sabato 18 marzo 2017

Siamo sicuri che la CGIL volesse vincere l'Europa League?

Luciano Granieri



Avvertenza. Il testo che segue è scritto nell’ottica dei  marxisti-romanisti, per cui chiediamo pazienza a chi non si occupa di calcio e in particolare delle vicende inerenti l’AS Roma. Riteniamo però  che l’argomento trattato (i voucher lavoro) possa essere compreso da tutti ,anche nella visione propria del marxista-romanista. 

Il governo ha abolito per decreto  i voucher lavoro e ristabilito la responsabilità sociale negli appalti. In sostanza l’esecutivo ha approvato un testo che recepisce totalmente i due referendum  proposti dalla CGIL, scongiurando, quasi sicuramente,  una chiamate referendaria vista come la peste dalle parti di Palazzo Chigi e del Nazareno renziano-ortodosso. Naturalmente fino a quando il decreto non verrà convertito in legge le attività di supporto ai referendum della Camusso rimarranno in campo. 

La CGIL saluta il provvedimento governativo come una grande vittoria. Anche la Roma giovedì scorso, dopo una prestazione  tutta cuore e tecnica, è riuscita ad imporsi sul  Lione per 2 a 1 in una partita valevole per l’accesso ai quarti di finale di Europa League. Nonostante la bella a affermazione, che ha  visto i tifosi riavvicinarsi alla squadra, l’obbiettivo del passaggio del turno non è stato raggiunto. Infatti il 2 a 1 dell’Olimpico non è stato sufficiente a ribaltare la sconfitta patita dalla Roma per 4 a 2 in quel di Lione. Così come la vittoria della CGIL, sancita dal decreto  governativo che recepisce i testo dei due referendum , non è sufficiente a raggiungere l’obiettivo di riqualificare il diritto al lavoro, devastato dal jobs act renziano, con l'eliminazione delle tutele per i licenziamenti senza giusta causa. 

Proprio questo tema, oggetto del primo quesito referendario,    è stato affossato nella partita di andata, impedendo alla CGIL di ottenere la sconfitta totale dei principi neoliberisti inscritti nelle  politiche sul  lavoro contraddistinte dall’odioso inglesismo jobs act. La contesa  non si è svolta a Lione ma alla Consulta. Qui il quesito referendario viene impallinato  grazie all’abilità, da vero bomber, del giudice costituzionale, filo governativo, nonché politico di lungo corso, Giuliano Amato. 

La CGIL perde 8 a 7 e sfuma la possibilità di chiamare alle urne gli italiani pronti ad abbattere il caposaldo  della controriforma renziana. In realtà l’assist ad Amato l’ha fornito proprio il sindacato della Camusso presentando un testo che, oltre all’abrogazione delle nuove regole sui licenziamenti, presentava la proposta di estendere le tutele dell’art.18 anche alle aziende con meno di 5 dipendenti. Una tattica d’attacco spregiudicata  che ha portato a subire in contropiede il gol della sconfitta determinato da quel  carattere propositivo non appropriato per un  quesito referendario. 

Insomma Amato alla Consulta è stato letale per la CGIL peggio di quanto lo sia stato Lacazette  per la Roma a Lione. Certo che presentare un referendum con una parte oggettivamente propositiva è stato un vero e proprio autogol. Possibile che l’allenatore della CGIL non abbia previsto il rischio di una tattica così autolesionista? Ora si gioisce per la vittoria sancita dal  decreto che abolisce i voucher, ma la qualificazione verso il ripristino di diritti calpestati dal liberismo renziano è stata miseramente fallita. 

Per i calciatori e i tifosi  della Roma la vittoria dell’Olimpico sul Lione non ha mitigato la forte delusione per la mancata qualificazione ai quarti di finale di Europa League. Al contrario la  CGIL   considera l’affermazione  della partita di ritorno  un fatto epocale, anche se inutile ai fini del ripristino  di  tutele  imprescindibili per i lavoratori. 

Noi  siamo sicuri sul proposito   della Roma, pur fallito,  di vincere l’Europa League, non lo siamo altrettanto sulla volontà del maggiore sindacato italiano di portare al giudizio referendario il fulcro del jobs act.  Forse, sotto sotto,  la tattica non era orientata alla vittoria, ma semplicemente finalizzata ad accontentare qualche ultras più acceso senza disturbare troppo il manovratore.  Hasta la Victoria  Siempre e Forza Roma. 

LA SINISTRA A SCUOLA DI OLANDESE

Felice Besostri


I commenti erano scontati a Wilders e al suo PPV non è riuscito il sorpasso: l’Europa è salva. Il risultato va benissimo per la nuova coalizione conservatrice e di destra che domina ora l’Europa e che si è sostituita all’asse PPE-PSE .  Questa maggioranza si è collaudata con l’elezione alla presidenza del Parlamento Europeo del forzista PPE Tajani contro il pieddino PSE Pittella e con la riconferma del polacco PPE Tusk alla presidenza del Consiglio Europeo. Se la dialettica politica alla tradizionale contrapposizione sinistra destra, con al massimo in alcuni paesi con il centro come variabile, si sostituisce quella tra responsabili e populisti o tra basso e alto, la destra conservatrice e abbastanza moderata si è assicurata una posizione di rendita. Il popolo  di sinistra è attaccato alla democrazia e si oppone all’autorita-totalitarismo. Lo ha dimostrato quando alle presidenziali francesi del 2002 Chirac fu a eletto al secondo turno con  25.537.956 voti e lo 82,21 %, partendo dal 19,88 % del I° turno con Jean M. Le Pen al 16,86 %.  Wilders ha perso ma la sua vittoria  per diventare primo partito  non era realistica. Nel 2010 il suo partito aveva raggiunto il 15,45% e 24 seggi, 4 in più di quelli odierni. Il vincitore Rutte ha perso tra il 2012 e le ultime elezioni 8 seggi e il 5,28%,la seconda maggior perdita di queste elezioni. Se Atene piange Sparta non ride se pensiamo alla sinistra nel suo complesso, soprattutto a causa delle perdite del PvdA ( Partito del Lavoro) con meno 29 seggi rispetto al 2012 e meno 21 rispetto al 2010 e di in percentuale passa dal 24, 34 % al 5,2%. Il PvdA era il secondo partito olandese: è diventato il 7° dei 13 partiti presenti in Parlamento. Due soli partiti al Governo VVD( liberale) e PvdA( socialdemocratico) avevano ala bellezza del 51,59% dei voti, ora (21,30 vvd+ 5,28 PvdA) 26, 58% poco più della metà. Anche in Olanda le sanguinose perdite dei partiti del PSE non vanno che per una frazione alla loro sinistra. Il PS partito socialista di sinistra ha perso poco , ma ha perso lo -0,45, GL(Sinistra verde-Groenlinks) ha guadagnato  +6,57, ma il saldo negativo è pesante (19,56-6,57)-12,99%. Alla sinistra il leader dei GL,  Jesse Klaver, carismatico e idealista, aggiunge anche il PvdD(Partito animalista) che ha il  3,1% e 5 seggi, ma in termini percentuali la perdita della sinistra si riduce di poco al 11,98%. Il proporzionale puro olandese aveva 11 partiti nella Seconda Camera, ora ne son entrati 13 tra cui il Partito Denk, formato da olandesi di origine turca, già deputati del PvdA fino al 2014 fortemente anti-razzisti e il FvD ( Forum della Democrazia) nazionalista euroscettico. Il sistema proporzionale consente di presentarsi con la propria identità, ma richiede anche la capacità di fare alleanze per governare. Una valutazione più complessa del voti utile tipico del maggioritari dei proporzionali bastardi con premio di maggioranza. Serve credibilità , che il PvdA aveva perduto per l’adesione acritica alle politiche di austerità.

