Il cittadino Volsco
sabato 11 luglio 2015
Niente di nuovo dal fronte Ellenico
Luciano Granieri
Quiz estivo. Indovina
chi l’ha detto: “Dobbiamo governare. Tra
una soluzione brutta e una catastrofica bisogna scegliere la prima” Prodi? Bersani? Letta? Renzi? Sbagliato, nessuno di loro. Questa perla di
saggezza si deve ad Alexis Tsipras.
Fatemi capire. Si è messo in mezzo tutto
sto’ casino in Grecia , le elezioni anticipate, la battaglia con la
troika, il referendum, lo sciame di
soggetti ultrasinistri in religioso pellegrinaggio da tutta Europa, Calimera
d’Italia compresi, verso la rinata patria della democrazia per scegliere il male
minore? Allora non è cambiato nulla!
E’
una vita che riformisti vecchi e nuovi, propongono di optare per il meno peggio. Quando accadrà che la
moltitudine di lavoratori, precari, disoccupati, studenti, pensionati, sarà in
grado di scegliere il bene . Quand’è che
ci libereremo dalla dittatura del male, minore o peggiore che sia?
Il brutto preferibile alla catastrofe di Tsipras
prevede 12 miliardi di tagli, invece degli 8 proposti dalla Troika e rigettati del
referendum. In cambio si
otterrebbero 50 - 60 miliardi di aiuti
per il prossimo triennio e una riduzione dell’avanzo primario da realizzarsi attraverso quattro step : 1% nel 2015, 2%, 3% e 3,5% negli anni
seguenti sino al 2018 (la troika aveva imposto il 5%) . Ad una revisione delle imposte, che andranno
a piluccare qualcosa anche fra i più ricchi, ad una riduzione delle
spese militari, si contrappone un aumento
dell’Iva fino al 13% per i generi
alimentari di base e 23% su i prodotti lavorati, il tutto porterà ad un aumento
medio del cibo dell’8,65%. L’età pensionabile sarà elevata a 67 anni e dalle
pensioni verranno prelevati contributi per il sistema sanitario. Sono previste riforme del lavoro stile jobs act e privatizzazioni diffuse.
Oltre ai gioielli
famiglia, il Porto del Pireo su tutti, anche l’ex aeroporto ateniese di
Hellinokon, ex base nato, ex sede dei giochi del 2006 sarà venduto al miglior
offerente. 700 ettari pronti ad essere acquistati dall’armatore immobiliarista,
proprietario della Eurobank Spyros Latzis . Ad oggi quell’area ospita un
ambulatorio sociale gestito da proprio da Syriza, dove diversi medici prestano
alla popolazione più povera cure a titolo gratuito e dove è previsto
l’insediamento di un parco pubblico. Ma
se, come sembra certo, l’area finirà
nelle mani di Latzis è bell’e pronto un gigantesco piano di lottizzazione. Alla
faccia del male minore!
Il bello è che le istituzioni, potrebbero anche non approvare
questo piano giudicato poco credibile
dai ministri finanziari e dalla Ue. Francamente facciamo tifo per l’ex troika.
Speriamo che la proposta venga rigettata.
Finalmente si capirà, che con una Ue espressione dei
potentati finanziari, pronti ad aggredire con manovre speculative qualsiasi
governo si azzardasse a pianificare politiche redistributive, non è possibile
trattare.
La storia ce l’ha insegnato, con il capitalismo non si tratta. Quello
è il nemico di classe e come tale va combattuto. Come? Intanto disinnescando le
armi che oggi i neoliberisti possiedono. La prima, la più potente è
l’euro. Una delle grandi sciagure arrecate dalla moneta unica è l’impoverimento dei lavoratori, i quali hanno dovuto subire
pesanti compressioni dei salari , per sopperire alla svalutazione competitiva
non più possibile con la moneta unica. Su questa dinamica si è consumato il più
feroce attacco alla classe lavoratrice e alle classi subalterne. Si è prodotto
un impoverimento diffuso, per la continua devastazione del salario reale, il
cui reddito si è trasferito progressivamente verso il profitto.
Come è possibile
trattare in un contesto di regole stabilite da quattro banchieri, in cui il fiscal compact impone la macelleria sociale
ad intere popolazioni per rientrare di un debito che non hanno contratto. Quali
possono essere i margini di trattativa se ogni stato è costretto a sottoporre
le proprie leggi di bilancio a quattro
burocrati, pronti a segnare con la penna rossa ogni provvedimento teso a
ripristinare un minimo di giustizia sociale?
Ora le forze variamente collocate
alla sinistra di Syriza, gridano al tradimento. In realtà, le cose erano chiare
sin dalla presentazione del programma elettorale, completamente irrealizzabile. Non è
possibile sfuggire dal tritacarne dei memorandum, senza rifiutare totalmente le
regole dell’Ue compresa la moneta unica. L’obbiettivo di Tsipras finalizzato
alla ristrutturazione del debito senza
pagare dazio sociale e senza uscire dall’Euro era ed è pura chimera .
Purtroppo una significativa maggioranza di Greci ci ha creduto e adesso si
sente tradita.
Più realisticamente Tsipras
avrebbe dovuto tener conto del rapporto del
suo Parlamento sul del debito Greco definito
illegittimo, illegale e odioso. Illegale
perché le condizione imposte per concedere i prestiti da parte di FMI e Bce
hanno violato la Costituzione greca e il diritto internazionale, illegittimo perché quelle stesse condizioni hanno
disatteso gli obblighi in materia di
rispetto dei diritti umani, odioso perché
la Troika sapeva che le misure imposte erano antidemocratiche e avrebbero
portato a grandi violazioni dei diritti socio economici.
In base al rapporto,
dunque non si sarebbe dovuta neanche analizzare la possibilità di
rimodulazione, ma imporre il non pagamento di debiti, illegali, illegittimi e
odiosi. Si sarebbero interrotti gli aiuti da parte delle “Istituzioni” la Bce,
come è accaduto, avrebbe interrotto il flusso di denaro alla banche. Automatica dunque l’uscita
dall’euro con la conseguente ripresa dell’emissione della Dracma. La
svalutazione conseguente, se gestita in modo accorto, non sarebbe stata una
sciagura così devastante.
Posta l’adozione di un sistema per legare i salari
all’inflazione allo scopo di difenderne il potere d’acquisto, con l’emissione della
Dracma le banche sarebbero state nazionalizzate e anzi una moneta debole in un Paese in cui la maggiore risorsa è il turismo,
avrebbe potuto rilanciare in modo decisivo questa settore, ricavandone la
capacità finanziaria per far crescere le altre attività attraverso la
nazionalizzazione delle aziende in crisi senza indennizzo per i proprietari
privati.
Questo piano sin da subito avrebbe dovuto proporre Tsipras già dalla
campagna elettorale. Ma evidentemente Syriza insieme con le sue omologhe
formazioni europee, Podemos, Possiamo, (se ce lo permettono) Sel i frammenti di Rifondazione è entrata a
far parte della galassia riformista. Uno spazio lasciato vuoto dai partiti
socialisti europei, ormai convertitisi al verbo neoliberista. E da prassi
riformista, non è buona norma mettere in discussione il contesto capitalistico
borghese che ha portato alla disgregazione delle classi subalterne. E’ prassi
riformista, far finta di protestare per ammansire i propri rappresentati, e poi
trattare con la controparte. Dalla Grecia dunque nonostante un po’ di casino
non arriva proprio niente di nuovo.
