sabato 5 settembre 2015

Sbloccare la Democrazia per far ripartire l’Italia

Coordinamento per la Democrazia Costituzionale

Diretta al Senato della Repubblica
Una martellante campagna rilanciata dalla grande maggioranza degli strumenti di informazione vuole convincerci che per sbloccare l’Italia c’è bisogno delle “riforme” costituzionali e istituzionali propugnate dal governo Renzi.
In realtà lo stravolgimento della Costituzione e del sistema elettorale, come della pubblica amministrazione e della scuola, non tendono a sbloccare l’Italia, ma convergono verso un unico fine, quello di “bloccare” la democrazia, mettere le ganasce agli istituti repubblicani che garantiscono l’equilibrio dei poteri e la partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale. E per questa via restaurare una nuova forma di governo oligarchico, svincolato dal rispetto dei beni pubblici che la Costituzione ha attribuito al popolo italiano.
 La riforma elettorale, combinata con la controriforma costituzionale, che elimina il Senato come organo eletto dai cittadini e rappresentativo della sovranità popolare, che sottrae alle Regioni il governo del territorio, realizza un modello inedito di “premierato assoluto”, con un’inusitata concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo, attribuendo di fatto ad un unico partito —che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori— potere esecutivo e potere legislativo, condizionando, altresì, la nomina del Presidente della Repubblica, dei componenti della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura, organismi di garanzia fondamentali per la vita della democrazia come l'ha costruita la Costituzione nata dalla Resistenza.
 La centralità del Parlamento, posta da madri e padri Costituenti a presidio delle libertà dei cittadini, viene rovesciata. La fiducia, dopo questo stravolgimento, in realtà non andrebbe più dal Parlamento al Governo, ma dal Capo del Governo (che di fatto nomina la maggioranza dei deputati) al Parlamento. Così il Senato diventerebbe un organo del tutto posticcio, senza una reale autonomia, mentre la Camera dei Deputati sarebbe soggetta, in forza di un enorme premio di maggioranza, all’egemonia di un partito unico, nel quadro di un drastico ridimensionamento della rappresentatività popolare.
 È necessario fermare questo processo per sbloccare la democrazia, restituendo potere alle cittadine ed ai cittadini e riconducendo l’esercizio dei poteri nell’ambito della legalità repubblicana, che non prevede sedi parlamentari che non siano elette direttamente dal corpo elettorale, mentre è del tutto possibile differenziare i ruoli delle due camere, pur elette da cittadine e cittadini. Non si può consentire a un Parlamento, la cui composizione è stata giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale perché non rispecchia la volontà espressa dagli elettori, di modificare, a colpi di una risicata maggioranza, le regole che garantiscono i diritti politici di tutti i cittadini.
 Per questo è importante che la controriforma costituzionale venga ripensata  -se non profondamente modificata-   ora nel suo passaggio al Senato che si presenta decisivo; per di più la sua bocciatura renderebbe ingestibile il nuovo sistema elettorale, concepito per un sistema monocamerale, aprendo la strada ad un reale cambiamento.
 Chiediamo a tutte le cittadine ed i cittadini che hanno a cuore la Costituzione e la democrazia di far sentire alta la loro voce di dissenso ai membri del Senato, in ogni città, in ogni collegio elettorale, chiedendo un voto per far ripartire l’Italia sbloccando la democrazia, senza cedere al ricatto dello scioglimento delle Camere , decisione che non spetta al Capo del Governo.
Roma, 3 settembre 2015
Pietro Adami, Cesare Antetomaso, Gaetano Azzariti, Francesco Baicchi, Mauro Beschi, Felice Besostri, Francesco Bilancia, Sandra Bonsanti, Aldo Bozzi, Giuseppe Bozzi, Antonio Caputo, Lorenza Carlassare, Claudio De Fiores, Enzo Di Salvatore, Anna Falcone, Antonello Falomi, Stefano Fassina, Gianni Ferrara, Tommaso Fulfaro, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Giovanni Palombarini, Pancho Pardi, Livio Pepino, Franco Russo, Antonia Sani, Massimo Villone, Vincenzo Vita,  

“Dall’enciclica Laudato sì all’impegno per la salvaguardia della casa comune”

Comitato provinciale delle associazioni pacifiste di Frosinone , Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone 

“Dall’enciclica Laudato sì’ all’impegno per la salvaguardia della casa comune” è il titolo di un interessante convegno che si svolgerà a Ferentino sabato 12 settembre dalle ore 9.30 alle ore 14.00 nell’Aula Magna del Liceo ‘Martino Filetico’. L’evento è organizzato dal Comitato provinciale delle associazioni pacifiste di Frosinone e dal Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone con lo scopo di coniugare la parola di Papa Francesco con l'impegno concreto presso le nostre comunità a partire – ma non solo - dalla gestione dell'acqua.
Il programma è il seguente: ore 9.30 introduzione della Preside del Liceo ospitante, prof.ssa Bianca Maria Valeri; ore 9.40: Ascoltiamo il grido dei poveri e della terra, padre Alex Zanotelli; ore 10.00: La casa comune nell’enciclica Laudato sì’, Antonio de Lellis, consigliere nazionale Pax Christi e Attac; ore 10.20:  Dal diritto all’acqua pubblica alla gestione pubblica e partecipata, Maurizio Montalto, presidente Azienda Speciale ABC di Napoli; ore 10,40: Protagonismo consapevole delle Comunità per tutelare e restituire i beni comuni, Bengasi Battisti, Sindaco di Corchiano (VT), Coordinamento nazionale enti locali per l’acqua bene comune; ore 11,00:  ATO5 e comunità locali. Una questione di civiltà, Severo Lutrario,  Comitato provinciale  acqua pubblica di Frosinone; ore 11.30 dibattito; chiusura dei lavori alle ore 14.00. Modera Luigi Tribioli, sociologo, coordinatore del Comitato provinciale della associazioni pacifiste di Frosinone.

Si invitano a partecipare tutti i cittadini e gli amministratori della provincia di Frosinone.


venerdì 4 settembre 2015

APPELLO ALLA LOTTA CONTRO L'ACCORDO VERGOGNA SULLA RAPPRESENTANZA

Coordinamento No Austerity
Sostieni anche tu la campagna!
 
DIFENDIAMO IL SINDACALISMO CONFLITTUALE E DI LOTTA PER CONTRASTARE LE POLITICHE DI AUSTERITY, RAZZISTE, DI SFRUTTAMENTO E DI REPRESSIONE!
 
DIFENDIAMO LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E IL DIRITTO DI SCIOPERO!
 
Il 10 gennaio 2014 i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Ugl hanno firmato, insieme con i rappresentanti di Confindustria, un accordo ("Testo unico sulla rappresentanza") che azzera la democrazia sindacale nelle aziende private, estendendo - e peggiorando - il modello Fiat-Pomigliano a tutte le aziende private. Confindustria (poi anche Confcooperative, Lega Coop e Agci), Cgil, Cisl e Uil, Ugl con questo testo hanno deciso di cancellare la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro.
 