Jeroen Dijsselbloem è il laburista olandese presidente dell’Eurogruppo e anche il membro olandese della Commissione Europea, anzi il primo vicepresidente,  Frans Timmermans, è un laburista del PvdA. Nella situazione attuale la sinistra europea profondamente divisa non è credibile come alternativa di governo. Lo abbiamo visto in Spagna nel 2016 dove la competizione tra PSOE e Podemos è stata vinta da Rajoy.  In quest’anno 2017 vedremo cosa succederà in Francia. Senza i guai giudiziari di Fillon il ballottaggio tra il gollista e la Le Pen era dato per certo. La candidatura del socialista di sinistra Hamon, non ha cambiato la strategia di presentarsi con due candidati, auto elidentesi, con Benoît Hamon   e Jean-Luc Mélenchon. In Germania Federale la vittoria teorica della sinistra dipende dal non  superamento della soglia del 5% del Partito Liberale FDP. Parlo di vittoria teorica perché già nel 2005 la sinistra di allora SPD, PDS e Verdi con il 49% e337 seggi avevano una maggioranza nel  Bundestag, che produsse, invece, la prima Große Koalition SPD-Union. La Spd pagò la scelta nel 2009 ridotta al 23% e passando all’oppo9sizione. Nel 2013 grazie alla comparsa della AfD ( Alleanza per la Germania) all’estrema destra fece uscire la FDP dal Bundestag e sulla carta una nuova maggioranza rosso-rosso-verde era possibile con 320 seggi, ma la Große Koalition fu confermata. La crisi in Europa del condominio PPE PSE ha creato una concorrenza pre-elettorale, che favorisce la SPD senza indebolire  la Linke e i Verdi. Nel frattempo i verdi non sono acquisiti a priori ad un’alternativa di sinistra e nella SPD non è stata superata la preclusione federale ad una alleanza rosso-rosso-verde, che invece ha via libera nei Land.  Una scelta coerente con una maggioranza numerica di sinistra nel paese leader d’Europa sarebbe un elemento di movimento, che non resterebbe confinato a quel paese. In Italia non si ancora espressa una risposta politica adeguata ai risultati del referendum costituzionale ed alla sentenza del 24 gennaio 2017 di annullamento parziale, ma in parte essenziale, dell’Italikum, getta ombre sia sulla nuova legge elettorale, non c’è una soluzione condivisa a sinistra, che su una strategia politica che se la proposta Pisapia trovasse forza ha come corollario una riedizione, in qualche forma di premio di maggioranza ad una coalizione, cioè ricreare la gabbia nella quale la sinistra si è subordinata al PD. Anche qui l’alternativa che sarà posta agli elettori sarà quella dei responsabili europeisti contro i populisti euroscettici, mettendo nello stesso polpettone M5S e Lega nord.

LA GIUNTA OTTAVIANI TRA SOGNI VISIONARI E INCUBI REALI

Comitato di lotta per il lavoro.

Lunedì 20 marzo h.16,30 conferenza stampa della lista La Tenda sul centro storico di Frosinone.


Tristezza e indignazione sono stati i primi sentimenti che mi hanno assalito. Tristezza nel  vedere  lo  stato  in  cui  è  stata  ridotta  la nostra  città dal malgoverno  di  chi  si  è succeduto al potere  in questi anni,  indignazione per  la mediocrità e  l’agonia  cui è stata  condannata  Frosinone dall’incompetenza di  chi non ha  saputo neanche dare risposta alle esigenze ordinarie. E allora  le domande  sono nate  spontanee: perché Frosinone non può meritare di più? Perché Frosinone non può essere una città dove sia  bello  vivere?  Perché  Frosinone  deve  rinunciare  alla  speranza  di  un  futuro migliore? (La visione di Nicola Ottaviani pag.6)

Altro che la realizzazione di un bel sogno: il recupero del centro storico rimane un incubo, ancora abbandonato e soprattutto vittima della continuità di politiche inesistenti che nemmeno con questa giunta sono cambiate. Si sono persi insomma altri 5 anni.

Non vorremmo dire tutti, ma sicuramente il 90% dei punti elencati dal Sindaco nel programma 2012 sono stati disattesi, inevitabilmente per vive in senso utilitaristico la propria esistenza: Il recupero delle abitazioni in centro, il sostegno alle attività professionali, artigianali, commerciali, con incentivazioni e sgravi contributivi, la ricucitura con la zona bassa con 4 sistemi di scale mobili, le agevolazione per la ristrutturazione del piano palazzi, il piano colore, un centro storico culturale di aggregazione sociale agorà interculturale, la rigenerazione dei piloni - sempre ovviamente con project financing -, la mappa dattile per non vedenti indicazione in caratteri in braille e avvisatori acustici, il potenziamento di mobilità assistita, il coinvolgimento dei grandi marchi nazionali e internazionali per una  sorta di outlet naturale, la cablatura della città ed offrire il servizio di navigazione gratuita in Internet a tutti con una rete wireless, un ripopolamento del centro storico, l’albergo diffuso, la differenziata attraverso la  “colonna  di  conferimento”, il polo  bibliotecario  adeguato  e  consono  al rango  della  città - che invece è uscita anche dalll’Associazione Valle del Sacco – l’annunciata pinacoteca ecc.