Lettera aperta di Ferdinando Imposimato al presidente della repubblica
Roma 9 luglio 2015
illustre signor Presidente della Repubblica
so bene che le possibilità che lei non firmi la legge sulla buona scuola sono poche. E tuttavia, in un momento grave per le sorti della democrazia e della libertà, sento il dovere di rivolgermi a Lei, quale massimo garante della Costituzione, per dare un contributo di conoscenza sul problema complesso e per richiamare la Sua vigile attenzione sulla opportunità , prima di promulgare la legge , di chiedere, in base all'art 74 della Costituzione, con messaggio motivato alle Camere, una nuova deliberazione che sia conforme alla lettera e allo spirito della Costituzione repubblicana.
1. La democrazia è un sistema di regole stabilite inderogabilmente, dalla Costituzione , ex art 1, e vincolanti per Parlamento e Governo. Ebbene queste regole non sembrano essere state osservate al Senato con il voto di fiducia sulla legge. Infatti la fissazione di “linee guida per valutare il premio dei docenti” , che poi avrà incidenza sulla carriera dei docenti, premiati e non, è prevista, nella legge approvata al Senato con la fiducia, entro il 2018, con una delega generica al Governo su una materia fondamentale. Ciò va contro l'articolo 76 della Costituzione, per il quale “l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi, e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti”, principi e oggetti che mancano del tutto nella legge de quo agitur. Inoltre l'art 72 della Cost prevede che “la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa”.
2. Dopo oltre 15 anni di assenza di regole su reclutamento e utilizzo del precariato istituzionalizzato con la l. 143/2004 e con la l. 128/2013, la Corte di Giustizia Europea con sentenza 26 novembre 2014, ha condannato l’Italia per violazione della Direttiva 1999/70/CE, avendo costretto al precariato 400 mila docenti benemeriti privati del diritto al lavoro e alla dignità. Situazione non eliminata dalla legge sulla scuola. La precarietà e gli stipendi inadeguati di docenti precari e di ruolo violano l'art 36 della Costituzione secondo cui “il lavoratore – tra cui l' insegnante- ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e comunque tale da garantire una vita libera e dignitosa”. E 600 euro al mese per i precari e 1800 euro per i docenti di ruolo dopo 30 anni non sono tali da garantire una vita libera e dignitosa.
Il mancato rispetto della sentenza della corte di Giustizia da parte del Governo viola: 1) l'art 10 della Costituzione secondo cui “l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”, tra le quali rientra la direttiva 1999/70/CE , nonché 2) l'art 117 della Costituzione secondo cui “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”, tali essendo anche quelli derivanti dalla Sentenza della Corte di Giustizia europea relativa alla stabilizzazione dei precari.
3. Nella legge i poteri di gestione della scuola, prima affidati al solo dirigente scolastico , sono stati poi affidati a un organo collegiale. A scegliere gli insegnanti più meritevoli, sarà un “Comitato di sette membri, tra cui il preside , tre docenti insediati dal Consiglio di Istituto e per metà dal collegio dei docenti , un membro esterno, un genitore e uno studente , che individueranno i migliori e più impegnati tra i docenti da valutare” . Tutto ciò con conseguenze inaccettabili sulla armonia tra i docenti e sulla imparzialità nella gestione della scuola. Questa norma si pone in contrasto con la Costituzione . Infatti i criteri di valutazione del merito dei docenti vanno stabiliti per legge e non attribuiti a scelte discrezionali di presidi, dirigenti scolastici o comitati di cui fanno parte membri esterni, genitori e studenti, che non sono né ben informati sul rendimento né imparziali . Infatti l'art 97 stabilisce che “i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione”. Ma viene violato anche l'art 33 della Costituzione sulla libertà di insegnamento: un docente che dovrà essere giudicato da un comitato di cui faranno parte anche i genitori degli studenti, un rappresentante degli stessi studenti e un membro esterno, non sarà più libero, ma sarà condizionato da interferenza di soggetti non imparziali.
4. Un aspetto centrale del ddl sulla “Buona Scuola” riguarda il corretto finanziamento delle scuole private, cd paritarie , e statali. Primo punto La riforma prevede (art 17) per i contribuenti italiani la possibilità di donare il 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche alle scuole statali o alle scuole private. Il punto in questione ha portato plurime novità negative. E ciò per l'aumento dei beneficiari privati idonei ad ottenere le donazioni. Passati da 50.000 a quasi 96.000 . Questo metodo di distribuzione di risorse pubbliche premia le scuole pubbliche o private che hanno non solo più sostenitori, ma anche sostenitori più abbienti rispetto a scuole dislocate in zone povere , andando così ad accentuare diseguaglianze già esistenti tra le scuole. Ad esempio, riceverà un maggior finanziamento la scuola che si trova ai Parioli a Roma, rispetto alle scuole che si trovano a Centocelle , al Tiburtino e al Prenestino, per non parlare degli istituti scolastici di paesini poveri le cui scuole avrebbero un beneficio ancora minore.
5. Appare evidente che con l'art 17 della legge si viola 1) l'art 3 1 c della Costituzione che afferma eguaglianza sociale dei cittadini: ci sarebbero cittadini e studenti di zone benestanti, avvantaggiati dal 5 per mille, rispetto a genitori e studenti, che frequentano scuole di zone con cittadini con redditi minimi o privi di reddito, che del 5 per mille non fruiranno; 2) l'art 3 2 comma della Cost, perché la Repubblica , sottraendo una parte delle imposte alla scuola pubblica , viene meno, per mancanza di risorse, al dovere di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” , specie dei più poveri. Questi infatti non fruirebbero della donazione del 5 per mille a differenza dei più abbienti, e del diritto dovere dello Stato di istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi ex art 33 3) l'art 34 della Costituzione sulla gratuità della scuola pubblica dell'obbligo.
6. Articolo 18 Il cosiddetto School bonus prevede benefici fiscali per chi versa denaro alle scuole. La norma contrasta con almeno tre articoli della Costituzione. Anzitutto con l'art 53 perché i più ricchi godranno di benefici fiscali previsti a favore di coloro che in cambio di “erogazioni liberali in favore di istituzioni scolastiche” anche private. Invero l'art 53 della Costituzione, prevede che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche – tra cui quelle per la scuola pubblica- in ragione della loro capacità contributiva”; i più abbienti fruiscono di benefici fiscali a scapito della scuola pubblica. Se tali fruitori pagassero le somme dovute a titolo di imposta, lo Stato potrebbe dare attuazione all'articolo 33 della Costituzione, secondo cui “la Repubblica istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. La norma viola anche il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge ex art 3, esistendo lavoratori che vivono in zone o paesi ove queste erogazioni liberali – che tali non sono- non si verificano. Con l'ulteriore paradosso che se i cittadini benestanti pagano al fisco interamente le somme dovute , le scuole pubbliche non fruiscono di “strutture , manutenzione e potenziamento “, di cui godono i paesi e le zone in cui vivono evasori fiscali.