Cosa prevede questo accordo?
 
Soltanto i sindacati che "accettino espressamente, formalmente e integralmente i contenuti del presente accordo" e i conseguenti regolamenti elettorali possono:
a) concorrere senza veti e limitazioni alle rsu/rsa;
b) partecipare (se considerati "rappresentativi" di almeno il 5% dei lavoratori di un settore) alla contrattazione collettiva e aziendale;
c) essere riconosciuti dalle aziende come sindacati rappresentativi ed aver diritto alle trattenute in busta paga.
In cambio di questo, i sindacati firmatari del Testo Unico sulla Rappresentanza devono rinunciare al diritto di indire liberamente lo sciopero e si impegnano a moderare l'ostilità contro le aziende, rinunciando di fatto alla lotta. I sindacati firmatari, infatti, non potranno più organizzare iniziative di sciopero o di contrasto contro un contratto/accordo (aziendale o nazionale) sottoscritto dal 50% + 1 delle rsu/rsa o dai sindacati maggioritari di categoria, salvo incorrere nella soppressione dei diritti sindacali e in sanzioni economiche che possono ricadere anche sui lavoratori. Addirittura, i sindacati firmatari non potranno organizzare proteste o scioperi durante le fasi di trattativa! E' un ulteriore attacco al diritto di sciopero nel lavoro privato, che si aggiunge alle già pesanti limitazioni nel pubblico impiego, nei trasporti, nella sanità e nei cosiddetti "servizi essenziali", settori dove non è possibile organizzare scioperi prolungati e che oggi subiscono un ulteriore attacco da parte del governo.
Firmare questo accordo significa contribuire alla distruzione del sindacato come strumento di lotta a difesa dei lavoratori e delle lavoratrici!
 
Un grave attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
 
Il Testo Unico attacca soprattutto i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a cui sarà negata la possibilità di scegliere liberamente i propri rappresentanti sindacali nei posti di lavoro e che, soprattutto, rischiano di dover subire in silenzio accordi al ribasso, sia sul piano salariale che dei diritti.
Si tratta di un accordo liberticida che obbliga tutti i sindacati firmatari alla concertazione, cancella la democrazia della rappresentanza e il diritto di dissenso dei lavoratori, priva lavoratori e lavoratrici dei principali strumenti a loro disposizione per respingere gli attacchi dei padroni e del governo: gli scioperi e l'azione sindacale conflittuale.
 
Troppi sindacati lo hanno firmato!
 
Purtroppo, dopo una forte iniziale mobilitazione unitaria contro il Testo Unico - che ha coinvolto numerosi sindacati, dalla Fiom ai sindacati di base - e nonostante il successo della campagna contro la firma dell'accordo vergogna, promossa dal Coordinamento No Austerity e sostenuta da varie sigle sindacali e comitati di lotta, persino alcuni sindacati conflittuali hanno deciso di firmare il testo unico.
La Fiom si sta presentando nella maggioranza delle elezioni rsu e rsa sottoscrivendo i contenuti dell'accordo, dopo che la direzione nazionale Fiom ha abbandonato la battaglia contro la firma all'interno della Cgil. Persino le direzioni nazionali di Cobas Lavoro Privato, Snater, Orsa e recentemente di Usb hanno deciso di cedere al ricatto padronale, firmando questo accordo vergognoso.
Noi pensiamo che quanti più sindacati firmano questo accordo vergognoso tanto più si indebolisce la lotta contro il Jobs Act, contro i licenziamenti, contro il razzismo e contro tutte le misure governative di austerity e privatizzazione. I dirigenti sindacali che firmano l'accordo rinunciano di fatto a lottare per respingerlo e aprono la strada a una nuova legge contro il diritto di sciopero, di rappresentanza e di libera espressione: una legge già annunciata dal governo, che, come dimostrano le sempre più frequenti dichiarazioni di ministri e parlamentari, tenterà di cancellare ogni minimale diritto di dissenso.
 
Rilanciamo la campagna contro l'accordo della vergogna e per la difesa del diritto di sciopero!
 
Contro lo sfruttamento di padroni e governo i lavoratori devono organizzarsi autonomamente attraverso rappresentanti che siano espressione delle lotte e non con finti delegati, servi dei diktat aziendali, con le mani legate e privi di concreti strumenti di opposizione sindacale.
E' necessario e urgente rilanciare la battaglia contro l'accordo della vergogna sulla rappresentanza, parallelamente alla campagna contro la repressione delle lotte e del dissenso. Difendere il sindacalismo conflittuale e il diritto di sciopero è un primo fondamentale passo per una mobilitazione unitaria e coordinata contro le politiche di austerity imposte dal governo (tra cui il Jobs Act) e contro la privatizzazione di Sanità, Trasporti, Scuola (la cosiddetta "Buona scuola"), che speculano sul costo del lavoro e dismettono i servizi pubblici essenziali.
Mobilitiamoci a difesa dei diritti democratici e delle lotte antifasciste e solidali, contro il razzismo e contro il maschilismo!
 
Il nostro appello: firmalo anche tu!
 
I sottoscrittori di questo appello:
1) Chiedono a tutti i lavoratori e alle organizzazioni sindacali di lotta di mobilitarsi per la democrazia della rappresentanza e per il diritto di sciopero, combattendo l'accordo vergogna sulla rappresentanza e tutte le misure antisciopero.
2) Chiedono ai gruppi dirigenti nazionali di Fiom, Cobas Lavoro Privato, Usb, Snater, Orsa, di ritirare la firma al Testo unico sulla rappresentanza in qualsiasi istanza (nazionale, di categoria, aziendale) e agli attivisti sindacali delle organizzazioni sindacali firmatarie di non riconoscere nelle singole realtà aziendali la legittimità di elezioni rsu/rsa conformi all'accordo vergogna.
3) Sostengono e diffondono unitariamente tutte le iniziative, anche interne alle organizzazioni sindacali, contro l'accordo della vergogna, dando la disponibilità a costruire momenti di informazione per i lavoratori nei luoghi di lavoro e nei territori.
4) Rilanciano la battaglia contro il Jobs Act e contro tutte le politiche di austerity, razziste e autoritarie del governo Renzi!
 
