici del corso  e conferma, con il suo contributo ,  che il nostro impegno non è stato e non è  affatto vano.

Di seguito i prossimi appuntamenti che si terranno a partire dalle ore 15,00 presso il Lebò Club di Via De Gasperi a Frosinone.

 sabato 23 maggio: 
L’informazione ai tempi del web, comunicazione trasversale e data journalism
                                    Relatori:  Anita Mancini e Luciano Granieri.

sabato 30 maggio: 
Giornalismo d’inchiesta
                    Relatori : Denise Compagnoni de “il messaggero” e Alessandro Redirossi                                     de: “l’inchiesta   quotidiano”

sabato 6 giugno: 
Giornalismo civico e partecipato.  
Relatore: Mario Catania.

Sempre sabato 6 giugno, alla fine del seminario di Mario Catania, si terrà l’evento di chiusura con la consegna degli attestati di partecipazione a chi ha frequentato il laboratorio.



Armi di distrazione e distruzione di massa

Alessia Cristofanilli

"Io non so con quali armi verrà combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma so che la Quarta verrà combattuta con i bastoni e le pietre."
Albert Einstein


Una tastiera è innocua quanto un fucile.

Una parola di troppo nel ventunesimo secolo costa la vita.

In cosa si sta trasformando Internet? La risposta è semplice quanto agghiacciante: nella nuova arma di distruzione di massa.

Con un'evoluzione molto particolare; la morte è cerebrale.


Mentre la Cina si godeva i suoi fuochi d'artificio, altri furboni meditavano su come utilizzare quella sostanza per far esplodere più uomini possibili in un macabro spettacolo di carne e sangue.

Dalla scoperta dell'inimmaginabile quantità di energia che si sprigiona dalla scissione dell'atomo é saltata fuori l'arma chimica più devastante mai creata.

Un fuoco d'artificio di morte che ancora oggi viene ingegnosamente studiato e sviluppato in qualche isoletta del Pacifico o in qualche zona desertica mentre il mondo canta, balla e fa finta di non vedere.

Internet, capace di far arrivare informazioni ai quattro angoli del mondo in pochi secondi, è diventato lo strumento più subdolo e infido mai visto nella storia umana, dove i politici si cimentano in campagne elettorali alternative guadagnando consensi a colpi di click, dove terrore e odio vengono diffusi senza bisogno di nessun abbonamento,  con un'abilità straordinaria e con tale assiduità e spietata naturalezza da risultare quasi normali, come le pubblicità onnipresenti che promettono sesso facile e "a prova di moglie", o di "diventare magri qui e ora", normali come un braccio che termina con una mano: trovare, o meglio "non trovare" dignità, umanità, serietà, valori in Internet è totalmente, assolutamente normale.

Libertà di espressione o disumanità dilagante?

Vediamo la verità o quello che altri vogliono farci credere che sia verità?

Proviamo ancora indignazione di fronte al sanguinoso video amatoriale di turno, o per abitudine ci ritroviamo a scuotere la testa, con un vacuo minuto di silenzio al seguito e una condivisione su Facebook per pulirci la coscienza?

Cosa stiamo diventando? Uomini che fagocitano violenza come una razione di pane giornaliera, ogni giorno ci viene propinata per essere assimilata e per assuefare il nostro spirito, perché "il mondo va così". La nostra indignazione si fa sempre più docile, viene risvegliata a comando, sempre dopo le tragedie potenti, quelle che fanno fare audience, chissene dell’ Ucraina, buttata dove sta non frega niente a nessuno.

Lo schermo crea quella barriera che fa di te il privilegiato e di quelli dall'altra parte dei fantocci, numeri a oceani di distanza.

E guai a usare questo mezzo per denunciare, perché al massimo rimedi uno sparo in fronte o una condanna a 1000 frustate.

Internet è quindi davvero libero, o è minuziosamente controllato anche nella sua libertà di facciata, studiato al solo fine della manipolazione?

La risposta è ovvia.

Rifiutiamo tutto ciò, rifiutiamo la libertà di plastica, pensiamo i nostri pensieri, usiamo le nostre parole. Critichiamo, riprendiamoci la nostra vera sensibilità sepolta sotto strati di sonno.