7. Articolo 19 (Detraibilità delle spese sostenute per la frequenza scolastica)
Ultima modifica in materia di agevolazioni fiscali consiste nelle detrazioni IRPEF, in favore delle famiglie che iscrivono i propri figli in scuole appartenenti al sistema nazionale di istruzione, per le spese sostenute per la frequenza delle scuole sopra indicate. La disposizione de quo riguarda di fatto solo le spese sostenute per la frequenza di scuole private e prevede una detrazione dall’IRPEF pari al 19% delle spese sostenute per la frequenza delle scuole sopra indicate. In tal caso vi è il finanziamento delle scuole private grazie alle somme versate dai contribuenti soggetti all'IRPEF, con una evidente violazione dell'art 33 terzo comma della Costituzione secondo cui “ enti e privati hanno i diritto di istituire scuole e istituiti di educazione senza oneri per lo Stato”, mentre in questo caso gli oneri per lo Stato sono rappresentati dalle detrazioni IRPEF che vanno a favore della scuola privata per le quali non si applica l'art 34 della Costituzione, essendo esse scuole non gratuite. E sarebbe violato anche l'art 53 della Costituzione sul principio che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in proporzione della loto capacità contributiva.
8. Per contro , nessun beneficio va alle scuole pubbliche e alle famiglie non abbienti dall'art 19. In realtà i senza reddito o quelli con reddito minimo hanno comunque il diritto dovere di inviare i figli a scuola pubblica che è gratuita , in base all'art 34 della Costituzione che stabilisce “l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Le sole scuole che fruiranno del finanziamento sono le scuole private. Che non sono gratuite. La norma (art 19) comporta come conseguenza che ingenti risorse pubbliche sono sottratte alla scuola pubblica, sicché la Repubblica, ancora una volta , non adempie, per mancanza di fondi, al dovere di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e privato che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza , impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica economica e sociale del Paese”.
9. Individuate le principali novità introdotte in materia di agevolazioni fiscali dalla legge non ci resta che analizzare la scelta politica portata avanti dal governo : le presunte agevolazioni mostrano la volontà di riformare sensibilmente il modello di scuola italiano, non solo da un punto di vista strutturale, ma soprattutto da un punto di vista culturale, sociale ed economico. E' evidente la spinta sempre più netta verso un sistema di finanziamento pubblico della scuola privata e un finanziamento privato della scuola pubblica, in netta contrapposizione con l’idea di istruzione pubblica, di qualità e accessibile a tutti così come previsto dalla Costituzione agli articoli 3 , 9, 33 e 34. Nel nostro caso sarebbe violato l'art 9 della Costituzione, secondo cui la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, poiché la destinazione delle risorse alla scuola priva non lo consentono.
10. Il nostro appello ad agire ai sindacati confederali è caduto nel vuoto: una sterile e inutile critica è l'ultimo atto di una sostanziale inerzia di fronte alla legge. Si può pensare di difendere la scuola pubblica con discorsi moralistici come “la legge non risolve il problema del precariato, mortifica la partecipazione e la collegialità, non rispetta la libertà di insegnamento, propone una idea distorta di valutazione e di merito” ? Mentre nessuna iniziativa decisiva contro la legge vi è stata da parte dei sindacati? Le parole sono e restano vacui suoni, e la strada per la perdizione è stata sempre accompagnata a finte proclamazioni di devozione a un ideale: la libertà e l'eguaglianza dei diritti sociali non si attuano con quello che si dice , ma con l'applicazione e l'azione, mancate nel momento più grave dell'attacco alla Costituzione, il cui nome e le cui violazioni non compaiono nel manifesto dei sindacati.
Queste osservazioni affido alla Sua attenzione, signor Presidente, segnalando i molteplici profili di incostituzionalità della legge nella speranza che Ella, in base agli artt 54 e 74 della Costituzione, possa chiedere alle Camere una nuova deliberazione sul disegno di legge sulla Buona Scuola.
Con i sensi della più alta considerazione
Ferdinando Imposimato
venerdì 10 luglio 2015
Scappa coniglio giallazzurro
Luciano Granieri
Il Bellator Frusino giallazzurro , recentiorisque, ha tuonato contro
gli ignavi conigli suoi sottoposti,
accusati di codardia per essersi dati alla fuga innanzi a quattro manipoli di
barbari . Primitivi straccioni decisi, striscioni in
pugno, a difendere la terme dall’invasione del cemento . Il Bellator Frusino
giallazzurro tuonò contro i conigli codardi. Ma lo stesso Bellator Frusino,
giallazzurro latitò anch’egli alla
pugna innanzi ai decisi e fermi manipoli. Sempre il medesimo Bellator Frusino giallazzurro, ha messo nuovamente in atto l’ignominiosa fuga dai vandali, rinviando la data della pugna, dal 16 al 23 luglio per rinserrare il suo esercito di truppe
cammellate. L’ennesima ritirata del Bellator Frusino giallazzurro sarà tentata nel corso dell'agone bellico di giovedì 23 luglio, quando il Bellator proverà a rinviare fino a notte tarda l’incrocio della armi per sfiancare i manipoli bene armati di vessilli . Insomma
più che un Bellator, visto i reiterati tentativi di fuga, il giallazzurro pare un
coniglio. Già si odono i cori di incitamento : Scappa coniglio
giallazzurro, scappa coniglio giallazzurro, scappa…etc etc.
Detto come nel vomito di un'emozione
Oreste Scalzone
Padroni, banchieri, finanzieri, statisti, politicanti, comandanti, governanti, tecno-econocrati, cortigiani, trombettieri, di tutti i colori, ideologie, sfumature – liberali, ultraliberali, nazistoidi, ''sinistri'', legalisti, ''cittadinisti'', si dividono solo in ipocriti e sfrontati, ma sono tutti differentemente funzionarî anche di crimine, e per sovrammercato ormai anche al di sotto di ogni sospetto rispetto a delinquenza privata : tutti compatibili con il considerare vasti insiemi umani come « sottouomini », carne da macello, da cannone, da espianto ; come "esuberi", oggetto di risentimento mortale perché 'persistono' con disperata vitalità, mentre dovrebbero sparire... LorSignori sono tutti compatibili con diverse forme e gradi di 'sterminismo'. Lo si vede a occhio nudo anche rispetto a come agiscono con le genti in Grecia, e coi profughi -- e anche come, in modo rivelatore, parlano di loro. Ma lamentela, querimonie, denunce non servono. Anzi. Bisogna pensare a forme di vita, di relazioni, di azione che permettano di sfuggire alla presa di questi mentecatti funzionarî dell'assurdo, e di costruirsi uno scampo, destituendo poteri costituiti, sabotando, decostruendo la capacità di maleficio di questi decerebrati decerebratori che osano ruttare di "meritocrazia" (!?!).
La risposta degli studenti al Governo contro l'approvazione della Buona Scuola
Rete della Conoscenza Uds Link
La nostra democrazia è tenuta in ostaggio e l'approvazione del ddl scuola è l'emblema dell'autoritarismo del Governo Renzi. Dopo mesi di cortei, occupazioni, proposte alternative e scioperi è assurdo che non si sia fatto un passo indietro: da settembre renderemo le scuole ingovernabili. Renzi non ha compreso l'entità della resistenza che metteremo in campo. Il movimento della scuola è maggioritario nel Paese e non si fermerà!