 
Prime adesioni collettive all'appello:
 
No Austerity - Coordinamento delle Lotte
Confederazione sindacale USI
Cub Toscana
Cub Piemonte
Coordinamento Operai Cub Pirelli (Bollate)
Alp-Cub (Associazione Lavoratori Pinerolesi aderente alla Cub)
Flmuniti-Cub Ferrari
Cub Sur Modena
Coordinamento provinciale Flmu-Cub Frosinone
Cub Sanità Salerno dell'AOU Ruggi d'Aragona
Flmuniti Cub Parma
Allca-Cub Bolzano
Cub Caltanissetta
Cub Sanità Cremona
Rsu Cub Istituti Ospedalieri di Cremona
Attivisti Cub Vicenza
Slai Cobas Tpl Toscana
Slai Cobas - Coordinamento provinciale di Chieti
Slai Cobas - Coordinamento provinciale Termoli-Campobasso
Rsa Fiom Ferrari
Rsu Fiom OM Carrelli Bari
Il sindacato è un'altra cosa Opposizione Cgil (Cremona)
Rsa Fisac-Cgil Equitalia Nord - Cremona
Rsu Fiom La protec di S.Giovanni in croce
Operai Fiat Irisbus Resistenza Operaia
Si.Cobas Esselunga di Pioltello
Lavoratori delle cooperative in lotta
Usb P.I. Vimodrone
Coordinamento Pugliese Lavoratori in Lotta
Precari della scuola in lotta
Coordinamento Migranti di Verona
Operaie Jabil-Nokia di Cassina de' Pecchi
Rete di sostegno attivo Jabil-Nokia-Siemens
Associazione Mariano Ferreyra
Donne in Lotta di No Austerity
Associazione Terra Nuestra (Donne Immigrate)
Rsu 47 personale di bordo Firenze, Trenitalia
CUB Rail
 
Manda la tua adesione a questo appello scrivendo a
info@coordinamentonoausterity.org
 indicando nome, cognome, città, eventuale sindacato o incarico sindacale
o organizzazione di appartenenza.
E' particolarmente importante mandare adesioni collettive
(sindacali, di lotta, politiche, associazioni, ecc).
 
 
I DIRITTI SINDACALI NON SI SVENDONO!

Trattando come invasori i rifugiati bisognosi di aiuto rischiamo di perdere la nostra umanità

Robert Fisk
La Grande muraglia cinese, le mura di Roma e di ogni città medievale, la linea Sigfrido, la linea Maginot, il Muro Atlantico; nazioni, imperi, dittature, democrazie, hanno usato ogni catena di montagne o fiume per non fare entrare   gli eserciti stranieri. E adesso noi europei trattiamo le masse povere e accalcate, i perfetti innocenti di Siria e Iraq, di Afghanistan ed Etiopia, come  se fossero invasori stranieri decisi a saccheggiare e a soggiogare la nostra sovranità, la nostra patria verde a gradevole.
Fili spinati lungo il confine ungherese. Fili spinati a Calais. Abbiamo perduto l’unica vittoria che gli europei hanno appreso dalla Seconda Guerra Mondiale – la compassione?
Dato che il nostro cliché è di dire al mondo che la “crisi” dei rifugiati è la più grande dalla fine della guerra, mi sono ricordato del modo in cui Winston Churchill reagì alle colonne di profughi tedeschi in fuga attraverso le nevi dell’Europa orientale nel 1945 prima dell’avanzata dell’Armata Rossa vendicatrice. Questi, ricordatevi, erano i civili del Terzo Reich – coloro che avevano portato al potere Hitler, che si erano rallegrati per i barbari genocidi della Germania e delle vittorie militari su nazioni pacifiche. Erano le persone di una nazione colpevole che si trascinava verso l’Anno Zero. Sono passati anni da quando lessi la lettera che Churchill scrisse a sua moglie Clementine, mentre stava andando alla conferenza di Yalta nel febbraio del 1945.
Ma questo fine settimana l’ho cercata, ed ecco la parte cruciale: “Sono libero di confessarti che il mio cuore è rattristato dai racconti delle masse di donne e bambini tedeschi che fuggono verso ovest lungo le strade di qualsiasi luogo, in colonne lunghe 65 chilometri, davanti agli eserciti che avanzano. Sono chiaramente convinto che se lo meritano, ma questo non  rimuove la situazione dal proprio sguardo. L’infelicità dell’intero mondo mi sconvolge e temo sempre di più che possano nascere nuove lotte da quelle cui stiamo ponendo fine con successo.” Churchill avrebbe chiamato il suo sentimento “magnanimità”. Era compassione.
Incredibilmente, è la Germania – la nazione dalla quale decine di migliaia di profughi scapparono davanti alla Seconda Guerra mondiale, e davanti ai cui eserciti sarebbero fuggiti a milioni dopo l’inizio del conflitto – che è ora la destinazione prescelta per le centinaia di migliaia di masse  accalcate che attraversano a piedi l’Europa. La generosità della Germania brilla come un faro accanto alla reazione del PR (Public Relation)  Dave [Cameron]  e dei suoi amici. Il nostro Primo Ministro non ha  mai letto Churchill? Oppure ha letto troppo Tennyson? Gli piace citare un verso dell’Ulisse di Tennyson:
“Lottare, cercare, trovare e non cedere” che era scritto sul muro del villaggio degli atleti alle Olimpiadi di Londra del 2102. Mi chiedo se gli sia piaciuto anche il sonetto preferito dello stesso Tennyson, in cui il nostro Poeta di Corte dell’epoca vittoriana gioisce per i “guerrieri montenegrini che respingono lo sciame/dell’Islam turco…” Una bella parola “sciame”. “Un buon inizio ma è una brutta etichetta,“  come lo stesso Churchill aveva avvertito in un messaggio scritto prima della guerra a Hitler riguardo al disprezzo del  Führer  per un altro popolo ignorante.
Più di 30 anni fa ho incontrato a Gerusalemme quel principe dei giornalisti, James Cameron. Aveva difeso i miei servizi sull’Irlanda del Nord e così era un mio eroe – ma anch’egli, come Churchill, era un uomo di grande compassione. Ho pensato a lui non molto tempo fa quando mi lamentavo di un altro gruppo di ragazzi siriani profughi, “selvatici” che mi avevano inseguito lungo una strada di Beirut. Quasi 40 anni fa Cameron  riferiva per la BBC di un’altra massa di profughi che cercavano la salvezza su imbarcazioni non adatte a navigare.
“E’ stato un compromesso giornalistico disonesto chiamate i profughi vietnamiti “the ‘boat people’,” (https://it.wikipedia.org/wiki/Boat_people), ha scritto nel suo articolo, “che ha un suono quasi rassicurante, come se si trattasse di persone che fanno una vacanza in  crociera. I profughi…sono fuggiaschi, fuggitivi, vittime, i perduti e i soli… Profughi ebrei, profughi arabi, profughi tedeschi, profughi indiani, profughi pachistani, profughi russi, profughi del Bangladesh, profughi coreani.” Cameron ricordava gli Ugonotti del 17° secolo che erano fuggiti in Gran Bretagna, gli ebrei perseguitati che erano fuggiti dall’America nel 1900.
E poi Cameron è arrivato vicino a un momento da  “PR Dave”. “In quei giorni il mondo era un luogo piuttosto vuoto; c’era spazio dovunque per lo straniero senzatetto. In qualsiasi posto in cui uno straniero potrebbe desiderare rifugiarsi, è ora sovrappopolato e ha già problemi suoi.” “E alcuni profughi sono avari, alcuni si stanno salvando la pelle, altri sono su un  carrozzone.  Devo però ancora incontrare un profugo bambino che abbia lasciato la patria per un motivo diverso da quello che era costretto a  farlo. ”Non c’era alcuna “ingiunzione divina”, asseriva Cameron, “che dica che si deve restare dove si è nati.”
I seguaci di Mosé non erano profughi, come lo sarebbero stati per 2000 anni, “fino a quando hanno sostituito il loro esodo con quello di qualcun altro?”
Un’ironia unica della nostra tragedia di oggi è che una nave della marina irlandese ha salvato la vita di migliaia di migranti naufragati a poche miglia dalla costa libica. Un secolo e mezzo fa, l’esodo causato dalla carestia in Irlanda aveva trascinato i profughi sulla costa del Canada; le navi erano piene di uomini, donne e bambini che stavano morendo o erano morti di tifo, ricevuti con compassione, ma anche con la paura che l’epidemia avrebbe contagiato la gente delle Province Marittime del Canada orientale.
E’ toccato a Pól Ó Muirí, il direttore dell’Irish Times in lingua inglese [quotidiano irlandese, n.d.t.), il cui stesso padre era stato un operaio edile emigrato in Gran Bretagna, farci notare, la settimana scorsa, quanti irlandesi avevano contribuito a costruire il tunnel della Manica, e di come oggi “i migranti stanno dall’altra parte, cercando di attraversarlo.”
Sì, “qualcosa andrebbe fatto” riguardo ai profughi,  ha detto Pól Ó Muirí in modo retorico dichiarandosi d’accordo.  Ma allora, e dal momento che mi piace l’ottima scrittura, dovete avere pazienza con me – ha aggiunto: “Tutta la faccenda è un poco spaventosa, non è vero, tutte quelle persone che si lanciano contro le recinzioni all’imboccatura del tunnel che la gente [della contea irlandese ] di Donegal ha contribuito a costruire…E’ stato quando la telecamera è arretrata per fare una panoramica di uomini che stavano in piedi e osservavano, con tutta la dignità che potevano mettere insieme, che improvvisamente mi sono reso conto che stavo vedendo… mio padre in Inghilterra… Anche voi vedete nelle loro facce la vostra famiglia? Guardate un po’ più da vicino. Non abbiate paura.”
Come si dice: la necessità non conosce alcuna legge. E neanche la compassione.