Non svegliamoci una volta al mese dopo la grande catastrofe come in una sorta di flusso mestruale di coscienze.

Smettiamola di costruirci trappole da soli.

Le parole sono potenti.

Il pensiero non può e non deve più essere manipolato.

Studiamo la Storia con la speranza di imparare dagli errori commessi, non per imparare a fare di peggio.


Alvito. Il Castello e la Torre.

Dionisio Paglia (consigliere comunale Alvito).


La torre di Mario Equicola semi-crollata qualche tempo fa è di proprietà privata, ma il torrione sud-occidentale del "Maschio" del Castello Cantelmo di Alvito (fine XI sec.) è di proprietà comunale e rischia il collasso. Nelle foto di seguito pubblicate  si scorgono lesioni profonde e un considerevole sgretolamento della base del torrione, che lasciano presagire un possibile crollo strutturale. Bisogna mettere in sicurezza il sito per la pubblica incolumità, magari con lavori di somma urgenza.
 Inoltre l'accesso al manufatto va accuratamente transennato per la sicurezza dei visitatori e il percorso o i camminamenti andrebbero ripuliti dalla vegetazione spontanea. Il maniero è stato già oggetto di lavori di restauro, che hanno interessato la parte nord-orientale: bisognerebbe trovare ulteriori finanziamenti per procedere magari al restauro totale.
E' appena il caso di ricordare che per la fruibilità turistica del Castello e del Borgo annesso l'Amministrazione comunale dovrebbe curare di più il verde pubblico con interventi manutentivi meno sporadici: per quest'ultimi non c'è bisogno di grosse somme.




Sanità in Ciociaria. Degradare le prestazioni pubbliche per far ridere i privati

Il Coordinamento Provinciale della sanità


Foto tratta dal sito "Frosinone bella e brutta"
Lunedì 20 aprile 2015 furono pomposamente inaugurati, con tanto di taglio di nastro e di benedizione del Vescovo, i nuovi locali del centro prelievi in via Armando Fabi. Locali angusti che si sapeva avrebbero reso più difficoltoso l’organizzazione del lavoro degli operatori sanitari e l’accesso dei cittadini bisognosi di esami ematologici. Fummo facili profeti nel prevedere proteste ed indignazioni ed una forte riduzione del numero giornaliero dei prelievi.
 A tre settimane di distanza le previsioni sono confermate dai dati. Prima, presso il centro prelievi di viale Mazzini, che non era un’eccellenza, venivano effettuati dai duecento ai trecento prelievi quotidiani. Oggi nel nuovo centro di via A. Fabi si e no si arriva alla metà. Le proteste dei cittadini, come quella di oggi, si registrano quotidianamente a causa dei disagi che  sono notevolmente aumentati. E con il sopraggiungere dei turni per le ferie che succederà?
 Prima del trasferimento del centro avevamo chiesto un incontro con la ASL e con il sindaco del Capoluogo per proporre un  servizio di trasporto pubblico da ogni punto della città verso la ASL alfine di   rendere accessibile a tutti i servizi sanitari erogati dalla ASL e dall’ospedale. Purtroppo  non abbiamo avuto alcuna risposta.
 Il sindaco ha accettato supinamente il trasferimento del centro prelievi da viale Mazzini   a via Fabi, senza tener conto degli enormi disagi a  cui vanno incontro i cittadini del capoluogo. Ancora una volta evidenzia il suo disinteresse per i problemi dei suoi amministrati.
 In questo centro prelievi non è minimamente tenuto in considerazione lo stato di disagio delle donne in stato di gravidanza costrette a  fare il turno come gli altri, tranne quelle che hanno raggiunto il nono mese.
 L’AIPA ripetutamente sottolineato la necessità di ripristinare il prelievo unico presso l’ambulatorio della TAO per tutti i pazienti anticoagulati (80\100 al giorno) in caso di bisogno di esami ematici differenti da quelli dell’anticoagulazione (INR).
Malgrado le assicurazioni date dai massimi dirigenti della asl nulla è stato fatto.