La consulta incontra l'amministrazione Nocella - Piedimonte San Germano (FR)
Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano"
La Consulta incontra l'amministrazione Nocella.
Nella
mattinata di venerdì 10 luglio 2015, i membri della Consulta Dell'Ambiente di
Piedimonte San Germano incontrano ufficialmente per la prima volta dal suo
insediamento la nuova amministrazione comunale, presieduta dal Sindaco Vincenzo
Nocella e dai suoi assessori e collaboratori. All'interno della Sala Giunta
comunale, alla presenza del Sindaco, dell'Assessore allo Sport, Ambiente,
Turismo e Attività Produttive Valerio D'Alessandro, con il supporto di Fulvio
Fimiani e con l'Assessore Donatella Massaro, si è svolta la prima riunione di
conoscenza tra la Consulta ambientale e gli amministratori, dove si è parlato
non solo di ambiente, ma anche di progetti del settore sociale e culturale,
oltre che di viabilità e sicurezza. Si è partiti dal progetto dell'analisi
completa dell'aria, progetto partito proprio da questo Comune ma bocciato dalla
vecchia ammnistrazione, per poi passare ad uno dei problemi critici, il caso
della mala gestione dell'Acea Ato 5, chiedendo in primis di emanare da subito
un'ordinanza sindacale in cui vengono finalmente tutelati gli utenti sulla
diminuzione o sospensione del flusso idrico o addirittura la rimozione fisica
del contatore. Si è parlato anche della richiesta degli oneri concessori,
sospesi dal 2009, che Acea avrebbe continuato a versare nelle casse comunali
fino ad oggi e la proposta della risoluzione contrattuale ai sensi dell'Art.
34. Si è parlato poi di regolamenti del verde pubblico e privato, di quello
d'igiene e sanità, del piano delle antenne, del censimento degli alberi
monumentali, del progetto innovativo per la raccolta differenziata (fermo dal
2013), di inquinamento elettromagnetico, di beni confiscati alle mafie,
dell'intervento urgente di ristrutturazione delle ex-case Gescal (alloggi
Ater), del problema comune delle fogne a cielo aperto delle case popolari,
dell'ordinanza sindacale "ancora vigente dal 6 dicembre 2013" di
divieto di utilizzo di acqua dei pozzi per uso potabile in località Volla,
della proposta di istituzione di un capitolo in bilancio sull'ambiente e tanto
altro ancora. «Un incontro costruttivo e di conoscenza - esordisce il
presidente della Consulta Alessandro Barbieri - che promette una più fattiva
collaborazione tra Consulta e amministrazione. Mi ha colpito soprattutto la
disponibilità che questa nuova amministrazione ha rispetto a quella passata,
dove l'ex assessore all'ambiente è stato praticamente assente. Ci aspettiamo,
dunque, un cambiamento in senso positivo nei riguardi dell'ambiente, della
salute e anche degli animali». Durante l'incontro l'associazione ha omaggiato
il Sindaco di una t-shirt ambientalista con su scritto: "In natura nulla
si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma (Antoine-Laurent de
Lavoisier)"
Alessandro Barbieri Presidente Consulta Dell'Ambiente
giovedì 9 luglio 2015
CON IL POPOLO KURDO. SOLIDARIETÀ E IMMEDIATA LIBERTÀ PER DEPO
Collettivo Tana Libera Tutti (Treviglio, BG)
Come ormai molti sanno, in Siria è in corso un conflitto aperto su larga scala che vede parecchie e differenti forze in campo. Così come in Iraq. Ciò che si sa meno invece è che all’interno di Siria e Iraq, ma anche Turchia e Iran, si estende una porzione di territorio, il Kurdistan, la cui esistenza viene rivendicata da anni da tutto il popolo curdo seppur con approcci differenti tra le sue varie “anime”. Nel 2011 in uno di questi stati, la Siria, si sviluppa un conflitto in funzione anti-Assad (governatore siriano al potere dal 2000), i gruppi ribelli che ne fanno parte vengono promossi ed aiutati, nella loro funzione, dai governi occidentali d’Europa e dagli Stati Uniti. I nostri media hanno sempre parlato di “primavera siriana” contro la tirannia.
Oggi tutti sappiamo che i gruppi che si imposero alla guida di tali rivolte altro non erano che gruppi appartenenti alla galassia dell’islamismo radicale siriano e di altri stati del medio oriente: tra questi l’IS (Stato Islamico). Inutile dire che il popolo curdo che vive nella regione del Kurdistan siriano si è trovato coinvolto in tale processo. Coerenti con la loro esperienza politica di lotta e di autodeterminazione (nei confronti degli stati occupanti), questa parte di popolo ha messo in campo la più efficace resistenza agli attacchi dell’ISIS, imponendosi, anche agli occhi del mondo occidentale, come baluardo della resistenza allo Stato Islamico e all’imperialismo in medio oriente.
È in questo contesto che si sviluppa la resistenza della città di Kobane (divenuta simbolo anche per il suo interesse strategico) e della regione del Rojava (cantoni di Czire, Kobane e Afrin) e la lotta delle fazioni curde che controllano quei territori, tra i quali YPG e YPJ.
È qui che si sviluppa la rete di solidarietà alla parte di popolo curdo impegnato nel fronteggiare l’avanzata dell’ISIS per poter difendere il proprio progetto di autodeterminazione. Solidarietà portata esclusivamente da persone, lavoratori e studenti, in tutti i modi a loro possibili spesso anche rischiando in prima persona. Questi provengono da vari stati del mondo e portano quotidianamente il loro sostegno a quella esperienza, sia con iniziative sul posto che nei propri stati d’appartenenza. Riteniamo importante il lavoro svolto da questi volontari internazionali. Anche perché quella parte del popolo curdo non viene sostenuta in altro modo, ma anzi viene osteggiata dai governi: è noto, ad esempio, come il governo Turco cerca in tutti i modi di impedire lo svilupparsi del progetto politico nel Rojava e della sua resistenza, e quindi il passaggio di chiunque voglia avvicinarsi a quell’area. Riteniamo importante e giusto che ci sia chi porta sostegno alla rivoluzione del Rojava ed alla sua lotta contro lo Stato Islamico.
È qui che si sviluppa la rete di solidarietà alla parte di popolo curdo impegnato nel fronteggiare l’avanzata dell’ISIS per poter difendere il proprio progetto di autodeterminazione. Solidarietà portata esclusivamente da persone, lavoratori e studenti, in tutti i modi a loro possibili spesso anche rischiando in prima persona. Questi provengono da vari stati del mondo e portano quotidianamente il loro sostegno a quella esperienza, sia con iniziative sul posto che nei propri stati d’appartenenza. Riteniamo importante il lavoro svolto da questi volontari internazionali. Anche perché quella parte del popolo curdo non viene sostenuta in altro modo, ma anzi viene osteggiata dai governi: è noto, ad esempio, come il governo Turco cerca in tutti i modi di impedire lo svilupparsi del progetto politico nel Rojava e della sua resistenza, e quindi il passaggio di chiunque voglia avvicinarsi a quell’area. Riteniamo importante e giusto che ci sia chi porta sostegno alla rivoluzione del Rojava ed alla sua lotta contro lo Stato Islamico.