giovedì 3 settembre 2015

Se il lavoro è senza contratti

Rossana Rossanda. Fonte http://www.sbilanciamoci.info/

Bisogna riconoscere che nel zigazagare di Renzi fra un annuncio e l’altro c’è una stella polare che indica una rotta costante: ridurre per l’impresa il costo del lavoro, costringere per legge i salariati ad accettarlo. Non è bastato il Jobs Act? Adesso senza il nome inglese c’è il tentativo di far fuori la contrattazione nazionale riducendo l’orizzonte del negoziato all’impresa. Insomma di far fuori finalmente il contratto nazionale.
Dei ritorni al passato è l’esempio più clamoroso: un lavoratore di Brescia e uno che faccia lo stesso lavoro a Catania saranno pagati diversamente, e già la stampa aggiunge che è giusto perché mille euro al nord valgono meno che al sud, o almeno così si dice. Siamo al ritorno delle vecchie gabbie salariali che un governo diretto dal Pd ripropone. È la risposta a Saviano e ai dati pubblicati dalla Svimez: al sud i padroni potranno pagare di meno. Perché non riconoscere per legge il caporalato? Anzi la schiavitù? Non ci sarebbe nulla di più flessibile. Anzi le stesse gabbie salariali possono non essere troppo rigide, meglio che la contrattazione del lavoro e relativi rapporti di forza diventino variabili in campagna e in città, dove il sindacato è forte e dove è debole. E le donne, alcune leader delle quali lo propongono in nome della differenza femminile, si mettono alla testa di questo ulteriore passo in avanti nella modernizzazione dei rapporti sociali.
Il Jobs Act ha dimostrato che la sinistra non sa più neanche leggere, e del resto era scritto in modo ingarbugliato; questa misura sarà invece più semplice e del resto nella mente dei proletari è diventato corrente il pensiero che gli operai non esistano più; e nemmeno l’insistenza a pagarli di meno del governo Renzi dimostra che non siano puri fantasmi di una passata ideologia.

Non puoi odiare le radici senza odiare l’albero II parte

Wu Ming, tratto dal libro "New Thing" Einaudi editore

per la prima parte clicca  QUI


Entra nel centro del suono spontaneo che vibra di sé stesso come nel suono continuo di una cascata oppure, mettendo le dita nelle orecchie, intendi il suono dei suoni e raggiungi Brahman, l’immensità.

Vijnanabhairava Tantra, 38


IL DIRETTORE Gli omicidi del Figlio di Whiteman. Se ne occupò Sonia, Sonia Langmut. Nel ‘67 aveva ventitre o ventiquattro anni. Non saprei dirti come rintracciarla. Non so nemmeno se è viva. Quell'estate si licenziò dal giornale e partì verso l’Ovest. Non la rividi mai più. Un anno dopo, un nostro inviato alla Convention dei Democratici a Chicago disse di averla vista in un picchetto di donne di fronte all’Hilton, e poi in mezzo agli scontri di fianco a Abbie Hoffman, Jerry Rubin e altri leader della protesta. Ma forse è meglio cominciare dall’inizio.

GREEN MAN Il giardinaggio è sempre stato la mia passione, sono cresciuto con l’amore per le piante, conosco ogni foglia del Brooklyn Botanic Garden, ci porto sempre i parenti in visita dalla Georgia. Tra i jazzisti e jazzofili neri il mio era un lavoro strano, ma per me jazz e giardinaggio erano un tutt’uno, perfetta armonia. Al Prospect Park, vicino allo zoo, sentivo richiami d'ogni specie d’uccello e mammifero. Orchestrazioni in forma libera, improvvisazioni collettive di amadriadi macachi fringuelli pellicani, vento tra le foglie e zac! di cesoie, voci di pic-nic e traffico lontano. Cercavo di isolare ogni suono e ricondurlo alla fonte. Avevo l’orecchio fino, se diventavo ingegnere del suono non avevo niente da invidiare a Van Gelder. Più avanti negli anni, quando tipi come Albert Ayler dicevano di voler andare oltre le note per concentrarsi sui suoni, capivo bene cosa intendevano. Ayler e la sua donna, alla fine degli anni Sessanta, andavano a suonare al Prospect Park. Un pomeriggio la polizia li fece smettere perché facevano troppo baccano. Per poco non li arrestavano. Io la scena non la vidi, all’epoca ero già in prigione.


BLOOD WILL TELL Sonia Langmut? Certo, la conoscevo.