 Inseguito alle decisioni della ASL i laboratori privati convenzionati hanno notevolmente visto aumentare il loro lavoro e i loro affari. La managerialità della ASL è ridurre il pubblico per favorire il privato.  Obbiettivo raggiunto. I titolari delle imprese private che operano nella sanità non protestano ma sono contenti e soddisfatti. 

lunedì 18 maggio 2015

20 maggio si invitano i consiglieri e rappresentanti politici, le forze sociali

Comitato di Lotta Frosinone

Ai Consiglieri Comunali Comune di Frosinone
Ai Parlamentari eletti nella provincia
Ai Consiglieri Regionali eletti nella provincia
Alle forze sociali

P.C. Alla Prefettura
Al Presidente Amministrazione Provinciale Antonio Pompeo
AL Sindaco Giuseppe Morini di Alatri
Al Vice Sindaco Francesco Trina Comune di Frosinone



Oggetto: ex Lavoratori Frosinone Multiservizi. Invito Mercoledì 20 maggio h.18 presso la tenda in piazza VI dicembre si invitano i consiglieri e rappresentanti politici, le forze sociali e i cittadini interessati ad un incontro pubblico.

Alla luce della scelta da parte dell’ente Comune di Frosinone di proseguire con gli affidamenti alle cooperative sociali di tipo B dei servizi già della ex Frosinone Multiservizi, l’Amministrazione si sta riservando del tempo per trovare le “giuste condizioni” per la continuità degli affidamenti agli attuali soggetti.
L’Amministrazione trova difficoltà a continuare a fare proroghe anche alla luce della sopraggiunta chiarificazione nella Legge di Stabilità 2015 (legge n. 190/2014), dove sono state introdotte alcune modifiche alla legge n. 381 del 1991 istitutiva delle Cooperative Sociali. Evidentemente per il caso di Frosinone… In particolare, tali modifiche, riguardano il testo dell’art. 5, comma 1 della citata legge che prevedeva che “gli enti pubblici possono, anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della pubblica amministrazione, stipulare convenzioni con le cooperative che svolgono le attività di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), per la fornitura di beni e servizi diversi da quelli socio-sanitari ed educativi, purché finalizzate a creare opportunità di lavoro per le persone svantaggiate”. Il Nuovo testo della norma, modificata dal comma 610 dell’art.1 della Legge di Stabilità 2015 (legge n. 190/2014), infatti, prevede che: “al comma 1 dell'articolo 5 della legge 8 novembre 1991, n. 381, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le convenzioni di cui al presente comma sono stipulate previo svolgimento di procedure di selezione idonee ad assicurare il rispetto dei principi di trasparenza, di non discriminazione e di efficienza». In base a tale norma, dunque, le Pubbliche Amministrazioni e gli enti ad esse assimilati, non potranno più effettuare affidamenti diretti alle Cooperative Sociali di Tipo “B” dovendo ricorrere a iter di scelta basati su criteri comparativi di più offerte.