Ma al di là dei progetti più o meno (molti meno) validi e/o realizzabili, una fra tutte declina l’operare della giunta e i veri valori che la sorreggono: il mancato progetto di ampliamento del Museo archeologico con il conseguente rifacimento di piazza Valchera, cancellato con la Deliberazione di G.C. n. 93 del 25.02.2015 con la quale si decise di rinunciare all’esecuzione dell’opera denominata “Sistemazione Museo Archeologico” e cancellazione dal Programma delle OO.PP. ”al fine di utilizzare la somma di € 97.917,02 per la “Sistemazione delle aree esterne, supporti logistici, piazzali dello Stadio Casaleno”. Quindi, a giustificazione dello storno della somma di € 97.917,02 si è sottaciuto ai cittadini, dell’esistenza del contributo regionale di € 339.072,95, sia del reale importo del mutuo, di €139.831,83, contratto dall’Ente proprio a completamento del finanziamento regionale.

Cassa Depositi e prestiti non consentì la deviazione del mutuo ma rimase la cancellazione dell’opera con la quale si sono perse risorse ingenti e sufficienti che forse mai più saranno alla portata del Museo cittadino e di una parte rilevante del Centro storico. Si è lasciata cadere la possibilità di elevare quella azione culturale, dove per cultura si intende la storia della comunità locale, la propria identità, le proprie linee di crescita sociale e civile, con cui Frosinone fa molta fatica a riconoscersi.

Oggi a pochi mesi dal termine del mandato la Giunta sta rispolverando una “vecchia” disponibilità di locali di una adiacente associazione che li metterebbe a disposizione gratuitamente del comune di Frosinone  consentendo l’allargamento del Museo con tre nuove stanze.

Ma c’è poco da affannarsi da parte della giunta in questi ultimi giorni di campagna elettorale a ripassare quello che c’era scritto sul programma elettorale, sbandierando un non vero coinvolgimento degli stakeholder privati e addirittura pubblici del centro storico. Pensiamo alla Consulta delle Associazioni abbandonata, al progetto della Casa della Pace, struttura ampia e ristrutturata con €.70 mila nello stesso palazzo dell’ente negata più volte alle associazioni in qualunque forma; pensiamo agli stabili abbandonati Banca d’Italia, Dispensario, Camera di Commercio, Circolo degli Scacchi di via del Carbonaro e tanti altri senza una minima idea per l’utilizzo. Pensiamo al decoro urbano di piazza Risorgimento, devastata grazie all’idea di speculazione del centrosinistra prima e all’icapacità di produrre un progetto al centrodestra ora.   Pensiamo ai mancati interventi alle strutture scolastiche che tutt’ora ospitano bambini: chiuse (Tiravanti), fatiscenti (Ferrarelli),  cantieri aperti (Dante Alighieri).  

Potremmo continuare in una babele di proposte piccoli e grandi, disattese, e soprattutto senza un orizzonte possibile anzi nella piena accettazione della visione delle giunte precedenti, quello della speculazione con la spinta dei cittadini a trasferirsi nella parte bassa inseguendo l’emorragia di servizi che mai vede fine. 

Di questo e di proposte si parlerà nella conferenza stampa indetta da La lista La tenda lunedì 20 marzo in piazza VI dicembre a Froisnone alle 16.30.

video di Luciano Granieri.


venerdì 17 marzo 2017

Frosinone. Gli aspiranti sindaci cantano le proprie canzoni, ma senza soldi non si canta messa.

Luciano Granieri


Non è rimasto molto tempo da qui all’inizio della campagna elettorale per le elezioni comunali di Frosinone. Gli schieramenti in campo, tutti mascherati da liste civiche, a parte i 5 stelle, hanno finito di annusarsi e sono entrati  nel vivo le trattative. “Tu  rinunci alla candidatura a sindaco, ti schieri con me e, se vinco, ecco bella e pronta per te la poltrona di vice sindaco e due posti di assessore per i tuoi sodali”. 

Inizia la composizione poetica dei libri dei sogni scritti dopo aver sentito qua e la i tiramenti di alcuni cittadini nei quartieri, facendo finta di tenere in gran conto le loro lamentele. Ci sono gli ex duri e puri, i quali, colti da un’insospettabile tendenza alla realpolitik, credono che supportando il più accreditato avversario del sindaco uscente Ottaviani, avranno voce in capitolo sui destini della città (auguri a loro). 

In tutto questo guazzabuglio, se permettete, vorrei riportare tutti con i piedi per terra e ribadire, come già più volte scritto, che senza i soldi non si canta messa. E siccome le finanze non ci sono sfido qualsiasi candidato sindaco a cantare . E’ dunque vero  che  nulla può essere  destinato al cittadino frusinate, costretto   a coprire con le sue tasse i buffi inscritti nel piano di riequilibrio economico e finanziario? Certamente si a meno che, per il bene della città, non si sia disposti a compiere un vero e proprio atto di coraggio. Infischiarsene dei piani cravattari imposti dai giudici contabili  e far valere le ragioni della Costituzione. 

La Corte Costituzionale con la sentenza 275 del 2016  ha dichiarato illegittima una norma contenuta nella legge 79/1978 della Regione Abruzzo.  Nel dispositivo, giudicato incostituzionale, la Giunta regionale, per  il servizio di trasporto degli studenti portatori di handicap, o di situazioni di svantaggio, avrebbe garantito  un contributo del 50% della spesa necessaria e documentata dalle Province solo «nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio e iscritta sul pertinente capitolo di spesa». Nella sentenza si ricorda anche che il diritto all’istruzione del disabile è consacrato nell’articolo 38 della Costituzione, I giudici hanno inoltre rigettato la difesa formulata dalla Regione secondo cui ogni diritto, anche quelli incomprimibili, «debbano essere sempre e comunque assoggettati ad un vaglio di sostenibilità nel quadro complessivo delle risorse disponibili». Dunque secondo la Corte  la garanzia dei diritti incomprimibili non deve essere condizionata ai  vincoli di bilancio. Non solo  il diritto all’istruzione del disabile  deve essere costituzionalmente riconosciuto,  ma anche il diritto al lavoro (art.1 , art.4 )  alla pari dignità sociale (art.3) alla salute (art.32) all’istruzione pubblica (art.33, art.34).

A ben guardare sono proprio questi diritti incomprimibili che nella nostra città stanno venendo meno, con un tasso di disoccupazione ben superiore alla media, un degrado ambientale devastante per la salute, esigue risorse per la manutenzione degli istituti scolastici, tasse altissime a fronte di servizi scadenti che tutto assicurano tranne una pari dignità sociale. Si deve inoltre  considerare che la situazione debitoria del  Comune di Frosinone viene da lontano.  E'  determinata, per lo più, dalla mancata o parziale riscossione degli oneri di urbanizzazione,  sono i debiti causati  dai palazzinari,  non dai cittadini, quindi non sono i cittadini a doverne sopportare gli oneri.  