ROWDY-DOW Pensa a quello che succedeva intorno, pensa al Potere Nero, a Malcolm, Muhammad Ali, Stokely Carmichael, Huey P. Newton e le Pantere. Eravamo come loro, dissotterravamo asce di guerra di secoli prima, asce di guerra timbriche, tonali e ritmiche. Se il Potere nero avesse vinto, se sbirri e federali non avessero ammazzato i fratelli uno per uno, e se i ragazzi dei ghetti non fossero stati rimpinzati di eroina…

BLOOD WILL TELL Sonia era una ragazzona bianca di upstate New York, cresciuta dalle parti di Albany. Genitori tedeschi scappati dal nazismo. Socialisti, mi pare. Non l'avresti definita “bella”, ma aveva capelli rossi e occhi verde scuro. Lentiggini dappertutto. Insomma, la notavi. Scriveva di musica sul Brooklynite, rimbalzava da un club all’altro ed era immersa nella new thing. Quando mi intervistava, faceva domande tipo: - Che rapporto c’è tra il tuo modo di improvvisare e la scrittura automatica dei surrealisti francesi? - o altre che cominciavano così: - Nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, il giovane Marx scrive che... - Però era molto simpatica e aveva un gran cervello. L’ultima volta la vidi al funerale di Trane. Quell'estate lasciò la città.
Da più di trent’anni, ogni tanto incontro qualcuno che ha incontrato qualcun altro che all’epoca l'ha vista nella tale o nella tal’altra comune, o a una famosa manifestazione. In ogni caso, non so dov'è adesso. Non so neanche dirti se è viva. Temo dovrai spostarti parecchio a Ovest se vuoi tentare di rintracciarla.

ROWDY-DOW Ci si misero tutti a soffocare la nuova musica prima che potesse diventare altro. Fred Hampton delle Pantere di Chicago fu ammazzato nel suo letto, gli sbirri gli spararono mentre dormiva. Ricordo una foto della stanza: per terra c’era la copertina di un LP imbrattata di sangue e materia grigia. Out To Lunch di Eric Dolphy. Pensai: le Pantere ascoltano la nostra musica. Siamo tutti una cosa sola. La cosa nuova.

IL DIRETTORE Sonia la incontrai nel ‘64, proprio a una serata del quartetto di Trane. Non ricordo se era il Birdland o il Vanguard. Non poteva non attirare l’attenzione: una ragazza sola in un locale alle ore piccole, non bellissima, aria un po’ hippie, seduta accanto alla batteria di Elvin Jones con in grembo un registratore a bobine, marca europea...

BLOOD WILL TELL Butoba MT5, fabbricazione tedesca. Il famoso Butoba di Sonia Langmut.

IL DIRETTORE Batteva il ritmo col piede, canticchiava le note dell’assolo di Trane una frazione di secondo dopo che uscivano dal sax. Era uno di quei pezzi “Trane & Elvin”, solo sax e batteria. Trane non la sentiva, perso nell'assolo. Credo che nessun altro la sentisse, a parte me e Jimmy Garrison, che ogni tanto la guardava, sorrideva e scuoteva la testa. Chiacchierammo un po’ al bar e le diedi il mio biglietto da visita.
Qualche tempo dopo, quando già lavorava per il giornale, mi fece ascoltare quel nastro. Si sentiva quasi solo Elvin che spargeva olio di gomito, e Sonia che canticchiava gli assoli. Che te ne pare di una che va ai concerti del John Coltrane Quartet per registrare se stessa? E non sbagliava una nota! 

THUMBTACK Hai presente Fear and Loathing in Las Vegas, la parte della conferenza federale sulle droghe? A un certo punto c’è una pausa, il Dr. Duke e il suo avvocato prendono in mezzo uno sbirro di provincia, uno dell’Est, gli raccontano quant’è dura per le forze dell’ordine a Los Angeles e gli propinano una storia di crimini satanici, gente che beve sangue umano come fosse latte. Gli spiegano che l’unico modo per contrastare le sette di pazzoidi è decapitare i prigionieri, la polizia di L.A. ha cominciato a farlo ufficiosamente. Lo sbirro dell'Est è sempre più sconvolto, il Dr. Duke racconta dell’irruzione nella fattoria di Manson nella Death Valley: degli adepti sono riusciti a fuggire e sono scomparsi fra le dune, nudi come vermi e armati fino ai denti. Prima o poi si rifaranno vivi. Lo sbirro di provincia commenta: - Non pensavo che le cose fossero tanto sfuggite di mano in questo Paese...
Ecco, anni prima di leggere quelle righe di Hunter S. Thompson,  noi già lo pensavamo. Il governo, o chi per loro, decapitava ufficiosamente. E’ quello che successe al Black Panther Party, e non solo a loro.

HEAVY LEGS Dopo un po’ vennero fuori, a New York e Chicago, musicisti neri che volevano compiacere i critici bianchi, nelle interviste citavano Stockhausen, Webern, Varése, Schoenberg e altri crucchi che non mi ricordo il nome. Anche Ornette, tutte le sue chiacchiere incomprensibili, la “musica armolodica”, pure lui ha composto sinfonie, sonate, quella roba là. Voleva essere preso “sul serio”.  Se c’è gente che ha suonato per gli intellettuali bianchi, sono proprio quelli del free. Un bel po' di quella roba era merda, a un certo punto tutti pensavano di poter improvvisare per ore, niente beat, niente linea di basso, niente saper suonare, e si sentivano dei grandi, davvero radicali, come i bimbi che petano e ruttano per fare arrabbiare la mamma. Quella roba ha dato una mazzata al jazz. Gli impresari non volevano più saperne e i fratelli quei dischi non li compravano, perché avrebbero dovuto? Se vuoi sentire gente che s’incazza e strombazza, puoi metterti alla finestra all’ora di punta.
A Boston le sommosse dopo l’omicidio del dottor King scemarono perché i fratelli volevano vedere James Brown alla tivù. Avessero trasmesso Cecil Taylor, chi l’avrebbe cagato?

THUMBTACK Nel settembre del '69 J. Edgar Hoover dichiara al New York Times che le Pantere Nere sono “la più grande minaccia alla sicurezza interna del Paese”. Già da un anno l’Fbi ha sguinzagliato i cani del "Cointelpro" nella guerra psicologica contro il movimento nero. “Cointelpro” vuol dire “Counterintelligence Program”, l'avevano messo su negli anni ‘50 per neutralizzare il partito comunista, poi l'hanno usato contro la Nuova Sinistra e il movimento per i diritti civili.
Gli uomini del Cointelpro usano ogni sporco trucco per sabotare, screditare e distruggere il Black Panther Party e altre organizzazioni afroamericane: provocano, infiltrano agenti, producono falsi volantini e falsi giornali, inventano calunnie sui leader delle Pantere, amplificano ogni scazzo interno, addirittura ammazzano o fanno ammazzare membri del partito. Mica me l'invento io: tutto nero su bianco, si sa da trent'anni. 


W.CH. Non c’era solo il Cointelpro: ogni dipartimento di polizia aveva il suo ramo operazioni speciali, che infiltrava e sabotava in collaborazione, in concorrenza o all’insaputa dei federali. La sezione newyorkese delle Pantere era infiltrata dal Boss, il Bureau of Special Services del Nypd.