Un’altra cosa ci preme sottolineare: ossia il carattere internazionalista di questo sostegno. Non ci sembra affatto strano che lavoratori e studenti che si impegnano quotidianamente nel territorio dove vivono, cerchino anche di portare un contributo alla lotta dei lavoratori e dei popoli oppressi di tutto il mondo.
D’altronde chi lotta per un miglioramento delle proprie condizioni di lavoro e di vita in generale, chi si impegna nelle lotte per il diritto alla casa, sul posto di lavoro e per un differente modello di gestione del territorio, non fa altro che tentare di portare avanti politiche dal basso che facciano gli interessi della classe lavoratrice. Non si può nascondere come sempre più spesso questi interessi non coincidano affatto con quelli invece delle classi dirigenti. I lavoratori sono sfruttati ed in lotta in tutto il mondo. La solidarietà tra i lavoratori di popoli diversi è normale e necessaria, com’è giusto e necessario che i lavoratori esprimano la propria solidarietà con tutti i popoli oppressi impegnati in una lotta per una giusta causa.
D’altronde chi lotta per un miglioramento delle proprie condizioni di lavoro e di vita in generale, chi si impegna nelle lotte per il diritto alla casa, sul posto di lavoro e per un differente modello di gestione del territorio, non fa altro che tentare di portare avanti politiche dal basso che facciano gli interessi della classe lavoratrice. Non si può nascondere come sempre più spesso questi interessi non coincidano affatto con quelli invece delle classi dirigenti. I lavoratori sono sfruttati ed in lotta in tutto il mondo. La solidarietà tra i lavoratori di popoli diversi è normale e necessaria, com’è giusto e necessario che i lavoratori esprimano la propria solidarietà con tutti i popoli oppressi impegnati in una lotta per una giusta causa.
Vista quindi l’importanza della solidarietà internazionale, non possiamo che esprimere il massimo sostegno al nostro compagno Depo, partito come molti altri a dare sostegno alla popolazione del Rojava, che attualmente sappiamo essere ferito e in stato di fermo nella città di Erbil (capoluogo del Kurdistan iracheno) a seguito di vicende non ancora comprovate. Molte sono le informazioni non chiare al riguardo in quanto non si ha una comunicazione diretta con lui, pertanto altre informazioni spesso contraddittorie passate dai canali mediatici sono da ritenere non attendibili.
Chiediamo a gran voce la sua liberazione immediata e il suo rientro in Italia senza ulteriori conseguenze.
Milton Friedman, Irving Fisher e la Grecia
Paul Krugman fonte: http://znetitaly.altervista.org/
Continuo a essere stupito da quanti considerano l’alleggerimento del debito e la svalutazione come idee da radicali folli; naturalmente è ancor più importante che così tante persone influenti in Europa condividano questa ignoranza. Comunque, per la storia (e per mio personale riferimento futuro) ho pensato che sarebbe utile pubblicare ciò che Milton Friedman e Irving Fisher ebbero da dire a proposito del disastro greco. D’accordo, non scrivevano specificamente della Grecia; Friedman scriveva nel 1950, Fisher nel 1933. Ma le loro analisi suonano più vere che mai.
Friedman, per cominciare (oh, ma perché non esiste in rete una copia digitale completa di questo?)
Se i prezzi interni fossero flessibili quanto i tassi di cambio, farebbe economicamente poca differenza se gli aggiustamenti fossero realizzati mediante modifiche dei tassi di cambio o da modifiche equivalenti dei prezzi interni. Ma questa condizione chiaramente non è soddisfatta. Il tasso di cambio è potenzialmente flessibile in assenza di interventi governativi per congelarlo. Almeno nel mondo moderno i prezzi interni sono fortemente non flessibili. Sono più flessibili al rialzo che al ribasso, ma anche in crescita non tutti i prezzi sono ugualmente flessibili. La mancata flessibilità dei prezzi, o i diversi livelli di flessibilità, si traduce in una distorsione delle correzioni in reazione a cambiamenti di condizioni esterne. Gli aggiustamenti prendono principalmente la forma di cambiamenti dei prezzi in alcuni settori e, in altri, principalmente di cambiamenti della produzione.
Il livello dei salari tende a essere tra i prezzi meno flessibili. In conseguenza un deficit incipiente che sia contrastato da una politica che consenta o forzi un declino dei prezzi, probabilmente produrrà piuttosto disoccupazione che, o in aggiunta a, una riduzione dei salari. La conseguente riduzione del reddito reale riduce la domanda interna di valuta estera con cui acquistare tali merci. In tal modo compensa il deficit incipiente. Ma questo è chiaramente un metodo molto inefficiente per adeguarsi a cambiamenti esterni. Se i cambiamenti esterni sono radicati e persistenti, la disoccupazione produce una costante pressione al ribasso di prezzi e salari fino a quando l’aggiustamento non sarà completato e la deflazione avrà compiuto il suo triste corso.
Questo vi dice tutto ciò che avete bisogno di sapere riguardo al perché la “svalutazione interna” è stata una strategia così costosa e perché la mancata iniziativa aggressiva iniziale della BCE per realizzare e se possibile superare l’obiettivo del 2 per cento di inflazione è stata uno dei maggiori fattori che hanno contribuito a questo disastro.
E ora Fisher sul perché l’austerità non è stata d’aiuto neppure sul debito:
E, viceversa, la deflazione causata dal debito si ritorce sul debito stesso. Ciascun dollaro di debito non rimborsato diventa un dollaro più pesante e se l’eccesso di indebitamento è sufficientemente elevato il rimborso dei debiti non può tenere il passo con la caduta dei prezzi che causa. In quel caso il rimborso si auto-sconfigge. Anche se diminuisce il numero dei dollari dovuti, può non farlo così rapidamente come aumenta il valore di ciascun dollaro dovuto. Allora lo sforzo stesso dei singoli di alleviare il carico del proprio debito lo accresce, a causa dell’effetto di massa della corsa a rimborsare in fretta ciascun dollaro dovuto. A quel punto abbiamo il grande paradosso che, propongo, è il principale segreto della maggior parte delle grandi depressioni, se non di tutte: quanto più i debitori rimborsano tanto più aumenta il loro debito. Quanto più la barca dell’economia s’inclina, tanto più tende a inclinarsi. Non tende a rimettersi dritta, bensì si capovolge.
La storia fondamentale della periferia europea – non soltanto della Grecia – è una storia di interazione velenosa tra Friedman e Fisher, che ha prodotto una sofferenza incredibile e contemporaneamente non ha ridotto il rapporto debito/PIL che anche nei primi della classe, come Irlanda e Spagna, è molto maggiore che all’inizio dell’austerità; il solo successo è consistito nel soffrire sufficientemente a lungo affinché alla fine ci fosse una qualche ripresa, che può essere rivendicata come discolpa.