Il legislatore sembra essere intervenuto, quindi, proprio sulla questione di Frosinone, dove nel corso degli ultimi due anni 4 soggetti si sono divisi, senza soluzione di continuità, lo spacchettamento dei servizi con l’artifizio delle cooperative sociali di tipo B – ca €. 4,7 milioni + due appalti andati a Sol.CO. per 5 anni – che, come tutti sanno, non avevano alcun titolo per partecipare a tale banchetto. La scelta dello strumento delle cooperative sociali di tipo B iscritte nell’elenco regionale, utilizzato per una deroga alle regole ordinarie dettate dal Codice dei contratti per gli appalti sotto soglia, prevede uno specifico iter per il reinserimento di lavoratori svantaggiati (AVCP Determinazione. Linee guida per gli affidamenti a cooperative sociali ai sensi dell’art. 5, comma 1, della legge n. 381/1991), cosa che i lavoratori stabilizzati della Frosinone Multiservizi, così come inteso dalla legislazione, non risultano essere. Né vi appartengono i lavoratori che hanno sostituito quelli esclusi. Nelle Convenzioni stipulate successivamente agli affidamenti non è chiarito infatti l’indispensabile risultato sociale perseguito.
DI quante proroghe le quattro cooperative hanno avuto bisogno? Da 6 a 10 proroghe a seconda del servizio. Esse vengono motivate in attesa dell’espletamento della procedura di gara e spesso richiamando la sempre utile L.381/91. Ma tale procedura è stata portata a termine solo per il servizio di supporto alle attività del Museo Archeologico e della Biblioteca comunale ed altre attività di supporto amministrativo;  e per ilservizio di supporto alla gestione funzionale degli impianti sportivi ed agli eventi culturali e di spettacolo. Per gli altri servizi la procedura non è mai iniziata, salvo che per servizio Verde Pubblico, poi revocata. Inoltre compaiono affidamenti temporanei a soggetti “nuovi”, di cui non si rintraccia motivo nelle singole determine,  ma tutto continuava a svolgersi in assoluta continuità. E la soglia annuale sotto la quale sarebbe possibile affidare i contratti quanto sarebbe? E a Frosinone l’hanno rispettata? Nei due anni di affidamento di 10 servizi, quindi 20 appalti, almeno in 13 casi è stata superata la soglia dei €.200.000,00.
I lavoratori da tempo suggeriscono agli enti di intraprendere un’altra strada che coniughi lavoro, servizi e reddito senza tanti artifizi per proseguire su terreno minato e che ha dimostrato, tra le altre cose, che non è stato affatto più economico della gestione in house dei servizi. Si è invece fermi alla fine di febbraio u.s. quando il consiglio comunale ha votato un preciso ordine del giorno  che impegna il sindaco e la giunta alla quantificazione delle risorse messe a disposizione da parte dello stesso Comune di Frosinone per i servizi da contrattualizzare con la newco a seguito dei minori trasferimenti da parte dello stato; alla relazione tecnica dei dirigenti e dei segretari generali dei tre enti circa il percorso amministrativo per la costituzione della newco al fine di assorbire i lavoratori della ex Multiservizi.
I lavoratori fanno appello al consiglio comunale a cui spetta l’elaborazione degli atti di indirizzo sulle aziende pubbliche e gli enti sovvenzionati/vigilati è il Consiglio comunale (o provinciale), in quanto organo di indirizzo e di controllo politico–amministrativo dell’ente locale (art. 42, co. 2, lettera g, d.lgs. n. 267/2000).” Il consiglio comunale di Frosinone non si è mai espresso in tal senso da quando furono ritirati i servizi alla Frosinone Multiservizi. E’ l’ora che lo faccia prima che la giunta costruisca di nuovo un pastrocchio interessato e il consiglio ne diventi complice con un tacito silenzio.
Cordiali saluti.
Frosinone 18 maggio ’15                                                    