THUMBTACK Nel '71 la stampa mette le mani su documenti trafugati in una sede Fbi della Pennsylvania, e scopre l’esistenza del Cointelpro. Nel '76 una commissione d’inchiesta del Senato conclude che l'Fbi ha impiegato, cito pari pari, “tecniche intollerabili in una società libera”, si è “impegnato in tattiche illegali" e ha “risposto a problemi sociali che hanno radici profonde fomentando la violenza e il conflitto”. Bene, e adesso? Hoover sta già marcendo all'inferno ma qualche funzionario pagherà, no? Qualcuno verrà incriminato, c'è chi darà le dimissioni, insomma, sanzioni di qualche tipo, no?
Per un cazzo. Non succede niente. Tutti i culi sono salvi e restano dov'erano, Dio benedica l'America.
Pensiamo a quanto si è scritto e si continua a scrivere su una minchiata come il Watergate. In fin dei conti, cazzo aveva fatto lo staff di Nixon? Aveva spiato i Democratici e scherzato un po' in campagna elettorale. Robetta, rispetto a quel che ha fatto il governo ai dissidenti. L’Fbi ha reso pubblica solo una piccola parte del materiale, il resto è ancora top secret per “questioni di sicurezza nazionale”. Su tutte le porcherie un rapporto completo non l'avremo mai, ma quello che si sa fa già venire il vomito. Chi può dire che dietro gli omicidi del Figlio di Whiteman non ci fosse la longa manus del Cointelpro, degli sbirri o di qualche altro ramo dell’intelligence? 
Oggi in America c’è un Cointelpro dietro ogni angolo, sanno anche il coloro della tua merda, quella di ieri e quella di stamattina.
Questa storia va ben oltre il free jazz.

scelta dei video a cura di Luciano Granieri

mercoledì 2 settembre 2015

E' ora di reagire al genocidio dei rifugiati

Luciano Granieri

Sulla vergogna che il genocidio dei migranti sta gettando su l’intera umanità vorrei lanciare una serie di provocazioni.

Agli organi d’informazione.
Questa è una vicenda estremamente drammatica che non merita di essere derubricata a tafferuglio mediatico   dalle squallide posizioni di leghisti, fascisti e affini. Non è possibile sopportare ogni giorno i deliri  beceri di certa feccia  elettoralmente opportunista. Capisco che per i media mandare in scena le liti con  Salvini, la Meloni, la Santanchè  da una parte, e il piddino di turno ammaestrato da Renzi dall’altra,   può aumentare l’audience o la tiratura del giornale, ma è un esercizio squallido e pericoloso. Perché iniettare dosi così massicce di odio sociale crea  gravissimi danni  ad una decente convivenza civile. Per cui, sollecito gli organi di informazione ad oscurare le provocazioni leghiste e fasciste. Non mandatele in onda, non parlatene. Censurare le idee non è democratico, ma censurare certi deliri fondati sull’odio forse si.

Ai governanti ossessionati dai muri.
Ci rivolgiamo agli Orban e alle Theresa May e compagnia cantando. Il flusso di immigrati è ormai un fiume in piena. Troppa la disperazione esportata in Africa  e in Medio Oriente  attraverso il fiorente mercato delle armi che arricchisce le industrie occidentali, troppa la devastazione causata dalle guerre funzionali alla salvaguardi degli interessi delle multinazionali. L’impeto di un fiume così tumultuoso non può essere fermato da nessuna barriera né da vergognose marchiature sui rifugiati. I muri provocheranno solo la deviazione del flusso, costringendo i migranti a cercare nuove vie per giungere in occidente. Strade e rotte sempre più pericolose   sempre più in balia di traghettatori senza scrupoli pronti  a lucrare sulla umana disperazione.

Ai governanti che pretendono di scegliersi il rifugiato da accogliere.
In particolare mi rivolgo alla Merkel, che ha deciso motu proprio una sospensione ad hoc per la Germania degli accordi di Dublino. Secondo il principio dell’"euimmigrazione",  susseguente al principio dell’eugenetica di hitleriana memoria, potranno avere diritto di asilo in Germania solo i profughi Siriani, i più istruiti e benestanti.  Per gli altri  continuano a valere gli accordi di Dublino e dovranno essere trattati come al solito dai Paesi di approdo. E’ una posizione pericolosissima e disumana distinguere fra immigrati di serie A e serie B, con una modalità per altro completamente al di fuori di ogni  trattato europeo. Ma la Germania può tutto.

Al popolo della sinistra   se ancora esiste.

Nei giorni scorsi in Austria, non una nazione propriamente bolscevica, perfino i poliziotti  hanno partecipato ad una manifestazione di 20.000 persone contro l’inumano trattamento dei rifugiati. Negli stadi di calcio   i tifosi, una categoria che di solito non brilla per umanità e sensibilità a certi temi, hanno esposto striscioni di solidarietà agli immigrati. Gran parte degli spalti del campionato tedesco esibivano striscioni con la scritta “Welcome Refugees”. E noi, mi ci metto anch’io, continuiamo a sopportare la vergognosa disumanità di questa piaga, avvelenata anche dalle farneticazioni leghiste e fasciste, senza muovere un dito. Eppure l’accoglienza , la condivisione, la solidarietà sociale, sono valori fondanti di una certa idea di sinistra. E allora cosa aspettiamo a scendere in piazza, ad occupare il Cara di Mineo, o il porto di Pozzallo, per gridare la nostra rabbia contro quel capitalismo ultraliberista che sta producendo il genocidio? Dove sono  i movimenti pacifisti che riempirono le piazze per protestare contro la guerra in Iraq? E quelli di Sel, di Possibile, dell’altra Europa per Tsipras, quelli di Rifondazione e il nuovo Partito Comunista d’Italia?  Come intendono muoversi quelli di Sinistra Anticapitalista o del Pcl di Ferrando, i Carc e quelli di Alternativa Comunista?  E’ possibile che i poliziotti austriaci siano più sensibili  di noi a certi valori?  Muoviamoci, organizziamoci, scendiamo in piazza! Il genocidio di milioni di persone non merita solo l’indignazione e le denunce dai social network, ma esige  una mobilitazione enorme. Proviamo ad organizzarci, magari nelle singole città per poi confluire in una manifestazione nazionale più grande. Muoviamoci!

Appello di solidarietà contro il terzo memorandum in Grecia e a sostegno di Unità Popolare

Sinistra Anticapitalista




Care compagne e cari compagni

vi invitiamo a firmare l' appello di solidarietà con le compagne e i compagni greci che si stanno opponendo all’applicazione di un terzo Memorandum in Grecia. Per aderire all’appello scrivere anomemorandum@gmail.com indicando nome e cognome, città, eventuali incarichi sindacali e/o politici. Vi segnaliamo la pagina fb No Memorandum 

Di seguito l'appello con in primi firmatari. 


Appello: Solidarietà al popolo greco e alle forze sociali e politiche che si oppongono al nuovo memorandum

Dal 2010 il popolo greco sta subendo un attacco senza precedenti da parte delle istituzioni che rappresentano i creditori.

