lunedì 19 giugno 2017

La Governabilità

Leonello Zaquini 


Ho provato: sono andato al bar in piazza ed ho chiesto “Cosa ne pensi della governabilità ?”. Nessuno mi capiva. Siccome sono consigliere comunale ho provato anche con altri consiglieri, durante un pausa del Consiglio. Stessa reazione incuriosita: “Cosa è?”
Il vocabolo stesso non esiste nella lingua del posto. Devi creare un neologismo che comunque sistematicamente non viene capito e pertanto lo devi spiegare.
Dopo vari tentativi arrivi a dovere dire: “Si tratta di avere la ‘maggioranza sicura  anche a prescindere da contenuti”.
A questo punto la reazione di sorpresa si trasforma in indignazione: “Ma quella è una dittatura !”. … Infatti.
Sono italiano, ma vivo in Svizzera. Più precisamente nella Svizzera francofona. In questo paese nessuno dispone della “governabilità” ed il concetto stesso, una volta spiegato, fa pensare ad una dittatura.
Per “avere la maggioranza "sicura” in quanto consigliere dispongo di un solo metodo: devo proporre qualcosa che sicuramente ottiene il consenso dei consiglieri riuniti in Consiglio.
E questo metodo non si può aggirare: non ho altre strade che questa. E può darsi che non basti ancora. Infatti, se in Consiglio decidiamo qualcosa che non piace ai cittadini, questi possono facilmente abrogare la nostra delibera.
Va precisato che quando dico “consiglieri” intendo ciascuno di loro individualmente, non i “gruppi consiliari”.
Infatti il “voto di squadra” non esiste. Quando una delibera è approvata o respinta i consensi ed i dissensi passano normalmente attraverso tutti i partiti.  E’ normale che sia così: infatti su ogni tema della vita cittadina si trovano pareri concordi e discordi anche tra gli elettori ed i simpatizzanti di uno stesso partito. E’ quindi naturale che questi pareri si rispecchino nell’organo legislativo. Altrimenti questo organo non sarebbe “rappresentativo” dei cittadini, ma di qualcosa d’altro.
Come si può vivere senza governabilità ?
Qualcuno in Italia (ma anche altrove) ha creato l’impressione che senza la “governabilità” sia impossibile decidere e che il tempo e la complessità delle decisioni si dovrebbe allungare in modo smisurato.
Invece è vero l’esatto contrario.
Nel mio Consiglio comunale decidiamo diverse decine di delibere all’anno: quelle che servono alla città per funzionare e ci si riunisce solo una volta al mese, la sera dalle ore 20 alle 23.
L’organo legislativo nazionale Svizzero, bicamerale, con un Parlamento eletto in forma rigorosamente proporzionale, produce circa lo stesso numero di leggi del Parlamento italiano (circa 60 all’anno) ma lo fa in un quarto del tempo. I parlamentari federali non lavorano a tempo pieno (il loro stipendio ne risente), ma solo durante alcune “sessioni parlamentari” di poche settimane ciascuna.
Legiferare per 8 milioni di persone e per di più di lingue, culture e religioni differenti non é affatto più semplice che legiferare per 60 milioni. Parlando tre lingue, in due camere, promulgano lo stesso numero di leggi ma lo fanno in un quarto del tempo. E’ legittimo domandarsi: come fanno? Come è possibile?
Lo ho domandato ad alcuni parlamentari svizzeri i quali mi hanno spiegato che nel loro Parlamento accade circa come nel mio Consiglio comunale:
una legge viene studiata in commissione, poi presentata in Parlamento, eventualmente emendata, poi votata: se passa passa, se non passa non passa.
Ho fatto la stessa domanda ad alcuni parlamentari italiani, che mi hanno confermato nel mio sospetto iniziale: una legge non è oggetto di un vero dibattito, ma di una “trattativa”, spesso extra parlamentare, tra i partiti. Le lungaggini sono inevitabili (ed il risultato non è detto si avvicini al “bene collettivo”.)
Ma la “Governabilità” ha anche un altro risvolto importante per l’economia.
Un esempio lo mette bene in evidenza.
Pochi anni fa gli organi decisionali federali competenti, avevano deciso di comperare 22 aeroplani da caccia. I cittadini sono intervenuti, hanno indetto un referendum il cui esisto è stato l’abrogazione della decisione proposta dal Governo ed approvata a larga maggioranza dal Paramento nelle sue due camere.
I 22 aeroplani da caccia non si comperano più.
Sia chiaro: nessuno può sapere se quella dei cittadini sia stata una decisione opportuna. Infatti nessuno può escludere, in futuro, un attacco di forze nemiche. E se, in quella circostanza, quei 22 caccia fossero proprio quelli che avrebbero fatto la differenza? Pare poco probabile, visto il contesto svizzero attuale, ma occorre riconoscerlo: nessuno può esserne assolutamente certo.
Ma una cosa è invece già oggi assolutamente sicura: in un paese dove la governabilità non esiste affatto tanto che manca il vocabolo stesso, la lobby dei venditori degli aeroplani trova qualche ostacolo in più nell’esercizio del suo mestiere.
I lobbisti della ditta costruttrice degli aeroplani da caccia lo hanno dichiarato apertamente. Pochi giorni dopo l’esito del voto era apparsa su un giornale una loro intervista dai toni accorati: “In un paese come questo noi non possiamo lavorare …”.
La concentrazione del potere decisionale è indispensabile per facilitare il mestiere del lobbista.
Infatti, se “la sera stessa della domenica” i funzionari di lobby e potentati potessero venire a sapere chi disporrà della “governabilità” durante la legislatura successiva, potrebbero meglio concentrare i loro sforzi ed il “rischio di non ritorno su investimento” potrebbe venire ridotto in modo significativo.
Il paese dove vivo é un paese industriale. Per alcuni anni di fila, nel 2013 e 14, il World economic forum lo ha classificato: “Primo paese  più competitivo al mondo” (nonostante il cambio sfavorevolissimo). Il paese é al 5° posto al mondo nella esportazione di macchine utensili: pur essendo un paese minuscolo confronto alla Cina e dagli USA questi altri colossi lo rincorrono e si piazzano rispettivamente al 6° ed all’8° posto.
Mancando la “governabilità”, comperare aeroplani da caccia in questo paese può anche risultare difficile e probabilmente anche per questo il debito pubblico è il 38% del PIL.

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