 I lavoratori della tenda al 406° giorno di presidio

Frosinone in serie A la nuova maglia

Comitato di Lotta Frosinone

La maglia del Frosinone 2015-2016.... Ciucci, zebre, tori, lupi, aquile e altre bestie attenti.... Non vi fate male, non abbiate sete e soprattutto non chiedete lavoro!


domenica 17 maggio 2015

La scuola della costituzione

Marina Boscaino

Non so se vi è mai capitato di avere uno di quegli incubi in cui urlate e la voce non esce; volete correre e le gambe non rispondono; avete urgenza di telefonare e il numero è dimenticato o il telefono non funziona. Questa è la condizione in cui molte persone come me vivono da ormai molto tempo. Chi siamo? Quelli che hanno investito motivazione, studio, impegno, passione, tempo e danaro per provare a partecipare democraticamente alla vita pubblica attraverso la cura, il rispetto, la difesa della scuola della Costituzione. E l’interpretazione convinta e consapevole del mandato costituzionale che ci viene affidato in quanto docenti.
Abbiamo persino fornito una risposta incontrovertibile a chi ci ha sempre accusati di saper dire solo no: non abbiamo solo dissentito in merito alla “riforma” del governo-partito e del partito-governo, capeggiato dall’uomo solo al comando. Abbiamo proposto un’alternativa, la Lipscuola (Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica) , ora ddl alla Camera e al Senato grazie ad alcuni parlamentari che l’hanno firmata e depositata [v. Adista Segni Nuovi n. 5/15]. Un dispositivo in 29 articoli, che configura un’idea di scuola sostenibile e soprattutto coerente con il dettato costituzionale.
Nemmeno questo è servito. Non sono servite assemblee, mozioni di collegi dei docenti, raccolte ad una ad una; non sono serviti viaggi, convegni; non è servito, nemmeno, studiare e ristudiare la proposta del governo, considerarne criticamente gli aspetti. Evincere, attraverso l’analisi, che si tratta di un progetto irrealizzabile quanto irricevibile: una scuola gerarchizzata, dove il merito è un’entità astratta, che sta nella testa di un unico decisore. Selezionatore di caporalato, reclutatore di docenti che non avranno più garanzie né mansionari determinati dai loro studi e dalle loro competenze, ma fluttueranno in un albo in attesa di una chiamata, decisa dal dirigente, appunto, che determinerà se andranno in cattedra o a svolgere una delle 13 mansioni alternative previste. In versione ridotta, si ripropone il modello del governo nazionale, con il dirigente scolastico che peraltro assorbirà le funzioni fino ad oggi prerogativa degli organi collegiali, garanzia della democrazia scolastica. Per cui la scuola statale non ha più necessità – nella gioiosa, arrembante, spregiudicata, insensata ode alla “modernità” del nuovo che avanza – di far riferimento ai due principi che più di tutti la rendono viatico di cittadinanza per tutti i cittadini e strumento dell’interesse generale: libertà dell’insegnamento e  unitarietà del sistema scolastico nazionale. La prima garanzia di pluralismo e laicità, nonché espressione della dignità del nostro lavoro. L’altra attuazione del principio di uguaglianza, secondo il quale le scuole italiane da Lampedusa a Sondrio devono essere uniformate alle stesse norme generali e sta alla Repubblica istituire scuole di ogni ordine e grado. La proposta, invece, prevede non solo la concessione di sgravi fiscali alla scuola paritaria (che si vanno ad aggiungere ai fondi che annualmente lo Stato le eroga, nonostante il dettato costituzionale); ma il possibile versamento del 5xmille dei contribuenti per la scuola dei propri figli: i ricchi, in scuole già ricche e sempre più ricche. I meno fortunati, confinati e destinati ad una condizione di minorità: la fine della scuola pubblica come “ascensore sociale” prevista dalla Costituzione. 
Dodici deleghe in bianco che il governo concede a se stesso su temi nevralgici completano l’opera: il lavoro che verrà inaugurato con l’approvazione del testo verrà completato con l’intervento padronale, portato a termine nelle segrete stanze. 
Nella giornata del 5 maggio – dati provvisori del Ministero della Funzione pubblica alla mano – almeno il 65% dei lavoratori avrebbe scioperato, facendo registrare il più grande sciopero della scuola di tutti i tempi. La previsione relativa ai dati definitivi si attesterebbe attorno all’80%. A fronte di questi inediti numeri e della consistenza della protesta – per la quale i lavoratori della scuola hanno sacrificato 42 milioni di euro delle proprie giornate di salario in nome della democrazia – siamo stati apostrofati nelle maniere più volgari ed irriverenti per una protesta democratica, consapevole e diffusa che, innanzitutto, meriterebbe rispetto. La risposta del governo a questa straordinaria mobilitazione, anticipata da flash mob e da partecipate iniziative, è stata inequivocabile: in Commissione cultura hanno approvato il testo – dopo aver imposto contingentamento dei tempi e “ghigliottina” sugli emendamenti – addirittura in anticipo. Il testo approderà in Aula il 19 maggio. Gli emendamenti approvati sono solo un restyling linguistico, che non intacca affatto la filosofia che orienta il progetto. 
L’incubo è questo, ed è ancora più claustrofobico, considerato l’uso spregiudicato delle parole al quale nemmeno il peggior Berlusconi era mai arrivato: dicono “ascolto” e poi blindano gli spazi di contraddittorio, confronto e dialettica, nonché di partecipazione. Dicono miglioreremo il testo e poi lo camuffano con spostamenti di frasi o selezioni lessicali che non incidono sulla sostanza. Insultano, irridono: tra Renzi, Faraone e Giannini è stato tutto un irriverente, sarcastico dileggio a coloro che dissentono e continuano a denunciare la situazione.
Ma noi non ci arrendiamo. Per noi, come hanno affermato Bernocchi (Cobas), D’Errico (Unicobas), Pantaleo (Flc), Di Meglio (Gilda), ma soprattutto come hanno affermato le centinaia di migliaia di docenti, studenti, Ata e genitori che si sono riversati in piazza il 5 maggio, il ddl è inemendabile. I numeri al Senato non sono così sbilanciati come alla Camera. I firmatari della Lipscuola stanno già lavorando agli emendamenti sulla base del testo della Lip. 
In ragione della condivisione trasversale della Lipscuola, si ritiene inoltre fondamentale continuare l’impegno unitario per la scuola della Costituzione, proponendo che il 18 maggio fioriscano mille iniziative nelle scuole e che la giornata del 19 maggio, giorno in cui il ddl entrerà in Aula, sia caratterizzata ancora una volta da una forte mobilitazione in tutto il Paese; e a Roma, Montecitorio sia circondato da una imponente catena umana, così come le prefetture, terminali locali del governo centrale.
           