Che fare? Compiere l’atto di coraggio, e ridiscutere tutti i termini del piano di riequilibrio economico e finanziario. Molto sinteticamente: 1) Bloccare il versamento delle quote sul fondo svalutazione crediti, il fondo posto a copertura di eventuali crediti non più esigibili. In cinque anni si risparmierebbero 13milioni di euro.  2) Esigere la moratoria sul pagamento  del rateo  a copertura  del disavanzo emerso nel riaccertamento dei residui passivi, cioè di  quei crediti ormai non più  esigibili dall’ente.  Parliamo di 900mila euro l’anno per 30anni. 3) Azzerare gli avanzi di parte corrente  (la quota di entrate in tasse che va a superare la quota in uscita per servizi) relativa  gli anni dal 2018 al 2022. Significherebbe avere la disponibilità di altri 9milioni e settecento mila euro in 5 anni. 3) Esigere la moratoria del  pagamento dell’anticipazione sul fondo di rotazione di 10milioni (sostanzialmente un prestito contratto al momento dell’entrata in vigore del piano di riequilibrio economico e finanziario). Si renderebbero  disponibili  per la spesa sociale 540mila euro ogni 6 mesi fino al 2022. 

Ciò per quanto attiene solo  alla partita con la Corte dei conti. C’è un'altra fonte da cui attingere ingenti risorse disponibili per la cittadinanza.  E’ la ditta per la gestione di rifiuti Sangalli. Nel bando d’appalto redatto nel 2009, e replicato nel 2015 fino all’abbandono del servizio indotto dal Tar,  la società assicura il raggiungimento dei  seguenti obbiettivi di raccolta differenziata: 50% entro il primo anno di servizio, 60% entro il secondo, 65% entro il terzo. Nel caso di non ottenimento  di questi obbiettivi la Sangalli si sarebbe impegnata a pagare un penale per un importo variabile dai 20mila ai 30mila euro per ogni punto differenziale fra il risultato raggiunto e il target  promesso. 

In base ai dati ISTAT le performance ottenute  su Frosinone sono: 16,8% sul 50% dichiarato per il 2010-  17,8% sul 60% dichiarato nel 2011 – 17,3% sul 65% dichiarato nel 2012. Applicando le penali  del bando calcolate al minimo Sangalli deve alla comunità qualcosa come 2milioni 600mila euro. Se, come è certo, l’appalto è stato replicato con le stesse regole anche per il triennio 2013-2015, a fronte di un tasso di raccolta differenziata fermo al 21% , Sangalli dovrebbe corrispondere altri 2milioni circa di penale. Soldi che il prossimo sindaco dovrà esigere dalla ditta di Monza. 

Solo in conseguenza delle azioni appena descritte la città potrà ritornare a disporre delle sostanze minime per ripensare un sistema di servizi pubblici , con la riassunzione  dei dipendenti della Multiservizi. Solo con questo atto di coraggio, tutto politico, si potranno rendere disponibili risorse per affrontare la questione ambientale ed assicurare un migliore tutela della salute, si potrà fare fronte alla manutenzione degli edifici scolastici, avviare le pratiche per la costituzione di una società a partecipazione popolare per la gestione dell’acqua. Solo così si potrà cantare messa altrimenti il destino dei cittadini frusinati sarà la recita, in una triste e spoglia chiesa, di una nefasta litania. 

giovedì 16 marzo 2017

Fuori dall’UE, dall’euro e dalla NATO in marcia verso la nuova società

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia


Quasi un secolo fa Lenin scrisse: “Dal punto di vista delle condizioni economiche dell'imperialismo, ossia dell'esportazione del capitale e della spartizione del mondo da parte delle potenze coloniali "progredite" e "civili", gli Stati Uniti d'Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari.” (Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa, 1915).
La storia ha provato che questa affermazione è senz’altro vera.
A distanza di sessanta anni dal Trattato di Roma (25 marzo 1957), che istituì la Comunità europea, sulle cui basi nacque l’Unione europea (UE), la crisi profonda di questa istituzione imperialista e la perdita di consenso dei suoi sostenitori sono lampanti.
L’UE è minata da contraddizioni e squilibri interni: la legge dell’ineguale sviluppo economico e politico dei paesi imperialisti e capitalisti, i gravi problemi finanziari, il malcontento e la lotta dei lavoratori e dei popoli europei, il rifiuto della politica d’austerità e del neoliberismo (espresso anche nei referendum svolti in Danimarca, Regno Unito, Italia), le divisioni politiche sulla questione dei rifugiati, la indeboliscono sempre più. A ciò si aggiungono fattori esterni come ad es. il neo-isolazionismo degli USA di Trump.
E’ evidente che l’UE non reggerà a lungo. La formula “a più velocità” è solo un inganno che serve a e perpetuare i diktat della Troika e rafforzare il predominio tedesco, acutizzando i problemi, specie quelli dei grandi perdenti dell’euro, come l’Italia.
La manifestazione antimperialista e antifascista lanciata dalla Piattaforma Sociale Eurostop per il 25 marzo a Roma (h.14,30 Piazza della Repubblica) in concomitanza con la riunione dei capi di Stato e di governo della UE, si inserisce in questo contesto ed è volta ad alimentare il rifiuto della UE dei monopoli, della politica di austerità e di guerra.
Condividiamo i tre “NO” - all’UE, all’euro e alla NATO - da cui parte Eurostop e partecipiamo alla manifestazione invitando i rivoluzionari, i progressisti, igli antifascisti a scendere in piazza uniti e determinati.
Ma non possiamo limitarci a dire solo “No”. Qual è infatti la strategia dell’ ”Italexit” e le sue prospettive? In quale direzione dobbiamo marciare?
I processi e le modalità di uscita dall’irriformabile UE imperialista, dalla sua moneta unica e dalla macchina di guerra della NATO, sono molteplici e ognuna avrebbe conseguenze diverse sulle diverse classi sociali.
Esistono cioè diversi modi “di destra” e “di sinistra” per avverare e gestire la rottura con queste istituzioni dell’imperialismo.
Ad esempio, le conseguenze economiche derivanti da un’uscita controllata da settori di borghesia con un programma nazionalista sarebbero scaricate interamente sugli operai e le masse impoverite sotto forma di ulteriori tagli a salari, pensioni, servizi sociali, liquidazione dei diritti residui, nuove avventure militari, fascistizzazione, etc.
Noi sosteniamo che in un paese imperialista come l’Italia la lotta per la rottura con l'euro, l'UE e la NATO, e i problemi derivanti da questa rottura, devono essere affrontati e risolti in connessione diretta con la rivoluzione proletaria socialista.
Solo il proletariato, la classe più rivoluzionaria della società, la più conseguente e capace di iniziativa, può portare sino in fondo la lotta contro l’oligarchia finanziaria, divenendo il  rappresentante  di tutti gli sfruttati e gli oppressi, il dirigente di tutto il popolo per l’uscita dalle istituzioni reazionarie e belliciste dell’imperialismo e la loro dissoluzione, per abbattere l’ordinamento economico che le ha generate e costruire la nuova società dei produttori associati.
Solo legando la lotta per uscire da UE, euro e NATO alla lotta per il socialismo, potremo trovare su quel terreno le soluzioni positive ai dilemmi e alle difficoltà derivanti dalla rottura delle gabbie imperialiste.   
Viceversa si lascerà la direzione della lotta nelle mani dei capi della democrazia borghese e piccolo borghese, dei loro intellettuali inconseguenti e vacillanti, che non possono andare oltre il neokeynesismo, le ri-nazionalizzazioni borghesi di alcune aziende e banche, perpetuando le vecchie illusioni socialdemocratiche (sia pure in versione di “sinistra”, mentre nella versione di destra  continuano a rivendicare la “riforma della UE”).
O peggio ancora si favorirà la reazione, i movimenti e i partiti populisti di estrema destra, nazionalisti, razzisti e fascisti che usano la demagogia “sociale” per aiutare la borghesia a dividere e sfruttare i lavoratori e le masse popolari, restringendo le loro libertà e diritti politici e sociali.
Per seguire un corretto orientamento si deve rispondere ad un’altra domanda: dov’è il nemico principale?
L’uscita dall’UE rimarrebbe uno slogan vuoto se non è strettamente collegato alla lotta dei lavoratori e dei popoli contro le classi dominanti dei propri paesi e contro le forze reazionarie e riformiste a loro asservite.
La battaglia contro l’UE dei monopoli dunque dev’essere intensificata lottando soprattutto contro il “proprio” imperialismo (anello di quella  catena dell’imperialismo mondiale che va spezzata nei suoi anelli deboli), invece di nascondere o sminuire il suo ruolo, come fanno certi opportunisti di “sinistra” e certi economicisti.
Senza la sconfitta della “propria” borghesia, senza trasformazione della base economica e della sovrastruttura politica non è possibile alcuna alternativa operaia e popolare alla UE imperialista.
La lotta della classe operaia per conquistare l’egemonia deve basarsi su una partecipazione energica e convinta, travalicando gli argini che pongono i riformisti.
La condizione per la rottura con le istituzioni imperialiste è l’esistenza di un potente movimento di massa indipendente e rivoluzionario.
Ma questo non è ancora sufficiente. Bisogna avere un Partito indipendente del proletariato, un’organizzazione unitaria di classe, un ampio Fronte popolare, con i propri organismi, strumenti della lotta contro l’imperialismo e per il socialismo. 
Parteciperemo dunque alle mobilitazioni, agli scioperi e alle assemblee con queste posizioni, per sviluppare la coscienza di classe e propagandare la sola alternativa possibile, necessaria e urgente: un governo che tragga la sua forza dal movimento organizzato e unitario delle masse sfruttate e oppresse, determinato a spezzare il potere dei capitalisti, a realizzare l’uscita da UE, euro e NATO facendone pagare il prezzo ai borghesi, ai ricchi, ai parassiti.
Sarebbe l’inizio di lotte decisive, perché le masse si convincerebbero per diretta esperienza che non esiste altro modo per soddisfare i propri interessi che la rivoluzione socialista e il potere proletario.