Dal mese di luglio 2015, la stampa internazionale e italiana ha dato ampie informazioni sulla valanga di misure di austerità che colpiscono l’insieme della classe lavoratrice e gli strati sociali più diseredati (pensionate/i, disoccupate e disoccupati, giovani costretti a migrare…) . Come purtroppo sappiamo molto bene anche nel nostro paese, a tutto questo si aggiungono un’ondata di privatizzazioni, la distruzione dei servizi pubblici e l’estrema precarizzazione del mercato del lavoro, ossia il super sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori salariati che dispongono di un impiego e la chiusura di ogni prospettiva per le/i disoccupate/i. Quest’insieme di diktat di chiara impronta classista mira a colpire anche le regole più elementari della democrazia parlamentare.

In questo contesto, noi non possiamo che sostenere coloro che nella società greca e in parlamento si sono opposti al fatto che il governo Tsipras applichi queste misure antisociali, determinando uno stato d’animo di rassegnazione nella massa delle lavoratrici e dei lavoratori, secondo cui non vi sarebbe alternativa e non sarebbe possibile alcuna resistenza ai poteri del capitale e delle sue istituzioni.

Il nostro sostegno è oggi rivolto, tra gli altri, al raggruppamento politico che si è costituito – su impulso della Corrente di sinistra e del Red Network – sotto il nome di Unità popolare, che esprime e dà voce al vasto NO alle politiche di austerità che si è espresso con il referendum del 5 luglio.

Le militanti e i militanti e le molteplici organizzazioni e correnti che formano questo fronte dell’Unità popolare conducono la nostra stessa lotta, quella che stiamo cercando di costruire in Italia e in tutta Europa, contro coloro che attaccano i diritti sociali e democratici dell’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori così come dei loro alleati sociali.

Per aderire all’appello scrivere a nomemorandum@gmail.com indicando nome e cognome, città, eventuali incarichi sindacali e/o politici.

Prime adesioni

Eliana Como (direttivo nazionale Cgil); Nicoletta Dosio (Movimento No Tav)

Sergio Bellavita (direttivo nazionale Cgil); Fabrizio Burattini (direttivo nazionale Cgil); Francesco Cori (Autoconvocati della scuola di Roma); Giorgio Cremaschi (ex segretario nazionale Fiom); Giuliana Righi (comitato centrale Fiom); Aldo Giannulli (docente universitario); Antonio Moscato (storico); Annamaria Rivera (docente universitaria); Aldo Zanchetta (economista); Checchino Antonini (giornalista); Fausto Pellegrini (giornalista); Imma Barbarossa (coordinamento nazionale Altra Europa); Piero Maestri (Rete Communia); Gigi Malabarba (RiMaflow, Rete Communia); Cristina Quintavalla (coordinamento nazionale Altra Europa); Riccardo Rossi (candidato presidente Altra Puglia); Franco Russo (ex deputato); Nando Simeone (Sinistra Anticapitalista); Sandro Targetti (direzione nazionale Prc); Franco Turigliatto (ex senatore, Sinistra Anticapitalista); Arianna Ussi (direzione nazionale Prc)

martedì 1 settembre 2015

Attivista o web journalist? A volte è un bel dilemma

Luciano Granieri


Nella primavera scorsa , l’Osservatorio Peppino Impastato organizzò, un corso di giornalismo partecipato. Un nuovo modo di fare informazione nell’era della rete. La notizia viene raccolta e diffusa direttamente dal cittadino. E’ ciò che è capitato al sottoscritto ieri mattina. 

Mi ero recato presso la Asl, per prenotare una visita. Incamminandomi verso l’ospedale incontro una delegazione del Comitato  Ospedale San Benedetto di Alatri. All’interno della palazzina della dirigenza  il Dottor Retrosi, portavoce del movimento, era a colloquio con la manager, Dottoressa Mastrobuono  per derimere  l’annosa questione del reparto di ostetrica   del nosocomio alatrese.  

Come è noto presso l’Ospedale San Benedetto   è in apertura la così definita “Casa del Parto”.  Una struttura che dovrebbe supportare, (o forse sostituire?)  Il reparto vero e proprio. Nelle scorse settimane ostetricia    è stata chiusa per concedere ai medici un periodo di ferie. Attualmente i sanitari sono   rientrati, ma non tutti ad Alatri. Alcuni sono stati dirottati presso l’ospedale Spaziani di Frosinone.  Il reparto  del San Benedetto ha ripreso a funzionare,   parzializzato a quattro posti letto, in luogo dei dodici disponibili prima delle ferie, e senza la guardia medica notturna. Una situazione che avvallerebbe il sospetto dei sindaci  del distretto A e dei cittadini, sull’imminente chiusura, non solo del reparto ma dell’intera struttura ospedaliera. 

Questo era il motivo per cui la delegazione del comitato in difesa dell’Ospedale di Alatri era presente sotto la palazzina della dirigenza Asl. Mentre provvedevo con il cellulare a raccogliere qualche impressione presso i membri del comitato, giungeva  l’invito  alla delegazione, tramite l’addetto stampa della manager,  a confrontarsi con la Dottoressa Mastrobuono. Come membro del coordinamento provinciale per la sanità, organismo al quale appartiene il comitato dell’ospedale San Benedetto, venivo  invitato anch’io. 

Inizialmente non volevo partecipare, un po’ perché non avevo un mandato preciso da parte del movimento di Alatri, un po’ per mancanza di tempo-ero li per tutt' altre faccende - un po’ perché psicologicamente non predisposto ad intavolare una vertenza con la manager Asl. Ma su pressione della delegazione del comitato, sollecitato telefonicamente anche dai vertici, decido di salire. 

La Dottoressa Mastrobuono ci ha ricevuto  in una piccola sala riunioni. L’inizio non è  stato dei più piacevoli. La manager ci informava  di aver denunciato per diffamazione il comitato San Benedetto di Alatri, per un comunicato stampa ingiurioso nei suoi confronti, uscito sul sito Tg24 info. Il testo è rimasto on line per poco tempo, subito ritirato dalla redazione del giornale , ma ciò non è bastato.  La Dottoressa Mastrobuono  si è sentita offesa oltre che personalmente, anche professionalmente da qui la denuncia. I membri del comitato che erano con me non ne sapevano nulla, ma inequivocabilmente il comunicato era firmato dal Comitato San Benedetto di Alatri.  Non conosco le modalità con cui vengono decisi i contenuti dei comunicati stampa in seno al movimento, ma percorrere la via dell’insulto personale, oltre che rischioso in termini giuridici è anche deleterio in funzione delle rivendicazioni che si vogliono portare avanti. 

Ma veniamo a quanto la Mastrobuono ha affermato in merito alla situazione del reparto di ostetricia. L’apertura della “casa del parto è un’assoluta garanzia del fatto che l’ospedale di Alatri rimarrà attivo. Anzi proprio l’accorpamento con Frosinone e la conseguente riorganizzazione ne garantirà  la sopravvivenza. Nelle prossima legge di stabilità, infatti,  il Governo centrale ha previsto ulteriori 10 miliardi di tagli alla sanità. Il salasso colpirà soprattutto quelle strutture non ritenute efficienti in termini di appropriatezza delle cure.  