Incontro Medici, pazienti anticoagulati e Cittadini

ASSOCIAZIONE ITALIANA PAZIENTI ANTICOAGULATI E CARDIOPATICI
L’ASSOCIAZIONE MEDICI di  FAMI
PER L’AMBIENTE
I  N  C  O  N  t r o
Medici, pazienti anticoagulATI E CITTADINI
     Martedì 19 maggio  2015 – ore 16  -  CASA DEL VOLONTARIATO
       Via Pierluigi da Palestrina (ADIACENTE CINEMA ARCI) – Frosinone Scalo

La Dott.ssa TERESA  PETRICCA – specialista pneumologa – parlerà sul tema:
“ Inquinamento dell’aria (PM 10) e le malattie respiratorie”
 A ciascun cittadino  che interverrà  saranno consegnati due questionari ,per un totale di 11 domande,riguardanti le principali Malattie Infiammatorie dell’Apparato Respiratorio: Asma e Broncopneupatia Cronica Ostruttiva.
I questionari consentiranno una diagnosi generica .In tal modo si potrà mappare la patologia sul territorio,contando i malati.
Si rammenta, che molte patologie di tipo infiammatorio,degenerativo e neoplastico dipendono in larga parte da fattori ambientali.


L’Associazione “Medici di Famiglia per l’Ambiente” di Frosinone, costituita da 12 medici di famiglia e da uno specialista pneumologo,è nata per capire,tramite uno studio epidemiologico sui propri  pazienti in particolare e su tutti i cittadini della Città di Frosinone in generale,quali siano le eventuali ripercussioni dell’inquinamento dell’aria sulla salute.

E serie A fu

Luciano Granieri


 E serie A fu.   Nonostante i Lotiti, i Tavecchi,  i Belloli  e tutta la vasta gamma di ignoranza razzista e sessista  che pervade la dirigenza del calcio nazionale , il Frosinone calcio, l’anno prossimo, giocherà nella massima serie calcistica . Intendiamoci le  anime candide come  era   un certo Damiano Tommasi, grande calciatore della Roma e della Nazionale, sono ormai rare. Sappiamo benissimo che le parole di Lotito, sulla poca commerciabilità  televisiva del Frosinone e del Carpi,  hanno un fondamento.  Ma  d’altra parte anche la Lazio in Champions League ha la stessa scarsa appetibilità  del Carpi e del   Frosinone in serie A.  Comunque  a noi piace pensare da anime candide.   Ci  esalta   salutare con entusiasmo le favole di squadre di provincia che ,grazie alla capacità dei  propri dirigenti, riescono ad emergere nel calcio milionario senza spendere fortune per grandi campioni  i quali,  spesso, con la pancia ed il portafoglio pieno mettono in scena la patetica recita dei  fuoriclasse che furono   . E’ bello pensare  che nella serie A dei Lotiti e dei Taveccchi e dei sessisti alla Belloli il calcio rimane ancora uno sport, e come tale,  si possa vincere anche con quelle doti:  dedizione, impegno, lavoro, sapienza  tattica, con cui si eccelle nello sport.  L’alta finanza la lasciamo volentieri ai Lotiti,  ai Tavecchi, ai  Belloli e compagnia cantando, almeno per questa estate. Poi  ricomincerà il campionato e torneremo a fare i conti.  Intanto  godiamoci la festa.  Un’ultima riflessione. Il Frosinone Calcio è in serie A, ma la città di Frosinone riuscirà ad uscire dalla palude della serie C e a non retrocedere addirittura nei dilettanti? Con questi amministratori c’è poco da sperare. Forza Frosinone.