Brasile Le gigantesche manifestazioni del 15 marzo

Francesco Ricci

Ieri, 15 marzo, è stata una giornata indimenticabile per il Brasile.
Masse sterminate hanno occupato le piazze di decine di città, dalle principali San Paolo e Rio de Janeiro, fino alle capitali di Stati minori. Le manifestazioni erano contro le politiche del governo: a partire dalla controriforma pensionistica (che eleva l'età minima e il numero di anni di contributi necessari per la pensione) e dalla controriforma del codice del lavoro. Due proposte avanzate dal precedente governo di Dilma (del Partito dei Lavoratori diretto da Lula) che sono state riprese e portate avanti dall'attuale governo Temer.
Il Pstu, sezione brasiliana  della Lit-Quarta Internazionale, e la Conlutas (il più grande sindacato di base del mondo, in cui svolgono un ruolo di direzione i compagni del Pstu) era tra i principali promotori e in prima fila in ogni piazza del Paese.
Da mesi il Pstu sta sostenendo la necessità di costruire un grande sciopero generale nazionale che paralizzi il Paese, faccia cadere il governo e apra la strada a un governo operario, sostenuto da comitati di lotta dei lavoratori. Le burocrazie sindacali chiaramente sono ostili a questa prospettiva e sostengono invece - insieme al grosso della sinistra brasiliana e internazionale, con la sola esclusione del Pstu e della Lit-Quarta Internazionale- una prospettiva di un nuovo governo di centrosinistra, col rilancio di Lula nel 2018.
Ma le imponenti manifestazioni di ieri, con gli scioperi massicci nella cintura operaia di San Paolo, dove si producono le automobili di tutte le grandi multinazionali, dalla General Motors alla Fiat, e dove svolge un ruolo egemone la Conlutas, il blocco per 24 ore del trasporto urbano (con alla testa i "metroviarios" di San Paolo e il loro leader, Altino del Pstu), gli scioperi di 24 ore in molte categorie, lo sciopero dei funzionari pubblici, dei chimici, dei lavoratori delle poste, degli edili, della sanità, degli insegnanti, degli studenti, i blocchi stradali organizzati dagli operai in tutto il Paese, tutto ciò dimostra che la classe operaia e le masse lavoratrici brasiliane hanno la forza non solo per fermare le controriforme del governo ma, a questo punto, per osare molto di più.
Nei prossimi giorni continueremo a seguire lo sviluppo delle mobilitazioni e a riferirne nella nostra news e sul nostro sito, cercando di colmare il significativo silenzio di tutta la sinistra riformista (ma anche di quella che si definisce "rivoluzionaria").

mercoledì 15 marzo 2017

Il Coordinamento dei Sindaci della Valle del Sacco sostiene la proposta di un Ambito di bacino idrografico Sacco in attuazione della Legge Regionale. Per un radicale riassetto gestionale dell’acqua.