La bizzarria dell’intera faccenda è come idee folli, congetturali come l’austerità espansiva siano divenute ortodossia, mentre applicare l’economia di Fisher e Friedman è divenuto eterodossia, al limite dello Chavismo.
mercoledì 8 luglio 2015
La rivoluzione è donna
Luciano Granieri
Si è svolta ieri presso i locali del Cinema Italia di
Ceccano, la presentazione del libro di Giuliana Sgrena “Rivoluzioni Violate”
edito da il Saggiatore. Era presente l’autrice, giornalista del
manifesto, oltre che scrittrice. Abbiamo
colto l’occasione per scambiare qualche opinione sulla situazione politica
generale europea, sull’immigrazione e sul tema del suo libro. Un testo che
descrive e mette in risalto il ruolo delle donne nelle rivoluzioni arabe. Come
sottolinea la Sgrena, queste rivolte sono partite dalla rivendicazione della
parità di genere da parte delle donne. Gli sviluppi politici e religiosi, sono
andati a rimorchio di questa prima rivendicazione. Purtroppo, però, una volta ottenuto il
rovesciamento delle dittature, nulla è cambiato sul fronte della parità di
diritti fra uomo e donna, anzi nei
governi di ispirazione religiosa succedutisi ai regimi precedenti, la questione
è anche peggiorata. Dunque la rivoluzione delle donne arabe è stata a tutti gli
effetti una rivoluzione violata. Ma il cammino verso la parità di genere non si
è arrestato. E’ attivo tutt’ora anche in
quei paesi, Arabia Saudita e Yemen, dove non si hanno molte notizie su questo
fenomeno. Il coraggio e la determinazione delle donne va oltre la stagione della
primavera araba. E’ un percorso appena
iniziato , deve percorrere ancora molta
strada. La lotta di questo universo femminile può costituire esempio anche per
le donne occidentali. Infatti la parità di genere è una questione spinosa anche
nei paesi occidentali, anzi forze l’organizzazione di una lotta volta all’ottenimento
della parità dei diritti è addirittura nel mondo occidentale è ancora più indietro .
Il contributo di conoscenza che il libro di Giuliana Sgrana fornisce su queste
tematiche è vasto e rigoroso. E fa
capire dove le rivoluzione debbano incominciare per sperare di ottenere un
risultato, dalla donna. Infatti piaccia o meno la rivoluzione è donna.
Freedom Flotilla. Ripristino del diritto internazionale
Coalizione Freedom Flotilla
La Coalizione della Freedom Flotilla chiede di ripristinare il diritto internazionale. Israele non ha solo preso possesso dello spazio aereo, dei confini delle acque territoriali palestinesi, ma ha esteso il blocco al Mediterraneo fino a 100 miglia nautiche, violando il diritto marittimo e internazionale.
Durante le operazioni di dirottamento, Israele ha commesso un atto di pirateria attaccando la "Marianne". I soldati israeliani hanno usato violenza minacce e commesso abusi nei confronti dell'equipaggio e dei passeggeri.
L'esercito israeliano ha definito l'operazione “tranquilla”, ma questo ha senso solo se si paragona al livello di violenza applicato, in generale, nel mantenere il blocco e, in particolare, nel dirottamento di routine delle barche dei pescatori palestinesi.
Come sempre, la Freedom Flotilla naviga per porre fine al blocco della Striscia di Gaza. Quest'anno la Freedom Flotilla III ha utilizzato una strategia leggermente differente rispetto alle missioni precedenti. La flottiglia era composta da quattro imbarcazioni, una delle quali doveva procedere verso Gaza, e le altre tre accompagnarla fino ad un certo punto
sicuro, per poi tornare ai porti di provenienza. Altre due imbarcazioni erano pronte per andare fino in fondo con “Marianne” e trasportare più persone. Non sono riuscite a partire, a causa di problemi tecnici che sono ancora sotto inchiesta. Purtroppo le persone sono rimaste a terra, ma il loro messaggio di solidarietà con la popolazione palestinese ha viaggiato con il resto della flottiglia.
La mattina del 29 giugno, alle ore 01.06, la marina israeliana ha attaccato la “Marianne parte della Freedom Flotilla III. Lo ha fatto di notte, seguendo
l'imbarcazione sin da quando era a 140 miglia nautiche da Gaza, e
attaccando ad una distanza di circa 100 miglia nautiche da Gaza, in acque
internazionali. Questa è una violazione del diritto marittimo
internazionale. Le altre tre imbarcazioni che l'accompagnavano, chiamate
per la missione Juliano II, Rachel e Vittorio, con a bordo 29 persone, sono
tornate in salvo, come programmato, ai porti d'origine.
Le 18 persone a bordo di “Marianne”, tra cui il palestinese membro della Knesset (parlamento israeliano) Basel Ghattas, l'ex Presidente della Tunisia Moncef Marzouki e numerosi giornalisti internazionali, sono stati rapiti e portati contro la loro volontà al porto militare di Ashdod, per essere poi trasferiti alla prigione di Givon. I passeggeri della “Marianne” sono stati deportati in piccoli gruppi, tra il 1° e il 6 luglio.
Chiediamo ai governi di tutto il mondo e alle organizzazioni internazionali di ripristinare il diritto internazionale. Le nostre azioni non sarebbero necessarie se le istituzioni obbligassero il governo israeliano a rispondere per i crimini di guerra e la punizione collettiva ai danni della popolazione di Gaza. Finché non agiranno concretamente, finché Israele non si adeguerà alle leggi internazionali e il blocco di Gaza non avrà fine, la Coalizione della Freedom Flotilla continuerà a navigare verso Gaza.
*Freedom Flotilla III – quadro giuridico*
Il quadro giuridico di riferimento dei principi che muovono l'iniziativacivile della Freedom Flotilla è il seguente:
1. Risoluzione 242 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite , che richiede il ritiro militare di Israele dai Territori Palestinesi Occupati, per assicurare libertà di navigazione e una soluzione giusta al problema dei rifugiati.
2. *Quarta Convenzione di Ginevra*, in special modo il *Titolo **III*, che fa riferimento alle azioni militari nei territori occupati e che vieta la punizione collettiva di civili sotto occupazione, come prevede l'Articolo 33 della Sezione I (violata dal blocco, dagli attacchi indiscriminati e sproporzionati, dal taglio dei rifornimenti, dal blocco del traffico marittimo, dal divieto di pesca in acque territoriali palestinesi, e da altre attività illegali).
3. *Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto Marittimo *. Questo documento si applica a difesa del diritto delle imbarcazioni civili di navigare in acque internazionali, e proibisce quindi azioni di attacco violento in acque internazionali, come ha invece fatto la marina militare israeliana alla “Mavi Marmara” (2010), con il risultato dell'uccisione di
nove cittadini turchi e un cittadino americano, il sequestro di navi e il rapimento di decine di civili che hanno tentato di interrompere il blocco negli ultimi quattro anni.