Secondo la Mastrobuono l’ospedale di Alatri, non superando  i 500 parti annui e  avendo operato un numero di interventi cesarei elevato, pari al 55% delle nascite, rispetto alla media che si aggira attorno al 25-30%, sarebbe stato  il primo candidato alla chiusura proprio per l’inefficienza che i numeri citati certificava. Con l’inserimento di una struttura più snella come “la casa del parto”, un luogo in cui verranno assistiti per lo più i parti naturali, con il trasferimento dei casi più gravi a Frosinone e l’abbattimento   degli interventi cesarei, è possibile rendere l’ospedale più efficiente e garantirne  la sopravvivenza. 

Una  mia prima obiezione ha riguardato la capacità  della struttura di gestire comunque  le emergenze, quei   casi   talmente critici da non consentire il trasferimento a Frosinone ed esigere un intervento immediato sul posto. La manager ha assicurato che all’interno della “casa del parto” sarà attiva un’unità operatoria completa di chirurghi e anestesisti. Era in atto una sorta di magnificazione della casa del parto un po’ come era avvenuto per la casa della salute di Pontecorvo.I dubbi rimanevano. Ma il cellulare ha squillato. Mi richiamava all’ordine alle incombenze per le quali ero uscito di casa. Mi sono dunque scusato con i membri del comitato, con la Mastrobuono, ed ho dovuto abbandonare la riunione. 

Non so come sia andata a finire,ma questo ennesimo incontro ha rafforzato in me l’idea che bisogna inserire la lotta per la sanità locale in un quadro più ampio. La stessa Mastrobuono, confermando il salasso di ulteriori 10 milliardi al sistema sanitario, ha involontariamente dimostrato come sia in atto un piano di destrutturazione dei servizi pubblici per favorire gli affari dei privati su sanità, acqua, energia. La difesa dell’ospedale di Alatri comincia dal rafforzamento della lotta per la difesa della sanità pubblica di qualità per tutti. Se non si parte da qui non sarà solo l’ospedale San Bendetto a chiudere, ma verrà seguito da tante altre strutture indipendentemente dai manager che si succederanno alla Mastrobuono.

lunedì 31 agosto 2015

Il bambino che dimenticò di leggere un capitolo dei Promessi Sposi

Grande Sorella


C' era na volta un bimbo corto e paffuto ,con il tempo ha perso pure i capelli .Il tempo passava e il bimbo studiava studiava, gli piacevano tanto i promessi sposi. Non ho ancora capito quale è il personaggio che lo affascinava, che lo faceva sognare, forse quello cattivo quello che non voleva che la povera Lucia e il povero Renzo si sposassero.  Tanto amico e compare gli era  Don Abbondio ....ma guarda un po'  si cazzi di preti sempre in mezzo stanno e mai dalla parte dei poracci ,sempre con chi te li sordi.  Comunque nel racconto il cattivo fa la fine del sorcio. Tornamo al bimbo...che forse non ha finito di leggere tutto il libro.Studia, studia diventa famoso ( SE CREDE ) e vuole di più, vuole comandare. COMANDARE DIRIGERE UN TEATRINO CON TANTI ATTORI che nelle scene fanno FINTA DE LITIGA' come aglie Du compare. De giorne s'accidene e di notte vanno a rubà insieme. Il punto è che chisse rubene sempre, de notte e de giorne . Un giorno il bimbetto volle rompere un giocattolino. Un giocattolino prezioso per la citta, una giostrina piena di tanti personaggi ,alti bassi ,magri, grassi giovani ,anziani. Volle romperlo per il gusto e la vanità di romperlo senza sapere che quei personaggi avevano un cervello ,un pensiero unico che li teneva e li tiene uniti .Con grande rabbia sgomento e rancore il bimbo si è accorse  DI NON VALERE UN CAZZO. SI RESE CONTO  CHE TUTTO E TUTTI NON SI COMANDANO A BACCHETTA .......forse non aveva letto il capitolo che parla della PESTE.

domenica 30 agosto 2015

Disoccupati si incontrano e si parlano per andare avanti insieme

Alessia Lambazzi fonte http://www.unoetre.it/


 Foto tratta del sito http://www.unoetre.it/

Durante l’evento, che ha avuto luogo venerdì 28 agosto nel presidio della tenda che ormai da tempo si è stabilizzata davanti al Comune di Frosinone, è stato Paolo Iafrate a dare voce ai tanti senza lavoro che continuano ad aumentare.
La difesa della dignità dei lavoratori vittime di un sopruso da parte delle Istituzioni, che hanno deciso di affidare i servizi appaltati dall’ex fabbrica alle cooperative sociali di tipo B, sembra essere stato il motore di quest’azione di protesta che si propone come primo obiettivo quello di ripristinare le condizioni per cui tanti lavoratori hanno lottato. Questo presidio è paragonabile, secondo Iafrate, ad una trincea che ha individuato il suo nemico nell’amministrazione comunale attualmente incapace di interventi concreti, responsabile di aver svenduto i servizi necessari con la speranza di trarne un profitto.
Presenti all’incontro alcuni delegati del “Comitato Promotore per la Vertenza Frusinate contro la disoccupazione e la precarietà”. Ad intervenire è stato Gino Rossi, il quale ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare le Istituzioni di fronte alla disoccupazione, nuovo cancro della provincia, in modo da distruggere l’aura di indifferenza nella quale i disoccupati sembrano essere avvolti. L’obiettivo, come sottolinea Rossi, è quello di dare vita ad un’iniziativa di stampo provinciale, in modo da unire le forze a prescindere da orientamenti o colori politici che davanti ad una medesima condizione di sofferenza perdono di senso.
Degno di nota l’intervento di Francesco Notarcola, ex dirigente Cgil, che ha espresso il suo parere sulla situazione attuale del nostro paese. La rovina di questa provincia sono i Sindaci e quella mentalità che spinge gruppi di centro destra e di centro sinistra ad unirsi, non certo per servire gli interessi dei cittadini o dei lavoratori, piuttosto per mettersi al servizio dei potentati economici della provincia.
Il blogger Luciano Granieri, in conclusione, ha dipinto un quadro più generale della situazione, attraverso un excursus che parte dall’Italia degli anni 70 e che ci mette di fronte ad una società improntata al capitalismo, un fine a cui politici sembrano aver totalmente aderito, diventando macchine nelle mani di multinazionali che traducono le necessità in occasioni di guadagno.
La Multiservizi di Frosinone si è impegnata a portare avanti un progetto che viaggi nella stessa direzione del “Comitato Promotore per la Vertenza Frusinate”, proponendo tra le altre cose l’organizzazione di una manifestazione di protesta che permetta di unire le forze e ricordando ai presenti che, se necessario, la loro tenda diventerà una dimora stabile.