COMITATO PROVINCIALE ACQUA PUBBLICA FROSINONE


Il Comitato Provinciale Acqua Pubblica Frosinone è intervenuto durante la riunione del Coordinamento dei Sindaci della Valle del Sacco del 13 marzo 2017 per chiedere il sostegno di tutti i Sindaci rispetto alla proposta di un Ambito di Bacino Idrografico (ABI), in sostituzione dell’attuale ATO5, centrato proprio sul territorio attraversato dal fiume Sacco e dai suoi affluenti, in attuazione della Legge regionale del Lazio n. 5 del 4 aprile 2014, intitolata “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.
La L. R. n. 5/2014 è una legge di iniziativa popolare, promossa da tantissimi cittadini e numerosi amministratori locali, approvata dal Consiglio regionale all’unanimità ma, purtroppo, ancora non resa attuativa dalla stessa Amministrazione regionale. Questa legge, partendo dall’esigenza di modificare radicalmente l’assetto gestionale dell’acqua, in particolare i servizi idrici integrati forniti negli attuali ATO, ha adottato un modello di governo della risorsa (e quindi del territorio) basato sui bacini idrografici selezionati in modo da includere un numero di comuni meno elevato che negli ATO, proprio con il fine di favorire il controllo da parte degli enti locali e la partecipazione delle comunità.
Una proposta ufficiale di norma attuativa di definizione degli ABI c’è già, elaborata dal Coordinamento regionale acqua pubblica sulla base di un’attenta analisi delle caratteristiche territoriali, geologiche, idrografiche, infrastrutturali e amministrative della regione, contenuta nella Proposta di legge regionale n. 238 del 2015, mai discussa finora in Consiglio regionale. In questa proposta sono definiti i nuovi ABI regionali di cui 3 in provincia di Frosinone (uno relativo proprio al bacino del fiume Sacco).
Recentemente, la Giunta regionale ha chiesto una consulenza in materia giuridico-amministrativa al Prof. Alberto Lucarelli per la definizione di una propria proposta di legge attuativa, che dovrebbe essere redatta entro il mese di giugno. E’ allora importante e urgente che gli amministratori locali della Valle del Sacco prendano in esame e sostengano la proposta dell’ABI Sacco.
Questo appello del Comitato provinciale acqua pubblica è stato colto favorevolmente, in realtà già prima della riunione dei sindaci, dal Sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, che ci ha permesso di esporlo a tutta l’assise. Decisamente a favore si è espresso anche il Sindaco di Ceprano, Marco Galli, che ha invitato il Coordinamento dei Sindaci a formalizzare un documento ufficiale indirizzato alla Regione per sollecitarla ad attuare la L.R. n. 5/2014 e individuare l’ABI Sacco. Numerosi altri sindaci hanno, a seguire, sostenuto tale proposta.
Soltanto operando a livello di bacino idrografico potranno essere analizzate in dettaglio le caratteristiche qualitative e quantitative delle acque e regolamentati gli usi ai fini del miglioramento della qualità e della equa e sostenibile ripartizione della quantità, come si evince anche dal Piano di Tutela delle Acque Regionale, di cui è stato recentemente adottato l’aggiornamento (DGR n. 819 del 28/12/2016).
Lo stesso ambito territoriale così definito potrebbe essere un utile ed efficace riferimento per affrontate e risolvere le numerose altre criticità ambientali che interessano la Valle del Sacco, tra cui la gestione dei rifiuti, il miglioramento della qualità dell’aria, la bonifica delle aree comprese nel SIN Sacco e l’attivazione del percorso del Contratto di Fiume Sacco, tutti argomenti discussi nella riunione dei Sindaci e che, oltre ad interessare lo stesso territorio, sono profondamente legati l’uno all’altro e non possono che essere sviluppati con una visione politica e amministrativa unitaria.

martedì 14 marzo 2017

17 marzo sciopero generale della scuola

Comitato romano per il no alla riforma costituzionale

Il Comitato romano per il NO alla riforma costituzionale, con decisione presa nell'assemblea del 6 marzo u.s., aderisce e invita a partecipare allo sciopero indetto dai sindacati di base contro i decreti attuativi della legge 107/2015 firmati dal governo Gentiloni in piena continuità col governo Renzi, perseguendo pervicacemente lo stesso obiettivo di trasformazione della scuola pubblica in scuola-azienda e accanendosi per di più contro i diritti degli alunni diversamente abili. Lo sciopero è finalizzato anche a chiedere la revoca immediata degli effetti più dannosi della 107.