*La Freedom Flotilla ripartirà*
La Coalizione della Freedom Flotilla non si fermerà fino a quando il blocco non finirà. Vogliamo ringraziare tutte le persone che si sono imbarcate sulla flottiglia e anche coloro che sono rimasti a terra. Inoltre, vogliamo ringraziare tutti i giornalisti che hanno seguito la missione. Vogliamo ringraziare tutti i naviganti di terra, le centinaia di volontari che hanno
lavorato alle imbarcazioni per prepararle alla partenza, tutte le persone che hanno dato il benvenuto alla “Marianne” nei porti in cui si è fermata in Europa, e infine a tutti i sostenitori della Freedom Flotilla che hanno alzato la propria voce contro la violazione del diritto internazionale tramite i social network in tutto il mondo. Non smetteremo di agire finché
il blocco non cesserà e il porto di Gaza sarà libero per le persone e le merci che vogliono viaggiare verso il mondo. Alla violazione del diritto internazionale rispondiamo con una sola promessa: torneremo.
martedì 7 luglio 2015
Pelagicae, viaggio nella creatività di Marina Longo
Luciano Granieri
L'universo mare . Un microcosmo in cui vita e morte si
rincorrono. Negli abissi precipita Icaro dopo che le sue ali si sono sciolte al
sole, ma nel fondo del mare Mediterraneo giacciono come vergognoso simulacro di una incivile civiltà, anche i corpi dei migranti.
Queste sono solo alcune delle molteplici suggestioni dolci e amare che rimandano le opere
in ceramica di Marina Longo raccolte nella rassegna “Pelagicae”esposte presso
la Villa Comunale dal 27 giugno al 7 luglio.
Proprio il mare Mediterraneo si
respira nelle forme e nei colori delle
strutture create dall’artista. Marina Longo è siciliana. Nell'esposizione " Pelagicae" le opere esposte evocano morfologie marine. La Sicilia, con le sue vestigia arabe, con gli echi della Magna Grecia, è pietra angolare del processo creativo . La “mediterraneità” è comunque l’elemento preponderante, presente come grande madre generatrice di vita. Una
vita che, attraverso una navigazione entropica, nel Mediterraneo, che l’ha generata, al Mediterraneo ritorna, come Ulisse riapproda ad Itaca. Tutto scaturisce dalla
generosa madre e ad essa si torna nel riposo della morte.
Durante la navigazione
si incontra la medusa, massa sgraziata, flessuosa ma curativa e lenitiva di ogni ferita. Nei momenti di difficoltà si presenta una
zattera salvifica, che nella metafora della vita può corrispondere al sorriso
di un bambino, al sostegno sicuro di un amico, all’amore ricambiato con il proprio
compagno. Giù in fondo al mare si ergono rocce dove sono sedimentati i propri
ricordi, ma ci sono anche steccati da
superare. Barriere intricate di una cultura patriarcale che ingabbiano la sensibilità
femminile. E la donna, prendendo le sembianze di sirena, può elevarsi
sopra gli steccati dell’ottusità. Donna sirena che si innamora della propria libertà come Dafne e comincia a
nuotare felice, fino alla linea di confine fra cielo e mare, per proiettarsi
verso la luna. Corpo satellite che non brilla di luce propria ma dalla luce trae forma,
gioca con essa.
In questo viaggio che
Marina ci fa compiere nel suo immaginario mediterraneo, si incontrano tutte
queste figure. C’è Icaro, ma anche la tragedia degli Immigrati. Si trova la
zattera e la medusa, lo steccato e la sirena. Le nuotatrici, Dafne e la luna. Le
opere di Pelagicae insomma, sono le sapienti e migliori accompagnatrici per un affascinante viaggio nel mondo creativo
di Marina Longo. Un mondo sconfinato e pieno di colori come il mare.
Una lunga estate calda
Il Cittadino Volsco
A seguito della riunione del 3 luglio ’15 il Cittadino Volsco, riunitosi con i cittadini e le Associazioni, chiama tutti alla vigilanza e alla mobilitazione per difendere il patrimonio archeologico della città che continua ad essere sotto assedio da parte di una politica che privilegia gli interessi privati a scapito della collettività e della storia frusinate.
Il ritiro degli atti, conseguito dopo una larga e forte partecipazione all’ultimo consiglio comunale, evidenzia che si può sconfiggere anche politicamente il disegno di quanti, come il Sindaco, ritengono di approvare in ogni modo lo scandaloso progetto di cancellazione dell’area delle terme romane.
Tutti gli atti formali che inquadrano la vicenda sia amministrativamente che legalmente non lasciano adito a dubbi: quell’area è un’area tutelata per un grande interesse archeologico e paesaggistico. Lo confermano gli stessi tecnici del comune e quelli della sopraintendenza.
Tali certezze sono state fatte proprie dall’intera popolazione frusinate, e non solo, che con questa consapevolezza ha costruito una identità culturale che le ha dato modo di immedesimarsi e di proporre iniziative informative e di vigilanza che mai erano state attivate.
Tale sensibilità è stata trasmessa, con fare partecipativo seppur affannoso sul piano politico, a tutti i consiglieri di cui molti hanno avuto la disponibilità ad un confronto attivo, serio, costruttivo. Il risultato sarebbe stato presto conseguito se una parte della maggioranza, non avendo i numeri necessari, non avesse frettolosamente e senza motivazioni “ritirato”?, “rinviato”?, le delibere. Mentre la politica di palazzo si interroga a chi rimane il cerino acceso, i cittadini di Frosinone decidono di continuare la mobilitazione nella difesa delle terme e nella difesa della democrazia per ridare la voce alla collettività anche sui problemi di interesse collettivo.
La vicenda delle terme si inquadra in un aspetto rovinoso della città, abbandonata verso il continuo degrado e la sempre maggiore precarietà della vita quotidiana, nella totale incapacità di coloro che guidano la gestione di questa città di tener presente le ultime forti sollecitazioni sui temi dell’urbanistica e su quelli dell’ambiente, come quelle della riappropriazione da parte di migliaia di persone del fiume Cosa.
Sono dunque i cittadini chiamati a dare quel segnale di inversione di rotta. Saranno vigili con un impegno crescente attraverso le mobilitazioni, con lo studio, con la ricerca, con la proposta.
Mercoledì 8 luglio altra assemblea alle h.20.30 presso la saletta coop di via Monti Lepini. Saranno messe in cantiere manifestazioni di piazza per sensibilizzare la popolazione.
Sarà una lunga estate calda.
lunedì 6 luglio 2015
La lotta contro il ddl “cattiva scuola” non va in vacanza.
