mercoledì 13 gennaio 2016

La Regione Lazio decisa ad affrontare l'emergenza lavoro in Ciociaria......forse

Luciano Granieri


Diamo i numeri .  Abitanti in Ciociaria: 489.042, iscritti presso i centri per l’impiego: 150.000, più una quantità imprecisata di inattivi (coloro i quali, hanno rinunciato a trovare un lavoro). Risultato: più della metà dei Ciociari è disoccupata. Il reddito procapite medio annuo  di una famiglia della Provincia di Frosinone è di 13.756 euro,  contro la media Italia di 18.380 euro , un verdetto che ci pone agli ultimi  posti (85°) della classifica sul reddito. 

Tralasciando i dati sull’inquinamento e sul costo dei servizi, che pure rimandano il  quadro di un territorio disastrato, la situazione nella nostra Provincia è drammatica. Numeri terribili che allarmano e gettano in una profonda prostrazione i cittadini, soprattutto quelli  senza lavoro, ma che lasciano quasi indifferenti gli eletti (Senatori, Deputati, Consiglieri regionali e provinciali) ciociari. 

L'assenza dei consiglieri regionali di maggioranza, all'incontro  richiesto dai disoccupati del Comitato Promotore Vertenza Frusinate l’11 gennaio scorso presso la sede della Provincia,  è  stato uno scandalo. E’ scellerata  dimostrazione che certi desolanti numeri non sono considerati priorità se non si è in vista di una qualche tornata elettorale.  L’occupazione del  Palazzo di Piazza Gramsci da parte degli ex lavoratori del Comitato Promotore Vertenza Frusinate, non è stato un atto così rivoluzionario, ma semplicemente una reazione più che legittima di fronte all’indifferenza di chi dovrebbe operare per il benessere dei cittadini . 

La lotta paga? Forse. La presa di posizione delle vittime della  spietata strategia di appropriazione indebita di salario e dignità, in favore della speculazione finanziaria, ha sortito la convocazione del consiglio regionale del Lazio, il quale ha approvato all’unanimità un Odg,  che impegna la Giunta Zingaretti a trovare in tempi brevi  soluzioni per il rilancio economico occupazionale della Ciociaria. L’Odg  in questione non è altro che l’annacquamento di una mozione presentata dal M5S nella quale si impegnava la stessa  Giunta a rimodulare e finanziare la legge 4/2009 sul  sostengo al  reddito di che è rimasto senza lavoro, e a utilizzare i fondi europei  per la localizzazione delle imprese nei siti dismessi.  Inoltre gli ex dipendenti di Vdc, Mersen, Marangoni, Ilva, sono riusciti  a rappresentare la drammatica situazione di un padre, o una madre di famiglia a privi di reddito,  all’assessore regionale del lavoro Lucia Valente.  In questo frangente si è decisa  l’apertura   di un tavolo istituzionale con la presenza della stessa assessora e del presidente della Provincia Antonio Pompeo  per avanzare  proposte e trovare soluzioni  .  

E’ la classica montagna che ha partorito il topolino. La battaglia intrapresa da dal Comitato Promotore Vertenza Frusinate è meritoria, straordinaria. Oltre a gettare brutalmente sui tavoli istituzionali, l’odioso problema della disoccupazione, ha  fatto emergere  la codardia dei sindacati che, alla chetichella,  uno dopo l’altro si sono sfilati dall’impiccio. Resta però il fatto che senza i soldi non si canta messa. Quali dovrebbero essere le soluzioni per il rilancio economico e occupazionale del territorio?  Il già fallito  accordo quadro che ha distribuito  un po’ di milioni alle grandi aziende senza un aumento significativo dell’occupazione , così come ammesso dalla sottosegretaria alla commissione  lavoro, nonché senatrice della Repubblica Maria Spilabotte?  O il misero stanziamento di 4milioni  e settecento mila   euro, proveniente dai fondi europei usato per finanziare il contratto di ricollocazione, che porterà a giugno poco meno di 900 euro in saccoccia ai fortunati disoccupati rientrati nel programma (2000 su 150.000 sic.) e qualcosa come 2.500 euro a lavoratore nelle casse delle agenzia interinali private?  

Già perché sperare che attraverso questo contratto  si riesca a collocare qualche disoccupato  è esercizio  fantasioso quanto inutile . Le aziende assumeranno  solo se, eventualmente, dovesse ripartire l’economia  (seriamente  non dello  zero virgola),  e lo faranno quasi esclusivamente attraverso le regalie del Jobs Act: 24 mila euro per lavoratore assunto secondo il contratto che istituzionalizza il lavoro precario. Lo stabilimento Fiat di Melfi ne è un chiaro esempio.  

Per il rilancio dell’occupazione in Ciociaria, servono soldi, soldi pubblici. Il privato non ha interesse ad investire in attività produttive, mira ad accaparrarsi i servizi (Acea docet),  o ad avvelenare il territorio con gli inceneritori, grazie alla liberalizzazione di tali letali marchingegni concessa dal governo Renzi, attraverso il decreto sblocca Italia. Hanno le risorse Stato e Regione per finanziare direttamente attività eco compatibili,  processi di riqualificazione del territorio, di promozione del turismo, dell'agricoltura  e dell’enogastronomia?  E’ in grado qualche eminente manager istituzionale di presentare piani industriali, orientati al rilancio dell’economia reale, con conseguente aumento dell’occupazione, piuttosto che subire supinamente la tirannia delle grandi imprese e delle lobby finanziarie? Senza risposte positive a questi quesiti,  i tavoli rimarranno all’ Ikea  gli ordini del giorno si perderanno nelle polverose scrivanie di qualche ufficio della Pisana.

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