lunedì 13 marzo 2017

I FILM NON SI CANCELLANO NO ALLA CENSURA AL CINEMA AQUILA

SCCA - Spazio Comune Cinema Aquila


Nel Municipio V di Roma si sta consumando un grave atto di censura della libertà di espressione, ufficializzato  in un comunicato del Presidente Giovanni Boccuzzi pubblicato sulla pagina web istituzionale, in cui si annuncia il blocco del tavolo partecipato che ha organizzato finora il Nuovo Cinema Aquila e si avoca al Municipio la programmazione cinematografica.
Lo Spazio Comune Cinema Aquila (SCCA) viene accusato di non aver rispettato le regole di condivisione della programmazione, ma la ragione vera di questo atto appare ben diversa: la presenza in cartellone, nella settimana dal 13 al 20 marzo, di alcuni film considerati scomodi.
Si è cominciato con una incredibile email inviata allo SCCA dall’assessora alla cultura Maria Teresa Brunetti, in cui si negava il consenso alla proiezione di un film documentario ancora inedito, “Piccolo mondo cane”, che racconta la vicenda sociale dell’autogestione del canile comunale della Muratella portata avanti dai lavoratori ex dipendenti del canile. La proiezione, per esplicita dichiarazione dell’assessora, non si sarebbe potuta svolgere perché un post su Facebook degli ex lavoratori aveva annunciato la notizia accompagnandola con una critica alla sindaca Raggi. Era quindi necessario tacitare un dissenso politico, rifiutando un film – un prodotto culturale – senza nemmeno entrare nel merito dei suoi contenuti e rinunciando all’occasione di farne un momento di confronto pubblico, come proposto dallo stesso regista dell’opera.
Si è giunti poi all’assemblea pubblica di giovedì del tavolo partecipato SCCA, che un compatto schieramento pentastellato composto dal presidente Boccuzzi, dalla presidente del consiglio municipale Manuela Violidall’assessora Brunetti, dal presidente della commissione cultura Alessandro Stirpe e alcuni consiglieri M5S, ha tenuto in ostaggio per oltre due ore avanzando capziose critiche alla conduzione del tavolo stesso. Le critiche sono state smontate una ad una e si è giunti alla fine alla caduta del velo: il punto vero era costituito dal film sugli ex lavoratori del canile e dagli appuntamenti proposti dalla campagna BDS, movimento non violento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni nei confronti di Israele e contro l’apartheid del popolo palestinese. Si tratta di tre film internazionali di cui uno presentato agli Oscar, uno nominato ai Nastri d’Argento e al David di Donatello nonché trasmesso dalla Rai, uno selezionato a Cannes (“The wanted 18”, “This is my land… Hebron”, “The salt of the sea”), e il pluripremiato spettacolo teatrale “Mi chiamo Rachel Corrie”.
Vuole il caso che lo stop imposto dal M5S del Municipio sia seguito alla presentazione di vergognose mozioni del Pd, a livello comunale e municipale, contenenti infami accuse di antisemitismo, che il Movimento 5Stelle ha scelto di subire astenendosi venerdì in consiglio municipale invece di difendere con coraggio e fondamento politico il processo partecipato del Cinema Aquila e le decisioni comuni prese in quella sede. Processo, lo ricordiamo, di cui il Municipio è parte e garante.
Anziché valorizzare e riconoscere l’esperienza di gestione partecipata di uno spazio pubblico dedicato alla cultura e al sociale, condivisa da cittadini e istituzioni, la priorità espressa dal Municipio è difendersi da attacchi, assolutamente illegittimi, da parte dell’opposizione – quella stessa opposizione che, ricordiamolo, ha precedentemente chiuso il Cinema Aquila.
Non avendo ottenuto soddisfazione dall’assemblea di giovedì, ma solo l’imbarazzo di non poter controbattere ad argomenti e proposte ragionevoli, il presidente del Municipio ha emesso il proprio comunicato. Il presunto mancato “rispetto delle regole” è nient’altro che un pretesto per portare a termine un’operazione inaccettabile di censura: il programma del cinema era stato infatti condiviso e comunicato ufficialmente al Municipio da settimane, nessuna riserva era stata mai espressa fino ai fatti sopra descritti. Il tavolo di programmazione è sempre stato aperto alle proposte portate in presenza e a quelle riportate, per tramite del Municipio, da altri territori. Il suo regolamento non è, come sostengono oggi l’assessora Brunetti e la presidente del Consiglio Violi, da riscrivere: deve piuttosto essere resa esplicita, e semmai migliorata, la prassi finora seguita e sempre riconosciuta, al tavolo e pubblicamente, dalla stessa amministrazione del Municipio come esperienza di grandissimo valore.
Vogliamo ricordare che i cittadini riuniti dietro la sigla di SCCA non si sono dati altro tipo di organizzazione se non quella assembleareaperta e ampiamente pubblicizzata, dell’appuntamento settimanale insieme al Municipio nel foyer del cinema. SCCA è un’idea che ha riunito un movimento di cittadini senza la cui azione – è bene ribadirlo – il Cinema Aquila sarebbe ancora chiuso. Il cinema è stato riaperto nelle forme e nei modi concordati col Municipio stesso, che adesso quest’ultimo sembra rinnegare mettendo in discussione un percorso di mesi che ha visto il costante aumento del pubblico (proiezioni gratuite) e una crescita di partecipazione nella stessa assemblea del giovedì che accoglie proposte da tutta la città. Ora siamo ad un punto in cui la politica, anche quella che guida il Municipio, fa marcia indietro, si veste da azzeccagarbugli e cerca il cavillo con l’intenzione di tagliare le gambe a questo percorso.
Per tutto quanto detto SCCA comunica di non voler sospendere il programma, presentato al tavolo e pubblicato, e conferma l’intera programmazione della prossima settimana.

NON CI LASCEREMO METTERE IL BAVAGLIO

Forum Palestina




Il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni contro Israele) in questi giorni è pesantemente e gravemente sotto  attacco, tanto a Roma quanto in tutta Italia e nel mondo.


Le pressioni dell'ambasciata di Israele e dei sionisti hanno provocato da parte della giunta capitolina (su richiesta - ricordiamolo - di Fassina)  la revoca della sala in un primo momento concessa per l' importante appuntamento previsto a Roma  per il 28 febbraio, in apertura della Settimana contro l'Apartheid israeliana; episodi simili si sono verificati  altrove in occasione di altre iniziative targate BDS.

Non è finita:la minaccia di annullamento riguarda adesso  i due eventi BDS previsti per la prossima settimana (martedì 14 e mercoledì 15 marzo) al Nuovo Cinema Aquila di Roma. L'intimazione arriva sia dal PD sia dal Movimento 5S, uniti e concordi nel portare avanti questa vergognoso e servile tentativo di compiacere gli interessi sionisti in Italia.

E' per questo che lanciamo un appello urgente a tutti i compagni e gli amici della Palestinadobbiamo  reagire con forza per difendere i nostri spazi di azione politica nella città di Roma (e dappertutto) a sostegno del popolo palestinese! E' urgente e vitale che  rivendichiamo con forza  il nostro diritto all'espressione e la legittimità del boicottaggio contro Israele, uno Stato di apartheid che occupa la Palestina, assedia, affama, imprigiona e tortura i Palestinesi, e viola costantemente e impunemente il diritto internazionale!

Manifestiamo il nostro sostegno al coraggioso SCCA (Spazio Comune Cinema Aquila) che ha respinto al mittente le ingiunzioni, confermando tutta la programmazione cinematografica della prossima settimana compresi i due eventi BDS.

Partecipiamo in massa alle due giornate del 14 e del 15 marzo!

X Congresso del PRC un momento di riflessione collettiva sulle problematiche del territorio.

Ufficio Stampa Prc 


Domenica 12 marzo, si è tenuto il X Congresso del PRC presso Isola del Liri nei locali de “La Fabbrica”.
La partecipazione è stata ampia, i contributi al dibattito sono stati numerosi, i saluti del Sindaco della città e quelli dei rappresentanti dei Partiti e delle Associazioni hanno aperto i lavori.
La relazione del segretario provinciale, Paolo Ceccano, è stato un momento di proposta e di definizione di tutta la linea politica su cui si è incentrato il dibattito successivo. Vi hanno preso parte i delegati e i militanti ospiti costruendo in questo modo un percorso dialettico in cui si sono intrecciati i diversi e molteplici contributi che costituiscono il patrimonio della proposta politica e programmatica del PRC della provincia di Frosinone.
I momenti di riflessione sono stati alti, come articolata è stata la discussione intorno ai problemi che attanagliano la nostra provincia: dal lavoro, alla salute sempre più compromessa da un ambiente il cui degrado è vieppiù elevato e al contempo con possibilità di cure sempre più ridotte dal progressivo smantellamento della sanità pubblica. Ci sono stati momenti di forte intensità emotiva allorquando si sono susseguite le testimonianze dirette di compagne e compagni che ne subiscono gli esiti. Nei loro racconti si è avuta l’esatta misura della gravità della situazione in cui versa la nostra provincia.
E’ stato dunque un momento di riflessione collettiva che il PRC mette a disposizione della politica per renderla vera e concreta.
Al termine della giornata, sono stai eletti i nuovi organismi dirigenti:

Paolo Ceccano è stato confermato all’unanimità segretario provinciale, Luca Esposito eletto presidente del collegio di garanzia, mentre Nevia Borgia e Paolo Ceccano stesso delegati al prossimo congresso nazionale del PRC che si terrà a Spoleto dal 31 marzo al 2 aprile.

domenica 12 marzo 2017

Evviva un congresso vero.