Confederazione Cobas, Comitato di Lotta per il lavoro, Associazione Oltre l'Occidente
Mentre con 159 voti favorevoli il Ddl sulla scuola è passato al Senato, sotto la minaccia della fiducia, il 7 luglio esso approda alla camera, dove lo aspetterà una mobilitazione generale (Roma, P.Montecitorio, ore 16)
Alla Camera sarà per il voto definitivo, il cui esito è purtroppo scontato, vista la maggioranza schiacciante che il PD ha in quel ramo del Parlamento.A nulla sono valsi gli scioperi, l’interruzione degli scrutini, le diserzioni delle prove Invalsi e, per finire, un corteo e la manifestazione di un gruppo di docenti contestatari presso Palazzo Madama, - in cui la partecipazione dei sindacati è stata veramente esigua e lasciata per lo più in mano ai Cobas -, dove hanno trovato ad attenderli, invece, una cospicua presenza poliziesca a sottolineare, se mai ce n’era bisogno, la distanza che oramai separa la politica dalle esigenze dei cittadini.E’ passata e passerà sotto la minaccia della fiducia dunque, spaccando lo stesso Partito Democratico, di cui alcuni senatori hanno preferito abbandonare l’aula, piuttosto che sentirsi partecipi di una legge da loro ritenuta ingiusta o comunque inaccettabile.E’ passata e passerà sulla testa dei cittadini, termine oramai non più usabile, perché “cittadino” era inteso l’individuo libero di proporre e di scegliere, di esprimere opinione e protesta su determinate questioni riguardanti la collettività.Al cittadino si sostituirà ora un essere ricattabile da un Dirigente Scolastico, a cui vengono assegnate prerogative di selezione e di formazione, di cui soprattutto gli ultimi DS non dispongono, insieme a genitori e alunni, che certamente ben poco sanno o sono esperti di una disciplina, di cui a volte lo stesso docente fa fatica a seguire la complessità e gli andamenti critici ultimi.La scuola viene così ridotta a un meccanismo di semplificazione, a un congegno di formule, che la deruba della sua qualità primaria che era stata quella della costruzione di una coscienza critica e civile. Il docente rimane ricattabile perché sottoposto a una condizione di precarietà permanente, ad una instabilità lavorativa e, quindi, economica ed esistenziale, che non porterà a migliorare la società.La scuola-azienda con tale provvedimento ha compiuto un salto qualitativo avvicinandosi sempre più all’azienda, ma allontanandosi sempre più dalle specificità di una scuola.Chi ha votato e chi continuerà a votare si è reso e si renderà responsabile di questo futuro poco roseo per migliaia di docenti, e della disgregazione sociale che ne deriverà. Certo i colpevoli sono da ricercare anche dietro la politica, in quelle forze economiche che hanno spinto e richiesto, e a cui prontamente è stato dato, mentre così non è successo per gli insegnanti, che non sono stati affatto interpellati, a vanificare qualsiasi forma di democrazia, se ancora anche tale termine ha valore e può essere posto in uso.
domenica 5 luglio 2015
Napoli Centrale il groove napoletano a Liri Blues.
Luciano Granieri
Liri Blues è andato in scena anche quest’anno. Fra enormi difficoltà
- per la solita mancanza di fondi che, sarà un caso, ma diminuiscono proporzionalmente
all’aumentare del profitto dei potentati
economici finanziari che fagocitano tutte le risorse a disposizione per la popolazione, compresi i fondi per la cultura -la
rassegna dell’Isra è andata in scena
ugualmente. Sicuramente la kermesse
sulla cascata ha subito un ridimensionamento: solamente due serate e un
cartellone corposo ma privo del grande nome. Anche se bisognerebbe
accordarsi sulla definizione di "grande nome". Per il sottoscritto Napoli
Centrale è un grande nome, per la
valenza tecnica dei musicisti, a partire da James Senese passando da Ernesto
Vitolo, Gigi De Rienzo e Fredi Malfi , per ciò che questo gruppo ha
rappresentato, sia nella storia della musica italiana, sia nella mia vita di
appassionato di musica e batterista a tempo perso.
Il gruppo, guidato da James Senese, ha animato la seconda serata preceduto dal set della Jonas Blues Band, nome
tutt’altro che secondario. Per completezza d’informazione segnaliamo che il
festival si era aperto nella giornata del 3 luglio con il gruppo Hadacol Special, con l'ospite d'eccezione Daniele Sepe, e i giovani della Homemade Jamz Blues Band. Globalmente possiamo
parlare di un cartellone di tutto rispetto nonostante la carestia.
Ma torniamo
al grande nome. Napoli Centrale è stata una delle band protagoniste di quegli
anni ’70 che molti si ostinano a definire “ANNI DI PIOMBO” . Periodo buio,
violento, ma sta di fatto che in quel decennio
, veniva approvato lo statuto dei lavoratori, e processi di democrazia partecipata
si diffondevano nelle fabbriche e nella scuole. Soprattutto in ambito musicale proliferavano
fior di gruppi composti da musicisti straordinari. Dalla Premiata Forneria
Marconi, alle Orme, al Banco del Mutuo Soccorso, dagli Area, al Perigeo, ai
Goblin, fino ad arrivare a Napoli Centrale. Volete
qualche nome dei solisti che animavano questi gruppi? Fermiamoci alla batteria:
Franz di Cioccio (PFM), Michi Dei Rossi
(Orme), Agostino Marnagolo (Goblin-Napoli Centrale), l’immenso Giulio Capiozzo
(Area).
Per militare in quelle band era necessaria una sola, ma indispensabile cosa:
saper suonare e bene anche. Come
direbbe il mio amico Mario Insenga,
protagonista anch’egli sul palco di Liri
Blues con gli Hadacol Special, i DJ mettevano i dischi e non li incidevano. Per
suonare nei locali dovevi eseguire brani originali, l’era delle cover band era
lontanissima. Si poteva proporre la
composizione di un altro gruppo, però doveva essere innovata, reinterpretata.
Ma
soprattutto in quegli anni Napoli Centrale, e gli altri protagonisti della
scena rock-progressive-jazz, andavano in televisione, senza problemi, avevano spazio
nei media anche se molti dei testi proposti,
in particolare dagli Area e da Napoli Centrale, erano decisamente sovversivi e ideologicamente schierati. Oggi
esistono gruppi di valore ma sono
relegati ai margini dalla dittatura del mercato che privilegia i soliti noti, o
i finti eroi dei talent.
In realtà i “mitici” di Napoli Centrale, hanno segnato
anche la mia storia di appassionato e schiatta pelli da strapazzo. Ho
passato momenti indimenticabili nel garage con i miei amici, Sandro bassista, Sandro chitarrista, Giovanni
sassofonista, io batterista a provare i brani di Napoli Centrale, quelli
strumentali in particolare, visto che tra noi nessuno sapeva cantare come
James. Sotto A’Suttana, il pezzo che accompagna la clip di foto del concerto di
Isola Liri, era quello che ci veniva meglio. Ore ed ore passate ad esaltare un passaggio
di James o l’arpeggio di Guarnera, il controtempo di Agostino Marangolo, a
bearci della loro maestria e straordinaria vena creativa.
Ecco perché, tornare
ad ascoltare “Campagna” “O’Nonno mio” “Acquaio’ l’acqua è fresca” è stato un
enorme piacere, oltre che una grande emozione. Due parole sui musicisti.
Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi De Rienzo al basso, Fredi Malfi alla
batteria. Questa line up ha contraddistinto la formazione nel corso degli anni ’90
segnando, fra l’altro, la collaborazione
con Pino Daniele, anch’egli bassista del gruppo nel lontano 1978.
Musicisti
eccellenti. Sontuosa la prestazione di Ernesto Vitolo con arpeggi e glissati
mozzafiato, l’apporto di Gigi De Rienzo è stato fondamentale. Il bassista, già
collaboratore del Tony Esposito jazzista, ha sfoderato perle di rara finezza
nel coagulare linee ritimiche e armoniche accattivanti. Straripante il drumming
di Fredi Malfi. Magmatico, sfavillante, poliritmico. Insomma nella tradizione
che vuole i migliori batteristi in circolazione al soldo della formazione napoletana.
Ed
infine, lui, James Senese, robusto sassofonista, ancora voglioso di sperimentare
sonorità particolari, e trascinante vocalist, magari un po’ più sobrio nell’avventurarsi
in tonalità alte o in falsetto. James Il
vero mattatore del gruppo, l’indelebile marchio della ditta “Napoli Centrale”. Un nome una garanzia.