Luciano Granieri.


Si è svolto ieri 12 marzo 2017, presso l’auditorium New Orleans “la Fabbrica” di Isola Liri, il congresso provinciale di Rifondazione Comunista di Frosinone. L’assise degli iscritti doveva votare il documento politico, gli organi dirigenziali ed eleggere il segretario Provinciale.  Garante del congresso è stata  Rosa Rinaldi, membro del comitato centrale del partito. 

Una piccola premessa. E’ bello rilevare come  i congressi, quelli veri, con tutte le procedure classiche annesse, non siano spariti. E’  Il percorso democraticamente più corretto che passa dai  congressi di circolo cittadino,  si trasferisce all’assise provinciale, e si concretizza  nell’incontro finale dei delegati nel quale si eleggerà il segretario nazionale ed il documento politici risultato maggioritario. Quello di Rifondazione si terrà a Spoleto  fra il 31 marzo e il due aprile.  Niente gazebi, primarie  dove i militanti, ma anche i non militanti, eleggono l’uomo solo al comando  senza conoscerne nemmeno il programma.  Niente casting on line  ma un sano, magari anche aspro, confronto. 

Partiamo dalla fine. Paolo Ceccano, segretario provinciale uscente è stato eletto per un secondo mandato. Complimenti a lui, non solo per il successo, ma anche per come è riuscito ad organizzare il congresso. L’idea, brillante è stata  quella di mettere a confronto le associazioni attive sul territorio nella difesa dei diritti essenziali con le organizzazioni politiche. Come è noto la nostra Provincia è flagellata da problematiche serie, prima fra tutte quella del lavoro con una disoccupazione che conta poco meno di 150mila persone senza occupazione. La  drammatica  situazione ambientale, il servizio sanitario pubblico ormai inesistente , la scuola con istituti spesso fatiscenti ,  in balia di collegi scolastici che sembrano consigli di amministrazione, e una profonda crisi sociale generale sono questioni enormi, compiutamente descritte da movimenti  che lottano ogni giorno su tali tematiche. 

Gli interventi dei rappresentanti delle associazioni invitate hanno riportato  un quadro devastante, ma hanno altresì avanzato proposte. Dovrebbe essere compito dei movimenti politici  e sindacali,  unitamente alla stessa Rifondazione, provare a mettere in piedi una rete di collaborazione per restituire al popolo ciociaro quel minimo di diritti necessari ad una vita dignitosa. Altro  idea molto positiva  , è stato quella di invitare ex militanti, e tutta quella galassia diffusa di persone impegnate politicamente che  hanno maturato un’esperienza in rifondazione, ma poi, per diversi motivi, se ne sono allontanati. Soggetti che continuano ad operare, magari proprio dentro le  associazioni. 

Era chiaro il tentativo di ricostruire un’unità d’intenti fra miltanti ed ex militanti verso un programma ideologicamente connotato in senso anticapitalista utile a smuovere una situazione sociale e politica  asfittica. La risposta è stata positiva. Ci siamo ritrovati (mi includo anch’io nella compagnia) con compagni, se ancora la parola ha un senso, che hanno condiviso battaglie e lottato insieme. Non tutti però  hanno avuto il buon senso di lasciarsi dietro screzi   nati negli anni della militanza, anzi hanno usato il congresso provinciale per provare a risolvere qualche conto rimasto in sospeso. In particolare si è assistito ad uno squallido alterco fra Oreste della Posta del Pci e Romolo Rea di Azione Civile che non ha offerto alcun contributo alla causa anzi. 

Un altro elemento, a mio giudizio, ha segnato negativamente ,  pur in un contesto di grande condivisione, lo sviluppo congressuale. Ancora una volta  ha pesato come un macigno il convitato di pietra Pd. Molti si sono affannati a scongiurare qualsiasi tipo di alleanza con i democrat. Perché evocare ancora il partito dell’ex segretario Renzi? Esiste ancora qualche dubbio sulla virulenza di certe alleanza? Se si ribadisce  la natura anticapitalista e antiliberista di Rifondazione il rapporto con il Pd non può essere che conflittuale. Si tratta di una formazione iperliberista, la migliore sponda politica dei potentati finanziari, non dovrebbe avere  nulla a che vedere con qualsiasi aggregazione che si definisca, non dico comunista, ma almeno socialista. Perché dunque precisare qualcosa che dovrebbe essere scontato? Forse non si è del tutto convinti? 

Il dubbio nasce spontaneo a seguito  dalla reazione della sala  a quanto affermato da Gianluca Evangelista intervenuto per il Fronte della Gioventù Comunista. Nel suo ottimo intervento Gianluca ammoniva a non stringere alleanze con il Pd anche a livello locale. Una tale affermazione non è stata accolta, come ci si sarebbe aspettati, da un caloroso applauso. La sala è rimasta in un silenzio poco rassicurante. Solo il sottoscritto ha battuto le mani restando sorprendentemente solo nella manifestazione di assenso. 

E’ evidente comunque che in Rifondazione sussistono diverse contraddizioni. Molti iscritti hanno in tasca anche la tessera della Cgil. Il sindacato più grande d’Italia, che spesso non si è speso nella difesa dei lavoratori. La vicenda della bocciatura  da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’art.18, perché il quesito è stato strutturato in termini propositivi, lascia un po’ perplessi. Se come è emerso dagli interventi, il jobs act è stata, fra le nefandezze del governo Renzi, la peggiore, il sindacato cui Rifondazione dovrebbe guardare avrebbe dovuto mobilitarsi immediatamente contro questa legge, chiamando la popolazione in piazza, ancora prima che questa venisse approvata. 

Ancora, se si tengono saldi i principi antiliberisti e anticapitalisti, non è possibile rimanere nell’euro, che è una formidabile arma in mano al capitale finanziario. Per progettare un’Europa dei diritti, bisogna anteporre alla moneta unica, politiche del lavoro e fiscali comuni. Un’operazione che non può partire se si rimane prigionieri dell’euro, come il triste destino della Grecia ha ampiamente dimostrato. 

Al netto di queste discussioni, rimane  il fatto che l’evento congressuale provinciale, organizzato da Paolo Ceccano e dalla sua segreteria, ha segnato il ritorno di un  grande  entusiasmo  attorno al partito e di  una ritrovata passione per la politica. L’importante è partire  proprio da qui . Con la passione, anche le discussioni più aspre si potranno superare di slancio. E l’augurio che mi sento di rivolgere ai compagni di Rifondazione della nostra Provincia è di continuare con questo grande entusiasmo, ma di far tesoro anche delle vicende del passato. In bocca al lupo compagni !